Qui potrete sapere un pò di storia del U.S. Comabbio,
i testi e le foto di queste pagine sono tratti dagli opuscoli
"Qualcosa di Comabbio" e "25° anniversario del U.S. Comabbio"
pertanto è doveroso ringraziare coloro che li hanno scritti:
Sig.ri Leonardo Pezzani, Comani Cesare, Carlo Frascotti e Galbiati Costante
e anche chi a fornito gentilmente altro materiale: Sig. Tamborini Sandro



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GLI ALBORI
La passione per il calcio, a Comabbio, è sempre stata viva e sentita da tutti. Nel periodo antecedente la guerra, l'attività era per lo più a livello ricreativo. Gli anziani di Comabbío ricorderanno certamente la squadra formata dai giovani di allora, quali il Carlo Simonetta, il Lino della Carlotta, il Pinela Marusee, i due fratelli Baitieri, il Baldissar dell'Adriana, il Mario Pulin, l'angelo della Scera, il Carlo Purott, il Lino Negret, il Bruno della Cuross e il Giò della Bresciana. L'attività agonistica propriamente detta si concentrava nell'ormaí storico "Derby di Ferragosto" che ebbe i natali nell'estate del 1933. E doveroso citare, per una nota di folklore, che la divisa dei comabbiesi consisteva in mutandoni di satin nero lunghi fino al ginocchio, con maglie che andavano dal beige chiaro al marrone scuro; da allora si è perpetuata nel tempo, anche in seguito, quando è sorta l'U.S. Cornabbio. Negli anni che seguirono, i giovani comabbiesi, che si ritrovavano abitualmente la sera, dopo il lavoro, per dare quattro calci al pallone, esprimevano la loro passione agonistica organizzando gare ínterpaesane e riportando notevoli successi, tanto da essere la squadra "spauracchio" della zona. Un tocco di internazionalismo fu dato, nel 1935, dal Podestà di allora, Prof. Campiglio, il quale organizzò un incontro con la squadra di Lugano;

in quell'occasione la nostra squadra, formata da giocatori di Milano e di Comabbio, si impose per cinque reti a zero.
Esigenza primaria dei giovani calciatori comabbiesi era trovare un vero e definitivo campo di calcio. Finalmente, alla fine degli anni Cinquanta, con l'interessamento del parroco Don Battista, fu possibile utilizzare un prato di pertinenza del beneficio parrocchiale: si gettarono così le basi per una continuativa e più seria attività calcistica.