Pegleg Pete's

WOODSTOCK'69

 

 

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WOODSTOCK - NASCITA DI UN EVENTO

Una delle prime leggende da sfatare è che il mitico concerto si tenne a Woodstock.
L'appellativo "Woodstock Festival", o "Woodstock Fair" è fuorviante. Certo, il nome non è casuale, ma non ci fu nemmeno per un attimo la probabilità che la città di Woodstock potesse ospitare un mega raduno di massa come quello che si voleva organizzare (e che risultò poi ancora più "mega" delle previsioni più ottimistiche).
Sarebbe più giusto parlare di concerto per Woodstock, e non di Woodstock, ma non starò a sottilizzare.
La cittadina di Woodstock, N.Y, a un centinaio di miglia a nord di New York City, (contea di Ulster), era da circa un secolo meta di artisti e intellettuali che fuggivano il frastuono della civiltà per cercare ispirazione nella natura incontaminata. Ai piedi degli Adirondacks, immersa in secolari boschi, Woodstock era stata scelta come "buen retiro" anche da Bob Dylan dopo il grave incidente motociclistico del 1966. Con lui venne la sua fedele Band, e in quei luoghi Robbie Robertson concepì e mise in atto l'idea di far diventare The Band un gruppo autonomo, anziché di accompagnamento. In breve comprarono terreni e fattorie nei dintorni altri artisti "impegnati" come Joni Mitchell (che dedicò una canzone alla città), Tim Hardin, Neil Young, e perfino Jimi Hendrix. Proprio l'alta concentrazione di artisti rock e folk attorno a Woodstock fu la molla che spinse tutta la faccenda.

 
New York State Map (click to enlarge)


Poiché nei dintorni non esistevano studi di registrazione, nel 1968 un gruppo di giovanissimi manager musicali (John Roberts, Joel Rosenman, Artie Kornfeld e Michael Lang, età media 24 anni) costituì una società, la Woodstock Ventures, per realizzarne uno attrezzatissimo, e trasformare Woodstock nella nuova Mecca della musica americana. Nessuno di loro fece caso alla contraddizione: se Woodstock fosse diventata come Nashville, gli artisti sarebbero andati a cercare altrove la pace e la tranquillità...
Comunque il progetto non andò in porto, mancavano i fondi e nessun investitore della zona sembrava interessato alla sua realizzazione. Per finanziare l'impresa, si pensò allora di organizzare un party per produttori e discografici, magari invitando Tim Hardin a cantare qualcosa. Forse anche la "pasionaria" Joan Baez sarebbe intervenuta volentieri per la causa, e se fossero riusciti a convincere anche Bob Dylan e la Band ad esibirsi, sarebbe stata una ghiotta occasione per trovare dei finanziatori entusiasti dei Woodstock Studios.
A questo punto uno dei soci buttò lì un'idea che lo tormentava da tempo: perché non organizzare invece un mega concerto rock, qualcosa tipo il Monterey Pop Festival, che tanto interesse aveva suscitato? Una rassegna dei migliori artisti del momento, per un pubblico vastissimo e *pagante* ? In un primo momento l'idea non piacque ai soci. Il festival di Monterey del 1967 era stato un evento epocale, che aveva entusiasmato il pubblico e decretato il trionfo di artisti emergenti, ma dal punto di vista economico era tutto da verificare... Non si sapeva nemmeno quanta gente vi avesse assistito (le stime andavano da 50.000 a 200.000!) e quanto avesse incassato: il contabile era scappato con la cassa e nessuno lo vide mai più!
L'idea del mega concerto ritornò d'attualità nei primi mesi del 1969, quando il progetto dello studio di registrazione stava languendo fra mille difficoltà: nel dicembre precedente si era tenuto il Miami Pop Festival, non esaltante artisticamente (poco più di un recital di Jimi Hendrix), ma al quale avevano partecipato 100.000 persone, e si era rivelato un lucroso affare. Uno dei soci portò alla Woodstock Ventures l'organizzatore della manifestazione di Miami, che si disse sicuro di poter ripetere l'exploit: anzi, se ci fosse stato spazio a sufficienza, si potevano richiamare anche 250.000 persone!
La macchina organizzativa si mise in moto: fu fissata una data, dal 15 al 17 agosto, e poiché l'evento non poteva aver luogo a Woodstock per ragioni logistiche, venne scelta l'area in un'altra contea, appena fuori l'abitato di Wallkill. Vennero anche contattati i primi artisti.
L'idea originaria era di scritturare tre gruppi di grande nome (Jefferson Airplane, Creedence e Who) e presentare un contorno di artisti minori, scelti tra quelli emergenti di quel periodo. A ciascuno dei "big" venne offerto un cachet doppio rispetto a quello che normalmente pretendevano, per essere sicuri di poter contare sulla loro presenza, e cominciò un massiccio bombardamento pubblicitario in tutti gli States per la prevendita del concerto.
In luglio erano stati venduti già 180.000 biglietti, e ancora non era stato definito il programma del concerto. A questo punto gli organizzatori si misero in testa di fare qualcosa di VERAMENTE GRANDE, un evento memorabile sia per il numero dei partecipanti che per quello degli artisti, e invitarono grossi nomi del rock senza badare a spese.

la prima locandina per Wallkill

Però altre manifestazioni analoghe erano in corso (Atlanta, 4 luglio, e Atlantic City, 1° agosto) e ciò fece lievitare i compensi degli artisti Jimi Hendrix pretese una cifra talmente elevata che fu tenuta nascosta ai Jefferson Airplane e agli altri gruppi già scritturati, per paura che chiedessero una revisione del contratto.
Comunque questo evento, che era stato battezzato Woodstock Music & Art Fair, stava diventando mitico prima ancora di realizzarsi, ed era anche interesse degli artisti parteciparvi. Solo Bob Dylan pareva restio a parteciparvi, nonostante fosse in qualche modo l'ispiratore involontario di tutta la faccenda. Michael Lang si recò da lui con un comune amico e tentò di convincerlo, ma the minstrel non promise nulla. Forse avrebbe fatto una breve apparizione, anche senza compenso, per salutare il pubblico. Ma niente di più.
L'interesse degli abitanti di Wallkill decresceva invece rapidamente. Un concerto rock in quelle sonnacchiose contrade richiamava alla mente le scene del film The Wild One ("Il selvaggio") in cui una cittadina era in ostaggio di bande di motociclisti rockettari...
Per quietare queste paure, gli organizzatori scelsero le famose parole del sottotitolo: "Three Days of Peace and Music" e per rincarare la dose fecero anche riferimento all'età dell'Acquario e alle sue promesse di amore universale: An Aquarian Exposition. Poi vollero strafare e presero come testimonial degli autentici hippies prelevati da una riserva Hopi del New Mexico... Nemmeno lo sbarco dei marziani avrebbe provocato più terrore della vista di quei capelloni vestiti bizzarramente e quasi sempre strafatti. L'idea di essere invasi da 50.000 hippies (quanti ne avevano dichiarati prudentemente gli organizzatori) era così ripugnante che la popolazione di Wallkill insorse, e i maggiorenti della città si rimangiarono il loro assenso alla manifestazione.

il volantino annunciava il trasloco


Così, a poco più di un mese dalla data del concerto, non si sapeva ancora dove (e se) esso si sarebbe tenuto. A togliere le castagne dal fuoco giunse un albergatore di White Lake, nella vicina Sullivan County, che poteva vantare un permesso comunale della città di Bethel per organizzare manifestazioni artistiche nella zona del lago. Saputo che il tanto reclamizzato evento era stato sfrattato da Wallkill, chiese di partecipare all'organizzazione dando in cambio la propria autorizzazione. Il nuovo arrivato (Elliot Tiber, poi autore della più dettagliata storia di Woodstock pubblicata finora) trovò anche il luogo adatto per un raduno di quelle proporzioni: la fattoria del suo amico Max Yasgur, un vastissimo appezzamento poco lontano dal lago.

la locandina definitiva del concerto

Le autorità di Bethel furono ingannate come quelle di Wallkill, si parlò di un evento tranquillo da 50.000 persone, e... gli hippies furono portati subito sul luogo del concerto, con raccomandazione di non farsi vedere in città.
Tra una cosa e l'altra, la costruzione del palco e la posa in opera di toilettes mobili e cucine da campo iniziò durante la seconda settimana di agosto, e molti disperavano che il concerto avrebbe potuto aver luogo per la data prevista. Invece le migliaia di ragazzi già presenti lavorarono come dannati e il 14 tutto era pronto.
O quasi... Nessuno si aspettava 450.000 persone (come vennero poi stimate) e il pur duro lavoro di preparazione si rivelò del tutto inadeguato. Tra l'altro ci si "dimenticò" di costruire i botteghini per la vendita dei biglietti, e così oltre la metà dei partecipanti entrarono gratuitamente, aumentando la confusione.
Intanto gli abitanti di Bethel venivano a curiosare e scoprivano di cosa si trattava in realtà: ci furono minacce e tentativi di sabotaggio ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, le autorità capivano di avere addosso gli occhi dell'intera nazione e non se la sentirono di fare i guastafeste.
Venne così il gran giorno, annunciato da un colossale ingorgo sulla statale 17/B... Una migrazione di proporzioni bibliche si stava abbattendo su una sconosciuta cittadina dello Stato di New York.

 

30 chilometri di coda sulla Route 17 b                                    densità della folla: 3 persone per metro quadrato!

 

WOODSTOCK - LO STATO DELL'ARTE

L'enorme affluenza di pubblico, da tutti gli States, ma anche dal Canada e perfino dall'Europa, mise in crisi la manifestazione artistica. I performers erano bloccati negli ingorghi e gli organizzatori dovettero noleggiare degli elicotteri per portarli sul luogo del concerto. Tutto ciò sconvolse il programma, che a grandi linee prevedeva una prima giornata dedicata al folk, una seconda all'hard rock e la terza alla nuova corrente "pschichedelica".
C'erano poi le bizze degli artisti, che volevano fossero rispettate certe "gerarchie". I più importanti doveva essere gli ultimi ad esibirsi, secondo la pratica dei "normali" concerti. Jimi Hendrix, per contratto, pretese di concludere il concerto. Joan Baez doveva essere il clou della giornata folk. Avrebbe ceduto la posizione solo a Bob Dylan, se questi avesse deciso di venire (ma non venne).

accesso impossibile alla Yasgur's Farm...


In queste condizioni il programma saltò completamente, e il concerto divenne un colossale happening. Il film che fu girato su quest'evento non poteva ovviamente proporre tutti i numeri musicali. Già nelle premesse si trattava di oltre 20 ore di musica (sarebbero poi state ben di più), e quindi occorreva fare scelte drastiche per montare un film di 3 ore. Il regista disse poi che non aveva abbastanza pellicola per filmare tutto, così le scelte dovette farle a priori anziché in sede di montaggio. Naturalmente ne fece anche in quella sede, e anni più tardi il materiale scartato circolava in videocassetta col titolo Woodstock: The Lost Performances.
Rispetto alla versione che fu diffusa nel 1970, l'edizione in DVD che circola adesso ha comunque recuperato oltre mezz'ora di musica che era caduta sotto le forbici dell'editor (un allora sconosciuto Martin Scorsese).
Ma è pur sempre troppo poco per afferrare il clima musicale del 1969. L'esibizione dei Creedence Clearwater Revival è stata tagliata interamente, così come quella dei Grateful Dead e di The Band: credo che pochi sappiano che avevano partecipato anche loro (l'ho scoperto anch'io recentemente).
Per onestà, bisogna ammettere che lo scopo del film non era quello di immortalare il particolare momento musicale, bensì il momento culturale. I diritti del film vennero venduti a una scettica Warner Bros. per soli 100.000 dollari. Furono proprio gli organizzatori a suggerire alla produzione la chiave di lettura dell'evento: mostrare agli americani i "freaks" dediti alla musica, alla droga e all'amore libero, e scoprire che si trattava dei propri rampolli, sarebbe stato uno choc non indifferente. E, aggiunsero cinicamente, se tutto fosse finito in violenza e rivolta, tanto meglio... Ne sarebbe venuto fuori un documento unico e inestimabile, vendibile in tutto il mondo.
Così il regista si accinse a filmare il comportamento di quegli alfieri della "controcultura", sul palco e fuori dal palco. In quest'ottica, i numeri musicali interessanti erano quelli dal contenuto più politico e provocatorio, e questo spiega sia l'assenza di numerosi interpreti dalla scaletta del film, sia la mitizzazione di alcune performance oltre il loro reale valore. La Warner Bros. si accorse ben presto di aver sottovalutato l'evento, e cercò di rimediare acquistando decine di filmati amatoriali in 8 mm., che furono mixati sapientemente con le riprese ufficiali, dando così quell'impressione di happening così affascinante.
In fondo il mito di Woodstock non sarebbe cresciuto alle proporzioni attuali senza quel bizzarro e affascinante film. La realtà, per chi aveva vissuto l'evento in prima persona, era sembrata assai più prosaica e meno epica.
Con queste premesse, il film non è da considerarsi un documentario nel senso classico del termine. Le performances musicali, oltre a essere molto più numerose, non si erano svolte nell'ordine che vediamo nel film, e ci sono voluti anni di studi e di ricerche per ricostruire il concerto come in effetti si era svolto.
Al momento attuale questo è quanto si sa della cronologia delle esibizioni sul palco di Woodstock:
Richie Havens. Il folk singer nero (uno dei pochi) non era un nome di spicco. Tuttavia furono filmati due suoi numeri e Woodstock lo lanciò nel mondo come una star. Fu un puro caso, era l'unico già sul posto il pomeriggio del 15, e aveva fretta di andar via perché lo aspettavano ad un altro concerto l'indomani. Fu buttato sul palco per primo e ci dovette rimanere per un paio d'ore perché non c'era nessuno che potesse dargli il cambio. Eseguì 9 canzoni, fra cui una versione di "Freedom" tirata in lungo fino all'inverosimile per guadagnare tempo...

l'esibizione degli Sweetwater


Sweetwater. Gruppo assolutamente minore, non venne filmato né apparve mai nei vari bootleg dedicati a Woodstock. Praticava il rock psichedelico, e avrebbe dovuto esibirsi domenica 17. Poiché aveva qualche trascorso folk-rock, fu mandato sul palco a dare il cambio a Richie Havens ed eseguì 8 brani. Per saperne i titoli, si è dovuto contattare via e-mail i componenti sopravvissuti. Nonostante l'oscuramento della loro presenza allo storico raduno, ancora oggi il loro maggior vanto è quello di essere stati "la prima band ad esibirsi a Woodstock".
Bert Sommer. Uno degli esordienti che avrebbero dovuto trarre vantaggio dall'apparizione a Woodstock. In realtà la sua carriera si limiterà a una canzone nelle classifiche del 1970 (We're All Playing In The Same Band) e poi l'oblio, fino alla morte avvenuta nel 1990 (aveva 42 anni). Sul palco cantò due canzoni, ottenendo un facile entusiasmo con una versione di America di Simon & Garfunkel.
Tim Hardin. Era uno dei residenti a Woodstock Town, uno degli "immancabili" a questa manifestazione. Nonostante il successo della sua If I Were A Carpenter (che però fu più conosciuta attraverso la cover di Bobby Darin) era un personaggio troppo schivo e modesto per diventare una star. Cantò appena due canzoni come un esordiente qualsiasi, e non venne incluso nel film. Morì di overdose nel 1980, a 39 anni, ma non bastò perché il mondo si accorgesse di lui: non fu mai mitizzato al pari di Jim Morrison, Janis Joplin e altri "giovani e dannati".
Ravi Shankar. Il chitarrista indiano, maestro di sitar, era stato una delle attrazioni del Monterey Pop Festival, ma a Woodstock non fece grande impressione. Eseguì tre medley, di cui l'ultima lunghissima, oltre mezz'ora. Nemmeno lui venne citato nel film, e questo è veramente strano, perché una spruzzata di misticismo orientale non mancava nella "controcultura" dell'epoca. Era stato invitato apposta perché in perfetta linea col programma di "peace & music", ma forse le delicatezze di cui era capace il suo strumento erano inadatte a un'amplificazione per 500.000 persone...

Ravi Shankar

Melanie Safka

Melanie. Aveva inciso un solo 45 giri fino a quel momento, Beautiful People, e pur potendo vantare qualche passaggio in radio, nessuno la conosceva. Incontrò Michael Lang nel momento in cui il concerto era ancora un'idea in embrione, e chiese se poteva partecipare. Lang le disse di sì, e così lei venne a Bethel. Ma Lang si era dimenticato di farle avere il pass degli artisti, così Melanie, che pure era in lista per la prima giornata, dovette mostrare la patente al servizio d'ordine per accedere al palco. Fu presa dal panico guardando l'enorme folla, e dopo essere stata rinfrancata da Joan Baez eseguì due canzoni in stato di trance. Melanie Safka cercò poi di sfruttare al massimo questa occasione, ma pagò la mancata ripresa della sua performance. Passato il momento, nessuno si ricorderà di lei.
Arlo Guthrie. Il figlio di Woody Guthrie stava cercando in tutti i modi di rendersi degno dell'eredità del grande folk singer. All'epoca era considerato un cavallo vincente, aveva anche interpretato un film ispirato alla sua canzone Alice's Restaurant, e perciò un suo pezzo (dei tre che eseguì) venne incluso nel film su Woodstock. Ma la sua fama declinò rapidamente e oggi la sua apparizione appare immeritata, soprattutto considerando la quantità e la qualità degli esclusi.
Joan Baez. La regina del folk doveva concludere la prima giornata, e infatti la concluse, ma anzitempo, alla quinta canzone. Nessuno sa cosa avesse in programma dopo. Ma alle 2 passate, sulle ultime note di We Shall Overcome, un tremendo acquazzone si scatenò sul concerto, provocando un fuggi fuggi generale. L'esibizione venne sospesa, e visto che diluviava, vennero portati in salvo gli strumenti e gli amplificatori. Joan ebbe comunque l'onore di due performance incluse nel film.

dopo il mare di fango...                                                               ... un bel bagno ristoratore!

Il mattino seguente l'enorme folla affondava in un mare di fango. Molti ne approfittarono per andare a lavarsi nel laghetto adiacente la fattoria (che non era White Lake, ma uno più piccolo, chiamato Filippini's Pound) sotto l'occhio indiscreto delle cineprese. Gli organizzatori erano in preda al panico, i viveri non bastavano, la gente si agitava incazzata per il fango e la carenza di servizi igienici, così pensarono bene di far iniziare la musica nel primo pomeriggio per intrattenere la moltitudine prima che si mettesse in testa idee pericolose... Però gli artisti stavano in albergo e non avevano intenzione di fare gli "straordinari", così Lang e soci improvvisarono un programma d'emergenza:
Quill.
Erano un gruppo locale, gli organizzatori avevano offerto a questi sconosciuti il ruolo di "collaudatori" degli impianti sonori per ingraziarsi la popolazione di Bethel. Vennero mandati allo sbaraglio poco dopo mezzogiorno, e non se la cavarono male. Eseguirono una sola canzone, ma tantò bastò perché potessero vantare "a Woodstock abbiamo suonato anche noi". Anche se incisero un album l'anno successivo, sparirono in fretta dalla scena musicale.
Country Joe & The Fish. Joe McDonald era appena passato dal folk alla psichedelia, ed era poco noto. Stava provando col suo gruppo dietro al palco, quando venne spinto a forza davanti al pubblico per rilevare i volonterosi Quill. Cantò quattro canzoni, e poi improvvisò una tiritera anti-Vietnam che richiamò l'attenzione del regista Michael Wadleigh. Questi stava caricando la cinepresa e non fu in grado di filmare la performance dall'inizio, cosa per la quale si incazzò terribilmente con gli organizzatori, rei di non averlo avvertito che quel tipo era un "contestatore" da tenere d'occhio. Nonostante ciò, con quella canzoncina Country Joe McDonald si conquistò un posto durevole nel mito di Woodstock.
John Sebastian. L'ex leader dei Lovin' Spoonful era giunto a Woodstock (dice) per accompagnare alcuni suoi amici artisti. Sosteneva di essere in crisi creativa e non era previsto che cantasse. Anche lui venne però trascinato sul palco e dato in pasto alla folla. Per essere intervenuto a sorpresa, sembra impossibile che la sua Younger Generation (unico brano filmato dei quattro eseguiti) si ponesse così bene nella scia contestataria di Country Joe. Il pubblico andò in delirio, e questa apparizione diede una spinta alla carriera solista di Sebastian.

Keef Hartley


Keef Hartley Band. Era un gruppo inglese, facente capo al batterista Keef Hartley, veterano di decine di band del british blues. Nessuno è stato in grado di sapere quante e quali canzoni abbia interpretato a Woodstock. Doveva essere il gruppo d'apertura della seconda giornata, ma Country Joe e John Sebastian avevano talmente scaldato l'ambiente, che tutto il pubblico cantava in coro le loro facili filastrocche, e l'apparizione di questa misconosciuta band passò del tutto inosservata.
Santana. La Carlos Santana Blues Band aveva abbreviato il suo nome l'anno prima, ed era una delle attrazioni del Fillmore Theater di San Francisco, il tempio della nuova musica psichedelica. Il suo lancio nel firmamento delle superstar avvenne proprio a Woodstock, dove la sua esibizione (4 brani) attirò l'attenzione del pubblico, ancora esaltato dai provocatori numeri di Country Joe e di Sebastian. Il regista se ne accorse e cominciò a filmare, nonostante il rock di Santana non avesse implicazioni socio politiche... E fece bene, il virtuosismo delle percussioni in Soul Sacrifice è uno dei pezzi forti del film.
Incredible String Band. Era un altro gruppo giunto dal Regno Unito (scozzese per la precisione) che passò inosservato. Normalmente era un trio, ma a Woodstock si presentarono in due. Eseguirono tre brani, di cui un breve passaggio finì in The Lost Performances.

The Incredible String Band


Canned Heat. Uno dei gruppi più popolari del momento, facevano dell'ottimo rock-blues. L'anno precedente erano entrati nei Top 20 con On The Road Again, che però non eseguirono a Woodstock. Il regista Michael Wadleigh li ritenne comunque degni di una ripresa, e filmò Going Up The Country, che divenne poi il loro più famoso cavallo di battaglia. Fecero 5 brani in tutto, e sembravano avviati verso il rango di superstar, ma l'anno successivo la morte di Alan Wilson, il cardine della formazione, portò allo scioglimento della band.
Grateful Dead. I nuovi profeti della psichedelia, i trionfatori del Fillmore Theater, fecero miseramente fiasco a Woodstock. Nel pomeriggio di sabato si era rimesso a piovere, e stando a Jerry Garcia, il talentuoso chitarrista del gruppo, gli strumenti restituivano improvvise scariche elettriche che impedivano di suonare decentemente. Fecero i loro 4 pezzi in qualche modo e scapparono via. I loro fans rimasero molto delusi, e i Grateful non vantarono mai la loro presenza a Woodstock (anche perché non ne avevano bisogno, erano lanciatissimi).
Creedence Clearwater Revival. Un altro gruppo che non aveva bisogno di Woodstock erano proprio i Creedence. Erano fra i primi a essere stati scritturati, e dovevano essere una delle tre maggiori attrazioni (con i Jefferson Airplane e gli Who). Rimane un mistero il silenzio intorno alla loro esibizione: fecero ben 11 pezzi, tutti smash hits di quel 1969, ma nessuno di questi fu incluso nel film. Può darsi che le condizioni del tempo impedissero pure a loro di suonare decentemente, fatto sta che la loro presenza è documentata solo in qualche bootleg.
Janis Joplin. Dopo i Creedence, lo show fu interrotto per qualche ora. Non era solo per la pioggia... Janis Joplin, The Who e i Jefferson Airplanes non intendevano esibirsi. Volevano i loro soldi, e anticipatamente. Con un giro di telefonate i soldi arrivarono, e Janis salì sul palco tra le ovazioni della smisurata platea. Era un personaggio molto amato, diventata una star già dal Festival di Monterey, quando si era presentata come vocalist di gruppi dal nome impossibile. Cantò tutti i suoi cavalli di battaglia (10 pezzi), e stupisce che il film abbia immortalato un brano suggestivo ma in fondo "minore" come Work Me, Lord.
Sly & The Family Stone. La performance di questo gruppo funk di neri aggressivi e ribelli preoccupava non poco gli organizzatori. Sly e soci erano abituati ad arringare il pubblico, a invitarlo a salire sul palco, per gridare insieme la rabbia degli emarginati. Solo che normalmente si esibivano in club e piccoli teatri, cosa sarebbe successo con una folla di mezzo milione di persone? Vennero invitati alla calma, ma non ce ne fu bisogno. Il pubblico era praticamente tutto bianco, e partecipava solo per simpatia alle rivendicazioni dei neri. Non esplose proprio nessuna rabbia quando Sly, dopo i primi 7 brani, intonò la provocatoria I Want To Take You Higher, e l'esibizione filò via senza problemi. Il regista comunque la filmò perché funzionale al clima di protesta politica che Woodstock doveva rappresentare.
The Who. Era notte fonda quando il gruppo inglese salì sul palco. Gli Who aveva appena scritto Tommy, la loro rock-opera, ma erano un po' chiusi da altri gruppi in patria, e volevano conquistare l'America. Non si risparmiarono e infilarono 24 brani uno dietro l'altro, con un'energia tale che il regista Wadleigh, poco interessato alla scena inglese (era lì in fondo per documentare una realtà americana) volle immortalarne almeno qualche canzone. Pete Townsend gli diede molta soddisfazione, spaccando chitarre come un ossesso (anche sulla testa di un malcapitato che era salito sul palco, ed era nientemeno che il leader del movimento Yippie).
Jefferson Airplane. Ed eccoli finalmente, i più attesi e idolatrati eroi della musica psichedelica. A San Francisco gli Airplane erano considerati un gradino sotto ai Grateful Dead, ma nel resto della nazione non c'era competizione. Grace Slick sovrastava tutti con la sua voce magica, fin dal debutto a Monterey. A Woodstock fu un altro trionfo, con due canzoni incluse nel film. Sarebbero stati poi presenti anche ad Altamont, ma in quell'occasione nessuno trionfò, se non la stupidità. Comunque alla fine delle loro 8 canzoni, la voce di Grace salutava il sole che spuntava dalle colline. Il secondo giorno era passato, e tutto sommato le cose sembravano andare bene.

                          chi dorme...                                                                              chi mangia...

                  chi beve...                                          chi fuma...                                                           e chi...

Durante la mattina non accade nulla di particolare. La gente dormiva (se poteva), si aggirava in cerca di cibo, si fumava ogni tipo di erba che gli capitasse a tiro... Gli Iron Butterfly, uno dei primi gruppi di hard rock, erano intanto giunti a New York, e chiedevano un elicottero per venire al concerto. L'elicottero non fu mai mandato, e le versioni sull'accaduto discordano molto: il solo fatto certo è che non vennero a Bethel e tornarono in California. La scaletta del concerto era ormai saltata, e gli organizzatori fecero la conta degli artisti che dovevano ancora esibirsi: erano solo una decina, e non parve il caso di riprendere il concerto prima delle 17.
Joe Cocker.
Uno degli autentici miracolati di Woodstock. Essendo inglese e poco conosciuto, fu mandato sul palco per primo nel pomeriggio di domenica. Aveva piovuto ancora e intorno al palco c'era poca gente. Come quinta canzone, intonò un brano "minore" dei Beatles, With A little Help Of My Friends, e ne diede una versione talmente elettrizzante da stupire il mondo. Il brano, incluso nel film, è uno dei più noti simboli di Woodstock, e lanciò Cocker come star da un giorno all'altro.
Country Joe & The Fish. Il furbissimo Joe aveva capito che Woodstock poteva fare e disfare le carriere degli artisti, e pretese di cantare ancora, sostenendo che l'esibizione di due giorni prima era stata improvvisata e non valeva. Doveva fare il suo show di domenica, e quindi adesso toccava a lui secondo programma. Visto il successo riscosso precedentemente, e poiché l'artista non pretendeva un doppio compenso, fu rimandato sul palco, dove eseguì sei pezzi, riproponendo la sua filastrocca Fish Cheer tra l'entusiasmo generale.
Mountain. Si trattava di un altro gruppo pioniere dell'heavy metal, guidato dal chitarrista Leslie West. Eseguì 11 brani, di cui nessuno appare nel film. Come negli altri casi, la mancata visibilità non aiutò la carriera di questo gruppo, anche se il tardivo video Lost Performances li mostrerà mentre suonano Southbound Train. Alcuni titoli dei brani da loro eseguiti sono sconosciuti ancora oggi, e nemmeno lo stesso Leslie West se li ricorda.

Johnny Winter

Ten Years After. Anche questo gruppo inglese avrebbe avuto lo stesso esito dei Mountain se non fosse stata filmata la loro furiosa esecuzione di I'm Going Home (10 minuti abbondanti!). Precedentemente avevano eseguito altri tre brani, passati così inosservati che non finirono nemmeno nei bootleg: per saperne i titoli si dovette chiederli ad Alvin Lee, il leader della band.
The Band. Il mitico gruppo di accompagnamento di Bob Dylan aveva fatto il suo debutto come band autonoma l'anno precedente, incidendo un repertorio molto raffinato di folk-rock, scritto e arrangiato in quel di Woodstock Town. Robertson e soci non potevano quindi mancare a un evento che in qualche modo li riguardava, e suonarono 10 dei loro pezzi. Stupisce che l'unico filmato (il celebre The Weight) sia poi stato scartato in sede di montaggio, e non compaia nemmeno nella recente versione Director's Cut ma solo in Lost Performances.
Johnny Winter. Era un altro dei debuttanti che originariamente dovevano fare da contorno a pochi big. Chitarrista di talento, aveva fondato un gruppo di nome Winter, ma non è chiaro se a Woodstock si fosse presentato come solista. Comunque eseguì una sola canzone (Mean Town Blues) che è presente in Lost Performances.
Blood Sweat & Tears. Tra le prime formazioni di Jazz Rock, la band newyorkese che faceva capo ad Al Kooper aveva proprio nell'estate del 1969 un 45 giri in classifica, Spinning Wheel, che fu eseguita come terza delle 5 presentate. Ma non ci furono né film né bootleg per BS&T, un altro mistero inspiegabile...
Crosby, Stills & Nash (and Neil Young). Il gruppo californiano è l'icona vivente del concerto di Woodstock, che fu la sua consacrazione al rango di superstar. Fra le cose recuperate nel Director's Cut ci sono ben due loro canzoni, in aggiunta alla celeberrima performance di Judy Blue Eyes. Fu a Woodstock che il trio divenne un quartetto, grazie all'immediata intesa che si sviluppò con Young. Questi partecipò solo ad alcune delle 16 esecuzioni in veste di ospite, per cui l'esibizione è accreditata ufficialmente al trio originale e non alla formazione allargata CSN&Y.

Paul Butterfield


Paul Butterfield Blues Band. Una delle più pure espressioni dell'urban blues bianco di Chicago. Forse un po' fuori posto nella scaletta del concerto, avrebbe dovuto esibirsi durante la prima giornata, fra le star del folk sarebbe stato più a suo agio che fra quelle del rock. Non è dato sapere il perché di questa sua collocazione, forse la solita storia degli ingorghi stradali... Butterfield eseguì i suoi 5 pezzi mentre spuntava l'alba di lunedì, davanti a un pubblico stanco e distratto. Il primo di questi appare in Lost Performances.
Sha-Na-Na. Se avessero avuto il talento di Joe Cocker, anche gli Sha-Na-Na sarebbero da considerare miracolati da Woodstock. Questi sconosciuti reinterpretavano ironicamente il rock'n'roll anni '50, e quindi erano ideali per il palcoscenico e gli spettacoli live. I 9 brani eseguiti eccitarono il pubblico finché Wadleigh non si decise a filmarne almeno uno (la classica At The Hop), facendoli diventare famosi in tutto il mondo. Ma la cronica carenza di materiale originale li condannò a un rapido declino di popolarità.
Jimi Hendrix. La star più pagata del concerto iniziò la sua performance quando il sole era già alto, e gli spettatori stavano raccogliendo le loro cose per andarsene via. E' stato calcolato in 320.000 il numero delle persone che quel lunedì mattina erano già andati via prima della sua esibizione. Molto professionalmente Hendrix non si risparmiò ed eseguì un programma di 16 pezzi. Memorabile, e diventata un'altra classica icona di Woodstock, la sua irriverente versione di The Star-Spangled Banner, davanti a uno scenario da disastro post atomico.Una lugubre allegoria della situazione sociopolitica del momento...

Alla resa dei conti, avevano partecipato 31 fra gruppi e solisti, eseguendo non meno di 210 canzoni. Il film, anche nella versione estesa chiamata The Director's Cut, presenta 28 brani di 18 diversi artisti. Appare evidente che l'eco della partecipazione a Woodstock si sarebbe spenta presto se non ci fosse stato il film a perpetuarne il mito. Basti pensare ai bei nomi del rock di cui non ci si ricorda più la presenza perché non inclusi nel film...
Michael Wadleigh fece le sue scelte da uomo di cinema, non da critico di musica rock, e così le fortune e i flop di alcuni dei partecipanti all'evento musicale più importante del secolo, sono da addebitare in ultima analisi proprio a un cinematografaro che di musica non capiva molto più di un qualsiasi fan.

 

WOODSTOCK - LA CONTROCULTURA

i biglietti rimasti invenduti perché mancavano i botteghini

Il concerto fu un fiasco commerciale pesantissimo, che si risolse con una perdita di 1,3 milioni di dollari. Il conto fu pagato obtorto collo dalla famiglia di John Roberts, che possedeva un'industria di cosmetici, solo per salvare il nome e il prestigio dell'azienda. Nessuno quindi poté reclamare di essere stato truffato dai "capelloni", e questo per l'etica del business americano era già un risultato importante. In compenso il film ha incassato, a tutt'oggi, 50 milioni di dollari. Ma gli americani difficilmente perdonano chi fallisce gli investimenti. Perché allora l'evento fu mitizzato e considerato un grande successo mediatico? Woodstock non fu il primo di questi eventi (come ricordato, nei due mesi precedenti altre kermesses si svolsero ad Atlanta e ad Atlantic City) e non fu l'ultimo (alla fine di agosto ci fu un raduno di 120.000 persone a Lewisville, Texas). Fu certamente il più colossale di tutti, ma ciò interesserebbe solo agli statistici...

Photo Book del 1969: si costruisce il mito

La mitizzazione iniziò con un enorme numero di libri, fotografici e non, che vennero pubblicati a caldo subito dopo l'evento, ma il mito più duraturo è da addebitare al film, che seppe costruire una suggestiva immagine della controcultura americana (e non solo americana) del periodo. I giovani mostrati nella pellicola sono essenzialmente sani, belli e felici. Le immagini di nudo, di consumo di droga, di esaltazione collettiva non hanno alcunché di allarmante, ma evocano un candore e un'innocenza da paradiso terrestre. Sembrano del tutto ingiustificate le paure borghesi del libero amore, della marijuana, della musica rock.
Proprio nello stesso anno si stava girando Easy Rider, un film dove si teorizzava che queste paure erano in realtà una inconscia "paura della libertà". Violenti e i malati erano dunque i borghesi bigotti, intolleranti e moralisti, come gli abitanti di Wallkill...
Magari fosse stato così! In realtà la "controcultura" era un fenomeno presente nella società americana, ma riguardava un'esigua minoranza, non milioni di giovani. Gli autentici hippies vagheggiavano un ritorno alla terra e alla natura, in realtà a una condizione sociale preindustriale. Il loro rifiuto della società urbana era netto e senza compromessi, e ciò richiedeva una convinzione e una determinazione da stoici. Le comuni hippies più serie resistettero una decina d'anni, poi dovettero arrendersi e rinunciare alle loro utopie.
La vita en pleine nature è dura e faticosa, è solo la sua mitizzazione che la presenta come armoniosa e contemplativa. Ed è proprio questo il mito che inseguivano milioni di giovani negli anni '60, strappati improvvisamente al proprio universo edonistico dalla minacciosa cartolina-precetto...
Di quanti film sarà stata protagonista quella funesta chiamata alle armi per il Vietnam?
Eppure nel 1950 i giovani americani erano partiti per la Corea senza tante storie. Erano convinti di fare il proprio dovere verso la Patria. E il pesante tributo in vite umane di quell'avventura sarebbe stato accettato senza problemi (come quello della seconda guerra mondiale) se almeno fosse servito alla grandezza dell'America, o alla salvezza del mondo. E' mia opinione che fu il risultato di quella guerra (in pratica fu mantenuto lo status quo ante) a convincere la gioventù dell'inutilità del suo sacrificio. Dopo la Corea si diffuse un malessere, un ribellismo senza precisi obiettivi (ne fu grande interprete James Dean) che annunciava il rifiuto a immolarsi ancora per degli sporchi giochi politici. Con l'avvento del rock'n'roll i giovani si costruirono un universo fatto di idoli musicali, avulso dalla politica e dal mondo "adulto", e caratterizzato da una fortissima componente edonistica.
Quando vennero chiamati nuovamente al sacrificio per difendere il dittatore di un piccolo paese orientale, fu ben chiaro a tutti che si trattava di un altro di quegli sporchi intrighi di potere giocati sulla loro pelle. Ci furono reazioni anche violente (Berkeley, 1965) ma ai più l'ancora di salvezza apparve la "counterculture" col suo pacifismo e il suo misticismo. Fu così che l'esiguo fenomeno hippie divenne apparentemente universale, arricchendosi di apporti da filosofie orientali, dal movimento beatnik, e da altre eterogenee fonti.
La Woodstock Nation non era composta da hippies, ma da gente che "giocava" a fare l' hippie. In realtà quei giovani profondamente urbanizzati non avrebbero potuto sopravvivere per più di tre giorni in condizioni avverse e disagiate.

Wavy Gravy, leader degli hippies "Hog Farm" presenti a Woodstock

Ben lo sanno gli autentici hippies (quelli fatti venire apposta dalla comune Hog Farm del New Mexico) che si prodigarono fraternamente per aiutare e confortare le migliaia e migliaia di sprovveduti che affondavano nel fango e perdevano facilmente l'orientamento. Il film non mostra nulla di tutto ciò, ma per i testimoni che non avevano perso la lucidità, la situazione era tutt'altro che idilliaca.
A Woodstock morirono 4 persone, ma nessuno ne fece un dramma. Si preferì parlare delle due nascite avvenute durante il raduno. Una visione decisamente ottimistica e bucolica, ma molto lontana dalla realtà. La popolazione di Bethel era terrorizzata dall'enorme massa di gente, che avrebbe potuto spazzare via la cittadina (3900 abitanti) senza lasciare in piedi un mattone. L'abuso di droghe mise in crisi il pronto soccorso (il Dr. William Abruzzi, che lo dirigeva, venne soprannominato Rock Doc e divenne un personaggio mitico). Persistendo l'ingorgo sulla Route 17/B, che provocò enormi disagi a tutta l'area, dovettero essere impiegati altri elicotteri per portar via ragazzi e ragazze in stato comatoso... Gli ospedali della zona ebbero del superlavoro (5162 ricoveri), i drugstore non ricevevano più rifornimenti; insomma, per chi c'era, Woodstock è stato un autentico inferno. Ma non ci fu il temuto vandalismo selvaggio, e questo bastò per salvare l'immagine di "peace, love and music", quella specie di innocenza primordiale che fu diffusa in tutto il mondo dal film.
L'innocenza e il candore finirono già nel dicembre dello stesso anno, con i fattacci di Altamont. Il concerto gratuito offerto dai Rolling Stones fu funestato da lutti e violenze di ogni tipo, e stavolta nessuno se la sentì di prendere le difese dei ragazzi "pacifici e liberi dalle convenzioni borghesi".

ad Altamont il servizio d'ordine degli Hell's Angels lavorò di fino con la spranga...

l'immagine demoniaca di Jagger scelta per il film su Altamont

Il film Gimme Shelter tratto da quel concerto avrebbe certo potuto mistificare anche quella realtà, ma non lo fece.
Non so perché. Forse perché i Rolling Stones inneggiavano al Diavolo, e la setta satanica di Manson aveva appena sconvolto l'America con le sue imprese (il raccapricciante assassinio di Sharon Tate avvenne pochi giorni dopo Woodstock). Fatto sta che di raduni del genere non se ne organizzarono più, almeno in America. Nessuna autorità era più disposta ad accordare permessi, e il movimento hippie entrò in agonia. Finito l'incubo del Vietnam, i "pacifisti" tornarono alle loro abituali filosofie (non sempre pacifiche).

Ma l'Europa era indietro di qualche anno in questo processo, e soprattutto non aveva una tragedia interna come quella della guerra in Vietnam.
Sull'onda dell'entusiasmo suscitato da Woodstock fu organizzato nel 1970 il Festival dell'Isola di Wight. Pochi sanno che quel festival era alla sua terza edizione, in quanto le prime due erano state ben povera cosa rispetto ai mega raduni americani e non avevano avuto eco al di fuori del Regno Unito. Ma proprio l'onda emotiva di Woodstock convinse gli organizzatori a farne qualcosa di veramente GRANDE per il 1970.
Non andò affatto male (tranne che per l'aspetto economico) e viene ricordato come la risposta europea a Woodstock.
Anche da questa manifestazione fu tratto un film (Message To Love, di Murray Lerner) che però si guardò bene dal creare miti. E' un distaccato documentario, il più possibile imparziale. E infatti, a differenza di quello di Woodstock è semisconosciuto...

un poster del Pop Festival di Re Nudo

Dopo Wight, niente di simile avvenne più nel mondo. Ma in Italia, ancora nel 1976, si pensava di poter ricreare la magica atmosfera di Woodstock... Siamo fatti così, noi pensiamo sempre di poter riuscire dove gli altri rinunciano. La rivista Re Nudo, che faceva capo ad Andrea Valcarenghi, uno dei nomi più in vista del "Movimento", organizzava ogni anno un Pop Festival con artisti italiani. Nel 1976 si alleò con Mauro Rostagno, un esponente di Lotta Continua che a Milano aveva aperto il locale alternativo Macondo (con spinello libero), per organizzare il primo mega raduno rock italiano al Parco Lambro. Praticamente sotto le finestre di casa mia.
Gli "orfani" di Woodstock accorsero da tutta Italia (e anche da altri Paesi) per questo concerto "alternativo", che tra l'altro era gratuito. Il programma era il solito, musica, droga e tanto sesso. Ma non andò come si sperava. Ci furono sì i girotondi di corpi nudi sotto la pioggia (per la gioia dei media), ma anche banchetti rovesciati e depredati, teste sfasciate dal servizio d'ordine di LC, contestazioni per l'amplificazione e tumulti di vario genere con ogni pretesto.
Il clou fu rappresentato dall'"esproprio proletario". Un camion che stava scaricando polli surgelati in un supermercato ai margini del parco, fu assaltato dai "pacifici" autonomi e tutto il carico venne portato via.
Fame? Non proprio. I polli furono usati come palloni da rugby, squarciati, distrutti, e i loro resti sparsi come immondizia in tutto il parco. Un po' meno tragico di Altamont, come esito, ma ben lontano dall'utopico slogan "pace, amore e musica"...
Questo atto di vandalismo gratuito mise in crisi l'organizzazione, che sospese anzitempo il festival.

fricchettoni e indiani metropolitani al Parco Lambro, assai meno amichevoli e rassicuranti della Woodstock Nation...


Questa fu la fine delle ultime illusioni. Valcarenghi, disgustato e deluso, abbandonò la politica e si recò in India presso un guru, seguito poco dopo da Rostagno. Costui ritornò poi in Italia per fondare in Sicilia una comunità per tossicodipendenti, e fu assassinato in circostanze misteriose (forse dalla mafia).
Andrea Valcarenghi tornò a Milano, dove nel 1981 ebbi modo di incontrarlo presso la libreria di un comune amico. Mi disse di aver poi capito l'errore di fondo del suo progetto. Per i giovani degli anni '70 non era più tempo di assistere passivamente a uno show. Già da qualche anno un certo teatro l'aveva capito, ed era sceso in piazza per rivitalizzarsi, coinvolgendo il pubblico in un misto di finzione e realtà.
Mai più palco e platea, mai più artisti e pubblico divisi da una barriera di casta. I giovani volevano essere attori e protagonisti come e quanto gli artisti, che pure idolatravano. L'esproprio dei polli al Parco Lambro era stato un gesto da "attori", un modo per rendere visibile al mondo la propria voglia di protagonismo.
L'anno seguente, 1977, al grande raduno degli autonomi a Bologna non c'era il rock, non c'era concerto. La musica se la produssero da soli, in ogni angolo di Piazza Maggiore, e tutti parvero più appagati che al Parco Lambro. Erano finalmente loro i protagonisti, e avevano addosso gli occhi di tutta l'Italia.
In questa chiave va visto il mito di Woodstock, almeno come venne universalmente diffuso attraverso il film: per la prima volta nella storia dello spettacolo, e nonostanze l'eccellenza degli artisti coinvolti, era il pubblico il protagonista dell'evento. Come se decine di star del rock fossero venute lì a rendere omaggio a 500.000 anonimi eroi della non violenza, a dare un senso alla loro vita.
Una bellissima illusione. Come tutte le altre, è durata poco.

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 Charles M. Schulz, June 22, 1970

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