GLI INDIANI NAMBIKWARA
Gli indios Nambikwara (la parola significa “orecchie bucate o orecchie lunghe” e fa riferimento ai monili che i Nambikwara portano ai lobi delle orecchie”) costituiscono una popolazione indigena di un’ampia regione della foresta amazzonica compresa tra gli stati brasiliani di Rondonia e Mato Grosso.
Agli inizi del secolo scorso, furono scoperti dall’antropologo franco-belga Karl Levi-Strauss. All’epoca erano una popolazione di circa 40.000 individui, ma il contatto con la civiltà occidentale è stato per essi fatale. Infatti l’uomo bianco ha trasmesso loro delle malattie infettive contro le quali il loro sistema immunitario non era attrezzato: prime fra tutte il morbillo. A causa di queste malattie il loro numero è, attualmente, ridotto a poche centinaia e non è azzardato dire che rischiano l’estinzione.
La doppia vita dei Nambikwara
Durante l’anno i Nambikwara conducono una doppia vita per adeguarsi alle condizioni climatiche delle due stagioni che si avvicendano nella zona in cui vivono.
Nella stagione delle piogge i Nambikwara a piccoli gruppi si ritirano su delle alture presso un ruscello e vi costruiscono rozze capanne con rami di palme. Essi riescono a disboscare e coltivare piccoli appezzamenti di terra nella foresta. Le donne preparano poi coi frutti delle piante coltivate, come la manioca e il mais, focacce che cuociono su pietre arroventate. Oltre alla manioca e al mais coltivano anche i fagioli, il cotone e il tabacco. Occasionalmente gli uomini praticano la pesca discendendo i corsi d’acqua su ampie zattere costruite con tronchi d’albero tenuti stretti fra loro da liane. I pesci vengono catturati con lunghe lance adoperate a mò di fiocina.
Nella stagione secca i gruppi Nambikwara vagano nella savana alla ricerca di cibo e selvaggina. Per vivere, queste persone costruiscono delle capanne rudimentali che dureranno un paio di giorni o poco più. Non fanno uso di indumenti e sono soliti dormire sdraiati sulla nuda terra vicino alla brace (per tale motivo sono anche chiamati “Uaikoakorè”=”Quelli che dormono per terra” dai Paresi, un altro gruppo etnico con cui condividono il territorio). Uno di essi, a turno, mantiene sempre accesa la brace, infatti durante la notte nella foresta amazzonica fa parecchio freddo. Gli uomini cacciano con grandi archi di legno di palma e frecce di diversi tipi: alcune imbevute di veleno, altre con punte più larghe e di varia forma a seconda degli usi.
L’aspetto e l’abbigliamento
Gli indiani Nambikwara sono di statura
piuttosto ridotta (1,60 m. media per gli uomini e 1,50 m. media per le donne),
hanno la pelle scura, i capelli nero scuro e tratti del viso piuttosto marcati.
L’abbigliamento delle donne consiste in una
cintura di conchiglie legata alla vita, orecchini di madreperla e qualche altro
ornamento. Gli uomini invece, come unico paramento hanno un fiocco di paglia
legato alla cintura, oltre a questo hanno anche un arco con delle frecce per la
difesa. Portano anche una specie di talismano per uso magico.
Tutti i beni dei Nambikwara sono custoditi
all’interno di una gerla che le donne custodiscono durante il periodo nomade.
Queste gerle sono fatte con dei bambù intrecciati e sono alte fino a un metro e
cinquanta centimetri, cioè l’altezza di una persona.
Il tono di voce dei Nambikwara è basso e un
po’ sordo.
Vita di gruppo
I Nambikwara dormono in terra, scaldandosi
come meglio possono. Il mattino dopo la colazione, fatta con gli avanzi della
sera, gli uomini partono per la caccia. Le donne e i bambini si bagnano nel
ruscello, spesso per gioco, e poi si scaldano vicino al fuoco.
Le occupazioni quotidiane subiscono poche
variazioni, la preparazione del cibo è quella che richiede più tempo e più
cura.
Nelle ore più calde l’accampamento è più
silenzioso. I bambini oziano per gran parte della giornata e le ragazze si
dedicano alle faccende femminili.
Verso sera gli uomini tornano dalla caccia,
mangiano gallette e quanto è stato trovato durante la giornata, alcune donne
invece vanno a prendere della legna per il fuoco e per la notte.
I bambini
I Nambikwara hanno pochi bambini, la madre
porta il bambino a cavalcioni.
Durante gli spostamenti il bambino viene
sostenuto da una bandoliera di corteccia. I bambini molto spesso piangono, ma
nonostante questo non sono mai puniti e men che meno picchiati.
I bambini vengono spidocchiati dalla madre
quando il bambino appoggia la testa sulle sue ginocchia. I pidocchi sono subito
uccisi e schiacciati.
Per i bambini l’età dell’ozio finisce a dieci
anni, quando il padre inizia ad insegnar loro le tecniche per costruire armi e per
combattere.
Le bambine invece vengono seguite e
istruite dalle madri. Sia i bambini che le bambine però si rendono conto ben
presto del grosso problema dell’alimentazione.
Le Bande
Gli indiani Nambikwara hanno una struttura
sociale molto fragile: se il capo esige troppo o se è incapace di dare una
risposta alle carestie, scoppia il malcontento e molte famiglie vanno in cerca
di altri gruppi nella speranza di una vita migliore. Quando non ci sono più
persone nel gruppo anche il capo se ne va da un'altra parte.
Le bande si creano perché la gente è povera
e per vivere deve riunirsi in gruppi.
Il capo e il potere
Presso i Nambikwara non esiste il capo che
ha potere ereditario, quando un capo diventa vecchio sceglie il suo successore.
Malgrado ciò però tutti devono essere d’accordo sulla scelta, compreso il nuovo
capo. Infatti spesso capita che lo stesso nuovo capo rifiuta l’incarico per via
delle responsabilità e degli impegni.
Il capo viene creato perché il gruppo ha
bisogno di qualcuno forte che li guidi e
provveda alle loro esigenze.
Il prestigio personale e la capacità di ispirare
fiducia sono i fondamenti del potere della società. Per tutto il tempo il capo
è responsabile, egli decide dove andare durante la stagione secca, sceglie
l’itinerario, organizza la caccia e i rapporti con le bande vicine.
Occorre inoltre far notare che il capo non
ha un’autorità ben definita e non è pubblicamente riconosciuto, quindi un malcontento
può mettere in serio pericolo la sua autorità..
Il capo adempie ai suoi obblighi secondo
regole ben precise:
Può espellere una persona indesiderata
dalla comunità solo se sono tutti d’accordo.
Deve essere generoso, infatti la generosità
nei popoli primitivi è un attributo essenziale del potere.
Sebbene il capo non sia un privilegiato
egli deve avere sotto mano tutte le scorte di cibo, in modo da poterlo distribuire
a quelle famiglie che ne avessero estrema necessità.
Un buon capo deve conoscere i territori
frequentati dal suo gruppo, per fare questo deve esserne un buon conoscitore ed
un frequentatore abituale.
Il capo è costantemente in giro alla
ricerca di nuovi territori e nuovi posti di caccia e raccolta.