DA UNA CONFERENZA  DELLA DOTT.SSA ALESSANDRA MORANDIN TENUTASI A CONEGLIANO NELLA CHIESA DEI  FRATI CAPPUCCINI                                    

 

ALLE ORIGINI DEL CREDO CRISTIANO

26 giugno 2005 – Sala S.Francesco, ore 15.30

 

A Rino, per la preziosa collaborazione

 

INTRODUZIONE

 

Da secoli il Credo è una delle formule più importanti della liturgia cristiana; è infatti presente nella celebrazione della Messa ed è tra le preghiere da recitare nei luoghi in cui è possibile ottenere l’indulgenza. Esso consiste in una professione di fede, cioè una proclamazione sintetica delle principali verità professate dai cristiani: la sua origine è probabilmente legata ai compendi redatti per i catecumeni, che al momento dell’ingresso nella comunità dei figli di Dio tramite il battesimo dichiaravano di accettarne i fondamenti (infatti durante la Messa il Credo può essere sostituito con le promesse battesimali).

Queste verità di fede sono articolate in tre parti, in base al loro riferimento alle tre Persone della Santa Trinità, come afferma Sant’Ireneo di Lione, citato dal Catechismo della Chiesa Cattolica: “La prima è consacrata allo studio di Dio Padre e dell’opera mirabile della Creazione; la seconda allo studio di Gesù Cristo e del Mistero della Redenzione; la terza allo studio dello Spirito Santo, principio e sorgente della nostra santificazione. Sono questi i tre capitoli del nostro sigillo (battesimale).” Si è soliti contare dodici articoli (come gli Apostoli) simboleggianti l’insieme della fede apostolica; nei secoli sono stati emanati diversi documenti dalle Chiese antiche, dai Concili o da alcuni Pontefici, ma due sono i più significativi: il Simbolo degli Apostoli (antico simbolo battesimale della Chiesa di Roma, sede di Pietro, riassunto puntuale della fede degli Apostoli) e il Simbolo di Nicea-Costantinopoli, frutto dei primi due Concili Ecumenici e tuttora comune a tutte le grandi Chiese dell’Oriente e dell’Occidente, che qui prendiamo in considerazione.

Come si è arrivati, infatti, alla stesura del testo definitivo di questo simbolo, cioè alla sua chiarezza teologica? Il percorso non è stato affatto semplice od immediato, ma ci sono voluti quasi quattro secoli per arrivare alla versione finale, che è quella che anche oggi si professa, tra ripensamenti, riflessioni, posizioni eterodosse anche difficili da confutare. Si cercherà di offrire una breve panoramica delle diverse questioni che si sono via via presentate nel corso del tempo, e che hanno ricevuto una risposta chiara nel testo del Credo, la quale corrisponde alla posizione ortodossa assunta dalla Chiesa. Risposte diverse sono poi state dichiarate eretiche, o eterodosse, non necessariamente nell’accezione totalmente negativa che rappresenta oggi questo termine, ma nel senso di ‘diverse’, per stabilire che cosa è la dottrina cristiana e che cosa si pone al di fuori di essa. Ricordiamo inoltre che a volte posizioni ‘eretiche’ agli interrogativi della fede possono essere presenti ancor oggi nelle conclusioni a cui perviene l’uomo contemporaneo.

Ripercorriamo qui di seguito le principali correnti di pensiero dei primi secoli dell’era cristiana, con gli avvenimenti ad esse legati e i riferimenti alle risposte che la Chiesa dà in successivi concili: i principali sono appunto quello di Nicea (325) e il Primo di Costantinopoli (381), in cui si arriva alla stesura del Simbolo (come risposta agli Ariani), seguono Efeso (431) contro i Nestoriani, Calcedonia (451), contro i Monofisiti, il Secondo e il Terzo di Costantinopoli (553 e 681), sempre come risposta ai Monofisiti, il Secondo di Nicea (787), sul significato del culto delle immagini. Tutti insieme questi Concili approfondiscono progressivamente la riflessione teologica e ne gettano solide basi.

 

- LO GNOSTICISMO

Gnosticismo è un termine che contiene in sé diversi sistemi religiosi-filosofici, sviluppatisi a partire dall’antica filosofia greca in poi. Le varie teorie, anche modificate di molto nel tempo e adattate alle diverse realtà, si possono riassumere come segue.

 - Dio è buono, il mondo è malvagio: ne consegue che Dio non ha creato il mondo.

Dio è ingenerato ed incorruttibile ed è definito come Amore, perciò Egli non vuole restare da solo: allora crea trenta esseri spirituali, ma l’ultimo di essi (la Sophia) genera il Demiurgo (plasmatore della materia) che crea il mondo. In alcuni casi Dio viene identificato con Jahwè (il Dio dell’Antico Testamento). Cristo e lo Spirito Santo sono due degli ultimi esseri spirituali introdotti nella dottrina gnostica.

 - La Sophia infonde nell’uomo la propria essenza spirituale; questa azione comporta la presenza di una scintilla divina nell’essere umano, che tuttavia non è presente in tutti gli uomini; è necessario ricercarla per la salvezza (raggiungibile tramite la gnosi, la fede e le opere), per potersi elevare al di là dell’influsso negativo dei pianeti, ed arrivare sopra di essi, dove vive Dio.

 - GNOSI: consiste nella conoscenza dei vari cancelli da superare per passare da una sfera all’altra, dei demoni da affrontare in ogni sfera, delle parole d’ordine per poter passare. La salvezza si ottiene non tramite la sola fede ma con la conoscenza speculativa rivelata, l’intuizione esoterica, i riti magici e l’iniziazione; perciò nella gnosi cristiana la conoscenza deriva dall’insegnamento diretto di Gesù, che è stato impartito da lui oralmente e mai affidato alla scrittura, perché destinato ai pochi eletti possessori della scintilla divina (esoterismo).

 - PERSONAGGI: Simon Mago (Atti degli Apostoli) Menandro, maestro di Basilide e Saturnino – si diffonde tra il 100 e il 150, ad Antiochia- (sostengono idee apocalittiche sulla prossimità della fine del mondo, e la teoria secondo la quale è avvenuto uno ‘scambio’ tra Gesù e Simone di Cirene, che muore sulla croce al suo posto: Gesù viene sulla terra per infondere la scintilla della bontà negli uomini, ma la materia è malvagia, perciò è costretto ad incarnarsi in un corpo-fantasma, che sembra fisico, ma in realtà è immateriale; Dio crea sei angeli, che a loro volta creano l’uomo, al quale Dio infonde parte della sua luce, perciò solo alcuni di essi possiedono la luce e possono salvarsi); Apollo (Prima lettera ai Corinzi) sostiene che Cristo è la Sophia; Nicolaiti (gli stessi citati nell’Apocalisse? Rifiutano il Dio Creatore dell’Antico Testamento); Cerinto (il primo gnostico ‘cristiano’: Gesù è figlio di Maria e Giuseppe, Cristo scende su di lui con il Battesimo nel Giordano e se ne va prima della crocifissione, durante la quale muore l’uomo Gesù). Marcione (85-160 d. C.) e Valentino (II sec. d.C.) sono i più importanti.

 - CFR CRISTIANESIMO: la negazione della realtà del corpo di Cristo (non è il secondo Adamo) comporta la negazione della vera resurrezione; c’è disprezzo per la legge morale (il mondo è il regno del male, perciò non importa se si mortifica il corpo o se ci si abbandona agli istinti); Dio non è Creatore (è il Demiurgo che plasma la materia), anzi è lontano ed indifferente agli uomini.

 - Lo Gnosticismo scompare nel V secolo, ma resta come corrente di pensiero (Origene e Plotino lottano contro lo gnosticismo, ma ne rimangono influenzati). Marcione ispira Mani (216-277), il fondatore del MANICHEISMO, che inizia a predicare nel 242 nel regno persiano.

Egli fu perseguitato dai sacerdoti della religione ufficiale, lo zoroastrismo, così si spostò ad Oriente e diffuse la sua dottrina in Turkmenistan, India e Cina, nonostante le violente persecuzioni degli imperatori persiani e romani (Valentiniano nel 372, Teodosio nel 382, Giustino e Giustiniano nel VI secolo); ad ovest e sud della Persia, si diffuse anche in Siria, Egitto e Nord Africa, dove l'esponente più famoso fu Fausto di Milevi, e dove Sant'Agostino (353-430) aderì alla setta per nove anni prima di convertirsi al Cristianesimo.

Mani sosteneva il principio dualista del confronto tra il regno del Bene, guidato da Dio, e quello del Male, comandato da Satana, il quale, in seguito ad una catastrofe primordiale, aveva invaso il Bene: il Padre aveva deciso allora di creare diverse emanazioni successive che lottassero contro il Male, e dalla lotta tra queste e i figli delle tenebre nacquero due bambini, Adamo ed Eva, che avevano intrappolati in se i germi della luce. Le potenze del Bene mandarono allora il Salvatore o il Gesù celeste (Mani rifiutava il concetto di Gesù terreno), personificazione della Luce cosmica, il quale risvegliò Adamo e gli fece vedere il Regno del Bene ed assaggiare i frutti dell'albero della vita. Adamo pianse e maledisse il suo destino: da allora, secondo Mani, l'uomo doveva cercare di purificarsi, dominando i desideri carnali per potersi elevare al Regno del Bene.

I manichei erano divisi in pochi “Perfetti”, i quali dovevano vivere una vita assolutamente ascetica e rifiutare il matrimonio per non propagare il male, e molti “Uditori”, che erano invece tenuti al rispetto dei dieci Comandamenti di Mani ed al mantenimento dei Perfetti, sperando nella metempsicosi, la trasmigrazione delle anime, per rinascere anch’essi “Perfetti”.

 

- IL MONTANISMO

Questo movimento si sviluppa in Asia Minore, nella città di Ierapoli, a partire dal 156, per la predicazione di Montano; le sue posizioni si possono riassumere come segue:

1.      Necessità di fare ritorno ai dogmi e alle pratiche della Chiesa primitiva, in seguito ad una nuova discesa dello Spirito Santo avvenuta durante il battesimo di Montano. Egli predica un rigido ascetismo (è contrario ai matrimoni, pratica il digiuno e la zerofagia) ed una intensa pratica penitenziale; forte è la volontà di diventare il movimento dei martiri.

2.      Imminenza della fine del mondo, con diverse catastrofi e con la resurrezione ed il conseguente Giudizio universale.

3.      Vi è la presenza di donne nel corpo dirigente; alcune hanno anche il ruolo di profetesse; egli sostiene inoltre la teoria della corporeità dell’anima.

4.      L’aspetto eretico è dato dalla mancanza di equilibrio tra le diverse forme della fede e dalla posizione della setta, che si considera al di sopra della gerarchia ecclesiale; ebbe molta fortuna a Roma con Eschine e Proclo, ma soprattutto con Tertulliano (che fu fra i primi a dichiarare che lo Spirito Santo è la natura divina delle altre due persone della Trinità).

 

- IL MONARCHIANESIMO

Il concetto di Trinità nasce non dalle riflessioni di un concilio di saggi, ma dall’esperienza diretta della Chiesa, maturata nei decenni, riguardo a Gesù Cristo e allo Spirito Santo e ai loro rapporti con Dio Padre. Dio è unico ed indivisibile, ma svolge diverse funzioni ‘creative’: queste sono il potere redentore del Figlio e l’opera di sostegno dello Spirito Santo (la Terza persona della Trinità non è una semplice emanazione delle altre due). Sorge così il mistero della Persona di Cristo: Egli è vero ed unico Dio, non un semplice essere umano sul quale discende un potere divino.

MONARCHIANI: essi sostengono che Gesù è un uomo eletto da Dio (infatti l’epiteto ‘Figlio di Davide’ sta ad indicare per loro ‘re scelto dalla sua stirpe’).

Il primo teologo ortodosso sistematico è IRENEO (vescovo di Lione dal 177, allievo di Policarpo che aveva conosciuto S.Giovanni): egli afferma che il Logos è Dio Padre incarnatosi in Cristo, ma Gesù è anche vero uomo, vive da uomo e compie il sacrificio come rappresentante dell’uomo. Così tende a raccordare le teorie triteiste e unitarianiste, ma l’enfasi su una delle due posizioni porta all’eresia, che si manifesta in due forme opposte tra loro:

1.    Dinamismo: Gesù è un uomo comune nel quale viene infuso un potere impersonale, derivante da Dio; tra loro ci sono gli Adozionisti, che sostengono che la dynamis (potere) scende su Gesù al momento del Battesimo; il più famoso è Paolo di Samosata, vescovo di Antiochia (260-272), che sostiene che Gesù è un uomo senza peccato dalla nascita, quando il Verbo e Cristo si sono congiunti, in lui dimorano il Verbo e la Sapienza; con lo Spirito Santo le lotte e le sofferenze di Cristo sconfiggono il peccato originale, rendendo Cristo ancora più partecipe di Dio.

2.    Modalismo: le Persone trinitarie sono tre modalità, condizioni, titoli o aspetti di Dio, non tre persone in senso stretto (Dio si manifesta ora come Gesù, ora come Spirito Santo); Noeto afferma che in Cristo coesistono il Figlio (natura umana) e il Padre (natura divina); da qui si sviluppa il Sabellianismo: le tre Persone sono tre modalità di manifestazione di Dio, come il sole è luminoso, caldo e rotondo nel contempo.

 

- L’ARIANESIMO

Origene di Alessandria sostiene da un lato che Gesù è coeterno a Dio (il Padre è sempre esistito perciò anche il Figlio), dall’altro che il Figlio è l’immagine del Padre e perciò da Lui dipendente, secondo e subordinato; così afferma anche suo discepolo Dionigi vescovo di Alessandria e Luciano di Antiochia con il suo discepolo ARIO: il Figlio, sebbene creatura anteriore e superiore ad ogni altra, aveva avuto, diversamente da Dio, un inizio. Cristo era vero Dio, perché il Padre aveva voluto così, ma non era consustanziale a Lui.

Il Sinodo convocato da Alessandro vescovo di Alessandria, con i vescovi di Egitto e Libia, lo scomunica, ma Ario si rifugia presso il vescovo Eusebio di Nicomedia e viene riabilitato da sinodi locali in Bitinia e Palestina. Sorgono perciò feroci controversie tra le diverse Chiese, tanto che imperatore Costantino (egli dopo lotte sanguinose aveva riunito l’impero e appoggiato i cristiani sperando che contribuissero a rafforzarne l’unità), dopo una lettera ad Ario e Alessandro (tentativo inutile di riconciliazione), convoca il Primo Concilio Generale della Chiesa a Nicea, in data 20 maggio 325, a cui partecipano 300 vescovi; forte è la contrapposizione tra Eusebio di Nicomedia (ariani) e Alessandro con Atanasio di Alessandria (ortodossia). La base comune per il riavvicinamento tra le due posizioni è il CREDO usato per i catecumeni: la formula cesarena (in uso a Cesarea presso il vescovo Eusebio) viene adottata dalle parti. Il CREDO attuale, cosiddetto niceno, è del 381, ed è il documento ufficiale del Secondo Concilio Ecumenico che si terrà qualche decennio dopo a Costantinopoli; esso è accettato da Cattolici romani, Ortodossi, Anglicani e altri. La questione principale è sul significato di homooùsion (=consustanziale): termine non presente nelle Scritture. Eusebio di Cesarea e altri suggeriscono homoioùsion (=di natura simile al Padre), ma è rischioso, perché troppo simile alle teorie ariane. Atanasio fa approvare homooùsion; tutti accettano tranne Ario ed altri, che sono mandati in esilio. Seguono però forti ostilità e si giunge al secondo concilio ecumenico, a Costantinopoli (383-391): si giunge alla stesura del CREDO ‘niceno’, con l’aggiunta finale della parte: Credo nello Spirito santo, Signore e Fonte di vita, derivato dal Padre e dal Figlio, con il Padre ed il Figlio adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. E credo nella Chiesa, una, cattolica e apostolica. Riconosco un solo battesimo per la remissione dei peccati. Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Si afferma così la completa uguaglianza dello Spirito Santo al Padre e al Figlio, contro altre eresie. Alleato dell’imperatore Teodosio nella difesa dell’ortodossia in Occidente è Ambrogio vescovo di Milano.

L’Arianesimo sopravvive per 400 anni tra i barbari del nord: Goti (fino al VI sec.), Burgundi e Visigoti, Ostrogoti, Longobardi, Vandali (questi portano l’arianesimo in Italia, Spagna, Africa sett. e Gallia).

 

- L’APOLLINARISMO

Questa eresia afferma che il Logos occupa in Cristo il posto che ha l’anima nell’uomo: nell’Incarnazione il Verbo si è unito al corpo fisico di Gesù, senza che ci sia anche un’anima umana. La problematica cristologica venne approfondita dalle scuole di pensiero di Alessandria (che privilegia l’elemento divino - ortodossia) ed Antiochia (maggiore attenzione agli studi storici del Vangelo e perciò accentuazione dell’elemento umano). Questi due aspetti vengono percepiti come talmente distinti che alcuni arrivano a dire che in Gesù c’erano due esseri separati.

Dal 360 Apollinare, vescovo niceno di Laodicea, sostiene che ogni uomo ha corpo, anima e spirito (=mente o ragione, quest’ultimo elemento lo distingue dagli animali); la natura umana è temporale, corruttibile, imperfetta, gli uomini per la presenza della carne non possono liberarsi dal peccato. La natura divina invece è eterna e perfetta, immutabile: il Logos è consustanziale con Dio e Figlio è Dio vero ed assoluto. Questo implica diverse conseguenze:

1. La coesistenza in Dio di due nature: se Gesù è Dio ha in sé due nature in contrasto tra loro, perciò non è né uomo né Dio: ha corpo ed anima (animale) ma non animo (=elemento razionale della mente e della volontà), al suo posto c’è il Logos, che ha creato le sembianze umane ma non c’entra con l’anima umana: Gesù è Dio rivestito con corpo umano, ma ego divino.

2. Il rischio di sostenere la possibilità di commettere peccato, vista la natura umana di Gesù: Apollinare salvaguarda la natura divina (punto 1), ma sacrifica la dignità di uomo; rifiuta la separazione dei due elementi (Gesù è Dio) e riconosce il carattere sacro del Corpo di Cristo rendendolo molto più che umano.

Obiezioni: Dio con corpo umano non è meno ibrido di Dio e uomo in un unico corpo; l’umanità di Cristo è diversa dalla nostra perciò l’incarnazione non porta la salvezza; la divinità diventa così mutabile; le preghiere di Cristo al Padre e la sua obbedienza che porta la salvezza non hanno senso.

Il movimento viene condannato in vari concili ed editti imperiali (Teodosio) e scritti che ribadivano la piena umanità di Cristo.

 

– IL NESTORIANESIMO

E’ l’eresia principale del V sec.. Teodoro di Mopsuestia (Nestorio è suo discepolo) muore nell’ortodossia, ma dice che Dio dimora in Cristo come in un figlio, ma in un modo unico, e l’unione dei due esseri è paragonabile a quella tra uomo e donna. Contro l’Apollinarismo, Nestorio avversò ferocemente il termine theotòkos (=Madre di Dio): secondo lui infatti questo appellativo implica che la natura umana venga fagocitata in quella divina. Accusato di sostenere l’esistenza non solo di due nature ma anche di due persone in Gesù Cristo, divina ed umana, dice di riconoscere l’esistenza di un unico Figlio con due nature, ma la terminologia indica poco più di un’unione morale tra due esseri distinti: manca la persona divina in Gesù. Se avesse vinto, a lungo andare Gesù sarebbe stato considerato un uomo, ispirato dal Logos che dimorava in lui. Sostiene una battaglia soprattutto epistolare con Cirillo, patriarca di Antiochia e Costantinopoli, davanti al Papa Celestino, che lo condanna nel 430, e poi nel Concilio di Efeso (431) e a seguire nel Concilio di Calcedonia del 451.

Condannato ad ovest, si diffonde ad est: in particolare in Siria e in Persia (diventa la religione dell’impero persiano dal 486) e poi verso l’Estremo Oriente, fino all’avvento dell’Islam (le chiese orientali nestoriane oggigiorno sono sparite del tutto).

 

– L’EUTICHIANISMO (=MONOFISISMO)ED ERESIE ANALOGHE

EUTICHE: fondatore di un convento a Costantinopoli, dal 447 sostiene dispute feroci contro i Nestoriani. Egli afferma che Cristo è di due nature (non in): la natura umana e quella divina esistono senza legame tra loro, ma dopo la loro unione si fondono talmente da formare un’unica sostanza, puramente divina: Gesù è consustanziale con il Padre, ma non con l’uomo. CONSEGUENZE: i Nestoriani negano che Dio dimori in Cristo (perciò la Passione è una sofferenza umana puramente individuale, insufficiente per la redenzione dell’umanità), gli Eutichiani negano la realtà della natura umana di Cristo (ne consegue che la passione è assolutamente irrilevante per il destino dell’umanità e la vita di Cristo sulla terra non ha valore: è solo apparente, non reale, ed inutile anche come esempio per gli uomini). POSIZIONE ORTODOSSA: esistono sia la natura umana che quella divina in Cristo, distinte ed unite in una sola ipostasi.

CONCILIO DI EFESO, posizione assunta dalla Chiesa nel 449 con la lettera di Papa Leone a Flaviano contro le tesi di Eutiche, approvata dal successivo Concilio di CALCEDONIA del 451 che esprime la formula del credo che condanna apollinarismo, nestorianesimo ed eutichianismo. Ma la situazione è difficile perché gli imperatori esitano a condannarlo: per loro è utile politicamente essere aperti verso i territori orientali, perciò si crea attrito con Roma e l’Occidente. Vi è un tentativo di riconciliazione con l’imperatore Zenone, che cerca di riavvicinare le posizioni emanando il documento Henotikon, ma si crea uno scisma tra Oriente ed Occidente dal 484 al 519. GIUSTINIANO (dal 528) è persecutore di eretici (spariscono i Montanisti), ma viene favorito il monofisismo; seguono varie vicende, ma i successori tornano all’ortodossia.

Nel 634 inizia la conquista musulmana: si comincia a sentire la necessità di trovare un fronte comune nonostante le varie posizioni, che riguardano anche la volontà umana-divina di Cristo (=MONOTELISMO: unica volontà, divina). Gli imperatori bandiscono le dispute su queste questioni (nel 648 sono musulmane Damasco, Antiochia, Gerusalemme, la Mesopotamia, Alessandria e l’Africa Settentrionale). La fine delle contese si raggiunge con il CONCILIO DI COSTANTINOPOLI del 680-681, nel quale si stabilisce che in Cristo sussistono due ‘operazioni’ e due ‘volontà’; si definisce così la posizione definitiva della Chiesa per le questioni riguardanti la relazione tra Gesù, il Padre e lo Spirito e sulla natura umana e divina di Gesù.

I Monofisiti ci sono ancor oggi in Armenia, Siria, Egitto, Nubia, Etiopia, dopo secoli di vicende e persecuzioni alterne (Islam).

 

- PELAGIANESIMO

La definizione ortodossa dei concetti sulla posizione di Gesù nella Trinità e sulla sua natura umana-divina si raggiunge con il Concilio di Costantinopoli del 681: tutto ciò che segue ed è diverso è considerato come eresia. Questa chiarezza si è ottenuta tramite i CREDI (significativi sono il Credo Apostolico e il Credo Niceno), i CANONI SCRITTURALI (quali testi sono accolti come sacri: fra essi, il Nuovo Testamento dal V sec.), la DOTTRINA DELLA SUCCESSIONE APOSTOLICA (la linea ininterrotta nella consacrazione dei vescovi, dagli apostoli ai successori; contro le teorie degli Gnostici, che credevano in una dottrina esoterica); l’INFALLIBILITA’ PAPALE (il dogma è del 1870, ma il principio esisteva già, dopo che le lotte tra Oriente ed Occidente avevano portato allo scisma ed il Papa si era posto come guida spirituale sul Sacro Romano Impero).

PRISCILLIANISMO: è una forma di gnosticismo cristiano, diffusosi in Spagna nella seconda metà del 300; Priscilliano è talmente famoso da spingere i vescovi a chiederne all’imperatore Massimo la condanna a morte (assolutamente contrario è Martino, vescovo di Tours, ma appena partito quest’ultimo dalla Spagna Priscillano viene decapitato e Martino scomunica i vescovi iberici; d’accordo con lui è anche Ambrogio, vescovo di Milano)

PELAGIANESIMO: movimento fondato da Pelagio, monaco britannico, con Celesio, avvocato probabilmente di origine irlandese e Giuliano, vescovo di Eclano in Campania, dà luogo ad una disputa lunga e difficile, che esce dagli argomenti trattati nei diversi concili, ma che è comunque significativa per il problema morale che suscita, sempre attuale anche per l’uomo contemporaneo. La Chiesa orientale si era interessata soprattutto a questioni sulla natura di Dio, l’Occidente latino invece è più pratico e volto all’aspetto sociale, meno mistico, ma più attento alla natura dell’uomo.

S.Agostino di Ippona (354-430), il principale oppositore di Pelagio, sostiene che nella creazione il male non esisteva e Dio creò l’uomo donandogli il libero arbitrio (egli può scegliere anche di diventare malvagio). Adamo pecca deliberatamente d’orgoglio: caduto nel peccato, l’uomo non può più essere libero (il peccato originale è la tendenza a ricadere nel male e l’incapacità di scegliere Dio) e la salvezza si può raggiungere solo ricevendo il battesimo (paragonabile ad una seconda nascita) e solamente tramite l’azione della grazia di Dio. Gesù non eredita la natura peccatrice dell’uomo, ma vive e muore senza peccato, dando così inizio ad un rinnovamento del genere umano. Dio ha predestinato alcuni alla salvezza, per mezzo della grazia, altri alla dannazione: gli eletti possono ancora peccare, tuttavia hanno la perseveranza e la possibilità di pentirsi, fino ad arrivare a non peccare più; essi non sanno di essere tra i salvati, per evitare il peccato della superbia. Agostino è stato peccatore, ma la grazia di Dio l’ha convertito, perciò egli giunge ad ipotizzare questa teoria della predestinazione.

Pelagio invece è un moralista, non si ritiene un peccatore, né vive grandi slanci mistici, ma sa di essere sulla giusta via grazie alla sua forza di volontà. Sostiene che grazie all’esercizio delle doti personali e agli sforzi di volontà gli uomini possono evitare il peccato e conquistare il paradiso: la libertà non è condizionata nella scelta del bene o del male, sebbene la grazia divina sia importante per lottare più efficacemente. Comunque alcuni uomini erano già vissuti in questo modo anche prima di Gesù: infatti alla nascita non esiste peccato originale, la morte ed il male non sono conseguenza della caduta di Adamo, il quale ha solo dato un cattivo esempio. Ne consegue che: 1. il battesimo dei bambini non ha alcun senso; 2. non c’è predestinazione in Dio, ma semplice previsione del merito di ognuno; 3. la croce e l’espiazione sono inutili e Cristo da Redentore diventa un semplice maestro, un secondo Adamo che dà il buon esempio: il perdono dei peccati diviene così rinuncia alla punizione da parte di un maestro mite e gentile, e non più il rinnovarsi della grazia. Pelagio è contro Agostino perché ritiene che la sua posizione implichi una certa passività religiosa, nella quale l’uomo attende che sia Dio a compiere il primo passo verso l’uomo in qualsiasi circostanza.

Questa dottrina vive vicende controverse, fino alla condanna da parte dei sinodi di Cartagine e Mileve (Africa) e di Papa Innocenzo I; la posizione ortodossa giunge a definire i nodi sostanziali: 1. la morte di Adamo è la conseguenza del peccato; 2. gli infanti necessitano del battesimo per eliminare il peccato originale; 3. la Grazia è necessaria per comprendere i comandamenti di Dio e per acquisire la forza di perseguirli; 4. senza l’aiuto della Grazia non è possibile compiere buone azioni. Infine Concilio di Efeso condanna definitivamente Nestorianesimo e Pelagianesimo, quest’ultimo però solo per le tesi ‘in negativo’ (negazione del peccato originale e dell’azione della Grazia), mentre approva la necessità di esercitare il libero arbitrio personale contro il peccato.

Si giunge pertanto alla conclusione che l’uomo eredita certamente una natura corrotta nel corpo e nell’anima e da solo non può raggiungere la salvezza: il suo libero arbitrio è infatti indebolito dal peccato, ma non in modo talmente definitivo da non poter raggiungere la salvezza, tramite la grazia e l’aiuto di Dio, che non possono mancare nella perseveranza anche dopo la conversione. La grazia opera ispirando il desiderio del battesimo e la ricerca di Dio, e non sceglie anime elette tra gli uomini, perché potenzialmente tutti coloro che hanno ricevuto il Battesimo possono salvarsi: nessuno è predestinato alla perdizione.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

-         Il Catechismo della Chiesa Cattolica,

-         David Christie-Murray, I percorsi delle eresie – Viaggio nel dissenso religioso dalle origini all’età contemporanea, Rusconi,1998

www.vatican.va
www.monasterovirtuale.it
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