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  La cataratta senile. Una malattia sociale

  Tra le malattie che colpiscono l’occhio e che determinano invalidità visiva una tra le più diffuse è la cataratta senile. L’etimologia ci riporta al greco antico dove “catarréo” significava discendere. Difatti è proprio dell’immaginario collettivo l’idea che tale malattia sia causata da un sipario che cala inesorabile. In realtà accade che la lente cristallìna o “cristàllino” (situata all’interno del nostro occhio), per varie cause ma principalmente per un processo degenerativo legato all’invecchiamento, da trasparente (cristallìna) diventa opaca determinando un ostacolo al passaggio dei raggi luminosi e alla percezione delle immagini.

Si calcola che oggi nel mondo oltre il 90% degli individui ultrasettantacinquenni abbiano delle opacità del cristàllino e che per molti di essi queste siano di ostacolo visivo. Tali cifre ci indicano come la cataratta sia un problema sociale di estrema rilevanza tenuto conto che la vita media si è allungata e che le esigenze visive degli individui si sono notevolmente modificate negli ultimi decenni; basti pensare che oggi un individuo anziano guida l’automobile, guarda la televisione spesso come compagnia esclusiva, conduce una vita attiva che richiede una vista efficiente e che spesso tali attività sono rallentate o impedite del tutto a causa della cataratta.

Conosciamo diversi tipi di cataratta senile a seconda che venga interessata prima la parte esterna del cristàllino (corticale) o la sua parte centrale (nucleo) o entrambe in maniera differente. Nelle fasi iniziali in genere i sintomi classici sono quelli di un’annebbiamento visivo progressivo estremamente variabile nel modo di manifestarsi. La diagnosi di tale disturbo deve essere sempre posta da uno specialista dopo una visita completa. Purtroppo ancora oggi non disponiamo di farmaci che possano risolvere il problema. Questa impossibilità di approccio medico ha fatto progredire enormemente le tecniche chirurgiche di intervento sul cristàllino. Oggigiorno attraverso un intervento di microchirurgia mediante gli ultrasuoni è possibile rimuovere l’ostacolo visivo con un minimo traumatismo sull’occhio (3-4 mm di taglio), e garantire (quando non coesistano problemi diversi o non intervengano complicanze) un recupero visivo pressoché completo.

Tale intervento nella maggior parte dei casi non richiede ricovero e si può svolgere in anestesia locale. La possibilità di poter essere operati evitando il ricovero e mediante la meno traumatica anestesia locale diventa un vantaggio importante sia per il paziente che per il chirurgo tenuto conto che nella quasi totalità i soggetti che si sottopongono a tale intervento sono ultrasessantacinquenni con la possibilità di problemi coesistenti di carattere generale (cardiaco, circolatorio, respiratorio).

Attraverso queste tecniche di microchirurgia oggi a nostra disposizione è possibile evitare che un individuo diventi invalido e dipendente dagli altri a causa della cataratta ed è possibile restituire a tantissime persone affette una buona “qualità della vista” che costituisce parte integrante di quella tanto decantata “qualità della vita” intesa come strumento per una serena e gratificante esistenza anche nella terza e quarta età.

AUTORE : Alessandro Perrone

PUBBLICATO SU BISIGNANO 30 GIORNI, N° 27, aprile 1996, mensile culturale di informazione


 

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