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dal 28 luglio 2009 revocata la scorta al Capitano Ultimo

TG COM 10 ottobre 2009

Capitano Ultimo resta senza scorta

Revocata lo scorso luglio

Via la scorta a Capitano Ultimo. Non c'è pace per l'uomo che ha arrestato Totò Riina. Dopo le polemiche seguite all'ultima puntata di Annozero su Cosa Nostra - che hanno costretto l'eroe antimafia a prendere carta e penna per definire Michele Santoro e la sua trasmissione "Il miglior esercito di Riina", ora si scopre che l'investigatore che ha arrestato Totò Riina e messo in ginocchio l'organizzazione mafiosa ora è rimasto anche senza scorta. Lo ha rivelato in esclusiva Studio Aperto nell'edizione delle 12.25 in un servizio firmato da Enrico Fedocci

Ma perché è stata tolta la protezione all'ufficiale dei carabinieri un tempo in prima linea contro Cosa Nostra? La scorta gli è stata tolta perché la mafia è stata sconfitta o perché in questi anni il colonnello De Caprio è stato talmente mortificato nella sua professionalità investigativa da non essere più un obiettivo di interesse dell’organizzazione mafiosa? La revoca è stata disposta lo scorso 28 luglio. Nonostante alcuni boss diventati collaboratori di giustizia continuino a dichiarare che Ultimo resta un obiettivo della mafia. 

E così, braccato da Cosa Nostra, l’eroe della antimafia Ultimo ora resta sempre più isolato. Una decisione che stupisce, soprattutto se si pensa che nel comitato delle forze di polizia sono presenti anche i vertici dell’arma dei carabinieri. Ma Ultimo non è mai stato amato dai suoi superiori che ritenevano fosse diventato un personaggio eccessivamente ingombrante. 

Dopo decine di latitanti mafiosi arrestati, il nemico numero uno della mafia si è trovato, per la sua indipendenza di pensiero, punito dai suoi superiori, trasferito dietro a una scrivania e con la carriera bloccata. Nell’avanzamento a colonnello l’eroe antimafia è stato inserito come ultimo della lista. Ultimo di nome, ultimo di fatto. E ora il carabiniere più amato della gente e più odiato dagli uomini d’onore sarà solo anche in mezzo alla strada. Facile bersaglio di chi gli ha giurato vendetta. E si sa: la mafia non dimentica.

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TG COM 15 ottobre 2009

Si riunisce la squadra di Ultimo

Lettera all'Arma: "Lo scortiamo noi"

"Non abbandoneremo il nostro comandante e saremo noi, nel tempo libero, a fargli la scorta". In campo ora scendono loro, quelli che hanno lavorato con lui, quelli che con lui hanno combattuto Cosa Nostra. Dopo che a Capitano Ultimo è stata tolta la scorta per difendersi dalla Mafia che lo ha condannato a morte ora sono i suoi uomini a volerlo difendere. Li chiamavano quella "sporca dozzina" perché negli anni più cruenti della lotta alla Mafia fecero sognare l'Italia, arrestando decine di latitanti mafiosi, rischiando la vita e infiltrandosi tra uomini d'onore e facendo parlare i pentiti.

 per difendere Ultimo scelgono di rompere il silenzio che l'Arma richiede. Ma dopo gli attacchi di Giorgio Bocca dalle pagine dell'Espresso e di Santoro dalla trasmissione Annozero alla Benemerita, la misura pare essere colma. E così, per non lasciare solo il loro comandante, i carabinieri del Crimor (il reparto dei Ros creato agli inizi degli anni '90), si sono sentiti al telefono, si sono visti, hanno parlato e deciso di darsi il cambio nel tempo libero a tutela del colonnello Sergio De Caprio. 

Per fare questo, per non andare contro il regolamento dell'Arma, prima hanno deciso di rivolgersi al loro Comando Generale con una lettera, per essere formalmente autorizzati. Non vogliono il pagamento di straordinari, non chiedono indennità o trasferte. Vogliono solo essere dove ritengono ci sia bisogno. Intanto nelle bacheche di numerose caserme di tutta Italia il testo della lettera è già stato affisso.

Ecco in esclusiva su Tgcom la lettera

Noi
 siamo quelli che un tempo ci chiamavamo CRIMOR, gli uomini dell’uomo che si chiamò Ultimo, quelli che oggi vengono accusati ed offesi. Il nostro Comandante viene colpito alle spalle da basse insinuazioni e viene privato della scorta, in un Paese dove la scorta viene concessa, come status symbol, anche a chi cannibalizza il Paese.

Noi ci offriamo, tutti noi, in congedo o in servizio, per scortare e difendere il nostro Comandante dalle insidie della Mafia. Una Mafia che arringa, tiene banco e spiega la storia, utilizzando come uditorio spettacoli televisivi grondanti falsità ed odio nei confronti di chi ha sofferto e combattuto.

Noi ascoltiamo e dentro cresce la rabbia, la stessa con cui abbiamo combattuto i nemici della Patria. Ma quelli erano più onesti, utilizzavano armi convenzionali e finivano in galera, non nelle trasmissioni… E chi ha vestito una divisa, e poi una toga ed ora siede tra i banchi del potere non può parlare senza cognizione di causa e condividere ciò che propagano certe persone con doppi fini.

Noi abbiamo combattuto per tutti, loro invece sembra che combattano solo per sé stessi, per la loro crescita in potere e ricchezza.

Noi abbiamo il cuore a pezzi ed ogni falsità, ogni celebrazione del male allarga la ferita, ma siamo qui, nell’ombra dell’uomo che ha camminato, sempre, verso la luce della legalità e della salvaguardia dello Stato.
Quel che resta del gruppo di Capitano Ultimo


 

 

 

 
 

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