FIGURE E STORIE DI DONNE SECONDO LA BIBBIA

 

PRIMA PARTE

Pare che non si possa proprio trascurare uno dei due elementi della storia umana, quello minore almeno in apparenza (grazie tante), cioè le donne.
Se le donne costituiscono almeno la metà degli esseri umani, qualche compito deve spettare pure a loro (grazie tante).
Appena aperto Il Grande Libro, ci imbattiamo nella figura della prima donna: Eva.
Eva è creata dalla carne e dalle ossa del primo uomo, Adamo essere vivente, e quindi di un gradino più alto nella scala degli organismi animali (grazie tante).
La donna è creata per essere degna (.....) compagna e sostegno dell'uomo. Adamo accoglie Eva a braccia aperte, con evidente entusiasmo (ma và?) come creatura che finalmente nel mondo degli esseri è DEGNA di accompagnarlo nella vita.
Fino a questo punto Adamo ed Eva sono considerati simili per intelligenza, e l'uno è il completamento dell'altro; dunque né l'uomo è superiore alla donna né la donna è signora dell'uomo. La situazione di parità viene però ad essere scossa dopo il peccato. La donna sarà spinta dal suo desiderio verso l'uomo, la passione l'attirerà verso il suo sposo, ma sarà sottomessa a lui (!!!!!). Eva aveva indotto in peccato Adamo offrendogli il frutto proibito (Adamo non aveva il bene dell'intelletto?), e da quel momento la donna, come contrappasso, dovrà subire il giogo della signoria maschile...... (Dav)

La vera storia di Adamo ed Eva
Secondo altri testi da me consultati,la storia andò in questo modo. Adamo aveva,sì,il bene dell'intelletto,ma appena vide Eva per la prima volta(si dice avesse una 4^ abbondante),lo perse immediatamente. Eva,che era una donna e non una santa,appena vide Adamo "irrigidirsi",si offrì a lui con enorme piacere.
Adamo, si sa,fino a quel momento si era sempre arrangiato da solo,per cui,non appena le fu addosso(o dentro,se preferite)
ebbe ciò che oggi scientificamente va sotto il nome di
"eiaculatio precox".Fu in quel momento che Eva,in preda ad un moto isterico,gridò:PECCATOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO.
In seguito,fu definito "originale" perché si capì che quella fu l'origine di tutte le incomprensioni tra gli uomini e le donne. (Enner)

....e in un'edizione apocrifa, il cui unico esemplare fu dato alle fiamme nel periodo della santa (santa? bah!)inquisizione, per tradizione orale di pochi adepti (appartengo alla setta, per questo parlo con cognizione di causa)si sa che che da allora Adamo fu chiamato l'uomopic (per gli amici "già fatto?")   ;-)  (Corto)

SECONDA PARTE
Sara è una donna molto bella che suscita l'ammirazione e il desiderio persino di un gran re come il faraone d'Egitto. Sembra una mite signora che segue il marito nelle sue peregrinazioni continue, che divide con lui i disagi e la fede e che per soddisfare al desiderio che doveva tormentare Abramo di avere un erede, ch'essa non riesce a dargli, gli concede un'altra donna, la schiava Hagar, consolandosi al pensiero che il figlio della concubina sarebbe stato considerato come figlio suo. Però la mite ma orgogliosa Sara non può sopportare i segni di poco rispetto che la schiava dimostra verso la sterile signora....e qua cominciano i guai: se la prende col marito che poverino si stava sacrificando a.....hem....con Hagar, per avere una discendenza. Un dramma tra Sara e Abramo il quale, secondo il parere dei commentatori, uomini naturalmente, dimostra una eccessiva remissività e condiscendenza verso il cattivo umore della moglie.
Sta di fatto che quando Sara partorisce il tanto desiderato erede, riesce a imporsi sul marito e fa cacciar via l'ancella col figlio, soffocando i desideri di Abramo.
Sara viene descritta come una imperiosa matrona suscettibile e rabbiosa; ma io non riesco a soffocare una certa simpatia per questa donna che cerca di salvare con tutti i mezzi la sua legittima unione. Abramo in nome del "levirato" (quando la sposa era sterile presumeva la procreazione obbligatoria per conto d'altri) alternava nella stessa alcova nuziale le due donne! Va bene l'amore e l'obbedienza, ma tutto ha un limite!

Anche Rebecca, la sposa di Isacco (figlio di Abramo e Sara) era una giovane molto bella e gentile e anche lei, sterile per un certo periodo, partorisce poi quei due fratelli rivali e di carattere così diverso che furono Esaù e Giacobbe.
Rebecca è consigliera e istigatrice di quel sotterfugio con cui Giacobbe, il figlio a lei prediletto, carpì al padre la benedizione promessa al fratello primogenito. E' un altro dramma familiare un po' diverso da quello di Sara, perché mentre là si trattava in sostanza di rivalità fra donne, qua si tratta di rivalità tra i figli degli stessi genitori, nella quale la madre parteggia per uno dei due fratelli. Rebecca, che era molto più giovane del marito, aveva assunto durante la vecchiaia e la cecità di Isacco, la direzione della famiglia, e lo faceva con grande abilità e autorità. La primogenitura era un avvenimento assai importante a quei tempi, in quanto il primogenito sarebbe stato poi alla guida del popolo. Rebecca ritenne di non piegarsi al destino che aveva voluto Esaù primogenito. Alla guida di un grande popolo preferì il figlio dal carattere mite e dall'indole laboriosa e attiva, al gemello cacciatore, conquistatore e dal carattere sanguigno.
Anche in questo caso gli studiosi, signori uomini, considerano Rebecca una donna che inganna il marito con studiata astuzia e poco scrupolo. Io la considero invece una grande dominatrice in grado di non lasciarsi travolgere dal fato.
..e a chi osa contraddirmi.....kavoletti vostri!!!!! (Dav)

FATO?!

In realtà sia Sara che Rebecca , come da sempre nei secoli dei secoli , hanno dato una svolta essenziale a quella che sembrava una strada già certa , una decisione già presa e sicura.
Con quale malizia, astuzia, furbizia, buona o mala fede, lungimiranza o ambizione non saprei determinare.
Una cosa sola è certa e dimostrata : queste donne hanno determinato un diverso percorso della storia di un popolo, tendendo probabilmente più verso la saggezza (seppur armata ) che verso una brutale belligeranza. (Sole)

TERZA PARTE

Giacobbe, fuggito alla collera di Esaù dopo aver sottratto la benedizione paterna, errabondo nell'arido deserto, trova un pozzo e..... RACHELE; é amore a prima vista: intenso, forte, generoso, cieco, capace di superare ogni ostacolo.
Giacobbe è disposto a lavorare duro per pagare al futuro suocero la ragazza che ama e lo farà per ben sette anni, tanta è l’intensità del sentimento che egli nutre per la fanciulla.
Ma......"chi la fa l'aspetti".....
Rachele ha una sorella maggiore, Lia, la quale, innamorata anch'essa di Giacobbe, accampa i diritti di primogenitura e si rende complice del subdolo raggiro paterno: il giorno delle nozze, celata dal velo, prende il posto della sorella. Lo sposo si ritroverà quindi unito a una donna che non ama.
La storia non dice con che cuore Lea poté ingannare la sorella dopo che questa aveva atteso per sette lunghi anni l'unione sospirata, né dice in che modo Rachele sopportò il brutto tiro paterno e l'amara delusione, fatto sta che Giacobbe è disposto a lavorare per il suocero ancora sette anni pur di avere la donna amata.
Ma Rachele, dopo aver sospirato lo sposo, dovette sospirare i figli. Come Sara e Rebecca, anche lei è da principio sterile, mentre la sorella si consola del tiepido affetto del marito regalandogli un figlio dopo l'altro.
Perché queste donne, Sara, Rebecca, Rachele, a cui è serbato un posto così onorevole nella storia, sono condannate ad una lunga infecondità? Si può forse dire che esse devono pagare alla vita il premio della loro rinomanza e il vanto di aver dato i natali a figlioli così gloriosi. Ciò che è eccezionale va sospirato, atteso, guadagnato, meritato. Oppure si deve ricorrere a quella strana storia così cara a S. D. Luzzatto, secondo la quale "i beni e i mali sempre si compensano, si equilibrano" e non ci può essere al mondo rosa senza spine?
Finalmente anche per Rachele sboccia la sognata maternità con la nascita di Josèf (Josèf=che Dio mi aggiunga un altro figlio), il Giuseppe che poi verrà venduto dai fratelli (figli di Lea) ai mercanti egiziani.
Quindi a Rachele fu concessa la grazia di una seconda gravidanza, ma il parto fu così difficile che la dolce sposa moriva dando alla luce Beniamino.
La povera fanciulla aveva goduto poco nella sua breve vita, fra il padre che aveva per 14 anni soffocato e impedito il suo sogno d'amore e la sorella che aveva deriso la sua sterilità e conteso lo sposo; fra l'avarizia sordida del padre, che aveva trattato le figliole come delle estranee e aveva sfruttato le loro fatiche e il dolore per la sua infecondità; poi aveva avuto, dopo tanta attesa, il primo figlio, e col parto del secondo figliolo, essa muore.
Questa, che è fra le antiche donne la più femminea e la più mite, è diventata, nella fantasia dei poeti di Israele, simbolo della maternità dolorosa, della nazione che piange sulle catastrofi dei suoi figli nelle guerre, nelle stragi, nelle persecuzioni.
Nel simbolismo della Chiesa, Lea rappresenta la vita attiva e Rachele la vita contemplativa. Dante immagina che Lea gli apparisca in sogno poco prima che egli giunga al paradiso terrestre, che è il simbolo della "felicità della vita attiva, la quale consiste nell'operazione della propria virtù", come egli dice nel "De Monarchia". Il poeta vede Lea così:
Giovane e bella in sogno mi parea
donna vedere andar per una landa
cogliendo fiori; e cantando dicea:

«Sappia qualunque il mio nome dimanda
ch'io mi son Lia, e vo movendo intorno
le belle mani a farmi una ghirlanda.

Per piacermi a lo specchio, qui m'addorno;
ma mia suora Rachel mai non si smaga
dal suo miraglio, e siede tutto giorno.

Ell' è d'i suoi belli occhi veder vaga
com' io de l'addornarmi con le mani;
lei lo vedere, e me l'ovrare appaga».
(Dav)

Commento del giorno dopo
Che dire di questi protagonisti?
Stavolta non me la sento di tifare per l'uno o per l'altro.
Lavorerò troppo di fantasia, ma immagino due sorelle divise dal rancore e dalla rivalità in amore, una l'opposto dell'altra: Lea è la rappresentazione della passione mentre Rebecca della costanza.
Forse Lea, prigioniera di un fisico scialbo e poco avvenente, dietro la sua prepotenza e la sua forza, nasconde la paura di non essere amata, forse ha sempre vissuto all’ombra di Rebecca, più vivace e bella, e più fortunata, perché non solo incontra l'amore, ma ne è completamente ricambiata. Lea ama segretamente Giacobbe che invece si interessa solo della sorella. Cerca di soffocare i suoi sentimenti, ma il padre si accorge della disperazione della figlia e decide di intervenire imponendo a Giacobbe sette anni di attesa, nella speranza di un rovescio di fortuna per la più infelice; tanto Rebecca è molto giovane, e con la sua bellezza non ha certo problemi di pretendenti.
I sette anni passano, ma i due si amano ancora, follemente. Lea non si lascia travolgere dagli eventi, decide di prendere in mano la propria sorte e di conquistare la felicità con tutti i mezzi.
L'inganno è terribile, e tutte le simpatie vanno per Rebecca, anche se la stessa, pur sospettando il raggiro della sorella, non combatte e si lascia imbrogliare docilmente. Troppa fiducia nel destino? o troppo amore per Lea?
La vittoria di Lea ha un sapore amaro, perché nonostante il matrimonio e i tanti figli, non avrà mai il cuore di Giacobbe.
In quanto al padre.....protezione per chi lui ritiene più debole o solo egoismo? forse i sette più sette anni di attesa imposti, erano volti a far cambiare idea a quei due ragazzi caparbi e ostinati....forse...... (Dav)

Vorrei incentrare il mio commento sull'inganno perpetrato dal padre ai danni di Rachele. Il fatto non dovrebbe scandalizzare più di tanto....anche a secoli e secoli di distanza. E' una tendenza della maggior parte dei genitori,quella di aiutare i figli più sfortunati,ed è comprensibile come essi si adoperino,spesso di nascosto,a tal fine. Ma tale comportamento spesso può generare dissapori da parte degli altri figli,specialmente se l'aiuto e' di natura economica.
Non credete?  (Enner)

Non credo che Rachele potesse sottrarsi alla scelta parterna di essere eclissata dalla sorella nello sposarsi.
Immagino ( ma era così anche all'inizio del secolo in Italia ) che la figlia zitella rappresentasse un vero problema, sia per il mantenimento economico della stessa che per la tutela della donna, e quindi per l'onorabilità della famiglia d'origine, che era un tuttuno , in un continuo di patriarcalità necessaria alla sopravvivenza.
Lea ama Giacobbe, lo avrà amato di quell'amore assurdo che è impossibilità di godere del suo affetto , della rabbia disperata di vedere la felicità della sorella. Non credo che nei tempi che furono i fratelli avessero tra di loro quella solidarietà che oggi ci sembra cosa naturale (ma anche ai nostri giorni esiste tale solidale affetto sempre ? in ogni occasione ? in ogni frangente che la vita ci pone da dover superare ?)
Rachele sarà stata mite di suo, pacifica, serafica, avrà avuto dalla sua non solo la bellezza ma la serena convinzione della forza del suo sentimento .
Immagino che la storia non possa essere riproposta come vissuta nei nostri tempi , e pur non avendo una specifica preparazione sui tempi che furono , credo che tutto ciò sia un episodio quasi normale per i tempi .
Per quanto concerne la lunga sterilità di queste grandi donne , credo che sia legato all'importanza che all'epoca si dava al procreare , al fare figlioli che arricchissero con le loro braccia e la loro forza lavorativa la casa paterna, a maggior pregio e lustro del patriarca.
L'attendere quell'unico figlio (anche Gesù è figlio unico ) , rende ancora più prezioso il figlio stesso , gli dà importanza, anche perché lungamente atteso .Certamente il loro destino era già prestabilito dalla gerarchia patriarcale , la loro nascita necessaria al compimento della progettualità gerarchica.
Dio , dunque, "donando " quel figlio benediceva ciò che per gli altri era già da accantonare come inutile, "sterile" per l'appunto , non portatore di frutto tanto necessario a dimostrare che anche la benevolenza di Dio era su quella casa. (Sole)

X ENNER: Come madre rispondo che se un figlio chiede il mio aiuto, gli metto a disposizione tutto quello che ho, e senza manovre occulte, perché l'altro deve capire: in quel momento uno è in difficoltà, l'altro no. Guarda come si comporta una mamma se ha un figlio malato. Il piccolo in quel momento ha bisogno di più coccole e, certamente, la madre non pensa che se fa per esempio tre carezze all'uno debba necessariamente farne altrettante all'altro. (ovvio che sto parlando di una malattia passeggera, altrimenti il discorso cambia).
Nei panni della figlia...stesso ragionamento: oggi tocca a lei, ed è LEI che dobbiamo aiutare, domani....chissà? purtroppo nella vita arriva sempre per tutti il momento in cui abbiamo bisogno di qualcosa, magari di diverso genere, ma cosa cambia?
X SOLE : Pare che i due innamorati, sospettando un possibile imbroglio, si accordassero sui segni di riconoscimento nel giorno fatidico. L’amore per la sorella però alla fine supera la gelosia; Rachele rivela a Lia quei segni concordati per non umiliarla il giorno delle nozze.(Dav)

Sono figlia unica, e non tanto in gioventù, ma piuttosto adesso (diciamo nella seconda gioventù) sento fortemente la mancanza di un fratello/sorella. Proprio per questo ho voluto almeno 2 figli, ma alla luce della realtà quotidiana (vedi mio marito e suo fratello che sono, ormai, anni che non si rivolgono la parola) e anche della storia antica (come Dav c'insegna) dov'è quell'amore fraterno, quella solidarietà connaturata al legame fraterno  che io m'immagino e rimpiango non avendoli avuti?
Quasi, quasi son contenta di essere figlia unica?!
E mi domando questi mancati legami sono connaturati all'indole dei fratelli o sono dovuti a "errori" educativi dei genitori? e nel secondo caso avete consigli da darmi? Proprio per il fatto di essere figlia unica mi manca il modello comportamentale del genitore di fronte a due figli....e talvolta non so come comportarmi.
Dice Enner di cercare di essere sempre equi (soprattutto coi soldi), ribatte Dav che bisogna dare dove c'è bisogno. La mia, modesta, opinione è: sono fondamentalmente d'accordo con Dav, il difficile e far capire e partecipare l'altro fratello, quello che al momento non ha bisogno. Insomma un casino......... ...... accetto suggerimenti ed opinioni! (Misstressi)

Mia cara Miss, non ho consigli da darti, solo raccontarti la mia esperienza:
Siamo 5 fratelli, cresciuti in una casa abbastanza piccola per la media di oggi (70 metri quadrati) finché ognuno di noi non ha preso la sua strada.
Nostra madre, casalinga, era assolutamente equa con noi ma assolutamente incapace nel campo educativo. Nostro padre, piccolo impiegato con secondo-terzo lavoro, poco presente (immagini quel che doveva fare per tirarci su, mandarci tutti a scuola e a me financo all'Università?).
Da piccoli ci odiavamo; ricordo le alleanze mie e della seconda con la terza, che subiva vere torture psicologiche.
Nessuno di noi ha seguito un percorso familiare "tradizionalmete tranquillo": 4 di noi non hanno figli, solo una sorella ne ha fatti 3, il secondo e terzo per dare tregua a problemi familiari, sfociati infine nel divorzio.
Solo dopo l'uscita da casa ci siamo ritrovati, ed ora ci unisce un affetto profondo e maturo. Voglio interpretarlo come la fioritura del nostro vero carattere, riplasmato dalla vita. (ottino)

Non ho consigli, mi limito semplicemente a raccontare la mia esperienza, se lo gradite leggete!!!!
Molti anni fa, entrò a far parte del nostro gruppo Maria, una ragazza che mi fu subito simpatica ( qui in Piemonte si vive così, esistono i gruppi e sono abbastanza chiusi, forse è per questo che ci considerano freddi e poco socievoli).
Si creò tra noi una bella amicizia, si studiava insieme e tutto il resto. Io adoravo la sua famiglia, perché era numerosa, chiassosa, caotica, così diversa dalla mia. Quindi appena ne avevo la possibilità cercavo di farne parte anch’io, fu così che un giorno, mentre mi trovavo a casa loro, conobbi gli zii e sua cugina, più o meno nostra coetanea.
E questa è la storia della cugina
La sua mamma era la primogenita di tre sorelle.
Un giorno la secondogenita manifesta l’intenzione di fidanzarsi con un giovine, lo presenta al padre padrone, e questo padre dopo aver valutato la persona lo accoglie, ma ad una condizione, prima doveva accasarsi la primogenita.
Passano gli anni e nessun pretendente si presenta all’orizzonte. Ora ovviamente io non so bene come si svolsero le cose ma quel che so è che il giovine alla fine sposò la maggiore, ebbero una figlia, e la secondogenita visse con loro, SEMPRE.
Ricordo benissimo la tristezza di quelle quattro persone, mi impressionò molto lo sguardo spento della moglie diciamo legale, fu per questo che mi incuriosii, tanto da chiedere a Maria spiegazioni, ne rimasi sconvolta allora e forse ancora oggi fatico a comprendere.
Per quel che ne so, la nostra società non pretendeva questo martirio, al massimo la figlia femmina che il padre non riusciva ad accasare, perché questo si che è vero, il marito veniva scelto dalla famiglia, restava in casa e il suo futuro era la responsabilità di accudire i genitori nella vecchiaia.
Ora rispondo a Miss.
Ho due fratelli. Il grande ha 4 anni più di me, l’altro un anno in meno. La mia famiglia si può catalogare come una normale famiglia benestante, contadina, piemontese. Ricordo la mia infanzia e con distacco cerco di raccontarla. Non è stata né particolarmente felice ma neppure triste. L’accordo era bellissimo con il piccolo, in fondo ci sentivamo e ancora ci sentiamo gemelli, insomma eravamo alleati in tutto, mentre con il grande c’era conflitto, questione di carattere, ma anche colpa del comportamento di nostra madre. La preferenza si percepiva in tutto, anche a tavola , la scusa era che lui era più delicato e bisognoso di attenzioni. Ora posso dire la grande incapacità di mia madre di amare i suoi figli o per lo meno di dimostrare amore in parti uguali. Per quanto mi riguarda io avevo un amore infinito per mio padre e ne ero ricambiata. Ho sofferto molto di questa situazione e raramente riesco a parlarne, con questo però non posso dire che la mia mamma non sia stata una buona mamma, semplicemente lei è così.
Per finire questo mio delirio……oggi ,come ieri, sono felice di non essere figlia unica. E’ vero che a volte lo si dice, addirittura lo si pensa, io ho avuto molto dai miei due fratelli, ho dato molto anche, ma se mi fermo a ricordare, ai miei occhi si presentano in maggioranza avvenimenti che meritano di essere vissuti ancora e ancora.(Ghost)
  

Mi intrometto per una:
Quarta lezione
In Giudici, cap. 19 si racconta al storia di un levita che, con la sua concubina (moglie di secondo grado, più o meno) e un servo, è in viaggio verso Efraim. Si ferma per la notte presso la città di Gàbaa, dove viene ospitato nella casa di un vecchio, abitante del luogo, dove si lavano, mangiano e bevono, quando....

... Mentre aprivano il cuore alla gioia ecco gli uomini della città, gente iniqua, circondarono la casa, bussando alla porta, e dissero al vecchio padrone di casa: "Fà uscire quell'uomo che è entrato in casa tua, perché vogliamo abusare di lui". Il padrone di casa uscì e disse loro: "No, fratelli miei, non fate una cattiva azione; dal momento che quest'uomo è venuto in casa mia, non dovete commettere questa infamia! Ecco mia figlia che è vergine, io ve la condurrò fuori, abusatene e fatele quello che vi pare; ma non commettete contro quell'uomo una simile infamia". Ma quegli uomini non vollero ascoltarlo. Allora il levita afferrò la sua concubina e la portò fuori da loro. Essi la presero e abusarono di lei tutta la notte fino al mattino; la lasciarono andare allo spuntar dell'alba. Quella donna sul far del mattino venne a cadere all'ingresso della casa dell'uomo, presso il quale stava il suo padrone e là restò finché fu giorno chiaro. Il suo padrone si alzò alla mattina, aprì la porta della casa e uscì per continuare il suo viaggio; ecco la donna, la sua concubina, giaceva distesa all'ingresso della casa, con le mani sulla soglia. Le disse: "Alzati, dobbiamo partire!". Ma non ebbe risposta. Allora il marito la caricò sull'asino e partì per tornare alla sua abitazione. Come giunse a casa, si munì di un coltello, afferrò la sua concubina e la tagliò, membro per membro, in dodici pezzi; poi li spedì per tutto il territorio d'Israele. Agli uomini che inviava ordinò: "Così direte ad ogni uomo d'Israele: E' forse mai accaduta una cosa simile da quando gli Israeliti sono usciti dal paese di Egitto fino ad oggi? Pensateci, consultatevi e decidete!". Quanti vedevano, dicevano: "Non è mai accaduta e non si è mai vista una cosa simile, da quando gli Israeliti sono usciti dal paese d'Egitto fino ad oggi!". (Ottobello)

Questo è un racconto del libro di Giudici per dimostrare quanto infelice sia la nazione senza alcuna guida morale e spirituale, quando tutti facevano ciò che ritenevano meglio.
Quella da te descritta è la versione infopalestina o infogay :-) o in alcuni siti cattolici (pochi a dire il vero).
Ora le altre versioni:
1) "Di conseguenza tutti i figli d’Israele uscirono e l’assemblea si congregò come un sol uomo. Quindi i figli d’Israele dissero: “Parlate. Come è stata compiuta questa cosa cattiva?” 4 A ciò l’uomo, il levita, marito della donna assassinata, rispose e disse: “Giunsi a Ghibea, che appartiene a Beniamino, io e la mia concubina, per passare la notte. 5 E i proprietari di terre di Ghibea si levavano contro di me e di notte accerchiavano la casa contro di me. Avevano pensato di uccidere me, ma violentarono la mia concubina, ed essa infine morì. 6 Perciò presi la mia concubina e la tagliai e la mandai in ogni campo dell’eredità d’Israele, perché si erano abbandonati a condotta dissoluta e a vergognosa follia in Israele. 7 Ecco, tutti voi, figli d’Israele, date qui la vostra parola e il [vostro] consiglio”.

2) "Un levita di Efraim è in viaggio per ricondurre a casa la concubina che lo aveva abbandonato. Fermatosi in un posto, incappa in alcuni uomini che vogliono abusare di lui e per salvarsi offre in cambio di se stesso la moglie, che così viene violentata a morte; per vendicarsi, squarta la moglie in dodici pezzi e li invia alle tribù di Israele, che accorrono per fare giustizia."

3) "il levita entrò e si fermò sulla piazza della città ma nessuno li accolse in casa per passare la notte" (19,16); "ora mi reco alla casa del Signore, ma nessuno mi accoglie sotto il suo tetto"(19,19). In seguito la concubina gli venne rapita e assassinata dai beniamiti tra i quali stava passando."

4) "I capi di tutto il popolo di tutte le tribú d'Israele si presentarono nell'assemblea del popolo di DIO, in numero di quattrocentomila fanti, abili a maneggiar la spada. Allora il Levita, il marito della donna che era stata uccisa, rispose: «lo ero entrato con la mia concubina a Ghibeah di Beniamino per passarvi la notte.
5 Ma gli abitanti di Ghibeah si levarono contro di me e attorniarono di notte la casa ove mi trovavo, con l'intenzione di uccidermi; ma invece essi violentarono la mia concubina, ed ella morì.
6 Così io presi la mia concubina, la tagliai a pezzi, che mandai per tutto il territorio della eredità d'Israele, perché costoro hanno commesso un delitto e una infamia in Israele.
7 Ecco tutti voi ora, o figli d'Israele date qui il vostro parere e il vostro consiglio».
......segue la descrizione degli Israeliti che si impegnarono a vendicare il delitto
Grazie per la tua testimonianza ma, per curiosità, cosa c'entra con la storia delle protagoniste della Bibbia?
P.S.1) strana quella "gente iniqua" che preferisce prima sodomizzare un uomo, poi una concubina piuttosto che una vergine
P.S.2) "Le disse: "Alzati, dobbiamo partire!". Ma non ebbe risposta"....i morti non rispondono nemmeno nei racconti biblici :-) (Dav)

Udii quest'episodio nelle letture della Bibbia - versione C.E.I. che radio 1 RAI trasmetteva qualche tempo fa, e mi è tornato alla mente ora con lo spunto delle tue 'Storie di donne dalla Bibbia' (il tema è 'donne', non solo le 'protagoniste'!).
E' vero che la storia narra lo spunto della guerra tra Israeliti e i figli di Beniamino, ma appunto quella è un altra storia.
Se rimaniamo sul tema restano i fatti narrati:
- la donna viene messa fuori casa alla mercé degli assalitori (è il narratore che lo racconta, non una mia interpretazione!)
- il marito riporta poi alla sua gente una versione diversa, edulcorata, dell'episodio .
Se mi confermi la prima parte della storia dobbiamo rilevare la contraddizione tra le due versioni - quella del narratore e quella del marito - ed il motivo è comprensibile nel desiderio dell'uomo di non far apparire il suo vile comportamento.
Resta il fatto che la poveraccia ci ha rimesso le penne.
Ho voluto sottolineare che in tutte le storie, anche quelle più celebrate, oltre i grandi eroi e le grandi gesta esistono sempre i poveri cristi (parlando di Bibbia...), con le loro miserie di sofferenza, viltà, egoismo; qualche volta nella Storia ne resta una piccola traccia, come questa che ha lasciato la povera concubina.
Ora toglimi tu una curiosità: cosa c'entrano i palestinesi e i gay? (Otto)

L'ho scritto: ho trovato questa interpretazione in alcuni siti, tra i quali uno gay e l'altro filopalestinese (Dav)

meglio chiarire
Non mi piace far cadere i discorsi in un clima di incomprensione.
Vediamo di metterci d'accordo sui dati oggettivi, e lasciamo stare queste storie delle 'interpretazioni' che non c'entrano niente.
Dunque: io ho ripreso tal qual la prima parte della storia del levita e della moglie:
- GIUDICI - capitolo 19
Tu hai continuato con la seconda parte
- GIUDICI - capitolo 20
Io ho ritrovato il tuo capitolo 20 tal quale nel mio Libro, come tu l'hai riportato (versione 1); tu per favore vai a controllare sul tuo Libro se riscontri o meno il capitolo 19 come io l'ho trascritto; se ne hai una versione diversa, fammelo sapere.
Se è come sto cercando di spiegare, i due capitoli sono in sequenza, non uno alternativo all'altro.
Ho riportato l'episodio - per la parte di interesse al tema trattato, la donna nella Bibbia - così com'è senza alcuna 'interpretazione', ritornando alla fonte (che avevo letto - quasi tutta- alcuni anni fa) e non presso siti vari che non frequento.
Suppongo che ora ci sarà qualche amico che starà pensando 'e che due bocce!'; beh, me ne scuso, ma che volete, penso che per capire un altro pezzettino di questi nostri tempi disastrosi bisogna anche passare per questi libri - Bibbia, Corano, Capitale e che so io - che contengono quelle idee per le quali ci si ammazza da qualche centinaio o migliaio di anni. (Otto)

Dav e Otto, vi ho letto con molto interesse e provo a dire semplicemente il mio pensiero.
I contesti nei quali avvengono i fatti riguardano popoli che sono lontanissimi da noi. (i primi libri risalgono al VII sec. a.C. )
Come ogni libro anche la Bibbia va collocata nel suo ambiente e compresa nella cultura e nella storia dei popoli e dei personaggi descritti.
Per esempio mi è venuto in mente che un fatto accettato e legalizzato a quei tempi era il non riconoscimento giuridico della donna: valeva meno di zero....
Forse questo è il motivo della "scelta" della concubina, tutt'altro che giustificabile ai nostri " tempi".
Ma non vorrei addentrarmi in un discorso che non conosco bene.
Ci terrei invece a sottolineare che per gli Ebrei e i Cristiani la Bibbia è molto più di un documento ricco di storia e di cultura. Essa è innanzitutto il libro che contiene la Parola di Dio che converte e salva l’uomo. Quindi è il libro della fede.
E da questo è nata la mia riflessione. (Eva)

Non è vero che le interpretazioni non c'entrano niente
ho copiato 4 volte lo stesso passo (cap 19 o 20) per dimostrare la differenza tra le edizioni cattoliche "Antico e Nuovo Testamento" (io ho quella sotto la direzione di Mons. Garofalo-ediz. Marietti, e tu?) e la Bibbia ebraica: Tanakh, Pentateuco, libro dei Profeti ecc (qua non posso fare l'elenco di tutte le mie edizioni, tu quale hai?), per non parlare poi delle altre (protestante, ortodossa e via dicendo).
Ma non è questo il punto.
Possibile che in un "Libro" così bello, così pieno di poesia, vita, racconti splendidi, tu mi vai a beccare solo un episodio triste e misero come quello che hai descritto? (Dav)

La pazienza è la virtù dei forti
e allora io abuso ancora della tua, del resto, mi sa che ti tocca, avendo innescato questa piacevole polemica (il confronto dialettico mi è sempre piaciuto). Dunque:
la mia versione è la C.E.I., abbastanza diffusa come sai.
Il capitolo che ho riportato integralmente è il 19; delle tue versioni mi sembra che quelle numerate con 1 e 4 sono la prosecuzione del 19, e quindi il cap. 20, mentre la n. 2 sembra una sintesi del cap. 19 e 20 insieme e la 3 sembra una sintesi del solo cap. 19; entrambe le 'sintesi' in verità sono molto poco letterarie, contrariamente allo stile biblico; credo in effetti che sia veramente un riassunto (fatto da te o li hai copiati come hai detto, questo non l'ho capito).
Mi sembra comunque che i fatti raccontati non cambino.
Perché ho ripescato l'episodio?
Mi sembrava di averlo detto: la Bibbia l'ho letta, non tutta tutta ma quasi, ed è ovvio che restino in mente gli episodi che più colpiscono il nostro lato emotivo. Non è forse vero che, a parte la Genesi del mondo, se ad ognuno di noi venisse chiesto di citare qualche altro episodio si penserebbe che so, ad Abramo e Isacco, a Davide e Golia, a Sansone e Dalida, a Giuditta e Oloferne, piuttosto che ai Salmi o Proverbi o Ecclesiaste o al Cantico? Vengono alla mente gli episodi più truculenti, perché la Bibbia è anche questo, il libro della storia del popolo ebraico, comprese, ed in larghissima parte (1/3, metà?) le guerre che ha combattuto.
Dunque l'episodio è venuto alla mente perché lì riposto dal mio cervello e perché in bacheca c'era il tema delle donne, e l'ho riportato, perché non ci sono solo gli eroi e le eroine e le belle gesta, ma anche episodi di crudeltà, tristi e miseri, come dici. Ma ci sono.
Francamente la tua reazione è incomprensibile. Addirittura mettere in dubbio le amicizie! Sai bene che quando si parla di Religioni, Bibbia, e via dicendo mi inviti a nozze; cavolo, ci ho pure scritto un libro! E se permetti, se il tema è 'Donne nella Bibbia' io parlo della donna che in quel momento mi viene alla mente perché mi ha colpito.
Altrimenti si indica un nuovo tema: 'Donne famose e positive nella Bibbia' e potremo discutere di Giuditta, di Rut o di quell'altra poveraccia della moglie di Lot, che forse però sarebbe già al di là dei confini del tema. (Otto)

L'aramaico
Caro otto, "che bocce" lo può pensare lo stupido perché se un post non è gradito si evita semplicemente di leggerlo.
Il tuo intervento mi ha stimolato come pure le risposte di dav per cui da buon "acculturato" ho fatto una piccola ricerca. Incuriosito dal vostro "...il mio...", "...il tuo...", "...la mia edizione..." altavista mi ha portato a questo indirizzo:
http://web.unife.it/cdl/castelli/rivista/anno2/calabi.pdf
dove è trattato brevemente il problema linguistico.
Riporto uno stralcio
... "Se la lingua è tanto significativa, e l’ebraico è la lingua naturale che tutti gli uomini parlavano prima della torre di Babele, la lingua destinata a Israele da Dio stesso, la lingua della creazione, in cui venne data la Torah, è indifferente che questa sia poi espressa in una lingua diversa? Certo, Dio parla il linguaggio degli uomini, ma è indifferente che la parola (efficace, che contiene la realtà, in cui il cambiamento di una lettera comporta l’allusione a una differente realtà) sia espressa in ebraico o in un’altra lingua?..."
Che ne pensate?  (Skydive)

Restando nel mito
Il mito vorrebbe che la lingua della Bibbia sia indifferente per il messaggio: si racconta infatti che la traduzione dall'ebraico al greco fosse affidata Primo Sacerdote a 70 uomini di cultura (professori) dell'epoca, verso il 200 a.C.. Ognuno di loro prese una copia del manoscritto ebraico (70 copie dovevano essere tantissime per l'epoca!) e si ritirò nel suo studio. Ognuno di loro avrebbe tradotto da sé il Libro; infine le 70 copie tradotte furono portate al committente, che le confrontò una con l'altra: miracolo! Le 70 traduzioni risultarono assolutamente identiche tra loro, una cosa impossibile. Era evidente che i 70 professori erano stai guidati da una mente superiore: era Dio stesso che aveva parlato attraverso di loro.
Quella prima Bibbia in greco si chiama Bibbia dei settanta; è stata la base per le prime traduzioni in latino ed è ancora in uso presso la Chiesa Ortodossa Greca.
Questo il mito.
Forse oggi avremmo delle spiegazioni diverse per il miracolo, e infatti non sono molti, neanche tra gli uomini di religione, che vi fanno riferimento.
La vera storia della Bibbia non credo si conosca del tutto, penso che i testi attuali in ebraico, greco e latino siano di provenienza di fonti diverse e non omogenee; ma questo è un altro discorso, e forse Dav lo potrà sviluppare con maggior cognizione. (Otto)

X SKY: Nessun testo scritto può essere sufficiente per esporre tutta la ricchezza di una tradizione, inoltre la maniera di esprimersi usata in luoghi e tempi tanto da noi lontani diversifica necessariamente dalla nostra. Molte parole del nostro vocabolario hanno cambiato significato, come possiamo credere che alcune espressioni ci dicano oggi le stesse cose di allora?
Detto questo, la Bibbia rimane sempre un testo di civile saggezza cui ogni uomo può attingere validi insegnamenti. (Dav)

X OTTO: 1)L'invito semi-serio al confronto
Nelle varie traduzioni della Bibbia, specialmente cattoliche, sono compresi alcuni libri e passi che si riscontrano nella antica traduzione greca e vengono generalmente chiamati «apocrifi» o «deuterocanonici».
I libri deuterocanonici non fanno parte della Bibbia Ebraica
La tua versione CEI non è molto diffusa dalle mie parti
2)Figure e storie di donne nella Bibbia
Il mio obiettivo era di riportare qualche notizia, qualche segno, qualche prova intorno al posto occupato dalle donne nella Bibbia e intorno al contributo che esse hanno dato. Il messaggio mi pareva chiaro, e francamente non riesco a comprendere la partecipazione attiva della poveretta citata nel triste episodio. (Dav)


























per la precisione