Studio delle curve di emissione del latte in alcuni allevamenti della provincia di Brescia

 

L’importanza del settore lattiero in Italia è di tutto rispetto; secondo dati INEA la produzione di latte è stata di 105.250 milioni di quintali nel 2003 e tutt’oggi, nonostante una leggera contrazione, il latte rappresenta il primo prodotto agricolo per volume d’affari.

Nonostante ciò il settore da alcuni anni è in difficoltà, a causa di una molteplicità di fattori tra cui il continuo aumento dei prezzi delle materie prime, l’instabilità del prezzo del latte crudo alla stalla, e il vigente regime di quote latte, a cui va ad aggiungersi la forte concorrenza dei Paesi stranieri, in particolare degli ultimi arrivati nella Comunità Europea e nel Mercato Unico.

Tutto questo impone agli imprenditori agricoli la necessità di ricercare ogni via possibile che permetta loro di massimizzare il profitto, attraverso il contenimento dei costi di produzione, il miglioramento del management aziendale e l’individuazione dei punti “critici” della gestione.

Uno dei punti critici della azienda da latte è rappresentato dalla mungitura sia per l’elevato costo di tale operazione, sia per le ripercussioni che le modalità di mungitura possono avere sulla produzione e qualità del latte e sulla sanità della mammella.

Scopo del presente lavoro è stato quello di studiare l’efficienza e la correttezza delle operazioni di mungitura attraverso la misura delle curve di emissione del latte durante la mungitura stessa. Si è cercato inoltre di evidenziare eventuali relazione tra le caratteristiche delle curve di emissione del latte, la produzione di latte e la qualità dello stesso con particolare riguardo per il numero di cellule somatiche.

Per fare questo si è utilizzato un flussometro elettronico portatile (LactoCorder®),  che è in grado di misurare il flusso di latte, la quantità di latte, i tempi d’emissione, la conducibilità elettrica.

La raccolta dei dati si è svolta in 35 aziende di bovine da latte della provincia di Brescia dove, seguendo la mungitura, sono state registrate 977 curve di emissione del latte e contemporaneamente è stata compilata una scheda per il rilevamento di informazioni su stabulazione, routine di mungitura, impianto, etc.

Altri dati, riguardanti la produzione e la qualità del latte, lo stadio di lattazione e il numero di parti, sono stati forniti dall’Associazione Provinciale Allevatori di Brescia e raccolti grazie a controlli funzionali mensili.

Il numero medio di capi nelle aziende del campione è risultato pari a 166 con una variabilità molto ampia da un minimo di 30 a un massimo di 600, mentre la percentuale di capi controllati ad ogni visita si è attestata in media sul 27%.

La durata media della mungitura è risultata pari a 6,6 min (DS=2,3) con un’elevata percentuale di valori sopra i 7 min (33,8%).

Il campione ha mostrato un’elevata frequenza (33,9%) di curve di emissione bimodali. La bimodalità è un andamento anormale della curva di emissione del latte evidenziato graficamente dalla presenza di due picchi di flusso separati da una fase a flusso molto più ridotto o nullo; il primo picco di flusso corrisponde allo svuotamento della cisterna del latte e il secondo alla spremitura del latte alveolare da parte delle cellule mioepiteliali dopo l’azione dell’ossitocina. Il verificarsi di tale anomalia è in genere da ricollegare a una inadeguata preparazione della mammella prima della mungitura.

Dal campione osservato è risultata evidente l’influenza dello stadio di lattazione e del numero di lattazione sulla modalità di rilascio del latte da parte degli animali.

In particolare in funzione del numero di lattazione si sono evidenziate produzioni di latte (mgg) maggiori nelle bovine con più di due parti rispetto alle primipare (15,2 kg vs 13,7 kg; P<0,001), dato accompagnato anche da una maggiore durata della mungitura totale (tmgg; 6,9 min vs 6,6 min; NS) e da un flusso massimo (hmf) più elevato (4,1 kg/min vs 3,6 kg/min; P<0,001).

A partire dalla seconda lattazione in poi si registra un aumento del numero di cellule somatiche; il Linear Score, e cioè il logaritmo in base due del numero di cellule somatiche diviso per 12.500, è passato da 2,87 per animali con due lattazioni a 3,55 per animali con più di due parti (P<0,001).

Importante è anche quanto emerso dalle misurazioni della conducibilità elettrica del latte; dai dati raccolti è stata confermata la  correlazione positiva tra questa e il contenuto di cellule somatiche, espresso come Linear Score (r=0,25). Il valore medio rilevato per la conducibilità elettrica al picco di flusso (elap) è stato pari a 6,5 mS/cm (DS=0,7).

Per quanto riguarda invece lo stadio di lattazione si è potuto confermare che con l’aumentare della distanza dal parto, la produzione lattea diminuisce mentre crescono le percentuali di grasso e proteine. Anche le cellule somatiche mostrano un aumento: il Linear Score, media degli ultimi 6 controlli funzionali, ha fornito valori di 2,84 per animali con giorni di lattazione inferiori a 100, e 3,52 per animali al di sopra dei 200 giorni di lattazione (P<0,001).

All’aumentare dei giorni di lattazione si è registrato un aumento della bimodalità delle curve (20,6% per animali al di sotto dei 100 giorni di lattazione e 42,8% per animali sopra i 200 giorni; P<0,001): la spiegazione sta nel minor grado di riempimento della mammella e quindi in un effetto ritardato dell’ossitocina sulla contrazione delle cellule mioepiteliali. Questo ritardo nel rilascio del latte alveolare trova riscontro anche nell’aumento della durata della fase ascendente della curva in bovine in stadio di lattazione avanzato.

La qualità della routine di mungitura, intesa come numero di operazioni preliminari che precedono la mungitura, è risultata in grado di influenzare la durata della fase ascendente della curva. Con una preparazione più accurata, i tempi della fase ascendente della curva di emissione del latte sono andati diminuendo: si è passati da una durata di 0,89 min nel caso in cui la preparazione sia rappresentata dalla sola pulizia dei capezzoli fino a 0,82 min nel caso siano eseguite la pulizia, il controllo dei primi getti di latte e pre-dipping (P<0,01).

A incidere, forse in maniera più determinante, sulla durata della fase ascendente della curva è risultato anche il tempo intercorrente tra la stimolazione dei capezzoli e l’attacco del gruppo di mungitura; inoltre, crescendo il tempo di attesa prima dell’attacco del gruppo, diminuiscono i fenomeni di bimodalità delle curve.

Si è inoltre potuto vedere, in animali con curva di flusso bimodale, che il Linear Score, è risultato in media superiore a quello di animali con curva di flusso normale (3,33 vs 2,99; P<0,05), il che potrebbe indicare che, nel lungo periodo, la routine di mungitura influisce sullo stato sanitario della mammella.

Dal presente lavoro, emerge che lo studio delle curve di flusso del latte durante la mungitura è un importante strumento per la messa a punto di una corretta routine di mungitura che consenta di rispettare la fisiologia dell’animale e di evitare quegli errori che possono favorire l’insorgenza di fenomeni mastitici, estremamente costosi per l’allevatore. Inoltre, sempre dall’analisi delle curve, è possibile evidenziare eventuali anomalie di funzionamento dell’impianto di mungitura, migliorare l’efficienza della mungitura e diagnosticare precocemente mastiti attraverso la misura della conducibilità elettrica.

Da ultimo non va dimenticato che lo studio dei flussi, rappresenta uno strumento utile per il miglioramento genetico, aiutando i selezionatori a scegliere animali che producono di più, in minor tempo e con produzione omogenea tra i quarti per un miglior adattamento alla mungitura meccanica.

 

 

Dott. Emmanuel Foglia