MA COSA E' DAVVERO LA BULIMIA?

A cura del prof. Gabriele Buracchi Nutrizionista e Psicologo

La bulimia nervosa (dal greco: bous = bue e limos = fame) è caratterizzata da un circolo autoperpetuante di: preoccupazione per il peso e le forme corporee > dieta ferrea > abbuffate > vomito autoindotto.


La diretta conseguenza di questa intensa preoccupazione per le forme e il peso, in soggetti che basano l’autovalutazione personale sulla magrezza, è cercare di dimagrire seguendo una dieta molto rigida. La dieta ferrea è la principale responsabile della comparsa delle abbuffate.

Possiamo dire che il nucleo vero del problema non sono le abbuffate, come pensano le persone affette da questo problema, ma proprio i digiuni, premessa della successiva abbuffata. In realtà, per queste persone vale la frase :

SE TE LO CONCEDI PUOI RINUNCIARVI,  SE NON TE LO CONCEDI SARA' IRRINUNCIABILE

Seguire una dieta rigida in modo perfezionistico, porta prima o poi inevitabilmente a compiere piccole trasgressioni che vengono vissute da chi soffre di problemi dell’alimentazione, come una irrimediabile perdita di controllo: “Ormai ho perso il controllo…tanto vale che mi abbuffi e poi vomiti”.
Le abbuffate, in una prima fase, possono dare piacere perché allentano la tensione del dover seguire in modo ferreo la dieta, ma col passare del tempo determinano emozioni negative (paura d’ingrassare, senso di colpa, vergogna, disgusto) che a loro volta possono innescare le abbuffate.

Col passare del tempo la qualità della vita delle persone affette da bulimia nervosa ne risente enormemente. Queste persone si sentono depresse, demoralizzate, prive di valore, senza speranza. Nei casi gravi vengono intaccati tutti gli ambiti della vita, alcune persone diventano così disperate che arrivano a togliersi la vita.

Spesso l'atteggiamento verso il cibo è ambivalente e contradditorio :

    " ...............Ma il cibo è pur sempre un problema. No, non un problema; il cibo è il più caro amico che ho. Ho bisogno di “LUI”; lo cerco e “LUI” c’è; ho bisogno di dolcezza ed ecco che sotto un aspetto diverso la ottengo dal cibo; mi sento sola…mi fa compagnia; ho voglia di “coccole”…il cibo mi coccola e mi fa desiderare di averlo sempre con me sotto forma ad esempio di gomme o di caramelle; ci sono delle difficoltà? Puoi mandare tutti a quel paese ma il cibo resta sempre lì, non se ne và e non parla e non replica; mi sento sola? La cucina mi accoglie. Diventa per me un qualcosa di AFRODISIACO, di cui non posso fare a meno. Tutti i miei sensi rallentano quando il cibo entra nel corpo; tutto frena; tutto si addolcisce; non mi sento più sola e il piacere che provo è forte. Ma i kg. riaffiorano..............."

Altre volte l'identificazione tra cibo e bisogno di affetto e tenerezza è evidente:

".... Non so se mangio per fame, perchè di quelle cose di solito mi privo, o solo perchè dentro di me c'è qualcosa da riempire e lo riempio con la cosa più facile da procurarmi....."

La magrezza viene spesso vissuta come un miraggio, quasi con proprietà salvifiche, anche quando la persona è assolutamente normopeso. Da notare come è spesso proprio la persona che crea le basi della propria infelicità, come evidente dalla frase qui sotto:

"..........Se fossi magra andrei a fare un sacco di shopping e indosserei tutti i vestiti che compro di taglie più piccole della mia e non mi entrano......."

Cè spesso una retrazione sociale proprio a causa del proprio aspetto fisico ritenuto inadeguato :

".............Se fossi magra uscirei di più. Ora esco solo per fare la spesa e per venire da lei ............"

Ma il problema di fondo, l'origine profonda di tutti i disturbi alimentari, prima o poi emerge:

".....se fossi magra avrei più autostima e mi piacerei di più..."

E' certo difficile, per chi non vive queste situazioni, comprendere l'abisso della sofferenza soggettiva di queste persone.

La sofferenza non è solo psicologica, dato che numerose sono le complicanze sanitarie a carico di molteplici apparati conseguenti alla bulimia. Ne elenchiamo di seguito solo alcune, le più comuni.

Complicanze odontoiatriche, gastroenterologiche, alterazioni metaboliche ed elettrolitiche, complicanze cardiovascolari, dermatologiche, ginecologiche, neurologiche, renali, polmonari.  

Concludendo, anche per la bulimia possiamo dire cose simili a quelle dette per l'anoressia, specialmente per quanto riguarda l'influenza negativa dei mass media.

Apparentemente il disturbo bulimico sembra meno grave di quello anoressico e questo è certamente vero per quanto riguarda l'immediato pericolo di vita. Nonostante questo, il perpetuarsi dei cicli dieta ferrea/abbuffata, comporta gravi squilibri metabolici che si sommano ai danni prodotti dal vomito autoindotto, producendo complicanze anche gravi a carico praticamente di tutti gli apparati, come specificato sopra.

Compaiono spesso comportamenti autolesivi e non è da sottovalutare, come avviene anche nell'Anoressia, il rischio di suicidio.

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