Il Partito Socialista - Nuovo PSI
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Nato
19-20
gennaio
2001
dalla fusione del
Partito Socialista di
Gianni De Michelis e della
Lega Socialista di
Bobo Craxi e
Claudio Martelli.
Il partito, che si considera continuatore della linea
politica del
Partito Socialista Italiano di
Bettino Craxi, si richiama all'unità dei
socialisti italiani, laici e riformisti, e ai principi
ispiratori del
socialismo democratico europeo.
Nell'ottobre
2005
è interessato da una scissione che produce l'allontanamento dal
partito dell'ala facente capo a
Bobo Craxi, che fonda un nuovo movimento politico.
L'attuale segretario nazionale è
Gianni De Michelis. Il partito, pur avendo più volte
dichiarato di appartenere all'area politica della
sinistra riformista, aderisce alla coalizione del
centrodestra italiano (la
Casa delle Libertà), soprattutto a causa di vecchi rancori
con numerosi esponenti del
centrosinistra. Il Partito Socialista- Nuovo PSI, pur
militando nel centrodestra, su più temi assume posizioni
autonome rispetto al resto della coalizione.
L'alleanza con la Casa delle Libertà
Il Nuovo PSI, nonostante l'esplicito richiamo alla tradizione
socialista (storicamente di sinistra), dopo poco tempo dalla sua
costituzione decide di aderire al progetto politico di
Silvio Berlusconi prendendo parte alla fondazione della
Casa delle Libertà, la coalizione di centrodestra che ha
vinto le elezioni del
2001
e che fino al 2006 ha governato il Paese.
Fra le motivazioni di questa scelta, è stata ribadita dagli
esponenti del Nuovo PSI l'impossibilità di dialogo all'interno
della sinistra, l'eccessiva litigiosità interna alla coalizione
dell'Ulivo
e la necessità di aspettare la fine della "crisi che corrompe la
sinistra dall'interno", come ha sostenuto il De Michelis.
Il Nuovo PSI entra nel governo
La coalizione della
Casa delle Libertà esce vittoriosa dalle
elezioni politiche del
2001
e costituisce il nuovo
governo, nel quale il Nuovo PSI è rappresentato da
Stefano Caldoro, sottosegretario all'Istruzione, Università
e Ricerca.
Il partito dimostra una forza minima (350mila voti, l'1%)
eleggendo tre deputati (Bobo
Craxi e
Vincenzo Milioto in
Sicilia e
Chiara Moroni in
Lombardia) e un senatore (Francesco
Crinò in
Calabria).
Nel corso della legislatura, il Nuovo PSI si troverà più
volte in contrasto con le posizioni assunte dal Governo, in
particolare con gli esponenti della
Lega Nord che dimostrano una certa avversione verso le
ideologie e le strutture partitiche della Prima Repubblica, a
cui (quella socialista) si rifà esplicitamente il Nuovo PSI.
L'on.
Moroni, in particolare, sarà vittima di un episodio di
attacchi verbali in
Parlamento, episodio in seguito al quale il Nuovo PSI ha
minacciato di uscire dalla
Casa delle Libertà, e ha disertato per un certo periodo di
tempo i vertici di maggioranza.
I progetti di unità dei socialisti
Intanto, il Nuovo PSI si fa promotore di un'azione di
ricomposizione delle forze socialiste disseminate per la
politica italiana, disperse al momento dello sfaldamento del
Partito Socialista Italiano: il primo passo lo compie in
occasione delle
elezioni europee del 2004 quando propone ai socialisti degli
SDI di realizzare una lista comune. Ma i colleghi, alleati
del centrosinistra, preferiscono aderire all'appello del
progetto riformista di
Romano Prodi prendendo parte alla lista di "Uniti
nell'Ulivo" ed entrando nella "Fed".
De Michelis e gli altri, allora, fanno un'alleanza con il
movimento di Unità Socialista di
Claudio Signorile, per raccogliere di tutti i piccoli
movimenti socialisti e presentano una lista in nome dell'unità,
denominata "Socialisti
Uniti per l'Europa", una formazione che raccoglie il 2% a
livello nazionale, piazzando il suo punto di forza in
Calabria dove raggiunge il 7%.
Elezioni regionali 2005: i malumori nella CdL
In occasione delle
elezioni regionali dell'anno successivo, il Nuovo PSI si
presenta insieme alle liste della CdL (ad eccezione che in
Basilicata e
Umbria, dove preferisce correre da solo). Viene confermata
la forza in Calabria, dove il partito raggiunge il 5,4%, la
punta più alta in assoluto.
A seguito di questi risultati, emerge nel partito la figura
di
Saverio Zavettieri, leader calabrese del Nuovo PSI, che più
tardi (giugno
2005)
si candiderà al di fuori dei due poli alle elezioni suppletive
della
Camera raggiungendo il 15% dei consensi e superando il
candidato della
Casa delle Libertà, fermo al 14,5%.
La CdL, in ogni caso, perde le regionali (la coalizione di
centrosinistra si aggiudica 12 regioni su 14): questo episodio
determina la crisi di governo e costringe Berlusconi a
dimettersi e a formare un
nuovo esecutivo per riconquistare la fiducia e l'appoggio
degli alleati. In questa fase, Caldoro viene "promosso" ministro
con la delega all'Attuazione del Programma di Governo.
Il tentato progetto radical-socialista
Una corrente del Nuovo PSI, su spinta di
Craxi e
Zavettieri, chiede di dichiarare conclusa la sua alleanza
con la
Casa delle Libertà e di ricercare un'intesa a sinistra
insieme agli SDI per raggiungere l'unità delle forze socialiste.
Bobo Craxi sostiene che nella CdL ci sia una frattura
politica senza ritorno. Ma De Michelis non è d'accordo e afferma
che ci dev'essere sì una disponibilità all'apertura verso
sinistra, ma non bisogna fare di questo il motivo conduttore del
congresso in arrivo, decisivo per stabilire le nuove alleanze.
Il Nuovo PSI, dunque, guarda all'evoluzione dello scenario
socialista nella politica italiana. E questi sono i tempi
dell'accordo fra lo SDI e i
Radicali Italiani, che organizzano, nel
settembre
2005,
la "Convention laica, socialista, radicale e liberale" con
l'obiettivo di gettare le basi per un nuovo soggetto politico
che sia, allo stesso tempo, socialista e radicale, sul modello
di "Fortuna,
Blair e
Zapatero". Tale progetto si concretizzerà, poi, con la
costituzione della "Rosa
nel pugno", collocata nella coalizione di centrosinistra,
L'Unione.
Rappresentanti del Nuovo PSI partecipano all'iniziativa, c'è
un simbolico abbraccio tra
Gianni De Michelis ed
Enrico Boselli, leader dello
SDI, ma "a sinistra - sostiene De Michelis - la strada sarà
ancora lunga e faticosa per far rivivere l'unità dei
socialisti". Le decisioni si affidano al congresso di
ottobre.
Il congresso della discordia
Le diverse anime del partito emergono nel difficile congresso
straordinario che il partito tiene dal
21 al
23 ottobre
2005
presso la Fiera di
Roma.
È il momento della conta fra le due mozioni, una presentata dal
segretario nazionale
Gianni De Michelis, l'altra da
Bobo Craxi in collaborazione con
Saverio Zavettieri ed altri "compagni".
- La prima mozione chiede di valutare bene le
condizioni, cercando di perseguire l'obiettivo dell'unità
socialista, ma verificando prima la natura delle future
alleanze: sostiene che non si può decidere, in quella data, di
abbandonare definitivamente la
Casa delle Libertà. A
sostegno di questa tesi si schierano il ministro
Stefano Caldoro, la
deputata
Chiara Moroni,
l'europarlamentare
Alessandro Battilocchio,
che non vogliono scendere a patti con quei soggetti politici
(il riferimento è ai post-comunisti)
che sono stati artefici della diaspora socialista sul finire
della Prima Repubblica.
- La seconda mozione, che propone la
segreteria di
Bobo Craxi, chiede di
tagliar corto col passato: uscire immediatamente dal
Governo di
centrodestra,
dichiarare conclusa l'alleanza con la
Cdl e perseguire
l'unità socialista nel
centrosinistra.
Favorevole a questa strada sono l'anima calabrese (che è la
più consistente del partito) con il leader
Zavettieri e il
senatore
Francesco Crinò,
insieme ad altri delegati.
Il congresso fa vivere momenti molto convulsi: in aula si
creano tafferugli e il segretario abbandona l'aula mentre la
parte restante dei partecipanti acclama Craxi nuovo segretario.
La fase di transizione in attesa del verdetto
Da questo momento nasce il paradosso dell'esistenza di due
Nuovi PSI: sia Craxi sia De Michelis si auto-dichiarano
segretari. Pochi giorni dopo, una sentenza della commissione di
garanzia del partito mette provvisoriamente ordine fra le carte:
il convulso congresso viene dichiarato nullo perché non c'è
stato l'accreditamento dei delegati. Pertanto De Michelis viene
confermato alla guida del Nuovo PSI, unico titolare del nome e
del simbolo del partito. Craxi presenta ricorso.
In seguito a questi fatti, il partito va incontro ad una
scissione di fatto. Con lo svolgimento del consiglio nazionale,
il
29 ottobre, che riconferma la fiducia a De Michelis, si
presenta anche un "terzo fronte" all'interno del partito, che
sceglie di stare con De Michelis per evitare altre spaccature ma
non ne condivide la linea politica. È la posizione del ministro
Caldoro e dell'on.
Moroni, che si astengono nella votazione della fiducia.
Con grande sorpresa nel mondo politico italiano, il
31 dicembre
2005
arriva la sentenza del Tribunale Civile di
Roma
in merito ai fatti del V Congresso Nazionale, che accoglie il
ricorso presentato da Bobo Craxi e lo proclama segretario
nazionale del Nuovo Psi, riconoscendogli "piena titolarità
legale del nome e del simbolo del partito".
De Michelis, tuttavia, non rinuncia alla battaglia legale,
presenta un ricorso, che sarà ammesso in via definitiva il
25 gennaio
2006,
sempre per ordinanza dello stesso Tribunale di Roma (che decreta
l'inesistenza del congresso di ottobre), e ritorna legale
rappresentante del partito.
La scissione: De Michelis nella CdL, Craxi nell'Unione
La scissione definitiva e perentoria si consuma a
gennaio
2006.
- Giorno
7, Craxi annuncia
ufficialmente di abbandonare la
Casa delle Libertà e
di sottrarre l'appoggio al Governo. Craxi, al tempo stesso,
comunica che il suo gruppo non confluirà nella
Rosa nel Pugno, in
quanto l'intesa radical-socialista rappresenta una cosa
diversa dall'auspicata unità dei socialisti. Presenterà,
pertanto, una lista autonoma all'interno dell'Unione.
- Giorno
12, De Michelis
ribadisce l'appartenenza alla
Casa delle Libertà,
dopo aver già avviato contatti per raggiungere un accordo
elettorale con la
Democrazia Cristiana per le Autonomie
di
Gianfranco Rotondi e
presentare una lista unitaria alle
elezioni. L'adesione
al centrodestra è annunciata in una conferenza stampa con il
Presidente del Consiglio
in carica,
Silvio Berlusconi. Il
nuovo soggetto punta a rappresentare una "terza identità", un
ritorno alle ideologie del passato che - sostengono fonti
ufficiali - "sono validissime anche per la politica di oggi".
Elezioni e alleanza con la DC
La lista DC-PSI punta a rappresentare una "terza identità",
un ritorno alle idologie del passato ritenute ancora valide per
la politica attuale. All'indomani delle
elezioni, però, la lista ottiene una media di voti inferiore
alle aspettiative: 285 mila alla
Camera (0,7%) e 190 mila al
Senato (0,6%). In ogni caso, grazie alle norme previste
dalla legge elettorale appena introdotta, partecipa alla
ripartizione dei seggi della Camera in qualità di "miglior
perdente" della coalizione (è stata la lista più votata, al di
sotto dello sbarramento del 2%).
Il Nuovo PSI elegge quattro deputati: due nelle liste DC-PSI,
Gianni De Michelis (che poi opta per la carica di
parlamentare europeo, lasciando il posto a
Lucio Barani) e
Mauro Del Bue; due nelle liste di Forza Italia,
Chiara Moroni e
Giovanni Ricevuto. Questi ultimi decidono, però, di aderire
al gruppo parlamentare di FI, del quale la Moroni diventa
vicepresidente. Il Nuovo PSI, dunque, rimane con una
rappresentanza parlamentare di due deputati, Barani e Del Bue,
che aderiscono al gruppo Democrazia Cristiana-Partito
Socialista.
A
giugno il partito sceglie di dichiarare autonomia dai poli e
lasciando libertà di voto per il
referendum costituzionale del 2006. Mantiene, tuttavia, un
accordo con la CdL.