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da "la Repubblica"
Nel mirino della magistratura catanese il patto occulto tra politici
e mafiosi che avrebbero comprato voti per i candidati amici. Nell'inchiesta
Cecchi Gori e Basilio Catanoso, deputato dell'antimafia.
Sono iniziati questo pomeriggio
al palazzo di giustizia di Catania gli interrogatori degli esponenti
politici indagati per voto di scambio nell'ambito dell'inchiesta
che la notte scorsa ha portato a 44 arresti tra le file del clan
mafioso Santapaola. Il sostituto dellaDirezione distrettuale antimafia,
Amedeo Bertone, ha sentito per primo il sindaco di Acireale, Antonino
Nicotra, del Ccd, equindi ha ascoltato il deputato regionale del
Nuovo Psi, Raffaele Nicotra. Associazione mafiosa, estorsione, furto
e rapina, ma, soprattutto, voto di scambio. Nel mirino della magistratura
e della polizia catanese il patto inconfessabile tra i politici
e le cosche, che avrebbero comprato voti per i candidati "amici".
Nell'inchiesta sono finiti anche Vittorio Cecchi Gori, che alle
ultime politiche si è candidato per l'Ulivo ad Acireale,
e l'onorevole Basilio Catanoso, deputato di An e membro della commissione
antimafia. La polizia avrebbe perquisito la casa romana del presidente
della Fiorentina, che alle ultime consultazioni aveva raccolto circa
il 20% dei voti. Secondo gli inquirenti avrebbe comprato i voti
dal capo-tifoso dell'Acireale Calcio. Durante la campagna elettorale,
cui partecipò anche Valeria Marini, che ora potrebbe essere
chiamata a riferire dagli inquirenti, Cecchi Gori aveva tra l'altro
promesso che avrebbe acquistato la squadra del paese. A sconfiggere
nella competizione elettorale il produttore cinematografico era
stato proprio Catanoso, presidente di Azione giovani, eletto con
oltre il 63% dei consensi, una delle più alte percentuali
d'Italia. Il suo coinvolgimento tuttavia sarebbe legato non direttamente
alle elezioni in cui è stato eletto, ma alle successive comunali,
in cui avrebbe appoggiato il candidato della Casa delle libertà
ad Acireale. "L'invito a comparire - commenta lo stesso Catanoso
- firmato tra gli altri dai pm Bertone e Cariolo, mi riguarda probabilmente
come persona informata, e fa riferimento al voto di scambio per
le comunali del 2000 e perle regionali, ipotizzando forse un interesse
indiretto. Sono meravigliato e resto a disposizione della magistratura,
anche per capire cosa fare". Lo stesso Gianfranco Fini ha fatto
pervenire a Catanoso "l'affettuosa solidarietà"
del partito, ma il deputato si è autosospeso dalla commissione
antimafia .Gli inquirenti non hanno fatto richieste alla Camera
che lo riguardano. Per alcuni degli indagati, Cecchi Gori non è
tra questi, il giudice per le indagini preliminari Rosa Anna Castagnola
ha respinto la richiesta di arresto.Ma l'elenco dei politici finiti
all'attenzione della Procura di Catania non è finito. Sono
coinvolti nell'inchiesta anche il sindaco di Acireale Antonino Nicotra
(Ccd), il deputato regionale Raffaele Giuseppe Nicotra (Nuovo Psi);
il sindaco di Acicatena Ascenzio Maesano (Fi); l' assessore al comune
di Acireale Giovanni Rapisarda (Fi); il consigliere comunale di
Acicatena Giuseppe Leonardi (De). Tra gli indagati figurano anche
Salvatore Di Stefano, componente della segreteria politica del sindaco
Nicotra. Durante la campagna elettorale, cui partecipò anche
Valeria Marini, che ora potrebbe essere chiamata a riferire dagli
inquirenti, Cecchi Gori aveva promesso che avrebbe acquistato la
squadra del paese.Stamattina era scattata l'operazione della Squadra
mobile di Catania che ha portato all'arresto di 44 persone, componenti
del clan dei Santapaola che avrebbero controllato le attività
criminali tra Acireale, Fiumefreddo, Giarre, Zafferana Etnea e Santa
Venerina. I provvedimenti sono stati firmati dal gip Rosanna Castagnola,
su richiesta dei sostituti procuratori distrettuali Amedeo Bertone,
Giovanni Cariolo e Flavia Panzano. Le indagini si sono concentrate,
in particolare, su "un patto che aveva legato gli appartenenti
all'associazione mafiosa e alcuni candidati alle ultime consultazioni
nazionali, regionali e comunali". Il clan Santapaola, secondo
gli inquirenti, avrebbe "conseguito profitti e vantaggi interferendo
sul libero esercizio del voto, impedendo, ostacolando o orientando
il consenso elettorale". Il "patto" tra i boss e
i candidati alle politiche e alle amministrative nella zona di influenza
della cosca si sarebbe risolto "nella promessa o nella corresponsione
di somme di denaro, dai cinque milioni in su, o di altre utilità
al fine di ottenere consensi nello scambio elettorale politico-mafioso".
Sono emerse interferenze mafiose anche nel mondo del calcio: esponenti
del clan, all'inizio dell'anno, avevano minacciato i giocatori della
squadra di calcio dell'Acireale, che milita nel torneo di C2, di
dare fuoco alle loro autovetture se non avessero continuato gli
allenamenti. In cambio di questa 'mediazione' nella polemica che
allora opponeva la squadra e la dirigenza, i boss si sarebbero fatti
consegnare soldi, ma anche biglietti omaggio per le partite. Nell'inchiesta
sono stati poi ricostruiti diversi episodi di estorsione ai danni
di aziende, tra le quali imprese edili e un mangimificio, e di esercizi
commerciali come pescherie, macellerie, ristoranti, lavanderie,
parrucchieri. E' stato pure scoperto un giro di furti d'auto che
venivano seguiti dalla riconsegna del mezzo dietro il pagamento
di un 'riscatto'. Tra i vertici della cosca, gli investigatori indicano
Sebastiano Sciuto, che era gia' detenuto, Paolo Vasta e Alfredo
Quattrocchi per la zona di Acireale, Paolo Brunetto e Sebastiano
Patane' a Fiumefreddo, Salvatore Di Mauro a Giarre e Antonino Cannavò
nella zona tra Santa Venerina e Zafferana.
(11 DICEMBRE 2001)
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