Thor - Il Dio forte

Baluardo e difensore della società divina, costantemente impegnato in duri combattimenti contro malvagi giganti, Thor è innanzitutto il dio più forte, quello maggiormente dotato di una potenza muscolare tutta terrestre. Probabilmente fu proprio questo suo carattere di forzuto protettore degli dèi e degli uomini e di strenuo avversario di esseri mostruosi afarlo identificare con Ercole nell'interpretatio romana di Tacito. Tuttavia l'ampio spettro dei suoi protettorati simbolici e l'eccezionale diffusione del suo culto portarono a tradurre il nome del giorno a lui consacrato nell'antica settimana nordica come dies Jovis, attribuendogli, così, la stessa importanza e funzione del Giove romano.

Un fragoroso boato, preceduto da accecanti scintille, preannunciava il passaggio del carro dei possente signore del tuono e delle saette, il primogenito di Odino e Jördh: il rosso Thor. Maestosamente assiso sul cocchio, il dio frusta con veemenza i suoi due capri, Tanngnjostr, "che fa scricchiolare i denti", e Tanngrisnir, "che fa stridere i denti". I due splendidi esemplari, non ancora privi della loro anima selvaggia, erano i simbolici arrecatori di perturbazioni temporalesche, sinistramente annunciate dal rumore delle loro mandibole in continuo movimento. Una fluente barba d'un rosso cupo ed una lunga chioma rossiccia incorniciavano il volto eternamente corrucciato dei dio. I suoi occhi, seminascosti dalle spesse e prorninenti sopracciglia fuive, avevano lo stesso intenso colore della brace ardente. I bicipiti possenti, particolari di una muscolosa e colossale corporatura, completavano il ritratto delle umanissime sembianze di Thor. L'armamentario magico del dio comprendeva una portentosa cintura capace di raddoppiare all'occorrenza la sua già eccezionale potenza muscolare. Le sue mani nodose, avvolte in magici guanti di ferro, stringevano il corto manico del martello Mjölnir, "maciullatore", onnifrantumante arma, inestimabile strumento d'offesa contro malefici mostri e giganti. Una volta lanciato in aria e frantumato il suo bersaglio, lo straordinario martello ritorna nelle mani di Thor come un insolito, ma ben più devastante, boomerang. Mjölnir, nella sua qualità di arma celeste, è anche un simbolo del fulmine, necessario preliminare luminoso ai tuoni ed alle precipitazioni atmosferiche. Ecco perché il rosso gigante era tanto venerato dai contadini, che vedevano in lui il signore delle piogge, importante elemento per il conseguimento di un buon raccolto. E, a mo' di pendagli appesi a rozze catenine, piccoli martelli ornavano i colli dei figli dei contadini per proteggerli dalle potenze maligne. Del resto, per rimanere nella sfera agraria, Thor aveva sposato Sif, la dea della fertilità dai capelli dorati come le spighe mature, immagine risplendente dell'abbondanza delle messi. Con la sua sposa Thor divide i possedinienti di Thrudvangar, "sentieri della potenza", dove abita nell'immenso palazzo Bilskirnir, "risplendente", uno dei più grandi di Asgardh, con le sue 540 sale riccamente arredate. Un dio così esuberante, incarnazione dell'energia vitale, non poteva certo accontentarsi di una sola donna, seppur bellissima: si conoscono numerosi suoi amori con comuni mortali e con gigantesse. Ma un solo incontro fu importante per Thor: quello con la gigantessa Jarnsaxa. Dall'unione con la donna appartenente alla razza dei suoi nemici per eccellenza Thor ebbe due figli: Modhi, "coraggio selvaggio", e Magni, "potenza colossale", ed una figlia, Thrudhr, "forza". E quando, alla fine dei tempi, Thor cadrà vittima delle esalazioni asfissianti del Serpe del mondo, saranno i suoi figli Modhi e Magni a prendere in consegna il mitico martello, portandolo nella nuova cittadella divina, consci che la pace e la prosperità vanno difese con la forza.

 

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