Thor Contro Il Serpe Del Mondo

Giovane baldanzoso ed impaziente di sfogare la sua vitalità, Thor non riusciva mai a stare fermo. Sempre in giro per il mondo, ricercava continuamente occasioni per mostrare la sua forza ed affrontare i suoi nemici principali, personificazioni del male di questa terra: i giganti ed i mostri. Questo lo spirito che lo animava quando, alle prime luci dell'alba, era partito senza il suo seguito con il fermo proposito di catturare il serpe del mondo, stanandolo dagli abissi marini. Dopo aver marciato tutto il giorno, il dio giunse, stanco ed affamato, presso la dimora del gigante Hymir: chiese ed ottenne ospitalità per la notte. All'alba, quando era ancora a letto, Thor sentì dei rumori: il gigante, come era solito fare, si preparava per andare a pescare. L'intrepido giovane dalla barba rossa - tale l'aspetto di Thor - si avvicinò a Hymir e, con tono deciso, si offrì di accompagnarlo. Un poco infastidito dall'ardire dell'intraprendente giovanotto, Hymir gli rispose che era ancora acerbo per simili faccende «da grandi»: senza dubbio, una volta in alto mare, avrebbe avuto paura delle montagne d'acqua rovesciate dall'occano durante la burrasca. Il potente signore del tuono, irritato da tanta arroganza, a stento represse la sua collera rinunciando a mettere mano al suo martello, e pensando al suo obiettivo principale, ribatté che non sarebbe stato certamente lui a chiedere di tornare a terra. Il gigante, sorpreso e divertito da tanta giovanile spavalderia, accettò di portarlo con sé, dicendogli che i marosi avrebbero ridimensionato la sua irruenza. Allora il novello pescatore, volendo attrezzarsi nel modo migliore, chiese al gigante quale era l'esca più adatta. Hymir, prendendolo bonariamente in giro, gli indicò una mandria di buoi che stava pascolando li vicino. Ma Thor non si perse d'animo e supponendo che l'esca migliore fosse una testa di bue, decapitò l'esemplare più grande e bello, un bue famoso con il nome Himinhr-jodhr, «nato dal cielo». Con il macabro trofeo ancora sanguinante sotto il braccio, Thor si recò al porto, dove il gigante lo aspettava a bordo della sua barca. Le braccia possenti di Thor spinsero presto l'imbarcazione al largo e, giunti sul tratto di mare dove era solito pescare le sogliole, Hymir gli ordinò di tirare i remi in barca. Ma il giovane rifiutò: erano ancora troppo vicini alla costa, disse; e remando con rinnovata lena condusse l'imbarcazione dove mai si erano avventurati giganti o uomini. Intanto Hymir, pensando anche alla propria pelle, mise in guardia il barbuto: da quelle parti potevano incontrare il serpe del mondo e morire orrendamente stritolati tra le sue spire. Ma Thor non volle sentire ragio, ni e, come un forsennato, remò fino a quando non ebbe più fiato e gettò l'ancora. Le mani nodose abituate a stringere Mjòlnir, tenevano ora, ben salda, una lunghissima canna, robusta e flessibile, alla cui estremità pendeva un amo massiccio. Thor prese dal fondo della barca la testa bovina e, sotto lo sguardo raccapricciato di Hymir, la conficcò sulla punta affilata dell'amo. Poi con un fenomenale lancio gettò l'esca sanguinoienta nelle profondità occaniche. Attratto dal sangue ed accettando la sfida che quell'insolita esca rappresentava, il serpe dei mondo, dopo un po', abboccò all'amo. E mancò poco che il primo strattone della bestia arpionata non trascinasse nelle acque gelide il divino pescatore. Tutt'intorno l'azzurro del mare era sparito lasciando il posto ad una spuma incolore emersa dà mostro ferito che si dimenava furiosamente, alzando altissime ondate. Ma, pur scorticandosi i polsi per non mollare la presa, Thor riusci a tirare a bordo il mostruoso serpente. Hymir, che aveva assistito terrorizzato a quella spaventosa scena, subendo impotente le gigantesche ondate pregne del malefico secreto del serpe, tagliò la lenza: ormai era preda del panico più assoluto. Prima che il mostro si inabissasse, Thor riuscì ad afferrare il suo martello e a scagliarglielo sulla testa. Ma fu inutile: il rettile scomparve tra i fiutti. Thor, pieno di rabbia, vedendo andare in fumo tutti i suoi sforzi, si scagliò contro il gigante che, con il suo vile gesto, gli aveva impedito di raggiungere il suo scopo: lo colpì sdegnosamente con un pugno, proprio su un orecchio. La potenza del colpo di Thor fu tale che si vide la testa dei gigante staccarsi dal collo e volare fuori dall'imbarcazione, divenendo preda di pesci e mostri marini. Ma la sfida con il serpe del mondo era solo stata rimandata.

 

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