Heimdallr - Il guardiano di Asgard

Figura divina di ardua classificazione, fonte di numerose e contrastanti interpretazioni, Heimdalir occupa un posto di rilievo nel pantheon nordico, svolgendo, nei miti, il ruolo di guardiano di Bifrost, la «tremula via» che conduce alla cittadella divina. Le molteplici, ma confuse, allusioni disseminate in testi arcaicifanno pensare, tuttavia, ad un ben più ampio spettro di domini simbolici a lui collegati, di cui, però, mancano i necessari referenti mitico-rituali per una loro precisa identificazione.

Ai limiti estremi del cielo, laddove l'occhio umano non riesce più a distinguere i confini delle cose, irretito dai bagliori di una luce bianchissima, si stagliava Himinbjorg, «monte del cielo», la dimora di Heimdafir, il «dio bianco», come lo chiamarono i poeti nordici. Immerso nella purezza di quell'atmosfera incontaminata, lontano dai clamori e dalle beghe umane, il dio sedeva beato, bevendo enormi coppe di idromele e carezzando Gulltoppr, il suo fantastico destriero dalla criniera fatta di sfavillanti boccoli d'oro fino. L'aureo metallo era profuso in abbondanza anche nella bocca del dio, donandogli un sorriso abbagliante e l'appellativo di Gullintanni, «denti d'oro», con cui era conosciuto in tutta Asgardh. Dal suo palazzo celeste HeimdaUr sorvegliava il «sentiero tremolante», il ponte Bifrost, l'arco multicolore teso tra il cielo e la terra che i comuni mortali scorgono solo dopo le tempeste e che era l'unica via d'accesso ai territori divini. Sentinella instancabile, Heimdalir vigila con solerzia impareggiabile, giorno e notte, dormendo pochissimo, simile ad un uccello pronto a destarsi al minimo rumore sospetto. E, come ausilio indispensabile per l'importante compito affidatogli, il «dio bianco» aveva un udito sensibilissimo: poteva sentire l'erba crescere nei prati o la lana che ingrossava quotidianamente il vello delle pecore. A tal proposito, si narrava che egli avesse ricevuto questo portentoso udito rinunciando ad una delle sue orecchie, recidendola e seppellendola sotto il sacro frassino che attraversa l'universo. Simile ad Odino che, per avere una vista più profonda, che gli consentisse cioè di vedere l'essenza delle cose, divenne orbo, Heimdallr aveva perciò un solo orecchio, indice di una rinuncia alla normalità, indispensabile sacrificio per acquisire un senso soprannaturale. Nelle mani di Heimdaìlr si trovava Giallarhorn, «corno risuonante», strumento di straordinaria potenza, il cui suono, grazie anche ai capaci polmoni del dio, raggiungeva i più sperduti angoli del mondo, annunziando la profanazione di Bifróst e chiamando a raccolta gli dèi. Ma, unendo l'utile al dilettevole, il corno era anche un magnifico calice da cui il dio sorseggiava la fresca mistura divina, il nobile idromele. Misteriose storie aleggiavano intorno a Heimdalìr, frammenti cifrati di labirinti che gli antichi nordici sapevano percorrere, ma di cui si sono perse le chiavi. Alcuni raccontavano, ad esempio, che il «custode di Asgardh» venne ucciso da una testa umana usata come macabro proiettile. E, unici a sapere sondare gli enigmi divini, i poeti parlavano di «spada di Heimdallr» quando volevano indicare, nel loro linguaggio ispirato, il cranio umano. Forse intendevano rammentare tristi episodi della ferocia delle primeorde guerriere nordiche, quando, a quanto si dice, il cervello dei nemici veniva estratto dai loro crani e impastato con della calce: se ne facevano ributtanti proiettili dotati di un potere magico sconfinato, capace di annientare qualsiasi eroico combattente.Dal resto, sempre nelle pieghe di versi criptici, si diceva che Heimdallr era un valente guerriero, intrepido sfidante dell'astuto signore degli inganni, il malvagio Loki. I due, in un tempo remotissimo, si affrontarono in uno strano duello, immersi nelle acque limacciose di un fiume, assumendo per l'occasione l'aspetto di foche. L'oggetto del loro contendere sembra essere stata la collana di Freya, da sempre fonte di invidie e di conflitti. Ma il mistero più insondabile, fonte di interminabili dispute, è celato nelle parole che il dio stesso pronunziò a proposito della sua nascita. In uno dei suoi canti magici, messaggi cifrati consegnati all'umanità incredula, Heimdallr diceva: «lo sono nato da nove madri Io sono nato da nove sorelle». Tramandati di generazione in generazione, si conoscono anche i nomi delle madri-sorelle, «tutte figlie di giganti», come è detto nello stesso carme. Tentando di svelare i segreti celati nell'enigmatico distico, alcuni coìnmentatori pensano che Heimdallr, oltre a salvaguardare Bifrost, fosse il nume tutelare del frassino dei mondo, il pilastro vegetale che attraversava i nove mondi dell'universo nordico. E, richiamandosi ad antiche tradizioni, pensano che le madri-sorelle simboleggino i nove settori in cui era frammentato il cosmo: il «dio bianco», quindi, sarebbe stato il custode dell'ordine cosmico e divino allo stesso tempo, vigilando sulla solidità dei suoi assi principali, tenendo lontani i foschi rappresentanti delle forze del male. Forse proprio per prepararlo a questo duplice compito le sue madri lo sottoposero, appena nato, a particolari cerimonie, dei rituali iniziatici carichi di simbolisini intricati ed oscuri, fornendogli così una corazza fatta di incantesimi, fragile a prima vista, ma efficacissima contro qualsiasi malia diretta contro di lui. li pargolo divino fu cosparso di terra, di gelide gocce provenienti dai mari ghiacciati dell'estremo nord e, per infondergli coraggio e forza, di sangue di porco selvatico coiisacrato: fu questo, in sintesi, il singolare «battesimo» di HeimdOr. Le doti del dio si manifestarono in tutta la loro grandezza alla fine dei teinpi, quando il suo corno risuonò, grave e penetrante, in tutto il cosmo, chiamando allo scontro finale le forze del bene contro quelle del male. In quella occasione egli dovette assistere al crollo di Bifröst, squarciato dalle orde furiose dei distruttori dell'universo, ma, impavidamente, continuò a soffiare nel corno, fornendo la colonna sonora di quell'ultimo spettacolo di morte. Rinnovando la loro antica sfida acquatica, si batté in duello con Loki e, senza mai abbandonare il suo Giallarhorn, pose fine alla vita del suo nemico. Ma subito dopo, ferito a morte, stramazzò al suolo. Heimdallr ebbe ancora il fiato sufficiente per suscitare altre brevi ma possenti note e poi mori, testimone e protagonista dell'inizio della consumazione finale dell'universo.

 

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