Torino

Storia e Leggenda

Per celebrare l'attribuzione del titolo regio a casa Savoia sono proclamate tre giornate di festa tra il 22 e il 24 settembre 1713. Il 22 s'intona il Te Deum in duomo; due giorno dopo, il solenne canto risuona nella chiesa del Corpus Domini. nelle principali celebrazioni torinesi è una costante il rincorrersi dei riti ufficiali prima nell'una, poi nell'altra chiesa, quasi a voler raggiungere un equilibrio nella  rappresentatività dei due poteri, regale (cui si riconosce l'indiscusso primato) e municipale. All'origine dell'edificazione della chiesa del Corpus Domini si pone il miracolo del Santissimo Sacramento, un episodio di storia della pietà popolare torinese.  

Il 16 giugno 1453, verso le cinque del pomeriggio, avvenne a Torino il celebre "miracolo del. SS. Sacramento".

Nell'alta Val Susa. presso Exilles, le truppe di Renato d'Angiò si scontrarono con le milizie del duca Lodovico di Savoia. Qui i soldati si abbandonarono al saccheggio del paese ed alcuni penetrarono anche in chiesa.

Uno di loro, sacrilego, forzò la porticina del tabernacolo e rubò l'ostensorio con l'Ostia consacrata. Avvolse tutta la refurtiva dentro un sacco e, a dorso di un mulo, passando per Susa e Rivoli, scese a Torino.

Sulla piazza maggiore, presso la chiesa di S. Silvestro ora dello Spirito Santo, sul luogo dove si eresse poi la chiesa del Corpus Domini, il giumento, incespicò e cadde.

Ecco allora aprirsi il sacco e l'ostensorio con l'Ostia consacrata elevarsi al di sopra delle case circostanti tra lo stupore della gente Fra i testimoni c'era un certo don Bartolomeo Coccono, il quale corse a dar notizia al Vescovo Lodovico dei Marchesi di Romagnano. Il Vescovo, accompagnato da un corteo di clero e di popolo, si portò in piazza si prostrò in adorazione e pregò con le parole dei discepoli di Emmaus: «Resta con noi, Signore»

Nel frattempo si era verificato un nuovo prodigio: l'ostensorio era caduto a terra, lasciando libera e splendente, come un secondo sole, l'ostia consacrata. Il Vescovo che teneva in mano un calice, lo alzò verso l'alto e lentamente l'Ostia consacrata cominciò a ridiscendere, posandosi dentro il calice

In processione ci si recò verso la vicina chiesa Cattedrale dove il Vescovo benedisse il popolo ringraziando Dio di questo prodigio eucaristico che poi meritò a Torino il titolo di "Città del SS. Sacramento".

Come è consuetudine quando si verifica un evento miracoloso, le autorità ecclesiastiche e laiche si affrettano a fermarne il ricordo in pagine scritte e legalmente comprovate, in modo da poter produrre in qualunque momento le prove dell'autenticità del fatto. Si raccoglie una "testimonianza amplissima di tutto un popolo scritta, et notata subito negli atti pubblici", come scrive Agostino Bucci, professore di filosofia all'università nella seconda meta del Cinquecento, "bastino a tor ogni scrupolo dalle menti dieci particolari testimoni di quei tempi notati nominatamente nelle pubbliche et antiche scritture della città… Furono questi parte cittadini nobili, parte abitanti et popolani".  

Nella relazione del notaio ducale Tommaso Valle, stilata pochi giorni dopo 1'evento, sono infatti citati dieci testimoni oculari, la cui deposizione giurata è indispensabile per sostenere il miracolo; sono tutti abitanti delle case intorno al luogo in cui l'ostia si è librata in aria: due mercanti, un dottore in leggi, un fabbro ferraio, tutti gli altri di famiglia nobile. L'appartenenza dei testimoni a diverse classi sociali serve a comprovare 1'autenticità del miracolo, in quanto apparso agli occhi di un intero popolo (secondo la procedura richiesta dalla Chiesa), mentre la prevalenza numerica dei nobili offre ulteriore garanzie di veridicità. Nella pietà torinese il Sacramento protagonista del miracolo diventa uno dei punti di riferimento cittadini, mediatore tra l'umanità e il cielo, al quale rivolgersi nei momenti di pericolo e di bisogno, come aiuto in particolare contro i malanni del corpo. Il primo guarito di cui si abbia notizia e il mercante Tomaso de Soleris, che, malato di pellagra da tre anni, "udì novella", attesta un atto notarile dell'ottobre 1454, "del miracolo opratosi pocanzi del corpo di Cristo miracolosamente ritrovato e miracolosamente uscito dalla balla in cui era stato legato con altri oggetti furtivi"; il mercante fa voto di andare in adorazione al Sacramento, se guarirà, trasportando a piedi un cero di tre libbre; nel giro di un giorno, secondo il documento, scompaiono tutti i sintomi della malattia. Per una sorta di senso di possesso territoriale (il mulo del miracolo si è fermato a poche decine di metri dall'ingresso principale del palazzo municipale) il corpo decurionale si fa promotore del culto. Sul luogo del miracolo sorge solo una piccola cappella; nel 1521, quando da poco è stato ricostruito il duomo con la candida facciata rinascimentale, i decurioni decidono di dare maggiore dignità e rinnovato prestigio al monumento che ricorda il "loro" miracolo,e danno inizio alla fabbricazione di un oratorio. Otto anni dopo nasce la compagnia del Corpus Domini, alla quale e fatto obbligo di appartenenza tutti i decurioni. Per il primo centenario dell'evento non si ha notizia di festeggiamenti, 1'occupazione francese cancella potere e iniziative del Consiglio municipale. Con grandi pompe è invece ricordato il secondo centenario, anche sotto spinta ideologica dell'esaltazione dell'eucarestia vero corpo di Cristo, in polemica con i protestanti. Nel 1670, per riaffermare il ricordo del miracolo,i si forma la Compagnia per 1'Adorazione perpetua, all'unisono con la nascita di molte Società analoghe in tutto il mondo cattolico, rigorosamente preposte al compito di adorare il Sacramento; è lecito ai confratelli scegliere qualunque ora della giornata per compiere 1'adorazione in una delle chiese Torino, poichè ciò che conta e la garanzia che quest'atto di pietà sia svolto senza interruzioni nella città nell'arco delle ventiquattro ore La Compagnia resta in vita fino al xx secolo, subendo modificazioni, per adattarsi alle caratteristiche e ai mutamenti della società di cui è parte.  

L'interno della Basilica

La chiesa è uno dei monumenti più belli di Torino in stile barocco. E' di forma rettangolare, con due cappelle laterali e quattro spazi di minore dimensione per i confessionali. E' ad una sola navata di metri 26 di lunghezza, 16 di larghezza e 10 di altezza dal pavimento alla parte superiore del cornicione. Riceve luce da quattro finestre per lato, oltre ché dal finestrone della facciata. L'interno presenta abbondanza di ornati e dorature.le pareti sono tutte ricoperte di preziosi marmi policromi come pure sono di marmi preziosi le numerose colonne.