Il 23 maggio 1987 (sabato) Vincenzo Fullone, un
ragazzino quindicenne di Crosia ed un suo amico, Arturo Berardi, stavano
giocando sul piazzale dell'ex cimitero. Erano circa le 16:00 quando i
due ragazzi, spinti dalla curiosità decisero di entrare nella chiesetta
abbandonata della Pietà per curiosare.
Guardandosi intorno, in quel luogo desolato ridotto ad una stalla,
furono attratti dalla statua raffigurante la Madonna con Gesù morto tra
le braccia, posta in una nicchia al centro dell'altare maggiore.
Avvicinandosi a quell'immagine, si accorsero che era interamente coperta
di polvere. Vincenzo salì sul piccolo altare fatiscente, si avvicinò
all'immagine e prendendo il suo fazzoletto cercò di ripulirla dalle
ragnatele, ma ebbe timore di accostare il fazzoletto a quel volto.
Quindi cercò di soffiare via la polvere che entrò nei suoi occhi
annebbiando la sua vista. Mentre cerca di ripulirsi gli occhi si accorse
che qualcosa di strano stava accadendo agli occhi della statua, ma un
rumore improvviso lo distrasse e lo costrinse a scappare via. Arturo,
però, rimase ai piedi dell'altare nonostante Vincenzo lo invitasse ad
andar via. Era come inchiodato e guardava fisso in l'alto, verso
l'immagine. Allora Vincenzo, facendosi coraggio si avvicinò ad Arturo
per chiedere cosa stesse accadendo ma l'amico l'anticipo: "'a
Maronna stà ciancenn'" (la Madonna sta piangendo). Il ragazzo,
incredulo, cercò di distogliere l'amico da quel pensiero spiegandogli
che probabilmente, mentre soffiava via la polvere, un po' della sua
saliva era finita sulla statua. Ma Arturo continuò a fissarla
sconvolto, intimando all'amico di guardare lui stesso. Così Vincenzo,
salendo sull'altare per osservarla meglio, e soprattutto per dimostrare
il contrario. Ripulì il volto bagnato della statua, riflettendo nella
mente si accorse che non poteva essere ne la saliva che erroneamente nel
soffiare era finita sul volto, ne gocce di umidità che potevano essere
colate dalla nicchia. Ad un certo punto, vide lui stesso gli occhi della
statua riempirsi di liquido e le lacrime venire giù una dopo l'altra.
Le toccò e sentì che erano calde. Stupito, prese il suo fazzoletto e
le asciugò, ma quelle continuarono a sgorgare. Vincenzo racconta che
venne preso da uno strano spavento che lo costrinse ad inginocchiarsi ed
a recitare le poche preghiere che ricordava, pensando che queste
avrebbero bloccato quelle lacrime, ma queste continuavano a sgorgare
copiose. I ragazzi, spaventati, uscirono dalla chiesa per cercare
qualcuno con cui condividere ciò che avevano visto, ma incontrarono
solo l'indifferenza e l'ingiuria della gente, rendendosi conto che era
difficile raccontare una simile cosa. Così decisero di andare a casa,
promettendosi di ritornare l'indomani e di non farne parola con nessuno.
26 maggio 1987
Quella mattina, per assicurarsi che Vincenzo non tornasse nella
chiesetta della Pietà, suo padre andò a prenderlo all'uscita di
scuola. Tornati a casa, lo legò al letto e chiuse a chiave la porta
della sua stanza. Nel pomeriggio, verso le 18.15, Vincenzo chiamò suo
padre perché aveva sete e gli chiese di liberarlo per poter andare da
quella "statua che parlava". Ma suo padre irremovibile, glielo
vietò, uscì dalla stanza infuriato e, mentre tentava di chiudere la
porta, la chiave si rigirò nella serratura, impedendogli di chiuderla.
Nello stesso momento, Vincenzo riuscì a liberarsi dalle corde che lo
stringevano e scappò via, nonostante i vani tentativi di suo padre di
fermarlo. Senza rendersene conto, si ritrovò per strada a correre
verso la chiesa della Pietà. Qui una gran folla era radunata sul
sagrato e una ragazzina di Mirto, Anna Biasi, lo stava aspettando
davanti alla porta della chiesa. Anna raccontava che nella notte tra il
22 e il 23 maggio era stata svegliata da una signora bellissima, vestita
miseramente, che le aveva detto di recarsi a Crosia nella chiesa della
Pietà. Il pomeriggio di quel 26 maggio 1987, Vincenzo e Anna si
incontrarono per la prima volta, si presero per mano ed entrarono nella
chiesetta. Avvicinatisi alla statua della Pietà, si
inginocchiarono e udirono una voce: " Non siamo soli: c'è un'altra
persona nascosta. Ditele di uscire". Vincenzo si voltò e,
accortosi che un sacerdote era entrato di nascosto, lo invitò ad andare
fuori. Rimasti soli, i due ragazzi si inginocchiarono nuovamente. La
statua sorrise loro e guardò Anna come una madre fa con la sua figlia
più piccola. Le disse qualcosa che Vincenzo non udì ed iniziò a
parlare ad entrambi, tranquillizzandoli. Vincenzo Le chiese se ci fosse
qualcosa che potessero fare per Lei e la statua rispose: " Si, c'è
qualcosa. Tegn' na sit! Joj c'arsura ca tegn! M'a jate a pijare n'andia
e' acqua?" (che significa: "Ho sete, mi andate a prendere un pò
d'acqua?"). Il ragazzo si alzò immediatamente per andare a
prendere dell'acqua, ma Lei lo fermò e gli disse di andare alla
sorgente più vicina. A Crosia ci sono due sorgenti d'acqua: Cuppo e
Pozzo. La prima, quasi secca, veniva utilizzata solo per abbeverare gli
animali e per irrigare qualche campo vicino, e il sapore della sua
acqua non era gradito agli abitanti di Crosia. Tuttavia, questa e' la
sorgente più vicina alla chiesa della Pietà e , nonostante fosse
ridotta ad un abbeveratoio per animali, Vincenzo si diresse lì deciso,
perché si fidava della statua, aveva imparato a fidarsi di lei. Mise le
mani a coppa sotto il rubinetto ormai ricoperto di muschio e,
improvvisamente, l'acqua cominciò a sgorgare abbondantemente,
riempiendole. Il ragazzo si mise a correre non curante del fatto che,
percorrendo la ripida salita che lo portava alla Pietà, l'acqua gli
sarebbe sicuramente scivolata dalle mani. Giunto davanti alla porta
della chiesa, si rese conto di ciò che aveva fatto e pensò che le sue
mani fossero vuote, ma incredibilmente si accorse che queste grondavano
acqua, come se fossero state appena riempite. Per la prima volta
Vincenzo aveva avuto fede, aveva avuto fiducia in una persona. Salì
sull'altare per porgere l'acqua alla statua e questa, dopo aver bevuto
dalle sue mani, disse: "Desidero che tutti coloro che arriveranno
qui, vadano ad attingere quell'acqua, e l'attingano con la stessa fede
con cui tu l'hai fatta scaturire. Vedrete che grazie a quest'acqua ci
saranno grazie e miracoli a non finire". Subito dopo la statua
ricominciò a piangere, volle che il suo volto fosse coperto e chiese
venti giorni di preghiera intensa dalle 20.00 alle 24.00.
27 maggio 1987
Già dalle prime ore del mattino la chiesa della Pietà e gli spazi
circostanti furono meta di pellegrini provenienti anche dai centri
vicini. Nel pomeriggio Vincenzo e Anna, tornati nella chiesetta
diroccata, videro ancora la statua incarnarsi. Questa chiese loro di
trovare alcuni oggetti sacri che in passato erano appartenuti alla
chiesa: una colomba di marmo, la campana, il suo sostegno e due
candelabri. I due ragazzi si misero subito alla ricerca, guidati da una
sfera di fuoco che, muovendosi nello spazio, indicava loro i posti in
cui cercare. Grazie ad essa riuscirono a ritrovare tutti gli oggetti,
fra lo stupore della gente. La statua chiese loro di bagnarli nella
sorgente di Cuppo, che chiamò "sorgente della
vita". Volle che la campana venisse suonata alle 22.00 per
richiamare tutti alla preghiera e chiese che le fosse coperto il volto.
Alle 22.00 di quello stesso giorno, la campana venne suonata ed una
moltitudine di gente si raccolse commossa in preghiera. La statua
ricominciò a lacrimare e il parroco, don Luigi Mazza, testimone
dell'evento, invitò tutti i presenti ad avvicinarsi per verificare
lo straordinario fenomeno.
28 maggio 1987
Nei giorni che seguirono non fu più una statua a parlare a Vincenzo
e ad Anna, ma una figura meravigliosa di donna, descritta minuziosamente
dai due. Quel 28 maggio i due ragazzi si trovavano nella chiesa della
Pietà e, inginocchiati ai piedi della statua, attendevano che, come era
avvenuto nei giorni precedenti, questa si incarnasse e parlasse loro. Ma
ciò non accadde. Verso le 15.30 i due videro provenire dalla finestra
posta a sinistra dell'altare una luce molto forte, nella quale scorsero
una ragazza di circa sedici anni, dalla carnagione olivastra, gli occhi
scuri e il volto perfettamente ovale. I suo capelli neri, erano quasi
completamente coperti da un turbante, sul quale era appoggiato un lungo
velo bianco che le scendeva fino ai piedi. Indossava una semplicissima
tunica bianca, stretta in vita da una fascia azzurra, e un corpetto
senza maniche, chiuso da dei legacci ad x. Aveva la mano sinistra sul
cuore e nella destra, tesa verso di loro, aveva la corona del Rosario.
Il parroco, don Luigi Mazza, preoccupato che si potesse trattare di una
presenza negativa, diede ai ragazzi una bottiglietta di acqua benedetta
per buttarne un pò contro l'immagine che vedevano, dicendole: " Se
vieni da Dio, resta. Ma se non vieni da Dio, vattene". Vincenzo
fece come il sacerdote aveva detto, ma la meravigliosa ragazza che
vedevano rispose: " Dì al tuo parroco che all'inferno tanta luce
non v'è". E furono quelle parole, poi riportate dal ragazzo, che
tranquillizzarono don Luigi. La Madonna chiese loro una colomba, un
ramoscello di ulivo e una rosa rossa. Così, Vincenzo e Anna si recarono
in una colombaia e, mentre le altre colombe volavano via, una si lasciò
docilmente prendere da Vincenzo. Colsero anche un ramoscello d'ulivo e
fecero ritorno alla Pietà, dove lo poggiarono sull'altare e levarono in
volo la colomba, che andò a posarsi sulla statua, rimanendovi per ben
otto giorni e scendendo solo per mangiare e bere. Poi si apprese
che questa aveva fatto ritorno alla colombaia. Più tardi un giovane di
un paese vicino portò la rosa rossa, trovata in circostanze misteriose.
30 maggio 1987
Erano le 22.00 circa, e la chiesa della Pietà era affollata di
gente in preghiera, incurante delle impalcature e delle transenne poste
lì per il pericolo di crollo. Quella sera, la meravigliosa figura che
Vincenzo e Anna avevano visto i giorni precedenti, si presentò loro
stranamente taciturna, mostrando il Suo cuore trafitto di coltelli. Don
Luigi Mazza, il parroco di Crosia, colpito dalla presenza di alcuni
ammalati, tra cui due giovani fratelli ciechi dalla nascita, si rivolse
a Vincenzo e ad Anna:" Dite alla Madonna che dia un segno tangibile
perché tutti possano credere. Ditele che faccia guarire, se non
entrambi, almeno uno di questi giovani ciechi!". Ma Vincenzo e Anna
riferirono che la Madonna si comportava in modo strano, apparendo
indifferente alla richiesta del parroco. La videro voltarsi lentamente e
allontanarsi sempre di più, fino a diventare una stella. In quel
momento Vincenzo gridò:" Guardate il cielo! La Madonna è entrata
in una stella: tutti potete vederla!". Immediatamente la gente uscì
dalla chiesa e vide una stella luminosissima, simile ad una sfera di
fuoco, muoversi velocemente nel cielo, come per scrivere qualcosa,
assumendo alternativamente dimensioni maggiori o minori. Il fenomeno,
durato 15 minuti, fu ripreso da un cineamatore e tuttora questa
videocassetta rappresenta uno dei documenti più importanti per lo
studio degli avvenimenti accaduti a Crosia.
23 giugno 1987
Alcuni giovani, provenienti da Crosia e dai paesi vicini,
organizzarono una fiaccolata notturna da Mirto a Crosia, per ricordare
ciò che un mese prima era accaduto in quello stesso giorno. In seguito,
la fiaccolata e' diventata una tradizione di Crosia e, ancora oggi, ogni
23 del mese si organizza un cammino di penitenza che da Mirto conduce a
Crosia.
27 giugno 1987
Nei giorni seguenti, le lacrimazioni e le apparizioni della Vergine
furono frequenti e molti ne furono testimoni. L'arcivescovo di Rossano,
mons. Serafino Sprovieri, giunse a Crosia nella mattinata del 27 giugno,
accolto dalla presenza di numerosissimi fedeli, sorpresi del suo
inaspettato arrivo. L'arcivescovo, con una cerimonia molto semplice,
benedisse la chiesetta e promise che appena questa fosse stata
restaurata sarebbe tornato per riconsacrarla.
4 agosto 1987
Durante la notte tra il 4 e il 5 agosto, la Madonna fece
visita a Vincenzo e volle che pregasse insieme a Lei: Dio desiderava che
l'umanità ringraziasse di aver ricevuto in dono Maria. Il 5 agosto,
infatti, era l'anniversario della sua nascita, sebbene la liturgia
indichi l'8 settembre come data della natività di Maria. Da allora,
ogni anno a Crosia i giovani organizzano una veglia di preghiera la
notte del 4 agosto, e numerose sonole persone che vi prendono parte.
29 agosto 1987
Verso le 20.00, con una lunga fiaccolata, la statua della Madonna
della Pietà venne portata nella chiesa di S. Michele per consentire
l'inizio dei lavori di restauro della chiesetta in cui erano avvenuti i
fattistraordinari dei giorni precedenti.
31 agosto 1987
Nella notte fra il 30 e il 31 agosto i giovani organizzarono una
veglia di preghiera nella chiesa di S. Michele. Nella mattinata, mentre
erano intenti a rimettervi ordine, una donna, in preghiera vicino alla
statua della Pietà, vide che questa stava lacrimando. Molti furono i
testimoni, lo stesso parroco che era stato tempestivamente avvisato. Più
tardi, verso le 8.00, dall'occhio destro della statua sgorgò una
lacrima di sangue. Anna racconta che nella mattinata di quello
stesso giorno, verso le 5.00, fu svegliata dalla Madonna, sul cui viso
scendevano lacrime di sangue, che le disse:"Anna, vai a Crosia,
perché la giovane signora sta piangendo". Quando Anna si recò a
Crosia, vide il volto della statua della Pietà solcato da una lacrima
di sangue. Le lacrimazioni
si susseguirono numerose e frequenti, anche dopo i primi periodi.
13 settembre 1987
La Madonna chiese a Vincenzo e ad Anna che il 14 settembre si
sostasse in preghiera sotto la croce posta a Cozzo, una zona di Crosia.
Così, il giorno seguente, alcuni fedeli si ritrovarono sotto la
grande croce e, al termine della veglia, come spesso accadeva, la
Madonna apparve a Vincenzo e ad Anna. Le apparizioni della Vergine
continuarono a susseguirsi quasi ogni giorno, ma soprattutto in date
particolari. E i messaggi che Lei affidava a Vincenzo, perché lui, così
come Anna , li riportasse alla gente,
cominciarono ad acquisire maggiore profondità dal punto di vista
teologico e una migliore organizzazione grammaticale e sintattica.
Questo coincise con la crescita culturale e linguistica di Vincenzo, che
imparò l'italiano soprattutto grazie ai messaggi. Durante le prime
apparizioni, infatti, la Vergine si esprimeva in dialetto calabrese, per
farsi comprendere con immediatezza dai due ragazzi, che non avevano una
buona istruzione scolastica. Col tempo, i messaggi assunsero una forma
più corretta, come se seguissero una linea pedagogica, attraverso la
quale Maria si accostava a Vincenzo e ad Anna senza fare violenza al
loro immaginario culturale, nel pieno rispetto della loro condizione di
adolescenti.
2 aprile 1988
La notte di Pasqua, fra il 2 e il 3 aprile 1988, Vincenzo ebbe una
visione: una città, divisa da un muro ricoperto di scritte e graffiti,
veniva invasa da tante colombe bianche con dei ramoscelli di ulivo nel
becco. Le mani della gente, che gridava di gioia, attraversavano il muro
e, finalmente, dopo tanto tempo, potevano ricongiungersi con quelle di
chi era dall'altra parte. Apparve in cielo la Madonna, con la luna sotto
i piedi e una corona di dodici stelle. E una scritta: PACE. Nel
messaggio che diede a Vincenzo, la Vergine disse:" Cadranno i muri
che dividono le città, ma difficilmente cadranno i muri ideologici che
dividono gli uomini".
23 maggio 1988
Primo anniversario delle apparizioni della Vergine a Crosia. Oltre
10.000 persone giunsero da ogni parte d'Italia e, come ogni 23 del mese,
parteciparono alla fiaccolata di preghiera da Mirto a Crosia. Tutti, in
questa occasione, videro il sole pulsare e roteare vorticosamente nel
cielo, assumendo colori diversi. Alcune emittenti televisive erano
presenti quel giorno.
11
agosto 1988
L'arcivescovo di Rossano, mons. Serafino Sprovieri, tornò a Crosia
per riconsacrare la chiesa della Pietà. Durante la santa messa solenne,
monsignor Sprovieri, senza deludere le aspettative dei presenti, regalò
ai fedeli una delle sue profonde omelie su Maria Santissima. Queste sono
una vera e propria catechesi e aiutano i fedeli a non vivere di una fede
astratta e, a volte, fanatica, ma a costruire una religiosità radicata
nel concreto della vita quotidiana. Un tratto, questo, che delinea la
spiritualità di Crosia, nata spontaneamente ed evolutasi nel tempo,
allontanandosi da quelle che potevano essere le manifestazioni bigotte
degli inizi delle apparizioni, per approdare ad un modo di vivere la
fede più ortodosso e vero. L'arcivescovo fece cenno con cautela agli
avvenimenti accaduti a Crosia, e fu testimone dell'apparizione che
Vincenzo e Anna ebbero alla fine della messa, rimanendo in riverente
silenzio e raccogliendone poi il messaggio.
13 agosto 1988
Questo giorno rappresentò un nuovo inizio nella storia di Crosia,
perché la statua della Madonna fu riportata nella chiesa della Pietà,
da dove era stata spostata per consentire i lavori di ristrutturazione
dell'edificio. Alle 17.00 tutti i fedeli, convenuti da più parti
d'Italia, si radunarono sul sagrato della parrocchia di San Michele,
dove era stata custodita la statua, per partecipare alla processione che
l'avrebbe condotta nella sua sede originaria.
10 settembre 1988
Verso le 20.50 la Madonna apparve a Vincenzo e ad Anna e spiegò
loro che non sarebbe più tornata fin quando la gente di Crosia non
avesse compreso il dono della Sua presenza in questa terra. Nei giorni
che seguirono, i due ragazzi non la videro più, e dai loro sguardi
tristissimi i genitori, preoccupati, comprendevano il profondo dolore
che provavano. Vincenzo e Anna rimproveravano la gente del paese di non
essersi ancora convertita e tutti sentivano la mancanza di un
"qualcosa" che aveva cambiato la loro vita, entrando a far
parte della storia personale di ciascuno. Questo apparente silenzio del
Cielo contribuì a valorizzare i segni concreti della presenza di Dio,
che sono messi quotidianamente a disposizione dell'uomo e, soprattutto,
il dono dell'Eucaristia. Così la gente ricominciò a pregare con fede,
vivendo una nuova conversione del proprio cuore, e anche per i ragazzi
non vederLa più come un tempo fu importante, perché non si
legassero solo alla Sua presenza fisica. 23 novembre 1988 Quindici
giorni prima dell'8 dicembre, un angelo apparve a Vincenzo e ad Anna
dopo la santa messa e annunciò il ritorno di Maria a Crosia. Poi
apparve Maria e li rassicurò dicendo che le apparizioni sarebbero
continuate come sempre, perché Lei non li avrebbe abbandonati.
23 maggio 1989
Per il secondo anniversario delle apparizioni, circa ventimila
fedeli si radunarono a Crosia. In mattinata si tenne una grande
processione per le vie del paese al seguito della statua della Pietà,
che la gente faceva a gara per portare a spalla. Gli abitanti di Crosia
avevano addobbato i balconi delle case con le coperte più preziose e
offrivano ai pellegrini, che passavano lungo le strade del paese, dolci
e bevande fresche. Nel pomeriggio in tantissimi parteciparono al cammino
di penitenza da Mirto a Crosia e, giunti sul piazzale della Pietà,
assistettero alla santa messa solenne che venne celebrata, come ogni
mese, sull'altare esterno della chiesa. Al termine della celebrazione,
Vincenzo e Anna caddero in estasi e, nel messaggio che poi Vincenzo
riferì, la Madonna si rivolse direttamente ai giovani, che definì
"sale della terra", chiedendo loro di diventare
"artigiani di Pace".
24 maggio 1989
Nella mattinata di quel giorno, il Cardinale di Napoli, mons.
Corrado Ursi, giunse a Crosia e presiedette una bellissima celebrazione
eucaristica nella chiesetta della Pietà, gremita di fedeli. Col passare
del tempo, Crosia comincia a stabilirsi nel cuore della Chiesa di
Rossano-Cariati come un luogo privilegiato, in cui la gente che viene
cambia la propria esistenza e si converte. Ne sono testimoni i tanti
sacerdoti che fanno l'esperienza della confessione e che asseriscono che
i miracoli più grandi sono le numerose conversioni. Incredibile la
presenza dei giovani, provenienti da ogni parte d'Italia, richiamati
da un modo di vivere la fede che li colpisce e li spinge a tornare qui
ogni mese ma, soprattutto, a cambiare radicalmente la propria vita. Sono
i giovani che continuano ad organizzare, con i loro semplici mezzi, le
giornate del 23 e le veglie di preghiera. Queste, infatti, già dai
primi tempi delle apparizioni, sono diventate una tradizione di Crosia,
un momento importante di preghiera la cui intensità ha raggiunto, negli
anni, livelli altissimi. Col tempo, le veglie hanno acquisito un profilo
ben determinato e anche una certa profondità teologica, grazie anche
agli studi che alcuni ragazzi, entrati in seminario, hanno svolto.
Così, non ci si è limitati a mettere insieme solo dei canti e delle
formule, ma ci si è impegnati a stendere dei testi per permettere la
meditazione su determinati argomenti, ogni volta diversi. Il tema di
ogni veglia, infatti, è frutto della riflessione e della preghiera di
un anno intero, che i giovani che collaborano con Crosia, pur se
divisi ovunque nei loro paesi, portano avanti individualmente e poi
condividono quando si incontrano tutti insieme. Dal tema di ogni veglia
scaturisce, poi, uno slogan, una frase, che accompagna i pellegrini, e i
giovani stessi, per ogni mese e viene approfondito nelle veglie
successive. A partire dal '97, si è dedicato ogni anno alla riflessione
su una delle tre Persone della Santissima Trinità, prima il Figlio, poi
lo Spirito Santo e, infine, il Padre, seguendo le indicazioni del Papa
in preparazione al Giubileo del 2000. La veglia del 22 maggio, durante
la quale si ricorda la visione avuta da Anna la notte di quello stesso
giorno nel 1987, rappresenta, in un certo senso, il trampolino di lancio
del tema che verrà affrontato durante l'anno. La stessa liturgia viene
incentrata su di esso e i giovani, che la curano nei minimi particolari
(dalla sistemazione dell'altare e degli spazi circostanti ai canti)
scrivono e musicano per l'occasione una canzone, che diventa poi il
simbolo delle giornate del 22 e 23 maggio. "Gocce di un mare",
"Vivo di Te", "Zoopoion", non sono che alcuni dei
titoli . Queste nascono dalla voglia di raccontarsi e di
raccontare la storia d'Amore che ognuno ha vissuto, e continua a vivere,
con un Dio che ci viene a cercare ovunque, anche fra i meandri della
disperazione. La veglia del 4 agosto, voluta direttamente da
Maria nel 1987, viene celebrata per ricordare la Sua nascita, il 5
agosto, senza andare contro la tradizione che la festeggia l'8
settembre. Questo estivo, è un momento particolare per tutti coloro che
vengono a Crosia, molti dei quali fanno chilometri di strada per
prendervi parte. In questa occasione la riflessione è incentrata tutta
su Maria, con il riferimento costante, però, a ciò su cui si è
meditato nelle giornate del 22 e 23 maggio. Subito dopo, la veglia del
14 settembre, festa dell'esaltazione della croce, rappresenta un
ulteriore approfondimento del tema. In questa ricorrenza, particolare
rilevanza ha la croce, la cui figura fa parte da sempre dell'immaginario
di Crosia e rappresenta per i giovani che vengono qui da più tempo, un
punto di riferimento ed uno stile di vita. Momento più intimo è la
veglia dell'8 dicembre, alla quale partecipano poche persone rispetto al
solito, a causa della particolare ricorrenza pre natalizia, che
trattiene molti in famiglia. Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre, ci si
riunisce per meditare sul mistero dell'Immacolata Concenzione e, in
questa occasione, si svolge uno dei tanti piccoli riti cari soprattutto
ai giovani: si fanno dei propositi (che vengono scritti da ciascuno su
dei ciottoli raccolti sulla spiaggia) e si prendono a caso, da un cesto,
dei cartoncini, sui quali sono riportati dei fioretti che ci si impegna
a mantenere durante l'anno.
Tutti questi momenti di riflessione e di preghiera,
non sono solo delle date isolate, durante le quali si viene a Crosia per
poi tornare a casa e continuare la vita di sempre, ma delle vere e
proprie tappe di crescita personale, sia per i pellegrini che per i
ragazzi che le preparano. La storia di questo piccolo paese, dopo il
1987, è diventata un pò la storia di ogni persona che di qui è
passata e che ha contribuito a scrivere una pagina in più di questa
meravigliosa realtà.
23 maggio 1990
Il 23 maggio del'90 per gli eventi straordinari di Crosia ricorreva
il terzo anniversario. Nonostante un sole cocente e l'inadeguatezza
degli spazi circostanti la chiesetta della Pietà, migliaia di
pellegrini affollavano il paese. Il programma della giornata era ormai
consolidato e, come un rito, si sarebbe ripetuto ogni anno: nella
mattinata una processione per le vie del paese al seguito della statua
della statua della Pietà, la messa di mezzogiorno, il cammino di
penitenza da Mirto a Crosia nel pomeriggio e la solenne concelebrazione
liturgica sull'altare esterno della chiesa della Pietà. Gli abitanti
del paese misero a disposizione dei pellegrini dolci e bevande,
dimostrando spontaneamente un'ospitalità innata nella gente calabrese.
Lungo il tragitto della processione per le vie di Crosia, una donna, la
cui identità è tuttora ignota, posando il suo sguardo sugli occhi
della Pietà, si spogliò degli oggetti d'oro che aveva addosso e li
mise al collo della statua, dicendo:"Cosa me ne faccio di questa
roba?". Alla domanda del sacerdote, che le chiese chi fosse, lei
rispose:"La Madonna lo sa". Il resto della giornata si svolse
come di consueto, in un'atmosfera di festa e di preghiera, che culminò
nella profonda omelia dell'arcivescovo di Rossano, mons. Sprovieri,
figura sempre presente e vigilante durante i primi eventi soprannaturali
verificatisi a Crosia. Durante la messa, da lui presieduta, gli occhi
dei presenti assistettero ad uno spettacolo meraviglioso: un arcobaleno
stranissimo, il cui arco non era rivolto, come sempre, verso la terra,
ma verso il cielo. Più tardi, verso le 19.45, Vincenzo e Anna ebbero
una nuova apparizione della Vergine.
Padre Renè Laurentin visita Crosia Dopo il cardinale Ursi,
giunse a Crosia anche padre Renè Laurentin, mariologo francese ben
conosciuto in ambito ecclesiastico. La sua fu una visita veloce, durata
solo un giorno, ma sufficiente perché potesse porre già le basi di una
conoscenza approfondita degli eventi accaduti a Crosia. Gli appuntamenti
della giornata furono molti, innanzitutto l'incontro con Vincenzo e
Anna, ai quali pose molte domande, l'ascolto di sacerdoti e testimoni e
l'incontro con l'arcivescovo di Rossano, mons. Sprovieri. Nel primo
pomeriggio, poi, a Crosia, fu organizzato un rinfresco per accogliere
padre Laurentin, al quale parteciparono molti sacerdoti e lo stesso
arcivescovo che, in quell'occasione, raccontò un fatto accaduto poco
prima delle apparizioni della Vergine e, secondo lui, premonitore degli
stessi: ventidue giorni prima del 23 maggio 1987, si
presentò a lui una religiosa che egli non conosceva, suor Maria da
Trapani. Questa gli raccontò che, durante una locuzione interiore, la
Madonna le aveva detto che era contenta dell'anno mariano che mons.
Sprovieri aveva indetto e che presto avrebbe dato un chiaro segno della
Sua presenza nella diocesi. Sul momento l'arcivescovo credette che si
trattasse di un risveglio vocazionale, solo più tardi comprese che la
suora gli aveva profetizzato ciò che sarebbe avvenuto a Crosia. Padre
Laurentin annotò tutto, ponendo la sua attenzione su ogni tassello che
componeva la storia di Crosia. Più tardi visitò la fonte di Cuppo,
parlò ancora con Vincenzo ed Anna e, alle 18.30, presiedette una
bellissima concelebrazione eucaristica. Fu testimone dell'apparizione
che Vincenzo e Anna ebbero, come sempre, al termine della messa e,
andando via, definì i due veggenti "puri, trasparenti e
naturali".
22 maggio 1991
L'abate Renè Laurentin ritornò a Crosia dopo quasi un anno. Come
sempre, la notte del 22 maggio, i giovani organizzarono una veglia di
preghiera. Più tardi, la statua della Pietà lacrimò davanti a
numerosi testimoni, tra i quali padre Renè Laurentin. Questi era appena
andato via dalla chiesa ma, richiamatovi, tornò immediatamente e rimase
a vegliarvi tutta la notte in preghiera. In quell'occasione, una
telecamera riprese direttamente le lacrime che sgorgavano dagli occhi
della statua.
23 maggio 1991
Quarto anniversario delle apparizioni della Vergine a Crosia. Come
sempre l'affluenza dei pellegrini fu immensa e la giornata si svolse
secondo un rituale ormai consolidato: processione mattutina, messa di
mezzogiorno, fiaccolata pomeridiana e solenne concelebrazione
vespertina. Accanto a padre Laurentin, giunse a Crosia un'altra figura
di rilievo, mons. Giuseppe Agostino, presidente della Conferenza
Episcopale Calabrese. La sua presenza fu un chiaro segno che la Chiesa
non ignorava i fatti accaduti a Crosia. Al termine della giornata,
affianco allo stanco e infaticabile parroco, don Luigi Mazza, ben
diciotto sacerdoti concelebrarono la solenne liturgia eucaristica. Tra
questi, immancabile, mons. Serafino Sprovieri, arcivescovo di Rossano.
In quella occasione, i ragazzi e il vescovo, comprendendo che
un'apparizione in pubblico avrebbe potuto creare eccessi fra la gente,
salirono nella stanzetta del piano di sopra della chiesa della Pietà
che, per questo motivo, è sempre stata chiamata "stanzetta delle
apparizioni". Maria Santissima non disdegnò di piegarsi alla
volontà dell'arcivescovo e apparve proprio lì dove si trovavano i due
ragazzi. Ciò non deve sorprendere, poiché Lei ha sempre detto che
obbediva alla Chiesa e che se questa avesse voluto, le apparizioni
sarebbero terminate. E' una verità incredibile, ma è la Chiesa celeste
che si piega alla Chiesa terrestre. Gesù stesso nel Vangelo dice a
Pietro che tutto ciò che avrebbe legato in terra sarebbe stato legato
in Cielo e, così facendo, affidò agli uomini la Sua Chiesa. Subito
dopo la benedizione di mons. Agostino, che presiedette la celebrazione,
nella stanzetta delle apparizioni, in simultanea, Vincenzo e Anna
caddero in ginocchio e ricevettero dalla Vergine un messaggio molto
sofferto, nel quale Lei chiese che la Calabria insanguinata fosse
consacrata al Suo Cuore Immacolato. In quello stesso giorno, mons.
Sprovieri annunciò la costituzione di una commissione di studio sui
fenomeni mariani di Crosia. Tutti coloro che fossero stati testimoni di
fatti soprannaturali a Crosia, furono invitati a testimoniarlo
ufficialmente. Ancora oggi, chi desiderasse raccontare una particolare
esperienza vissuta in questi luoghi, può farlo recandosi dall'odierno
parroco della Pietà, don Franco Romano.
23 gennaio 1992
Al termine della giornata, come ogni 23, venne celebrata la santa
messa, presieduta per l'ultima volta da mons. Serafino Sprovieri.
Questi, infatti, era stato designato, quale Vescovo Metropolita, alla
nuova sede di Benevento, dove si sarebbe trasferito di lì a poco. Il
suo compito di Pastore della Chiesa di Rossano-Cariati si concludeva
dopo anni di attenta e paterna cura, durante i quali don Serafino aveva
anche affrontato con serietà e irreprensibile cautela gli eventi
soprannaturali verificatisi nel piccolo paese di Crosia. Il lavoro
paziente da lui svolto in questa delicata questione e' stato
instancabile, non ha trascurato alcun particolare. La sua presenza a
Crosia è stata costante e, come un padre amorevole e preoccupato per i
suoi figli, non ha mai smesso di raccogliere e ammaestrare il proprio
gregge, guidando vigile, senza mai proibire, i passi di una realtà
complessa e difficile da gestire come questa. Durante la messa
vespertina del 23 gennaiò92, tutti erano tristi di dover salutare il
proprio vescovo, sentito davvero come un Pastore. A lui Crosia deve
molto e, ancora oggi, la sua figura è sempre ricordata, soprattutto dai
giovani, che a lui sono rimasti affezionati. A mons. Sprovieri subentrò
subito dopo mons. Andrea Cassone, quale nuovo arcivescovo della diocesi
di Rossano-Cariati.
22 maggio 1992
La statua della Madonna della Pietà lacrimò, e ne furono testimoni
in tanti, che accorsero subito in chiesa appena la notizia fu diffusa.
In tarda serata, partì da Mirto una fiaccolata, alla quale
parteciparono un numero cospicuo di fedeli. Più tardi, sul piazzale
della Pietà, ebbe inizio la consueta veglia di preghiera in
preparazione alla giornata del 23.
23 maggio 1992
L'afflusso dei pellegrini fu incredibile: una coda di circa quattro
chilometri si snodava sull'ultimo tratto di strada da percorrere prima
di arrivare a Crosia. In mattinata molti parteciparono alla tradizionale
processione per le vie del paese al seguito della statua della Pietà,
portata a spalla dai devoti. Ancora una volta, la gente di Crosia
accolse i pellegrini offrendo dolci tipici del posto e bevande fresche,
per potersi ristorare dalla calura della giornata. Furono celebrate
numerose messe per consentire a chi doveva andare via di accostarsi
ugualmente all'Eucarestia e numerosi sacerdoti erano a disposizione per
le confessioni. Dopo la fiaccolata pomeridiana, alla quale parteciparono
un numero infinito di fedeli, la santa messa vespertina venne presieduta
da mons. Antonio Ciliberti, affiancato da altri quindici sacerdoti,
mentre molti altri erano fra la gente a confessare. Al termine della
celebrazione, la Vergine apparve a Vincenzo e ad Anna, recando loro un
nuovo messaggio.
23 novembre 1992 Questa per la storia
di Crosia fu una data importante, perché segnò il termine delle
apparizioni ufficiali, poiché i messaggi per l'umanità, con quello del
23 novembre'92, possono considerarsi terminati. D'ora in poi le
apparizioni e, soprattutto, i messaggi, avrebbero avuto carattere più
personale e privato per Vincenzo, al quale fu chiesto dalla Chiesa
locale di non divulgarli come un tempo. La giornata del 23 novembre,
quindi, pur se caratterizzata dal solito clima di festa, era percorsa da
un pò di tristezza per la notizia, che Vincenzo aveva ricevuto il 23
settembre precedente dalla Madonna. In questa occasione si registrò a
Crosia un'affluenza di pellegrini incredibile, tanto che la fiaccolata
del pomeriggio era lunga quasi quanto tutto il suo tragitto da
Mirto a Crosia (ben 7 chilometri). La celebrazione fu presieduta, quella
sera, da don Luigi Mazza, ancora convalescente dopo il grave ictus
cerebrale che lo aveva colpito e dal quale era guarito miracolosamente.
Accanto a lui numerosi sacerdoti, tra i quali don Alfonso Cosentino,
nominato nuovo Responsabile della parrocchia di San Michele e rettore
della chiesa della Pietà. Come ogni 23, al termine della
concelebrazione, Vincenzo e Anna caddero in estasi. Durante tutta
la durata dell'apparizione, Vincenzo ebbe un'espressione serena, ma
quando vide la Madonna andar via, sul suo volto apparve un'espressione
di dolore intenso e si abbandonò ad un pianto sfrenato, come di chi non
vedrà mai più la persona che ama più di ogni altra cosa al mondo.
Quella sera Lei, andando via, si è girata di spalle per la prima volta
dall'inizio delle apparizioni, e si è voltata per ben tre volte,
piangendo. Il messaggio riportato da Vincenzo in questa occasione,
rappresenta la vera e propria eredità che Lei ha lasciato a Crosia,
nella quale riassunse tutte le cose che in questi anni aveva
detto. Parlò ai giovani, come sempre aveva fatto con amore di madre, ai
genitori e al clero, indicando ancora una volta Cristo come l'unica
certezza.
Dopo il 23 novembre, le apparizioni non hanno più
avuto la stessa frequenza e lo stesso carattere di un tempo, ma tutto ciò
che Lei era venuta a dire a Crosia, ora è nel cuore di chi lo ha
ascoltato, lo ha fatto proprio e continua a gridarlo ovunque. Ogni 23,
numerosi pullman continuano a venire, nonostante l'inadeguatezza delle
strutture, che ancora, dopo dodici anni, non hanno subito grandi
modifiche. Ma se in tutto questo tempo la gente non ha mai smesso di
accorrere qui, non è per un fenomeno di bigotto fanatismo. Crosia,
infatti, non è solo una meta di pellegrinaggio, ma un luogo in cui da
dodici anni, ormai, la gente si ritrova ogni mese per camminare e
crescere insieme, sulla scia di una spiritualità che nel tempo si è
venuta a creare spontaneamente sui Suoi messaggi e che, portata nei
propri paesi, ha dato origine ad un vero e proprio stile di vita..
Ciascuno ha contribuito ad aggiungere un ulteriore tassello alla storia
di questa meravigliosa realtà, della quale fanno parte persone
diversissime, eppure legate da un'amicizia che va oltre le distanze che
le dividono geograficamente e culturalmente. Ora Crosia si appresta ad
entrare nel terzo millennio, con le speranze e i sogni di chi, da
sempre, ha avuto il coraggio di credere in due ragazzini di dodici e
quindici anni, che raccontavano di vedere una statua che si incarnava e
chiedeva loro da bere. |