TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

DOSSIER KENNEDY

 

di Giorgio Bongiovanni

 

 

MAGNICIDIO

Il sacrificio di John Kennedy

“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”. A pronunciare queste frasi fu il giudice Giovanni Falcone, ucciso da Cosa Nostra, la mafia siciliana, il 23 maggio del 1992. Erano ormai trascorsi 18 anni dalla morte di John Fitzgerald Kennedy e Giovanni, come John, stava imboccando l’arduo sentiero della lotta per la giustizia che lo avrebbe portato a diventare martire. E profeta della sua morte. L’immenso potere della mafia, collegato a poteri occulti e deviati dello stato, lo stesso che lui aveva servito con onestà e fermezza, riuscì ad assassinarlo perché lui era solo. Solo come John Kennedy, il presidente della nazione più potente del mondo che non avendo i necessari appoggi, sostegni, alleanze è rimasto vittima di quei poteri che solo apparentemente erano a lui sottomessi.
Il dossier che presentiamo in queste pagine illustrerà nei dettagli l’implicazione della Cia, della mafia e di altri poteri economici nell’assassinio di Kennedy. Esporremo inoltre le motivazioni politiche che hanno portato il presidente alla morte e vedremo come la commissione Stokes o altre fonti autorevoli hanno conferito ufficialità alla tesi del complotto nell’omicidio di Dallas. Un recente sondaggio dimostra che oltre il 60% dell’opinione pubblica americana non crede alle conclusioni presentate dalla Commissione Warren, secondo la quale l’uccisione del presidente è da attribuire al gesto di un individuo isolato, ma pensa si tratti di una cospirazione. Il noto giornalista e autore Gianni Bisiach, del quale ci onora l’amicizia e del quale vantiamo la collaborazione, è stato tra i primi giornalisti italiani ad indagare sulla morte del presidente Kennedy e forse l’unico a spiegare, tramite il film “I due Kennedy” (1969) e il libro “Il Presidente - la lunga storia di una breve vita”, il complotto mafia -Cia - petrolieri - grandi industriali in relazione ad essa. Il lettore scettico potrebbe guardare con diffidenza a tali considerazioni ed è questo il motivo per cui, in conclusione alle indagini presentate, abbiamo riportato il Rapporto finale della commissione Stokes, il Select Committee on Assassination of the U.S. House of Representatives, che conferma quelle che fino al 1979 potevano sembrare solo teorie. Lo stesso ex direttore della Cia William E. Colby, morto in circostanze misteriose, ha ammesso, durante la presentazione del libro di Gianni Bisiach, che la Central Intelligence Agency ha collaborato con la mafia, pur escludendo categoricamente la sua partecipazione nell’assassinio Kennedy.
Ma come è possibile spiegare la figura di John Kennedy dal punto di vista spirituale? John Fitzgerald Kennedy era figlio di Joseph Kennedy, plurimiliardario, il cui nome appariva nella lista delle 50 persone più ricche d’America. Era pertanto membro di quelle famiglie occulte (vedi “Terzomillennio” n° 4) che gestiscono il potere economico nel mondo e che quindi influenzano i movimenti politici per tutelare gli interessi del potere che rappresentano e continuare ad esercitare il proprio dominio sul mondo. John era figlio di un miliardario che, mentre esercitava la carica di ambasciatore a Londra, non prese mai una netta posizione contro Hitler o Mussolini e si batté affinché l’America non prendesse parte al secondo conflitto mondiale che avrebbe potuto compromettere gli
interessi del suo Paese. John era quindi un ragazzo dell’alta società, nato e cresciuto nella ricchezza, lontano dai problemi del mondo e, apparentemente, da quei valori spirituali e altruistici che vanno a scontrarsi con le idee di predominio e di potere assoluto al quale mira il clan delle famiglie economiche. E’ infatti per ragioni di prestigio e di potere che il padre Joe lo spinse a diventare presidente e agevolò, “con ogni mezzo”, la sua carriera politica. Ma una volta conquistato il titolo di capo degli Stati Uniti John tradì le aspettative del padre che sperava in un figlio che governasse l’America allo stesso modo in cui l’avevano governata altri presidenti democratici. Cosa successe a John Kennedy? E’ possibile paragonarlo a Paolo che fu folgorato sulla strada di Damasco? Già prima di assumere la massima carica della politica statunitense, John, detto Jack, iniziò da senatore la sua battaglia contro la criminalità organizzata, affiancato dal fratello Robert. Una volta raggiunta la Casa Bianca e consolidato il suo potere decise di intraprendere una politica pacifista basata sull’uguaglianza sociale e sulla cooperazione con gli altri governi della terra. Per quanto riguarda la vita privata, non abbandonò mai il lusso e, nonostante amasse la moglie e i figli, ebbe più d’una relazione extraconiugale. La più conosciuta è sicuramente quella con Marilyn Monroe basata, a nostro avviso, su un sentimento profondo e misterioso. Non è certo un caso che la Monroe sia morta in condizioni sconosciute e in molti si sono chiesti quali segreti potesse nascondere l’amante del presidente degli Stati Uniti e di suo fratello Bob. Era a conoscenza di informazioni occultate dal governo americano? Ma, nonostante i suoi difetti umani, nella vita politica, in quella che lui considerava una missione, John cercò di mantenersi sempre coerente. L’errore commesso a Cuba gli fece comprendere l’importanza di evitare qualsiasi compromesso diplomatico e di agire secondo i piani da lui stabiliti. E’ in questo momento che il suo spirito scelse di mettere in atto un programma superiore e Jack diede una svolta decisiva alla sua politica. Dichiarò di voler porre fine alla guerra nel Vietnam, appoggiò attivamente la battaglia di Martin Luther King a favore dell’uguaglianza sociale, impose nuove tasse agli industriali e, affiancando la battaglia del fratello Bob, ministro della giustizia, sferrò uno dei più potenti attacchi governativi mai registrati nel corso della storia contro Cosa Nostra. E’ da sottolineare che negli anni ‘60 e ‘70, la mafia americana possedeva un potere immenso, paragonabile a quello dell’odierna mafia siciliana. Fu in seguito alla politica di Kennedy che la Cia e l’Fbi si impegnarono nella lotta contro la criminalità organizzata diminuendone fortemente il potere ma senza mai riuscire a distruggerla. Le cinque famiglie mafiose americane esistono tutt’oggi. John Fitzgerald Kennedy intraprese quindi una politica basata sulla vera giustizia, sulla vera democrazia, sull’unione tra i popoli partendo da un’operazione di “pulizia” all’interno degli organismi governativi posti sotto la sua diretta responsabilità. Certamente né lui né Bob avrebbero mai potuto immaginare che la malavita organizzata sarebbe riuscita ad infiltrarsi fino ai più alti vertici della struttura governativa e che sarebbe riuscita a corrompere anche alcuni dei loro più stretti collaboratori, tra i quali lo stesso Johnson.
Kennedy si rese quindi strumento di una forza superiore, lottò per il miglioramento dell’attuale società e sacrificò la propria vita per un ideale di giustizia. Nello stesso periodo, anche Papa Giovanni XXIII si impegnò in una battaglia per gli stessi ideali e, durante la crisi di Cuba, rivelò allo stesso Kennedy e a Krusciov il testo del Terzo Segreto di Fatima. Nel 1963, l’umanità intera si trovava di fronte alla straordinaria possibilità di instaurare nel mondo un nuovo governo di pace e di solidarietà tra i popoli e di lasciarsi finalmente alle spalle un passato fatto di guerre, ingiustizie, sofferenza e paura. Ma il 22 novembre di quell’anno gli spari che echeggiarono a Dallas fecero crollare il sogno di un futuro migliore e il mondo ritornò nell’abisso dal quale, per un attimo, era riemerso. L’umanità, per l’ennesima volta, rifiutò l’invito al cambiamento rivolto dalla dimensione superiore attraverso la missione di Kennedy, Krusciov e Papa Giovanni.
Il cammino si fa sempre più difficile ma l’esempio di chi continua a lottare a favore della vita deve far riscoprire in noi la speranza di poter raggiungere la Nuova Frontiera in cui Kennedy aveva così fermamente creduto. Ma se questo tempo sarà testimone di nuovi martiri la speranza di poter effettuare un cambio all’interno della comunità mondiale si farà sempre più debole e l’unica certezza che rimarrà sarà quella del ritorno di Gesù Cristo.
E come avrebbe voluto dire Kennedy il 22 novembre del 1963 in un discorso che scrisse ma che non riuscì mai a pronunciare, “In questi giorni riuniamoci nei templi dedicati al culto e nelle case illuminate dagli affetti familiari per esprimere la nostra gratitudine per i gloriosi doni di Dio, e preghiamo con fervore e umiltà affinché Egli continui a guidarci e sostenerci nelle grandi opere incompiute di conseguire la pace, la giustizia e la comprensione fra tutti gli uomini e le nazioni, e di porre fine alla miseria e alle sofferenze dell’umanità”.

Esiste una teoria, per la quale simpatizziamo, che vede tra i moventi dell’omicidio di Kennedy la sua intenzione di rivelare informazioni top-secret relative all’esistenza di civiltà extraterrestri nell’universo. Secondo l’investigatore Salvador Freixedo, autore di numerosi libri tra i quali “Videntes” o “Visionarios”, “quando Kennedy salì alla presidenza, la sua relazione con gli esseri provenienti da altre parti del cosmo (quelli denominati ‘grigi’) fu talmente intensa da sembrare una fiction, nonostante vi siano molti fattori che ne provano la veridicità”. Qualcuno sostiene addirittura che Marilyn Monroe sarebbe stata uccisa dai servizi segreti perché minacciò di rivelare alcune informazioni segrete sulla realtà extraterrestre che le erano state riferite da John e dal fratello Bob. I fratelli Kennedy sarebbero rimasti turbati dall’accaduto e John avrebbe affermato che “lo stesso ufficio del Presidente viene usato per sovvertire i diritti dei cittadini, ed è mio diritto renderlo noto”. Per togliere potere ai servizi d’intelligence avrebbe quindi deciso di rivelare i segreti sugli UFO. Queste informazioni sono state confermate dall’ex agente della Cia e pilota aeronautico John Lear. L’ufficiale della Marina statunitense Milton William Cooper gli avrebbe raccontato di aver visto i documenti militari relativi agli oggetti volanti non identificati mentre si trovava a bordo del sottomarino dell’US Navy USS Tiru, nel 1966 e nel 1988 riportò tali notizie all’interno di un sito internet. Lo stesso Cooper riferì poi a John Lear che Kennedy sarebbe stato ucciso perché intenzionato a rendere nota la verità sugli UFO “e così il MJ-12 decise di farlo fuori”. Disse ancora di aver visto i documenti del MJ-12 che illustravano i piani per l’uccisione del presidente. Nello stesso anno, nel corso di una riunione di ex agenti dei servizi segreti statunitensi, Lear chiese ai colleghi se, su richiesta dei loro superiori, avrebbero accettato di uccidere il presidente degli Stati Uniti. Quattro persone risposero affermativamente. Sarebbe in seguito emerso un documento risalente al 3 agosto 1962 e redatto dalla Cia che riguardava Marilyn Monroe e la giornalista Dorothy Kilgallen (che fu assassinata dopo aver intervistato Jack Rubi). Secondo il documento, le due donne sarebbero venute a conoscenza di storie di misteriosi crash e cadaveri alieni e per questo assassinate. Un’ulteriore ipotesi è quella presentata, in data 22 giugno 1999 da “Il Messaggero”. Nelle pagine del quotidiano si legge: “Ottanta cartelle Top Secret sull’assassinio Kennedy, conservate per decenni negli archivi inaccessibili del KGB, ora finalmente dissigillate dal presidente russo Boris Eltsin per essere consegnate a Bill Clinton in nome dell’amicizia, della trasparenza e della fine della Guerra Fredda. […] nel dossier potrebbero esserci addirittura le prove della natura extraterrestre dell’assassinio di Kennedy. Il Presidente della ‘Nuova Frontiera’ avrebbe deciso nel 1962 di diffondere notizie documentate sull’esistenza di civiltà aliene nell’Universo, ed i “Marziani avrebbero risposto chiudendogli per sempre la bocca”.
Noi riteniamo sia molto probabile che Kennedy avesse avuto accesso ad archivi segreti riguardanti gli UFO e che fosse sua intenzione rivelare, con il tempo, la verità sulla realtà extraterrestre. Non pensiamo comunque che questa possa essere una delle motivazioni che abbiano spinto i suoi “nemici” ad assassinarlo. E’ vero però, che con la sua morte è stato sventato il pericolo che informazioni top - secret divenissero di dominio pubblico.

 

Altri articoli del dossier

JFK: sulle tracce degli assassini di A. Petrozzi e M. Loi

JFK: la lunga storia di una breve vita di   M. Centofante

Intervista a Gianni Bisiach di G. Bongiovanni

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