TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia
LA SINDONE immagine viva della sublimazione del corpo di Cristo   di Mara Testasecca
 

 

 

Di Lui ha detto il profeta Isaia: Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori..."

L’ostensione della Sindone a Torino è l’avvenimento di questi ultimi due mesi, centinaia di migliaia di persone si susseguono per visitare il Sudario che avvolse il corpo di Cristo, sulla cui origine e veridicità si sono dibattuti uomini di fede, storici e scienziati. Nella ricerca qualcuno è stato mosso dalla devozione, altri dal bisogno di portare alla luce l’immenso bagaglio scientifico scaturito dalle indagini.
Comunque la visione del volto porta con sé un’enorme carica emozionale, in positivo o in negativo, adesione quasi estatica per alcuni, o rifiuto violento per altri.
Di fatto, oggettivamente, si tratta di un’immensa riscoperta archeologica che, alle soglie del duemila, nonostante l’approccio multidisciplinare ed i sofisticati tentativi di riproduzione, perdura nel tempo come se si trattasse di un corpo vivo che mantiene immutati i marchi della Passione di Cristo.
Dalla mia ricerca preferisco esporre quegli elementi "fuori dal coro" (ma ben custoditi negli archivi vaticani), insieme alle prove che sono state condotte sia di ordine sperimentale che mistico.
Queste ultime derivano dalle informazioni dello stigmatizzato Giorgio Bongiovanni attinte direttamente dall’esperienza spirituale che vive e dalla coscienza chiaroveggente di cui dispone.
La tradizione cristiana all’inizio era univoca e fermissima; le testimonianze evangeliche dicono che sul pendio occidentale del piccolo colle dell’esecuzione (Golgotha’ in aramaico), cresceva il giardino del ricco sanhedrita Giuseppe, originario di Ramataim (da noi grecizzato in "Arimatea"), dove aveva fatto costruire per sé e la sua famiglia un sepolcro. Il corpo di Gesù Nazareno fu deposto in quel sepolcro. Nei primi settanta anni successivi la Crocifissione, il Lenzuolo fu salvaguardato dalla feroce persecuzione dei Romani, mentre parte della croce e i chiodi che trafissero le mani e i piedi di Gesù furono nascosti in una vecchia cisterna per l’acqua piovana prossima al sepolcro, in quanto fu elevato un terrapieno per coprire i luoghi sacri trasportando enormi quantità di terra prendendola da fuori città.
Nel 37 d.C. all’incirca la Sindone venne portata ad Edessa, che, ai tempi di Cristo era uno stato della Siria, neutro come l’attuale Svizzera, con rotte commerciali che arrivavano fino in India, attraverso la Babilonia. In quei terribili giorni di guerre giudaiche, dei discepoli in fuga da Gerusalemme consegnarono il Lenzuolo alla protezione del re Abgar, poichè era l’ACHEIROPOIETA, cioè "l’immagine non dipinta da mano umana".
Quei fuggiaschi giudeo-cristiani conservarono in giare colme e sigillate nelle grotte di Qùmran, libri sacri e quant’altro li aveva legati alla vita fisica di Cristo, lasciando la custodia ai monaci esseni, "misteriosamente" scomparsi in seguito. Il sacro ACHEIROPOIETA fu protetto nel luogo più inaccessibile della città: una nicchia murata nell’alto delle celebri mura.
Quando la città fu espugnata dai musulmani, (944 d. C.), venne portata a Costantinopoli e furono i Cavalieri Templari a darle rifugio in Francia. Ci siamo chiesti: si tratta di un caso che per tre volte la Sindone sia scampata ad incendi veramente critici? In particolare fu gravissimo quello del 1532 della Saint Chapelle di Chambéry. Nessuno aveva le chiavi della cancellata d’accesso e il fabbro G. Poussod fu indotto da una volontà sovrumana a forzarla ustionandosi le dita fino alle ossa. Le fiamme avevano intaccato la cassa di protezione interna d’argento, aprendo dei fori attraverso i quali l’argento liquefatto colò e lasciò gore visibili ancora oggi. Il barone Philibert Pingon, storico latinista, ci ha lasciato la cronaca della cassa che venne aperta e del telo estratto in condizioni disastrose; bagnato, bruciato, sforacchiato; eppure il fuoco aveva appena lambito l’impronta, la quale non era mutata per nulla.
Questo fatto non può essere un caso, anche perchè furono invano riprodotte le condizioni analoghe a quell’incendio a Mosca dalla professionale équipe di Dimitri Kuznetsov; inoltre rimasero irrisolti i disomogenei risultati del test del Radiocarbonio del 1988 dei laboratori di Tucson e di Zurigo rispetto ad Oxford.
Le analisi elettroniche e le conseguenti impronte tridimensionali dell’immagine dimostrarono che essa fu provocata da un corpo disteso su quel Lenzuolo, e il 10 ottobre 1981 un brivido percorse tra i presenti al Palmer Auditorium di New London quando John Heller, esponendo i dati della "sostanza rossastra" su un frammento di 180 micron di tela pronunciò nel silenzio della sala la parola: "Blood" (sangue umano).
Sempre intorno questi anni, con sofisticate apparecchiature, è stato ritrovato tra le trame del tessuto, del polline del tipo che si trovava in Palestina nel I sec. d. C.
Senz’altro Natale Noguier, nel 1930, intuì qualcosa di veramente interessante: ipotizzò e dichiarò che l’impronta della Sindone poteva essere stata provocata da un fenomeno "Fotofolgorante" legato alla Risurrezione di Cristo. Non è il solo: il fisico russo Alexander V. Belyakov ritiene che il corpo di Gesù Risorto fosse di Luce e tale corpo avrebbe irradiato luminosità da tutto il suo volume. All’interno della Chiesa le opinioni non sono concordanti; però Orazio Petrosillo rivela che durante il viaggio in Madagascar del 28 aprile 1988, venne chiesta opinione in merito alla Sindone al Papa Giovanni Paolo II. Alla domanda "Lei ritiene che sia autentica?" il Papa ha risposto: "se si tratta della Reliquia io penso che lo sia. Se tanti lo pensano, non sono senza fondamento le loro convinzioni nel vedere in essa l’impronta del Corpo di Cristo".
"Perchè il quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano ha tagliato solo questo argomento, riportando tutti i temi del colloquio?"
Nel corso della storia le opinioni dei prelati sono state altalenanti soprattutto negli ultimi duecento anni. Ritengo che la prova dell’autenticità della Sindone scaturisce da quello che essa è in se stessa.
Giorgio Bongiovanni risponde così alle domande: "il Maestro Gesù resuscitando ha cambiato la frequenza vibrazionale di ciascuna cellula del Suo corpo. Era Egli un essere che possedeva la Divina Scienza Spirituale; il Suo corpo da fisico si trasmutò in corpo astrale, tutte le molecole cambiarono di frequenza; ci fu una condensazione di Energia Elettromagnetica e di Energia Psichica; questo passaggio ha lasciato l’impronta (l’immagine) del Suo corpo così com’era in quel momento, impietosamente martoriato dai segni della crocifissione e della flagellazione. I Testi Canonici ed Apocrifi non rivelano tutto, per questo il Sacro Lenzuolo non viene citato, come non vengono citati gli esseri di altri mondi che hanno accompagnato Gesù nella Sua missione sulla Terra. Gesù non è diventato Luce; Egli era Luce ed è stata l’Energia di questa Luce a sublimare il Suo corpo; per questo quell’immagine che ho potuto vedere da vicino, e che simboleggia il senso di ogni umano dolore non è un’immagine statica, è un’immagine che perdura, è senza tempo perchè è viva, cioè dotata di energia intrinseca così come è vivo il Manto della Vergine di Guadalupe.
Meditando al cospetto della Sindone, sembra che il Suo muto linguaggio e le immagini delle lesioni irreversibili e umilianti inflitte al Maestro, cancellino i quasi venti secoli che ci separano dal più grande evento della Storia.
Non fanatismo per la Sindone, ma doveroso rispetto e devozione per questo fenomeno che solo l’Entità del Cristo poteva manifestare, simbolo della Sua Grandezza, Sigillo del Suo Messaggio. Gli scienziati possono tentare di riprodurre all’infinito quelle impronte alla luce delle più moderne teorie e degli apporti di fisica atomica; ma nella grotta di Giuseppe d’Arimatea con le reazioni chimiche ha concorso un altro fenomeno di natura divina che potrà diventare accessibile all’uomo solo quando praticherà la Scienza dello Spirito e sfrutterà la Coscienza Chiaroveggente.
Queste affermazioni, non sono astruse; si può iniziare a metterle in pratica rapportandoci tutti all’esempio del Maestro e ai fratelli sofferenti. Come, in che modo? Non come osservatori svagati, ma indotti a denunciare, ad aiutare, a condividere, perchè di Lui ha detto il profeta Isaia : "Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori..."

 

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