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Vittorio. Lo ricordo così.
  Luglio 2007. Chiedo perdono alla Tua Signora, alle Figlie ed a tutta la Famiglia.
Vittorio è sempre stato un uomo pubblico.
Da amico, mi sento quasi autorizzato di dedicargli una paginetta, nel mio modestissimo sito.Ho appena acceso il mio PC, la finestra è aperta, sento la voce di mia moglie che chiama dal giardino: - Bèpe, Bèpe, mi ha appena telefonato Mavi, è morto Vittorio. Un infarto. Vittorio lo conosco dai tempi della scuola, eravamo "bòce". Partivo da Farra con la corriera, a Lizzona saliva Vittorio e si procedeva verso la capitale, Belluno. Da allora son passati circa una cinquantina d'anni e ora sono qua a ricordarlo tra quegli amici che non ci son più. In paese sapevamo tutti che che il suo cuore faceva le bizze, ma da quì ad andarsene d'un colpo, ne passa. Ultimamente ci incontravamo di rado e quando potevamo scambiarci qualche idea ci capivamo al volo. Quando si parlava di Inter, non vi dico.... Vittorio, tu hai fatto una bella carriera, nel lavoro e nella politica. Per lunghissimo tempo nel consiglio comunale del paese e a lungo sei stato anche il nostro primo cittadino. Quando se ne andò Wilmer eravamo lì vicini, gomito a gomito e ora tocca a te essere accompagnato per l'ultimo viaggio. Vittorio, ho una bruttissima giornata, la gotta mi è venuta a trovare di nuovo e non so come posso mettermi la scarpa al piede destro. Ci proverò, voglio esserci a tutti i costi. Come posso mancare al tuo addio? Ce l'ho fatta, ho indossato il vestito bello, ho trovato un paio di sandali "scomparsi". Alle due meno un quarto ero là, appena dopo il sacrestano. Eravamo in tantissimi: Alpini, Amici, Sindaci, Amministratori della Regione e della Provincia e tantissime altre persone che non conosco, ma che certamente conoscevano Te. Adesso posso mettermi sul divano con un po di ghiaccio, passerà. "Il Signore delle cime" ha chiamato anche Vittorio, io lo immagino lassù con Gianfranco, Bèpi Mares, Nando Maresiàl, Bortolo, Wilmer, Rosina e gli altri paesani. Vittorio prometto, ti ricorderò. Ciao Vittorio, se vedarón; nònobèpi |
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