L'Amico. Lo ricordo così.
Carissimo Amico. Oggi, 13 settembre 2007, ore 18 circa. Sono appena rientrato in casa dopo essere
stato un paio d'ore fuori. Certamente, non ho fatto nulla di importante, ho solo aspettato Eliseo che ha accompagnato il
nipote a Treviso per l'allenamento al calcio. Ho aspettato invano, a quell'ora era ancora per strada.
Avevo com me il libro "Senti chi parla", quello di Mario Giordano. Volevo leggere qualche pagina all'amico, sai lo stesso
libro che avevo portato quando ti venimmo a trovare io e mia moglie.
Lo scopo era lo stesso, leggerti qualche pagina, ma tu purtroppo, non potevi ne sentirmi ne tantomeno afferare quello
che eventualmente potevo leggerti.
Amico, lo so, dovevo farmi vedere di più, ma credimi, quando eri ricoverato ad Aviano, la mia codardia e la paura rimastami
da quando ebbi l'incidente mi attanaglia ancora adesso, Ti chiedo perdono, Amico, perdono.
Quella volta che venimmo, mi ero riproposto di leggere qualche pagina, volevo scambiare con te qualche frase, come
si faceva ai tempi d'oro, quando ci incontravamo nel tuo laboratorio e ci scambiavamo le nostre opinioni sull'andamento
della nostra bella Italia, spesso ci trovavamo in disaccordo, io con le mie idee e tu con le tue, ma sempre amici, amici
con la A maiuscola.
Ora non ci sei più, sono passati un po di giorni da quando ti accompagnammo per l'ultimo
viaggio. Tantissima gente, tantissimi amici.
Ora sei lassù con la tua Wilma. Credo che sarai felice di riincontrarla, dopo qualche anno di sofferenza.
Adesso per sempre, starete insieme.
Ciao Amico.
Richéto, se vedàron, nònobèpi |