PAROLE, PAROLE, PAROLE
Siamo sommersi da parole, in ogni dove c’è un bla bla bla
continuo, è un parlare solo per aprire la bocca e sentenziare, giudicare,
criticare, censurare, deplorare, disapprovare, etc…
Non si dialoga, non si conversa, si grida per imporsi o per
imporre i propri convincementi, niente ragionamenti, discorsi logici, niente
dialettica cioè dell’arte di argomentare per
convincere.
Nascono così gli imbonitori nel termine esatto di seduttori
che esprimono le proprie idee, in realtà poche e povere, spacciandole per
verità assolute e lodandole perché non n’esistono di migliori od in ogni modo
tali da contrastare le sue.
E’ scritto <stultus verba multiplicat> cioè lo stolto parla troppo (e nulla dice).
Poiché dicono molte cose, dicono
anche il vero e il falso.
Qualcuno ha affermato che le parole sono pietre e sono
terra, così come la terra e tutto ciò che su di essa
si posa sono parole.
La parola è un essere vivente, più potente di chi la dice,
nata nell’ombra della mente essa esprime il senso che vuole: è il LOGOS di DIO.
Quante parole, tante, forse impossibile da
enumerare: parole per fare parole, per vendere e per comprare, parole per
pensare, per uccidere, per dormire, per fare rumore, per amare ma anche
per odiare, parole per confondere, parole per opprimere, parole per far
sorridere, per far piangere……
Le parole sono anche traditrici, cospirano alle nostre
spalle; sono loro che si pronunciano non siamo noi che le pronunciamo perché
ognuno dice non ciò che
vuole ma quel che conviene, tradendo
il proprio vero pensiero.
Il nostro Quasimodo scrisse: il tuo dono tremendo di parole
Signore, sconto assiduamente.
Le parole servono a carpire le idee e quando l’idea è presa
non c’è più bisogno di pensare alle parole.
L’argomento è vasto e queste poche righe servono
unicamente, spero, a chi legge e a chi ha scritto di ben dosare le parole
perché esse come IL LOGOS sono potenti e in un piccolo corpo quasi invisibile
operano in profondità sia nel bene sia nel male; possono lenire dolori e
portare gioia, ma possono arrecare
traumi e portare disperazione.
Dall’oriente secoli fa, molti secoli fa, un uomo saggio
disse: la ragione per cui gli antichi
evitavano di buttar fuori parole era perché avevano vergogna che, lanciate le
parole, non ci fosse più la possibilità di raggiungerle.
Poco più di duemila anni fa UN ALTRO ha detto ai suoi
ascoltatori più vicini:
il vostro parlare sia si si, sia no no.
R.S.