L'ENERGIA

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STORIA DELL'ENERGIA

 

La storia dello sfruttamento delle fonti di energia da parte dell’uomo coincide in larga misura con la storia della tecnologia. Ogni innovazione introdotta nel coso dei millenni ha sempre comportato un diverso e, spesso, maggiore ricorso all’energia. E, di converso, l’individuazione e la capacità di sfruttare sempre più numerose fonti di energia hanno permesso di sviluppare nuove modalità di operare e nuove macchine. Le prime fonti di energia che l’uomo ha utilizzato durante il corso della sua evoluzione erano costituite dalla forza muscolare propria e degli animali (che derivava dall’energia chimica contenuta negli alimenti) e dal fuoco.

Le tracce più antiche dell’uso del fuoco, probabilmente utilizzato soltanto per riscaldarsi, per cuocere i cibi, per illuminare e per difendersi dagli animali, risalgono al paleolitico (fino a 10 mila anni fa). Il fabbisogno energetico dell’uomo primitivo era dunque circoscritto alla necessità di sopravvivere. Con l’avvento del mesolitico e poi del neolitico, l’uomo apprese gradualmente a coltivare la terra ed allevare gli animali. Molte popolazioni, che fino ad allora erano essenzialmente nomadi, iniziarono ad occupare stabilmente quelle aree dove più efficacemente si poteva produrre il cibo necessario al loro sostentamento. Nacquero i primi villaggi (5000 a.C.), nei quali si iniziò a lavorare il legno e a costruire i primi utensili per la coltivazione, i primi aratri con il vomere di pietra. In quella fase, la fonte di energia prevalente, oltre al fuoco, era costituita dall’energia muscolare, soprattutto degli animali dedicati alla trazione e al movimento di macine e mole.  A partire dal terzo millennio, muta radicalmente l’uso del fuoco: da semplice strumento di riscaldamento, illuminazione e cottura, esso diviene la forma di energia utile anche per produrre i primi manufatti metallici.

locomotiva del 1883 - Ferrovie Nord Milano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La legna, fonte energetica primaria dell’uomo primitivo, viene utilizzata in misura sempre crescente. Ciò durerà per molti secoli, fino all’alba della rivoluzione industriale. Ma almeno altre due fonti di energia, annoverabili tra quelle rinnovabili, apparvero e divennero di primaria importanza in quelle epoche: il vento ed il moto dei corsi d’acqua. Le prime imbarcazioni a vela risalgono infatti al 2500 a.C., mentre nella stessa epoca gli egizi presero a sfruttare il moto delle acque per muovere le prime macine. Fino al basso Medioevo, comunque, il ricorso al moto delle acque e al vento era circoscritto a specifiche funzioni,mentre l’energia muscolare, spesso offerta da una moltitudine di schiavi, costituiva la gran parte dell’energia disponibile ed utilizzata. Oltre, naturalmente, al fuoco utilizzato per cuocere le ceramiche e fondere i metalli. Le prime innovazioni di carattere tecnologico, che permisero di fare significativi passi in avanti nell’emancipazione dell’uomo dalla necessità di sfruttare in misura così prevalente l’energia muscolare, risalgono al decimo secolo dopo Cristo, con l’introduzione di nuovi sistemi di bardatura degli animali da tiro e la costruzione dei primi mulini a vento. Nel primo caso, si tratta di un’innovazione capace di migliorare l’efficienza di una fonte di energia (quella muscolare degli animali); nel secondo, di un’innovazione capace di sfruttare anche sulla terra ferma una fonte di energia altrimenti riservata soltanto al trasporto via mare. La nascita dei primi mulini a vento permise, unitamente ad un sempre più efficace sfruttamento del moto delle acque dei fiumi, di introdurre ulteriori nuove tecniche: grazie alle pale sospinte dall’energia eolica o dai corsi d’acqua fu possibile costruire i primi magli meccanici per la lavorazione dei metalli, muovere le prime macchine per il taglio del legname, dare fiato ai mantici necessari per ottimizzare la combustione della legna utilizzata per riscaldare i forni per fondere i metalli e quelli per cuocere le ceramiche, muovere i primi rudimentali macchinari di tessitura.

A partire dal Cinquecento in Europa, ma da quasi venti secoli prima in Cina, prese ad essere utilizzato anche un nuovo combustibile, capace di sostituire, almeno in parte, la legna: il carbone. Il suo uso fu inizialmente molto limitato dalla sua relativa scarsa disponibilità, fino a quando in Inghilterra non furono messe a punto nuove e più efficaci tecniche di ricerca e coltivazione dei giacimenti. Il grande impulso che, dal Seicento in poi, ebbe la produzione di manufatti metallici, si deve in gran parte alla sempre crescente disponibilità di questo combustibile, particolarmente adatto per il riscaldamento dei forni di fusione dei metalli. Si giunse così alla cosiddetta rivoluzione industriale, che vide la nascita delle prime vere industrie in Inghilterra verso la fine del Seicento e successivamente, anche se in maniera molto disomogenea, in tutta Europa.

Le macchine utilizzate in quell’epoca erano assai rudimentali e la produzione di manufatti esigeva ancora l’apporto di molta mano d’opera. Il salto tecnologico successivo e determinante fu costituito dall’invenzione, nel 1769, da parte di James Watt (l’unità di misura della potenza porta il suo nome) della macchina a vapore. Una parte sempre crescente del lavoro manuale fu sostituita dal lavoro delle macchine. Ciò determinò una rapida crescita dell’attività industriale e della quantità di manufatti prodotti, tanto da comportare un ricorso crescente alla mano d’opera destinata non più alla produzione diretta delle merci, ma piuttosto alla conduzione delle macchine e alla James Wattmanipolazione dei prodotti.