SPAZIOULTIMA FRONTIERA

                                                                                                                 A cura del prof. A.Gianluca

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(Panorama del suolo di Marte dal Viking 1)I

SPACE FLIGHT  NEWS 78 ( history )

 

Il 21 luglio 1976, con toni entusiastici il quotidiano nazionale Il Giorno, così descrive l’inizio dell’esplorazione di Marte del Viking 1: << Il “pianeta rosso”, tanto caro ai cultori di fantascienza, ha perso oggi gran parte del suo fascino e del suo mistero, con l’atterraggio, pienamente riuscito, della sonda americana “Viking I” sul pianeta Marte, ma l’esplorazione spaziale da parte dell’uomo ha compiuto un altro grosso balzo in avanti, pari a quello dello sbarco sulla Luna. La sonda, uno scatolone esagonale sorretto da tre piedi che terminano a piatto, ha toccato la superficie di Marte alle 13.43 ora italiana dopo un volo regolarissimo, durato 11 mesi, lungo un percorso di circa 342 milioni di chilometri. Si è posata nella zona prevista: la cosiddetta “Chryse Planitia”, un’ampia distesa di sassi e piccole rocce che fa pensare all’antico bacino di un grande lago. Appena 25 secondi dopo l’atterraggio la sonda ha inviato a Pasadena una prima fotografia, che però è giunta sulla Terra dopo 18 minuti e 8 secondi, il tempo che il segnale radio impiega per coprire la distanza che separa Marte dalla Terra. La foto mostra con molta nitidezza un tratto del suolo del pianeta e il piatto di uno tre piedi che sorreggono la sonda. L’attesa, poco prima dell’arrivo sul suolo marziano del “Viking”, è stata drammatica, vissuta con grande ansia dai tecnici del Centro spaziale di Pasadena, che hanno seguito passo per passo il viaggio della sonda ed i problemi di scelta del luogo di atterraggio. Soprattutto nei 19 minuti, intercorsi tra l’atterraggio del “Viking” ed il momento in cui sono giunti a Pasadena  i primi segnali, l’attesa era diventata spasmodica. Poi, gli scienziati americani sono esplosi in grida di gioia, come bambini, e sono corsi ad abbracciarsi per i laboratori spaziali. L’ansia della vigilia è svanita davanti alla realtà di dati ed immagini che la sonda cominciava a trasmettere con grande chiarezza. E’ stata la fine di un incubo durato per tutto il tempo in cui la sonda ha viaggiato nello spazio. L’atterraggio della sonda apre la strada alla ricerca di forme di vita su Marte. In un primo tempo, gli apparecchi fotografici del “Viking” prenderanno un gran numero di foto a colori e in bianco e nero del paesaggio marziano. Strumenti scientifici misureranno d’altra parte la pressione atmosferica, la forza del vento, studieranno la composizione dell’atmosfera e compiranno rilevamenti sismologici. Nei prossimi giorni, uno speciale “braccio” articolato preleverà quindi campioni del suolo marziano sistemandoli in tre piccoli laboratori a bordo della sonda dove verranno analizzati. Le informazioni inviate dal modulo del “Viking”, posatosi sul pianeta, saranno completate da quelle raccolte dal modulo orbitale della sonda che serve in effetti da “relè” fra Marte e la Terra, ma ha un suo proprio programma di esperimenti scientifici da portare a termine. Il presidente americano Ford, congratulandosi con i realizzatori dell’impresa spaziale, ha messo in rilievo che essa coincide con un altro momento glorioso per gli Stati Uniti: il settimo anniversario del primo sbarco dell’uomo sulla Luna >>. Le stupefacenti immagini che i “Viking” trasmettono rivelano un pianeta veramente rossastro nel colore del suolo, proprio come appare ai telescopi terrestri. I due “lander” sono macchine notevolmente sofisticate. Scopo primario della loro missione è quello di dare un quadro delle condizioni vigenti sulla superficie del pianeta e di analizzarne il terreno. Dotate di un braccio semovente capace di penetrare nel suolo, i due “Viking” raccolgono campioni e li immettono in un piccolo laboratorio in grado di eseguire diversi tipi di analisi chimico-biologiche. Sebbene si siano ottenute alcune “energiche” reazioni chimiche, nei giorni successivi all’atterraggio sul pianeta, non si è trovata alcuna prova  certa che il terreno contenesse microbi, ossia una qualche forma di vita. Comunque se le due sonde “Viking” con i loro apparati automatici, non hanno offerto evidenze in tal senso non hanno neppure fornito delle inconfutabili prove contrarie. Quindi, a detta degli esperti, la domanda se c’è vita oppure no su Marte, rimane di fatto ancora senza risposta.                                              Il mistero sul “Pianeta rosso” continua…   

 

(continua)

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