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(L'equipaggio di
Apollo 13 di nuovo sulla Terra)I
SPACE FLIGHT NEWS 46 ( history
)
La Luna è doppiata: il motore del LEM funzione
regolarmente, non è stato danneggiato fortunatamente dall'esplosione avvenuta
nel Modulo di Servizio. Gli astronauti possono puntare ora verso la Terra, lontana ancora
quattrocentomila chilometri. A Houston e in tutto il mondo si comincia a sperare.
All'improvviso però, poche ore dopo la riuscita manovra, sull'Apollo
13 scatta un nuovo allarme: << Houston, la nostra inclinazione è
cambiata >>, avvisa Haise, << Vedo la Terra dal finestrino dove
non dovrebbe essere, così anche la stessa Luna … >>. Al Centro di
Controllo a terra capiscono subito di che si tratta: l'astronave è fuori rotta,
se non si riesce a correggere la traiettoria Apollo 13 passerà
a 167 chilometri
dal pianeta madre. Il pericolo immediato è che l'odissea nello spazio diventi
perenne: il fragile veicolo cosmico americano sta per perdersi nell'infinito!
Da Houston si chiede al comandante Lovell di
riaccendere nuovamente il motore del LEM. Alle 05.31 ora italiana, del 16
aprile, l'astronave ritorna sulla "rotta di
salvezza"; a bordo i tre naufraghi sono tesi, sfiniti, con la barba
lunga di troppi giorni. Il freddo aumenta sulla navicella e
nelle loro vene, l'aria a bordo del complesso spaziale è quasi
irrespirabile. Lovell avvisa Houston che il tasso di anidride carbonica sull'Apollo sta aumentando
pericolosamente. L'immediata costruzione, su consiglio da terra, di speciali
serbatoi di idrossido di litio, da parte degli stessi
astronauti con quello che hanno a bordo, riesce a risolvere il problema. Alle
14.23 ora italiana del 17 aprile, giunti ormai in prossimità della Terra, il
Modulo di Servizio "Odissea" viene
sganciato: << Ciò che vediamo è impressionante Houston >>, commenta
James Lovell. << E'
un vero e proprio macello. L'esplosione è stata tremenda. Un'intera fiancata
del Modulo è squarciata. I serbatoi interni sono ridotti come un mucchio di
rottami. Ora lo fotografiamo >>. Alle 17.43, anche il Modulo Lunare, la
preziosa scialuppa di salvataggio chiamato "Acquario", viene abbandonato. << Addio Acquario, e grazie!
>>, gridano commossi i tre astronauti. Lo
stremato equipaggio di Apollo 13, supera così ad uno a
uno i momenti in cui il disastro era più prevedibile. Rimane ora l'ultima
terribile incertezza: l'urto fiammeggiante con l'atmosfera terrestre! Alle
18.54, il Modulo di Comando inizia la discesa. E' il momento del black-out, del silenzio radio. Gli occhi di tutto il mondo sono fissati davanti agli schermi televisivi, sulle immagini
in diretta provenienti dall'Oceano Pacifico. Le telecamere scrutano il cielo,
anche a bordo della portaerei di recupero si scruta il cielo con i
cannocchiali. Il fiato è sospeso! Finalmente alle 19.01 ora italiana, la voce
di Lovell: << Houston, Houston come mi senti ? >>. << Okay, ti
sentiamo forte e chiaro James! Bentornati a casa
ragazzi! >>, rispondono dal Centro di Controllo. Poco dopo le telecamere
inquadrano la capsula che discende sostenuta dai tre paracadute principali.
Alle 19.07, Apollo 13 ammara al largo delle isole Samoa nell'Oceano Pacifico, a
poco più di cinque chilometri dalla nave di recupero "Iwo
Jima". Mai nessun "splashdown"
è apparso tanto bello, tanto atteso e tanto commovente! E' la fine di un'incubo. I tre eroi della
sfortunata missione lunare sono finalmente a terra, sani e
salvi! James Lovell,
Fred Haise e John Swigert posano i piedi sulla
tolda della portaerei, mezz'ora dopo l'ammaraggio. Barbe lunghe, facce stanche, ma occhi sorridenti. Una breve cerimonia di
benvenuto si svolge senza le consuete fanfare e senza alcuna retorica
celebrativa. Il cappellano della "Iwo Jima" recita una preghiera di ringraziamento: <<
Signore, salutiamo con gioia il ritorno dell'equipaggio di Apollo
13 che, per grazia tua e per l'abilità loro e di molti altri uomini sulla
Terra, sono scampati ai pericoli della loro missione e sono tornati fra noi sani
e salvi. Leviamo a te il nostro umile ringraziamento. Amen >>.
(continua)
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