(Lo sfortunato
equipaggio dello Shuttle Columbia)I
I sette astronauti che hanno perso la vita
nell'esplosione dello Shuttle Columbia lo scorso 1 febbraio, potevano essere
salvati. E' questa la conclusione del rapporto presentato nei primi giorni di
settembre dopo sette mesi di lavoro, dai 13 esperti della commissione di indagine sul tragico incidente che è costata la vita a
sette valorosi esploratori del cosmo. Non è vero che l'equipaggio del Columbia, danneggiato durante il decollo, aveva ormai il
destino segnato: se la NASA si fosse accorta del guasto, i sette avrebbero
potuto essere salvati. Nel corso dei sette mesi in cui si è svolta l'inchiesta,
la speciale commissione, capitanata dall'ammiraglio Harold
Gehman, interrogando gli stessi scienziati dell'ente
spaziale americano, ha chiesto se alla luce di quanto era successo al momento
del lancio, sarebbe stato possibile organizzare una
missione di salvataggio per riparare la navetta spaziale o per evacuarla. La
risposta è stata unanime: se i controllori di volo avessero capito la gravità
della situazione, si sarebbe potuto intervenire utilizzando la navetta Atlantis, già pronta per partire in marzo. Lo Shuttle con a bordo un equipaggio composto da quattro persone,
avrebbe raggiunto il Columbia già poche ore dopo essere entrato in orbita. Una volta vicini, i due Shuttle si sarebbero posizionati uno
di fianco all'altro; gli astronauti del Columbia, indossata la tuta
pressurizzata, avrebbero potuto raggiungere l'Atlantis
attraverso i portelli aperti. Atlantis sarebbe poi
rientrato a terra con i quattro "padroni di casa" sul ponte di volo e
i sette "ospiti" nel ponte mediano. Successivamente
sarebbe poi stato possibile, dal Centro di Controllo di Houston, guidare il
Columbia ormai disabitato, in modo da farlo cadere nell'Oceano Pacifico, oppure
come seconda alternativa, spingerlo su un'orbita più alta con la prospettiva di
inviare in un secondo momento una missione di riparazione. L'atto conclusivo
delle indagini condanna dunque senza appello la NASA. Nel documento, composto da 248 pagine, vengono messe in luce alcune
"leggerezze" dei responsabili del volo, come la convinzione che il
danno riportato nel lancio non fosse grave e, ancora, l'assoluta mancanza di un
piano d'emergenza qualora ve ne fosse il bisogno. La commissione d'inchiesta si
dice "fortemente convinta che se queste
debolezze, persistenti, non verranno risolte, il palcoscenico mondiale è già
pronto per vivere una nuova tragedia spaziale".
I tredici membri della commissione hanno
anche confermato nel loro lungo rapporto, quelle che erano state le prime
ipotesi in merito all'esplosione in cielo del Columbia.
La disintegrazione dello Shuttle è stata causata dal danneggiamento dell'ala
sinistra durante la fase del lancio avvenuto il 16 gennaio, quando il distacco
di un frammento della protezione esterna del grande
serbatoio fece staccare alcune piastrelle del rivestimento del Columbia. Al
momento del rientro sulla Terra, quando la navetta è entrata in contatto con
l'atmosfera terrestre, la falla ha provocato poi un surriscaldamento tale da provocare la disintegrazione del mezzo spaziale.
( FINE)
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