SPAZIOULTIMA FRONTIERA

                                                                                                                 A cura del prof. A.Gianluca

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(Il lancio della navetta Discovery)I

SPACE FLIGHT  NEWS 132 ( history )

 

Il 12 novembre 1984 dopo un lungo inseguimento nello spazio, lo Space Shuttle Discovery si trova ormai a poche centinaia di metri dal primo satellite da recuperare. Si tratta del Palapa B-2. Come descrive dettagliatamente nel suo articolo il corrispondente dagli Stati Uniti del quotidiano “Il Giorno”: << Il comandante di Discovery Rick Hauck, veterano dello spazio al suo secondo volo su una navetta Shuttle, ha acceso per varie volte i piccoli propulsori del traghetto spaziale alzando di sedici chilometri l’orbita fino a portarla a 346 chilometri di altezza dalla superficie terrestre, e a soli ventiquattro chilometri dall’orbita in cui si trova il satellite di costruzione indonesiana Palapa B-2. La navetta, che procede alla velocità di 28 000 chilometri orari, si sta avvicinando all’obiettivo gradualmente… Dopo quattro giorni di inseguimento, in un ambiente così ostile come quello dello spazio, la quattordicesima missione di una navetta Shuttle entra dunque nel vivo. Se la difficile operazione di oggi con il primo satellite avrà successo, il secondo recupero che riguarderà l’altro satellite ”disperso” il Westar VI verrà effettuato mercoledì >>.

Sono le prime ore del pomeriggio in Italia di lunedì 12. Giunto ad una distanza minima di centro metri dal satellite il Discovery spegne i motori. A questo punto i due astronauti “specialisti di missione”, Dale Gardner e Joseph Allen escono, equipaggiati dalle speciali tute, al di fuori dello Shuttle rimanendo però all’interno della stiva aperta della navetta. Poi indossato lo straordinario “zaino a razzo”, già collaudato nelle precedenti missioni, l’astronauta Allen si distacca in volo libero dal Discovery lanciandosi verso il satellite perduto. Davanti a se ha uno speciale attrezzo a forma di ombrello rovesciato per l’aggancio con il satellite, denominato “Stinger”. L’intera America segue in diretta con il fiato sospeso le affascinanti immagini televisive che arrivano dallo spazio! << Houston, l’MMU, (lo zaino a razzi), funziona a meraviglia! Sto per avvicinarmi al Palapa! >>, annuncia Allen. La temuta manovra di aggancio tra l’uomo e il satellite che avviene ad una velocità di 28 000 chilometri orari al di sopra del nostro pianeta si realizza con successo al primo tentativo. Una volta stabilizzata la rotazione sul proprio asse del Palapa, Allen riaccende i piccoli razzi del suo zaino e ritorna verso il Discovery. Al centro spaziale di Houston nel Texas, scrosciano entusiasti gli applausi dei tecnici addetti al controllo del volo: << Bel lavoro Joseph, manovra perfetta! >>. << E’ stato più facile qui nello spazio, che non a terra durante le simulazioni! >>, risponde soddisfatto Joseph Allen. L’astronauta americano, nato il 27 giugno 1937  a Crawfordsville nell’Indiana, sposato con due figli, entrato alla NASA nel 1967, con il primo recupero di un satellite in avaria alla deriva nello spazio, ha realizzato un’impresa senza precedenti, al limite della fantascienza!

Una volta ritornati, Allen e il suo prezioso carico, nei pressi dello Shuttle lo “Stinger”  lo speciale e straordinario attrezzo a cui è ancora ancorato il Palapa B-2, viene agganciato dal “braccio meccanico” lungo quindici metri, guidato da bordo del Discovery dalla quarta astronauta donna americana Anna Fisher. Poi tutti e tre, Allen, Gardner e Fisher, iniziano la non facile sistemazione del satellite nella stiva della navetta. L’operazione risulta, soprattutto per i due “pedoni spaziali” all’esterno, faticosa e piena di difficoltà, perché comporta il montaggio di alcune parti strutturali necessarie a mantenere bloccato il satellite durante la delicata fase di rientro sulla Terra del Discovery.

Finalmente, poco dopo le 20 ora italiana e dopo una permanenza di più di sei ore nello spazio aperto, i due astronauti Allen e Gardner riescono ad ancorare il Palapa B-2 nella stiva.

Non è esagerato dire che con la quattordicesima missione del programma Shuttle una nuova pagina si è aperta nella storia delle conquiste spaziali. A poco a poco la navetta americana va acquisendo la piena operatività, un’operatività che è indispensabile ove si dovesse affrontare nei prossimi anni la costruzione di una grande stazione spaziale in orbita.

Intanto, per i cinque astronauti che viaggiano nello spazio a bordo del Discovery, il prossimo obiettivo è il recupero del secondo satellite “disperso”: il Westar VI …

 (continua)

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