(I sette
astronauti del Challenger)I
Sfogliando le pagine
interne dei principali quotidiani italiani, giovedì 4 ottobre 1984 in cronaca estera si
possono leggere queste poche righe: <<
E’ iniziato ieri a Cape Canaveral
il conto alla rovescia per il lancio fissato per domani, venerdì, dello Shuttle
Challenger che porterà in orbita intorno alla Terra per la prima volta, un
equipaggio “eccezionale” composto da ben sette astronauti, cinque uomini e due
donne. Il “countdown” è scattato all’una di ieri notte, ora locale, nel Centro
spaziale Kennedy. Nel corso della missione che durerà
otto giorni sarà effettuata la prima passeggiata nello spazio di una astronauta americana, Kathrin Sullivan. Verrà inoltre rilasciato
nello spazio intorno alla Terra, un satellite per lo studio del nostro pianeta
>>. Notizie come
questa che fino a pochi anni fa avrebbero trovato grande risalto già in prima
pagina, vengono relegate ora nelle pagine interne dei maggiori quotidiani di
tutto il mondo, compreso quelli americani. In questi ultimi anni, dopo la
straordinaria esplorazione umana della Luna con il programma Apollo e i voli
considerati ormai di “routine” delle navette Shuttle, l’interesse dell’opinione
pubblica verso i viaggi spaziali si è molto ridotto, tuttavia rimane invece immutata
l’attenzione e l’attesa da parte degli esperti per i sempre più spettacolari
programmi delle
missioni, e per i primati che continuamente si susseguono in questa fantastica
attività dell’uomo nel cosmo.
Il 5 ottobre alle
12.03 ora italiana, con la regolarità di un vero “servizio di linea” Terra-orbita, il Challenger ritorna nello spazio per la sua
sesta missione, la tredicesima del programma Space Shuttle: la prima con a bordo un equipaggio di sette astronauti. Il
corrispondente e giornalista scientifico del quotidiano “Il Giorno”, Antonio de
Falco, così descrive da Cape Canaveral
l’inizio della centesima avventura umana nello spazio: << All’alba di
ieri con cronometrica precisione, esattamente alle 7.03 ora della Florida, le
12.03 italiane, come era previsto dall’originario
piano di volo, il Challenger si è staccato dalla rampa di lancio ed ha iniziato
la sua missione nello spazio che si concluderà tra otto giorni, il 13 ottobre.
A bordo della tredicesima missione Shuttle, la sesta per il Challenger, c’è
l’equipaggio più folto della storia spaziale: sette astronauti, cinque uomini e
due donne. La missione è comandata da Robert Crippen alla sua quarta esperienza a bordo dello Shuttle;
con lui a pilotare il Challenger il pilota Jon McBride, le due donne sono Sally Ride, al secondo volo, e
la matricola Kathrin Sullivan.
Gli altri astronauti della missione sono David Leestma,
Paul Scully Power e Marc Garneau,
proveniente dal Quebec, il primo astronauta canadese. Grandi sono l’attenzione
e l’attesa che circondano questa missione. Nel corso delle 132 rivoluzioni che
la navetta descriverà intorno alla Terra a 342 chilometri di altezza, il Challenger
deve lanciare un satellite per lo studio delle radiazioni cosmiche in arrivo
sul nostro pianeta. L’altro punto di forza della missione sarà la prima uscita
nello spazio di una donna americana, Kathrin Sullivan, che avverrà martedì prossimo. Per l’altra
astronauta a bordo Sally Ride, il lavoro è invece
cominciato subito. Otto ore e mezzo dopo il lancio del Challenger, l’astronauta
ha estratto dalla stiva di carico della navetta il satellite “ERBS”, (iniziali di Earth Radiation
Budget Satellite), e servendosi del “braccio meccanico” estensibile fino a
quindici metri lo ha immesso in orbita. L’”ERBS” dovrà accertare quanta energia
la nostra Terra riceve dal Sole e quanta ne irraggia ogni giorno nello spazio.
I sette astronauti, negli otto giorni di permanenza in orbita, dovranno inoltre
far funzionare una speciale apparecchiatura, un nuovissimo tipo di radar
denominato “SIR-B”, con la quale disegnare una mappa
completa del globo. Il radar tradurrà in immagini tutto ciò che sarà captato
sulla superficie terrestre dalla sua antenna e gli scienziati si augurano che
possa servire persino a trovare le tracce di città sepolte ai piedi delle Ande
peruviane; le rovine nordiche dell’isola di Oland, nel Baltico, e le vestigia dell’antica città di Ubar, fiorente duemila anni fa nello stato arabo dell’Oman.
Ma “SIR-B” sarà in grado di localizzare anche gli iceberg, eventuali fenomeni di inquinamento da greggio, e le foreste malate per le
piogge acide. Le premesse perché la missione abbia esito positivo
ci sono. Fino a questo momento, infatti, tutto è proceduto alla perfezione. Il
ritorno del Challenger con i suoi sette astronauti è previsto
per sabato 13 ottobre al centro spaziale Kennedy
>>. (continua)
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