SPAZIOULTIMA FRONTIERA

                                                                                                                 A cura del prof. A.Gianluca

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(L'equipaggio del dodicesimo volo Shuttle)I

SPACE FLIGHT  NEWS 125 ( history )

A inizio estate 1984 la NASA, l’ente spaziale americano, si prepara a vivere un nuovo emozionante capitolo della sua ormai lunga storia. Il 25 giugno tutto è finalmente “ok” per il lancio del Discovery, la terza nuova navetta statunitense dopo le già collaudate Columbia e Challenger. Sulla rampa di lancio 39-A di Cape Canaveral, il conto alla rovescia procede regolarmente, senza intoppi; anche le condizioni meteorologiche presenti sulla base di lancio sembrano favorevoli. A bordo del nuovo veicolo che presto solcherà le strade del cosmo ci sono sei astronauti: il comandante Henry Hartsfield, veterano dello spazio, il pilota Michael Coats e i quattro “specialisti di missione”, Judith Resnik, seconda donna astronauta americana, Steven Hawley, Richard Mullane e Charles Walker. Walker è anche il primo “passeggero pagante” a bordo di un veicolo spaziale: ingegnere dipendente di una ditta aerospaziale americana dovrà compiere una volta in orbita importanti esperimenti di carattere farmaceutico. La multinazionale per cui lavora, la McDonnell Douglas Astronautics, ha pagato circa 150 milioni di lire per l’addestramento di Walker e per il suo passaggio a bordo del Discovery. Il programma della nuova missione, la dodicesima del programma Space Shuttle, comprende, oltre agli importanti esperimenti medico-scientifici del “passeggero pagante”, il lancio di ben tre satelliti, (SBS 4 \ LEASAT 2 \ TELSTAR 3), tutti e tre americani e tutti e tre destinati all’orbita geostazionaria, 36 000 chilometri di altezza, con scopo di radiotelecomunicazione. Un altro importante momento del volo sarà il dispiegamento di un enorme pannello solare che fuoriuscendo dalla stiva della navetta e raggiungendo le dimensioni di trenta metri di altezza e quattro di larghezza, migliorerà l’erogazione di energia elettrica degli apparati sempre più complessi dello Shuttle.

Sono le 14.15 ora italiana, l’equipaggio del Discovery si trova ormai da più di due ore all’interno della navetta in attesa del “go”, quando a circa trenta minuti dal lancio, previsto per le 14.45, un guasto rilevato ad uno calcolatori elettronici di bordo blocca il “countdown”. Così riferisce “Il Corriere della Sera” sul mancato lancio del Discovery: << Un problema sorto tra i computer della navetta trenta minuti prima del lancio ha costretto il direttore del volo della dodicesima missione Shuttle, la prima del nuovo traghetto spaziale Discovery, a rinviare di almeno ventiquattro ore la partenza. Durante le ultime battute del conteggio alla rovescia un computer di controllo a terra non riusciva a “dialogare” con il computer di riserva della navetta. Lo Shuttle per tutte le operazioni di navigazione e lavoro in orbita dispone di cinque computer IBM: quattro sono effettivi ed uno rimane di riserva ma con il ruolo di controllore dell’attività degli altri. I responsabili della missione hanno quindi deciso di sostituire l’apparato che non funziona con il gemello imbarcato sulla navetta Challenger anch’essa a Capo Canaveral dove sta per essere preparata per una prossima missione. Un guasto simile a quello di oggi, si era già presentato nel primo volo della navetta Columbia avvenuto nell’aprile 1981. Ma allora si trattava di un difetto di sincronizzazione tra i cinque computer di bordo, mentre ora sembra si tratti di un guasto “fisico” allo strumento. E per questo, infatti, è stata decisa la sua sostituzione ed il rinvio del lancio del Discovery >>. Tutto, dunque, è rimandato al giorno successivo.

Il 26 giugno la scena è la stessa, sui teleschermi delle maggiori reti televisive americane spicca la bianca figura del Discovery pronto a spiccare il suo primo fantastico volo, il dodicesimo dell’era Shuttle. Le condizioni del tempo sembrano più che favorevoli al lancio. Il conto alla rovescia, ripreso dopo lo stop del giorno precedente, fila via “liscio come l’olio”. << Meno un minuto >>,  comunica il direttore del volo da Cape Canaveral, sono le 14.44 ora italiana. Poi: << Dieci, nove, otto, sette >>, i sei astronauti all’interno del Discovery sentono già il possente rombo dei motori sotto di loro, << sei, cinque >>, tutto vibra, pronti a partire! Quando, però, i motori principali della navetta sono già accesi improvvisamente tutto si ferma!

I computer di bordo, a 240 secondi dal lancio, hanno individuato un difetto nel motore numero 3 della navetta, quello di destra, che deve accendersi con l’1, centrale, e il 2, posto a sinistra, per portare in orbita lo Shuttle insieme ai due booster a propellente solido. A Cape Canaveral, nella base spaziale americana, si vivono momenti di tensione: i sei astronauti sul Discovery sono praticamente seduti sopra due milioni di litri di miscela potenzialmente esplosiva, in più c’è stato anche un principio d’incendio nel vano motori, spento prontamente anche se a fatica dagli uomini della sicurezza. Ecco la cronaca di una possibile tragedia sfiorata nell’articolo del corrispondente dagli Stati Uniti de “Il Resto del Carlino”: << Momenti drammatici si sono vissuti ieri sulla rampa di lancio di Cape Canaveral e nell’intera base spaziale americana. L’atteso lancio inaugurale del Discovery, terzo esemplare di traghetto spaziale, è “abortito” per un inconveniente ad uno dei tre motori subito dopo la loro accensione e a quattro secondi dal distacco da terra della navetta. Un piccolo incendio provocato dall’idrogeno si è sviluppato nel compartimento motori, ma è stato spento a distanza dopo tre tentativi dalle squadre di emergenza. Per trentotto lunghissimi minuti l’equipaggio, formato da cinque uomini e una donna, ha atteso di essere tirato fuori dalla cabina che posava su due milioni di litri di miscela altamente esplosiva. Quando hanno toccato nuovamente il suolo, quattro dei sei apparivano “assai tesi”, gli unici in condizioni più o meno normali erano il comandante Hartsfield e il pilota Coats. Tutti hanno avuto una incredibile fortuna: ancora una frazione di secondo e si sarebbero accesi i giganteschi “booster” a carburante solido che non possono essere spenti una volta avviati. E nessuno, allo stato delle cose, sa come sarebbe finita quella che è la dodicesima missione di un programma spaziale che ha rivoluzionato la storia dell’astronautica. La prontezza del computer nello scoprire il guasto e fermare fulmineamente la partenza è certo un successo della tecnologia spaziale. L’arresto di un motore in un momento decisivo è un insuccesso forse più grave. Il volo di Discovery è stato rinviato a data da destinarsi. Era già in ritardo di un giorno sul programma previsto dalla NASA per un guasto, anche questo registrato quasi all’ultimo momento, di un computer. Questa volta il disastro è stato questione di frazioni di secondo. Nonostante le tranquillizzanti dichiarazioni dell’ente spaziale americano, la direzione del lancio ha passato lunghi minuti di “grave agitazione e preoccupazione” dopo l’incidente, mentre l’equipaggio era ancora a bordo. Mai una sequenza di lancio era stata fermata dopo che aveva avuto inizio in tempi recenti. Per trovare qualcosa di simile bisogna risalire a quasi venti anni fa, nel dicembre 1965, durante il conteggio alla rovescia nella missione Gemini 6. Discovery avrebbe dovuto mettere in orbita in questa missione tre satelliti per telecomunicazioni, dispiegare in orbita una enorme batteria solare, e condurre esperimenti di alta tecnologia farmaceutica >>.  (continua)

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