(La riparazione del
Solar Max)I
Mercoledì 11 aprile
1984: dopo più di sette ore di permanenza nello spazio aperto, all’interno del
vano di carico dello Shuttle, James Van Hoften e George Nelson rientrano a
bordo del Challenger: il SOLAR MAX è stato riparato! I primi due “meccanici del
cosmo” hanno dovuto adoperare per l’importante e delicata operazione speciali
attrezzi e utensili, oltre a materiale di supporto e usura come viti e cablaggi
elettrici, tutti studiati appositamente per questa
“prima” storica da importanti e famose ditte mondiali. << Ragazzi, è
stato come fare una operazione chirurgica indossando i
guanti da pugile! >>, dichiara Van Hoften poco dopo il suo rientro sullo Shuttle. Ora ai
cinque astronauti americani protagonisti dell’undicesima missione di una
navetta, Robert Crippen, Francis Scobee, Terry Hart, George
Nelson e James Van Hoften,
non resta che rilasciare di nuovo in orbita il SOLAR MAX e prepararsi per il
ritorno sulla Terra, previsto sulla pista di atterraggio del Kennedy Space Center.
Il 13 aprile, tutto
è pronto a Cape Canaveral
per accogliere di nuovo sul pianeta che li ha visti nascere i “trionfatori del
cosmo”, dopo una missione in orbita di quasi sette giorni. Scrive l’inviato
speciale de “Il Corriere della Sera” Giovanni Caprara:
<< Oggi, quando in Italia saranno le ore 14, il Challenger farà ritorno a
terra planando
sulla pista di Cape Canaveral
in Florida: la sua missione è perfettamente riuscita ed ha ampiamente
giustificato i 50 milioni di dollari spesi dalla NASA in questa operazione. Il
successo si basa sul fatto che gli astronauti della seconda navetta spaziale
della storia, il Challenger, sono riusciti anche a rimettere in orbita il
satellite Solar Max che mercoledì scorso avevano
riparato nella stiva del traghetto cosmico americano. Alle 11.26 di ieri, ora
italiana, il Solar Max è stato liberato dal “braccio
meccanico” che lo teneva fermo nella stiva e, azionando
i propri razzi di bordo, a cominciato a salire verso la sua orbita definitiva
che è a circa
Una volta ancora,
però, le pessime condizioni meteorologiche presenti sul centro spaziale
statunitense sconvolgono gli originali piani della
NASA: il Challenger non atterrerà più a Cape Canaveral, ma nell’ormai “consueta” pista di atterraggio
alla Base aerea di Edwards in California.
Alle 15.38 ora
italiana, con circa un’ora e mezzo di ritardo sul piano di volo, il Challenger conclude il suo straordinario viaggio tra le stelle con un
perfetto atterraggio sulla pista della Base aerea di Edwards,
ponendo così fine all’undicesima missione del programma di esplorazione spaziale
Space Shuttle. Il volo è durato in tutto sei giorni,
23 ore, 40 minuti e cinque secondi. << Ora si può davvero dire che il nuovo “sistema di trasporto spaziale” Space
Shuttle ha praticamente raggiunto l’efficienza per la quale è stato progettato.
In termini commerciali è ancora impossibile determinare esattamente il valore
del salto di qualità fatto dalle tecniche spaziali:
manovrabilità dei veicoli; possibilità di lavoro per gli uomini e sua durata,
all’esterno; padronanza, infine, della complessa metodologia necessaria ad
avvicinare un satellite, a recuperarlo, a ripararlo e a rimetterlo quindi in
orbita. Ma in termini tecnici il valore del risultato
è molto elevato >>. Ecco quanto scrive il corrispondente scientifico del
quotidiano “Il Giorno” Antonio de Falco nell’edizione del 14 aprile: una nuova
tappa nel lungo cammino di esplorazione dello spazio
da parte dell’uomo è stata compiuta!
Ora una nuova
navetta sta per essere posizionata sulla rampa di
lancio di Cape Canaveral, è
il Discovery, terzo esemplare di spoletta spaziale
della NASA. Il suo “battesimo” nello spazio è previsto
per la fine del prossimo mese di giugno …… (continua)
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