SPAZIOULTIMA FRONTIERA

                                                                                                                 A cura del prof. A.Gianluca

Torna pagina indice

(L'astronauta Nelson e il satellite Solar Max)I

SPACE FLIGHT  NEWS 122 ( history )

 

Domenica 8 aprile 1984. Dopo un lungo inseguimento nello spazio e dopo varie accensioni dei piccoli motori di manovra della navetta, raggiunta una quota record per uno Shuttle di 500 chilometri di altezza, il Challenger è finalmente in vista del SOLAR MAX. << Lo abbiamo individuato Houston! >>, annunciano entusiasti i cinque astronauti, << non siamo ancora abbastanza vicini, ma visto da qui con il nostro telescopio è ben visibile nel buio del cosmo. Sta brillando come una debole stella nell’immensità dell’Universo illuminato dalla luce del Sole! >>.  La parte finale della manovra di avvicinamento si conclude con un’ultima serie di accensioni e spegnimenti dei piccoli razzi, che portano il Challenger ad una distanza di soli cento metri dal satellite. A questo punto l’astronauta George Nelson è pronto ad uscire nello spazio esterno: è il momento culminante dell’undicesima missione del programma Shuttle! Indossata la speciale tuta per l’attività extraveicolare con lo “zaino a razzo” e con un inedito sistema di aggancio fatto a T sulla cintura, l’astronauta americano, alla sua prima esperienza cosmica, inizia la fantastica avventura lanciandosi in direzione del SOLAR MAX. All’aperto, all’interno della stiva dello Shuttle, rimane l’altro astronauta James Van Hoften pronto ad intervenire in caso di pericolo. Le radio e le televisioni di tutta America sono collegate in diretta con lo spazio per trasmettere l’eccezionale e spettacolare avvenimento. In meno di dieci minuti Nelson si porta sul “bersaglio”, che ruota alla velocità di un grado al secondo attorno al proprio asse. Dopo aver atteso che si presenti di fronte la parte del SOLAR MAX da agganciare, posizionata tra le due grandi ali di pannelli solari, l’astronauta tenta ma inutilmente la manovra di “docking” con il satellite. << No dock! No dock Houston! Non riesco ad agganciarmi! >>, comunica da quasi cinquecento chilometri di altezza dalla Terra il “pedone spaziale”. Al centro di controllo del volo di Houston si vivono momenti di grande tensione. Le immagini che arrivano in diretta dallo spazio sembrano superare ogni film fin qui prodotto di fantascienza! Con il Sole che illumina in pieno la scena, si vede Nelson che in un’azione non prevista dal piano di volo e dettata più dalla disperazione che dalle efficaci tecniche spaziali, cerca di fermare il moto del satellite afferrando una delle grandi ali dei pannelli solari. Ma anche questa volta non c’è nulla da fare. << Interrompi l’operazione George e ritorna sullo Shuttle! Non ti esporre ad inutili pericoli! >>, consigliano da terra all’astronauta americano. 

Dopo il felice rientro di un deluso George Nelson sul Challenger, la NASA in una affollata conferenza stampa a Houston annuncia la decisione che sì ci sarà un secondo tentativo di aggancio al SOLAR MAX previsto fra circa quarantotto ore, ma che questo verrà fatto usando solamente il “braccio robotizzato” di costruzione canadese “Canadarm”. << Il mancato aggancio nello spazio dell’astronauta Nelson con il satellite astronomico in avaria da ormai quattro anni, Solar Max >>, dichiara un portavoce dell’ente spaziale americano, << non lo riteniamo un fallimento, ma una ulteriore storica esperienza per una futura costruzione di una grande stazione cosmica permanente, abitata dall’uomo, in orbita intorno alla Terra >>.

 (continua)

Home page NewAtlantide