SPAZIOULTIMA FRONTIERA

                                                                                                                 A cura del prof. A.Gianluca

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(Il rilascio nello spazio dell'LDEF)I

SPACE FLIGHT  NEWS 121 ( history )

 

Il 6 aprile 1984, ancora una volta, il magico spettacolo della partenza di una navetta Shuttle si ripete. Puntuale alle 15.58 ora italiana, le 8.58 in Florida, il Challenger si stacca dalla rampa di lancio 39-A di Cape Canaveral portando nello spazio un carico umano di cinque persone con un ambizioso obiettivo: il recupero e la riparazione in orbita, per la prima volta nella storia dell’astronautica, di un satellite in avaria, il “SOLAR MAX”, lanciato nel 1980 e guastatosi pochi mesi dopo. A meno di dodici minuti dal lancio lo Shuttle è già in orbita. << Tutto procede bene >>, annuncia il comandante Robert Crippen, al suo terzo volo cosmico su una navetta, << la vista che abbiamo da quassù è semplicemente fantastica! Non ci si abitua davvero mai a vedere la nostra Terra dallo spazio! >>. Ora al di sopra del “pianeta azzurro”, in un ambiente ancora così inospitale e sconosciuto, si trovano a vivere e a lavorare, sebbene su due diversi veicoli cosmici, per la prima volta contemporaneamente ben undici uomini: oltre ai cinque americani del Challenger vi sono i cinque cosmonauti sovietici e l’indiano Sharma a bordo del laboratorio scientifico Salyut 7. E’ un nuovo record: mai come ora il cosmo è stato tanto affollato dall’uomo! Nello spazio però non c’è tempo per i festeggiamenti, già a poche ore dall’inizio del volo per i cinque astronauti del Challenger, il comandante Crippen, il pilota Francis Scobee e i tre “specialisti di missione” Terry Hart, George Nelson e James Van Hoften, ha inizio il lungo e spettacolare inseguimento verso il satellite astronomico in avaria “SOLAR MAX” che si trova ad una altezza di circa 500 chilometri da terra. Prima però che inizi la “caccia”, come previsto dal piano di volo, c’è da sganciare dalla stiva ed immettere in orbita la gigantesca struttura LDEF, che trasporta nel suo interno in appositi vani cinquantasette esperimenti. Sono stati commissionati da scienziati di vari paesi tra i quali oltre agli Stati Uniti, Germania Ovest, Francia, Danimarca, Svizzera e Olanda.

Il rilascio in orbita dell’LDEF tramite il “braccio” robotizzato Canadarm pilotato dall’astronauta “specialista” Terry Hart, avviene regolarmente sabato 7 aprile, a poco più di ventiquattrore dall’inizio della missione. Nei piani della NASA questa specie di “satellite-container” rimarrà nello spazio per circa dieci mesi prima di essere recuperato durante una nuova missione Shuttle programmata per l’anno successivo.

Svolta perfettamente l’operazione LDEF, l’attenzione degli astronauti, dei tecnici del centro spaziale di Houston e dell’intero mondo scientifico e astronomico si rivolge ora solo ed esclusivamente ad un unico importante obiettivo: l’avvicinamento, il recupero e la riparazione del satellite “SOLAR MAX”.

 (continua)

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