(Il rientro
notturno del Challenger)I
Dopo sei giorni di navigazione nello spazio
e dopo che il denso programma di lavoro in orbita è stato completato, i cinque
astronauti del Challenger, ( il comandante Truly, il
pilota Brandenstein e gli specialisti di missione Gardner, Thornton e Bluford ), si predispongono per il ritorno sulla Terra. Il
rientro è forse ancor più spettacolare della partenza notturna: la pista di atterraggio della Base di Edwards
in California è illuminata quasi a giorno da giganteschi e potentissimi
riflettori, quando stagliando nettissima la sua sagoma bianca contro l’oscurità
della notte il Challenger tocca terra silenziosamente, quarantuno minuti dopo
la mezzanotte del 5 settembre
La sera del 26
settembre 1983 un nuovo potente razzo, denominato A2, è pronto a decollare da
terra: al Cosmodromo sovietico di Baikonur tutto è
pronto per il lancio della navicella cosmica Soyuz T
10. Porta a bordo i cosmonauti Vladimir Titov e Ghennady Strekalov. Il loro
compito è quello di sostituire i due “inquilini” che vivono e lavorano sul
laboratorio Salyut 7 dalla fine di giugno, Vladimir Lyakov e Aleksandr Aleksandrov. Tutto sembra procedere bene, le condizioni
meteorologiche sull’area di lancio sono più che buone, tutto dunque fila
“liscio come l’olio”, quando al termine di un regolare conto alla rovescia il
razzo, che porta alla sommità la capsula Soyuz con il
suo carico umano, improvvisamente si incendia.
L’esplosione che subito dopo si verifica è
terrificante. Fortunatamente per Titov e Strekalov il buon funzionamento dei sistemi di sicurezza della Soyuz, ha provocato
l’espulsione della navicella qualche istante prima della tremenda esplosione. I
due sfortunati, e allo stesso tempo fortunati, cosmonauti riescono a ritornare
sulla terra a qualche chilometro di distanza da ciò che rimane della rampa di
lancio, atterrando dolcemente grazie ad un ampio paracadute.
Nonostante gli enormi sforzi e i grandi progressi che l’umanità ha
compiuto nell’esplorazione del “nuovo continente”, lo Spazio, questi comporta
ancora parecchi rischi, starà sempre di più all’uomo stesso evitare, vista
l’esperienza acquisita, nuovi lutti e nuove tragedie.
… (continua)
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