SPAZIOULTIMA FRONTIERA

                                                                                                                 A cura del prof. A.Gianluca

Torna pagina indice

(Il rientro notturno del Challenger)I

SPACE FLIGHT  NEWS 113 ( history )

 

Dopo sei giorni di  navigazione nello spazio e dopo che il denso programma di lavoro in orbita è stato completato, i cinque astronauti del Challenger, ( il comandante Truly, il pilota Brandenstein e gli specialisti di missione Gardner, Thornton e Bluford ), si predispongono per il ritorno sulla Terra. Il rientro è forse ancor più spettacolare della partenza notturna: la pista di atterraggio della Base di Edwards in California è illuminata quasi a giorno da giganteschi e potentissimi riflettori, quando stagliando nettissima la sua sagoma bianca contro l’oscurità della notte il Challenger tocca terra silenziosamente, quarantuno minuti dopo la mezzanotte del 5 settembre 1983. In Italia sono le ore 9.41 del mattino. Ecco l’entusiasmante articolo sulla conclusione dell’ottava missione di una navetta Shuttle dal corrispondente dagli Stati Uniti del quotidiano “il Giorno”: << Con il primo fantasmagorico atterraggio notturno, illuminato dai riflettori più potenti del mondo, il traghetto spaziale Challenger ha concluso la notte scorsa sulla pista della base aerea di Edwards in California quella che il centro di controllo della NASA già definisce “una super-missione”, quasi completamente priva di inconvenienti e in cui è stato realizzato il 100 per cento del programma. Dopo sei giorni in orbita i cinque astronauti, tra cui il primo nero a ricevere il battesimo dello spazio, hanno toccato terra alle 00.41 ora della California, le 09.41 italiane, con la consueta spettacolare planata senza motori, resa ancora più “irreale” dal silenzio e dalla completa oscurità senza Luna. Bandito il pubblico per motivi di sicurezza, la pista della base di Edwards era illuminata a giorno da sei riflettori per una colossale potenza totale di due miliardi e mezzo di candele. Ma solo quando lo Shuttle stava ormai per toccare terra la sua sagoma bianconera è apparsa visibile al piccolo gruppo di invitati, che sono esplosi in entusiastici applausi. Sempre più affidabile ed efficiente lo Space Shuttle tornerà di nuovo in orbita verso la fine di ottobre: sarà di nuovo la volta del primo esemplare, il Columbia, che porterà nello spazio all’interno della sua stiva l’atteso laboratorio di costruzione europea “Spacelab”, per una missione di veri esperimenti di nove giorni; tra i membri dell’equipaggio, formato per la prima volta da sei persone, ci sarà anche il fisico tedesco-occidentale Ulf Merbold, selezionato tra tutti i candidati dei paesi europei >>.

 

La sera del 26 settembre 1983 un nuovo potente razzo, denominato A2, è pronto a decollare da terra: al Cosmodromo sovietico di Baikonur tutto è pronto per il lancio della navicella cosmica Soyuz T 10. Porta a bordo i cosmonauti Vladimir Titov e Ghennady Strekalov. Il loro compito è quello di sostituire i due “inquilini” che vivono e lavorano sul laboratorio Salyut 7 dalla fine di giugno, Vladimir Lyakov e Aleksandr Aleksandrov. Tutto sembra procedere bene, le condizioni meteorologiche sull’area di lancio sono più che buone, tutto dunque fila “liscio come l’olio”, quando al termine di un regolare conto alla rovescia il razzo, che porta alla sommità la capsula Soyuz con il suo carico umano, improvvisamente si incendia. L’esplosione che subito dopo si verifica è terrificante. Fortunatamente per Titov e Strekalov il buon funzionamento dei sistemi di sicurezza della Soyuz, ha provocato l’espulsione della navicella qualche istante prima della tremenda esplosione. I due sfortunati, e allo stesso tempo fortunati, cosmonauti riescono a ritornare sulla terra a qualche chilometro di distanza da ciò che rimane della rampa di lancio, atterrando dolcemente grazie ad un ampio paracadute.

Nonostante gli enormi sforzi e i grandi progressi che l’umanità ha compiuto nell’esplorazione del “nuovo continente”, lo Spazio, questi comporta ancora parecchi rischi, starà sempre di più all’uomo stesso evitare, vista l’esperienza acquisita, nuovi lutti e nuove tragedie.

 

 (continua)

Home page NewAtlantide