SPAZIOULTIMA FRONTIERA

                                                                                                                 A cura del prof. A.Gianluca

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(Il lancio nello spazio dallo Shuttle del TDRS-A)I

SPACE FLIGHT  NEWS 107 ( history )

 

Il giorno successivo al lancio dalla stiva del Challenger, in Italia sono le prime ore di martedì 5 aprile, viene regolarmente “sparato” fuori il TDRS-1; qualcosa però stranamente non funziona nei suoi due motori a razzo, per cui, invece di innalzarsi fino a raggiungere un’orbita geostazionaria, a 36 000 chilometri di altezza, il gigantesco satellite si mette a rotolare su se stesso inserendosi in un orbita molto più bassa. Al centro di controllo del volo di Houston nel Texas si vivono momenti carichi di tensione: il perfetto inserimento in orbita e il buon funzionamento del TDRS è di importanza capitale per le future missioni delle navette Shuttle. L’inviato del quotidiano “La Repubblica”, il giorno successivo, così descrive i primi concitati momenti vissuti con il fiato sospeso dai tecnici dell’ente spaziale americano: << A poco più di sedici ore dopo la perfetta partenza da Cape Canaveral, la missione spaziale di Challenger, il nuovo traghetto spaziale statunitense, ha rischiato di tramutarsi in un clamoroso fallimento, ed è tuttora pressoché certo che il successo del volo potrà, nelle migliori delle ipotesi, essere solo parziale. La NASA, l’ente spaziale americano, ha infatti annunciato ieri che il centro di controllo di Houston aveva perso ogni segnale del satellite per le comunicazioni TDRS-A, sganciato dal Challenger alle 22.32 di lunedì sera ora del Texas, le 6.32 ora italiana. Un propulsore del gigantesco satellite era stato acceso senza difficoltà alle 7.25 di ieri ora italiana, 53 minuti dopo lo sganciamento. Alle 12.45 è stata effettuata la seconda accensione del propulsore per porre il satellite sulla sua orbita definitiva a una quota di 36 mila chilometri. Ma immediatamente le stazioni di ascolto a terra hanno perso ogni contatto radio con il satellite. Dopo alcune ore in cui si è temuto il peggio e cioè di rinunciare definitivamente uno dei più grossi ed importanti oggetti inviati dall’uomo nello spazio, i tecnici della NASA hanno ripreso fortunatamente il controllo del TDRS-A, anche se tuttavia non è stata raggiunta con successo la prevista orbita geostazionaria a 36 000 chilometri di altezza. La ripresa del controllo è stata accolta come “miracolosa” dai uomini del centro di controllo di Houston che avevano praticamente perso ogni speranza di salvare il prezioso congegno spaziale, punto focale dell’intera missione. L’incidente è avvenuto mentre i quattro astronauti del Challenger dormivano, essendo compito del centro di controllo a terra eseguire via radio le complesse manovre, richiedenti svariate ore, per il dispiegamento del satellite. Secondo quanto la NASA ha finora comunicato, è stato un non perfetto funzionamento del secondo stadio dello “IUS”, (Inertial Upper Stage), a provocare il guaio della mancata entrata in orbita geostazionaria del TDRS. Lo “IUS” è un vettore a due stadi, lungo più di cinque metri e largo 2,70 , caricato con 12.247 chilogrammi di propellente solido. Il primo stadio viene “sparato” quando il satellite è a distanza di sicurezza dallo Shuttle, dal quale è uscito sotto la spinta di un delicato sistema a molle: questo serve per collocare il satellite in un’orbita cosiddetta di “parcheggio”. Il secondo stadio viene acceso per rendere circolare questa orbita e innalzarla a circa 36 mila chilometri di altezza. In quest’orbita e a questa altezza la velocità di rivoluzione del satellite è uguale a quella di rotazione della Terra. Ogni stazione di ascolto terrestre ha così il satellite in collegamento, e può utilizzarlo, 24 ore al giorno. L’orbita in cui si è sistemato il TDRS-A è invece ellittica, forse perché il secondo stadio non ha fornito tutta la spinta necessaria e la conseguenza è la riduzione del tempo di uso del satellite dalle stazioni di ascolto della NASA: il gigantesco satellite è infatti più veloce della Terra nelle 24 ore. Stando a questo momento le cose, il TDRS non potrà quindi assicurare quel vasto scudo di collegamenti che l’ente spaziale americano si riprometteva. Tutte le speranze sono ora basate sui due prossimi satelliti TDRS che verranno lanciati, forse dagli stessi Shuttle, nei prossimi mesi. Non tutto è dunque perduto, perchè questi in caso di successo potrebbero essere usati a tempo pieno e il primo sfortunato TDRS passerà di riserva.

In queste ultime ore comunque i tecnici della NASA in una improvvisata conferenza stampa, hanno indicato da parte loro che non disdegneranno di salvare l’obbiettivo principale della prima missione del traghetto Challenger: nei prossimi giorni cominceranno una lenta e delicata manovra escogitata appositamente per rimettere sull’orbita giusta il grande satellite per telecomunicazioni spaziali TDRS. La manovra durerà sei giorni e userà i 24 getti direzionali dello stesso satellite, a due per volta, con due accensioni al giorno per tre ore ciascuna. In tal modo il “super satellite” della NASA sarà progressivamente spinto verso l’orbita voluta, con una rimanenza di carburante più che sufficiente ai aggiustamenti di stabilizzazione >>. …

 (continua)

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