SPAZIOULTIMA FRONTIERA

                                                                                                                 A cura del prof. A.Gianluca

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(Il lancio dello Shuttle Columbia)I

SPACE FLIGHT  NEWS 91 ( history )

Domenica 12 aprile 1981: più di un milione di persone affolla l’isola di Merritt in Florida dove sorge il Kennedy Space Center, la base spaziale americana. Munite di binocoli e macchine fotografiche come ai bei tempi dei voli Apollo verso la Luna, scrutano tutte un punto dell’orizzonte: là, aggrappata al gigantesco serbatoio di combustibile alto come una casa di quindici piani, la navetta spaziale Columbia è in attesa del “let’s go”, il via al decollo della prima astronave della storia. Più di duemila fra interruttori e indicatori d’ogni genere, tre schermi televisivi, cinque calcolatori in grado di effettuare quasi mezzo milione di operazioni al secondo: questo il quadro comandi, tre volte più complesso di quello delle capsule Apollo, davanti al quale sono seduti i due astronauti John Young e Robert Crippen. La missione del primo veicolo spaziale riutilizzabile ha avuto una progettazione non certo facile: dal problema delle mattonelle di rivestimento dello scafo che avevano rivelato una preoccupante tendenza a staccarsi, fino al “conflitto” tra i calcolatori di bordo che, per uno sfasamento dell’ordine di millesecondi di uno di loro, si sono esclusi a vicenda provocando il blocco del primo conto alla rovescia venerdì 10.

Finalmente, però, questo è il giorno giusto e, a vent’anni esatti dallo storico volo di Yuri Gagarin, tutto il mondo assiste in diretta davanti agli schermi televisivi al trionfale decollo della navetta spaziale Columbia. In Italia le lancette dell’orologio segnano le ore 14, le sette del mattino a Cape Canaveral. Pesante ottanta tonnellate, lo Shuttle si stacca dalla rampa di lancio sulla spinta di tre motori alimentati da quasi 500 chilogrammi di idrogeno e ossigeno liquidi ogni secondo. Contemporaneamente si accendono altri due razzi a combustibile solido disposti ai lati del grande serbatoio e destinati a fornire a tutto il complesso, che pesa circa 2000 tonnellate, la velocità necessaria. Trascorsi due minuti e 17 secondi dal lancio, il Columbia raggiunge una quota di circa 54 chilometri e a questo punto i due razzi laterali, esaurito il combustibile, si staccano e scendono in mare rallentati dai paracadute ad est della Florida, dove vengono recuperati da navi della marina americana per poter essere successivamente riutilizzati.

Dopo 8 minuti e 30 secondi, ad una quota di 106 chilometri, si spengono anche i motori principali della navetta e 17 secondi dopo si distacca il grande serbatoio, posto sotto la pancia dello Shuttle, di cui non è previsto il recupero e che pertanto precipita disintegrandosi nell’atmosfera. Ora non resta che accendere più volte i piccoli motori di manovra orbitale, per raggiungere l’altezza definitiva dal pianeta, circa 300 chilometri di quota. Dopo aver sopportato, durante la fase di lancio, una gravità pari a tre volte quella normale, gli astronauti Young e Crippen provano per la prima volta la sensazione dell’assenza di peso.

Sono in Italia le ore 14 e dodici minuti: il primo “aereo spaziale” della storia, lo Space Shuttle Columbia, vola finalmente in orbita intorno alla Terra!

(continua)

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