chiarimenti
24 settembre 2002

Ipotizzando uno scenario così costituito:

a) rete fognaria mista cittadina dove confluiscono scarichi domestici, industriali e acque meteoriche,
b) impianto di depurazione finale consortile in grado di trattare tutti i reflui in caso di secco ed accumulo acque di prima pioggia,
c) il gestore dell'impianto delibera limiti di accettabilità in fognatura per scarichi industriali superiori a quanto previsto dalla tab 3 dell'allegato 5 al D.lgs 152/99,
d) i nuovi limiti sono ratificati con atto della Giunta Comunale,
e) la rete fognaria, oltre ad uno scolmatore in testa all'impianto è dotata di vari altri scolmatori che, in caso di pioggia, immettono in acque superficiali i reflui fognari misti che eccedono la portata della rete fognaria a valle dello scolmatore.

In questa realtà, in caso di pioggia, gli scolmatori sulla rete fognaria potrebbero immettere in acque superficiali anche reflui industriali, che se pur parzialmente diluiti dalle acque domestiche e di pioggia, potrebbero presentare concentrazioni per i vari parametri superiori a quello che sono i limiti per lo scarico in rete fognaria previsti del D.Lgs 152/99.

Può essere consentita la presenza di tali scolmatori?

Un tempo esistevano solo le fognature per le acque meteoriche, poiché le acque usate venivano introdotte in pozzi neri a svuotatura periodica. Dopo l'invenzione del watercloset che risale ai primi anni dell'Ottocento, i maggiori quantitativi di acque usate scaricati dai pozzi neri misero in crisi questo sistema e suggerirono l'allacciamento alle fognature stradali "bianche". I collettori fognari delle grandi città sono costituiti da strutture in muratura di pietrame e ricorsi in mattoni, per la maggiorparte realizzati nel secolo scorso. Si tratta di condotti di notevole dimensione a cui è possibile accedere e che si possono percorrere anche per lunghi tratti: a tale scopo furono realizzati, all'interno, anche dei camminamenti laterali per consentire, in tempo asciutto, l'ispezione da parte degli addetti.

In epoche più recenti le fognature sono state realizzate con condotte in calcestruzzo gettato in opera o con condotte in calcestruzzo prefabbricate. Ad oggi le nuove condotte vengono realizzate principalmente con tubazioni in calcestruzzo prefabbricato per i diametri maggiori che per altro risultano notevolmente modificate rispetto ad alcuni anni orsono con l'adozione di tecnologie costruttive che garantiscono una adeguata tenuta e scorrevolezza.
Per i diametri minori inferiori ai 60 cm si adottano tubazioni in P.V.C. o in P.E.A.D. o in altri materiali generalmente plastici secondo le particolari esigenze di ciascun intervento. Le condotte fognarie sono poste in genere al centro della carreggiata stradale ad una profondità che varie da 1 a 3 metri, al di sotto di tutti gli altri servizi tecnologici.

La quasi totalità della rete al Nord è del tipo unitario, con un solo condotto posto al centro della sede stradale e che raccoglie sia le acque usate e di rifiuto che le acque piovane. Fanno eccezione solo le reti di alcuni centri abitati minori e di alcuni abitati di recente edificazione dove esistono reti separate per le acque usate e quelle meteoriche. I sistemi separati sono più diffusi al Centro-Sud. C'è poi il sistema separatore-misto dove le acque meteoriche di prima pioggia, a causa del loro elevato carico inquinante, vengono avviate a depurazione.

Sulle reti di tipo misto, per impedire sovrappressioni, sono installati gli scolmatori di pioggia, cioè una sorta di valvola di sicurezza che entra in funzione quando l'ingresso di acque meteoriche nella rete mista eccede una certa soglia, considerata pericolosa per la fognatura. Le acque in eccesso, miste ai liquami civili e industriali che afferiscono alla rete, vengono quindi recapitati ad un corpo idrico superficiale. Naturalmente, qualora si verifichi l'evento, i liquami vengono scaricati senza trattamento depurativo, salvo per quella quota che ha raggiunto il depuratore e che può essere passata almeno per un sistema di grigliatura-decantazione. In acque superficiali giungono pertanto molti degli inquinanti prodotti dalle attività industriali e artigianali del bacino servito.

L'effetto inquinante è tuttavia mitigato dalla diluizione apportata dalle acque di pioggia. A questo scopo la taratura dello scolmatore tiene conto della sua entrata in funzione per portate che superano di 3-5 volte la portata media, in tempo secco. Il D.M. 04/03/1996 punto 8.3.1 richiede una diluizione maggiore di 3 volte la portata nera media. Sono noti anche rapporti di diluizione maggiori fino a 1+19. Le scelte sono condizionate dalle caratteristiche climatiche della zona, da tempi di osservazione dei fenomeni metereologici con tempi di ritorno di 25 o 50 anni. Tuttavia dovrebbero essere considerati anche i corpi recipienti, non tutti adeguati per capacità di carico. Per es. un corpo idrico immobile o con movimenti lentissimi, ad es. un lago, comporta nel tempo anche effetti cumulativi (in specie nei sedimenti) i quali ne sconsiglierebbero l'uso come recapito, cosa che non è sempre possibile evitare.

Per questi motivi ormai si tende a superare il principio della diluizione e ad intervenire a monte, mediante l'installazione di vasche di prima pioggia che hanno una funzione idraulica, quella di ridurre la velocità dell'acqua, e una funzione disinquinante, quella di decantare le particelle solide. Purtroppo la realizzazione di questi sistemi viene spesso motivata dalle conseguenze spiacevoli di reti fognarie inadeguate, come gli allegamenti di abitati, e quindi avviene a spot, a macchia di leopardo, secondo le esperienze negative passate, mentre dovrebbe essere in realtà una regolamentazione che copre l'intero territorio, con funzione pianificatrice, in grado sia di intervenire sull'esistente che nei nuovi insediamenti.

Tutto ciò premesso anche se gli scolmatori corrispondono sicuramente alla definizione di scarico presente nel D.Leg. 152/99 non è possibile considerarli tali. A maggior ragione non avrebbe senso stabilire un limite allo scarico di tale tipo di manufatti. C'è tuttavia scolmatore e scolmatore, quello che si attiva in occasione di fenomeni piovosi assicurando il rapporto di diluizione sulla base del quale è stato calcolato, quello che, invece, scarica regolarmente reflui urbani nel corpo idrico recettore anche se non cade una goccia. Diverso è il secondo caso prospettato, dove è necessario intervenire e far intervenire chi di dovere perchè il disfunzionamento cessi. Solo in queste occasioni, se nessuno interviene, è conveniente contestare lo scarico non autorizzato.

Sulla tematica degli scolmatori si riporta un passo tratto dalla recentissima regolamentazione della Provincia di Trento.

Decreto Pres. Giunta Prov. n° 9-99/Leg. del 13/05/2002 - Disposizioni regolamentari per la prima applicazione in ambito provinciale di norme statali in materia di tutela dell'ambiente dagli inquinamenti, ai sensi dell'art.55 della legge provinciale 19 febbraio 2002, n.1.

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Art. 11 - Regime autorizzatorio per scarichi particolari

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3. Gli scaricatori di piena a servizio delle reti fognarie sono autorizzati di diritto per effetto dell'approvazione del loro progetto. Quelli esistenti alla data di entrata in vigore del presente regolamento si considerano parimenti autorizzati di diritto per effetto dell'approvazione dei progetti relativi alle reti fognarie e ai collettori esistenti.
4. Il comma 3 si applica anche agli scaricatori di piena regolati dal piano provinciale di risanamento delle acque, ivi compresi i manufatti scolmatori installati a monte degli impianti di depurazione.
5. Il piano provinciale di risanamento delle acque può stabilire prescrizioni per lo sversamento delle portate di supero tramite gli scaricatori di piena, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici, nonché misure di controllo della quantità di acque scolmate.

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