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Interpellanza sulla contaminazione da diossina del terreno nel territorio Domizio Flegreo ed Agro Aversano a causa dell'incenerimento notturno di rifiuti

REALACCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
la "Terra dei Fuochi", è un paesaggio costellato di case abusive, capannoni industriali e anonimi casermoni di cemento caratterizzato dalle colonne di fumo che si alzano sullo sfondo verso il cielo. È un fazzoletto di territorio che congiunge Giuliano e Casa di Principe, Qualiano e Frignano, fra la provincia di Caserta e l'hinterland settentrionale di Napoli e rappresenta la prima linea di battaglia alle ecomafie;
nel 2003, Legambiente aveva denunciato nel suo Rapporto Ecomafia la pratica, diffusa nel triangolo tra Qualiano, Villaricca, e Giugliano, di incenerire, preferibilmente di notte, ingenti quantità di rifiuti, con gravi conseguenze per l'ambiente e serie minacce alla salute dei cittadini;
il 23 gennaio 2004 nel territorio di Frignano, mentre si svolgeva il consiglio comunale di Casal di Principe, aperto ai sindaci, ai parlamentari, ai consiglieri regionali e provinciali, alla cittadinanza e alle associazioni, veniva bruciato illegalmente il carico di rifiuti di un tir, lungo l'asse viario Asi;
il 30 gennaio del 2004 il comune di Frignano emette un'ordinanza in cui si vieta, nella località "cimitero di Frignano", il pascolo, il movimento in entrata e in uscita di greggi provenienti da altri comuni, l'allevamento a terra di animali da cortile, la raccolta di alimenti zootecnici derivanti da produzioni nella zona. Non basta: gli stessi alimenti zootecnici, ovvero il foraggio, raccolto nella stessa zona deve essere incenerito prezzo impianti autorizzati. A "suggerire" l'ordinanza, con una comunicazione del 21 gennaio 2004, è il direttore del Servizio veterinario Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche del Dipartimento prevenzione Asl Ce/2;
su tutta la vicenda viene mantenuto un ingiustificabile riserbo, ma la motivazione di questa ordinanza è chiara, secondo quanto ha potuto ricostruire Legambiente: la presenza di concentrazioni elevate di diossina. Un'ordinanza simile, per cinque diverse aree del territorio, viene emessa anche dal Comune di Villa Literno. Ma la comunicazione della Asl, successiva alle notizie trasmesse dall'Apat e dalla società Sogei, che effettuano il monitoraggio sulle concentrazioni di diossina nella zona, è stata inoltrata ad altri cinque comuni (Casal di Principe, Santa Maria la Fossa, Casapesenna, Castelvolturno e Casaluce) nei quali regna l'incertezza: chi deve firmare quelle ordinanze, il Sindaco o il Prefetto;
non è l'unico lato ancora poco chiaro di questa vicenda. Mancano, come accennato,
dati pubblici sulle effettive concentrazioni di diossina. Né si conoscono i risultati delle analisi, se mai sono state effettuate, sui prodotti ortofrutticoli: è difficile immaginare, infatti, che la diossina possa depositarsi solo sul foraggio;
con gli anni i criminali hanno cambiato tipologia di smaltimento: dalle discariche ai roghi di copertoni usati spesso come base comburente per bruciare anche altre sostanze tossiche. Si fa strada una nuova tecnica di "incenerimento": scaricare quintali di materiale da smaltire che viene usato come base per la combustione di rifiuti tossico nocivi riversati sopra e poi dati alle fiamme. I rom che vivono nei campi nomadi della zona sono utilizzati per appiccare il fuoco e per una sorta di vigilanza passiva per garantire ai camion il percorso libero da eventuali improbabili controlli. Un traffico che frutta migliaia di euro: in meno di quattro mesi, da novembre 2003 a febbraio 2004, sono stati più di 15 gli interventi da parte dei vigili del fuoco nella zona Asi di Giugliano;
i rifiuti vengono bruciati oltre per impedire di risalire al materiale scaricato e alla distruzione delle sostanze tossiche scaricate in un secondo momento sopra, anche per mettere le mani nella terza fase del nuovo ciclo delle ecomafie: le bonifiche di centinaia di siti con materiale bruciato. Grazie a delle ditte di comodo, questo materiale risulta smaltito in modo corretto ma in verità finisce tra i materiali inerti da triturare e poi collocato in grossi invasi rapidamente coperti da potenti mezzi meccanici. Un dossier dell'ASL Napoli 2 presentato ad aprile del 2003, denuncia che in sei mesi sono stati sequestrati 40 ettari di terreni agricoli trasformati in discariche e 2.000 tonnellate di rifiuti. Un grande discount dello smaltimento illegale, sfruttato da anni;
proprio in queste terre nel febbraio 1991, e precisamente a Villaricca, furono scaricati 571 bidoni di veleni da Mario Tamburino, uno dei primi pusher del rifiuto illegale, che li traghettava da Cuneo. L'uomo colpito dalle esalazioni fuoriuscite da uno dei bidoni, fu ricoverato in grave condizioni all'ospedale di Potenza. A tredici anni di distanza i magistrati hanno accumulato molti documenti, ma più della metà di quei bidoni sono ancora lì. Fusti arrugginiti, mezzi vuoti per il liquido fuoriuscito in questi anni, semidistrutti da incendi appiccati da chi voleva cancellarne le tracce. A distanza di tredici anni sono loro i veri padroni di casa, i contadini sono ridotti a ospiti;
lo scorso 28 gennaio 2004 muore nel campo 7 un neonato rom, di appena 19 giorni. Viveva in una baracca che sorge su una discarica di circa 110 mila metriquadrati con presenza di rifiuti altamente pericolosi, mai bonificata ma presente nei siti inquinati dell'Arpac. La diagnosi parla di bronchite, non curata, aggravatasi dalle condizioni pessime ambientali e di vivibilità all'interno dell'accampamento di fortuna -:
quali iniziative si intendono assumere al fine di:
contrastare in maniera adeguata il perpetrarsi dell'attività di smaltimento illecito di rifiuti e successivo incenerimento illegale degli stessi;
porre in essere una attività di monitoraggio per avviare immediatamente le attività di messa in sicurezza e bonifica dei territori inquinati a tutela dell'ambiente e della salute pubblica dei cittadini;
rendere pubblici, se sono state effettuate, i dati delle analisi effettuate dall'APAT e dalla Sogei sulla concentrazione di diossina nei terreni.
(4-10271)


Risposta. - In ordine alla problematica dello smaltimento illecito di rifiuti e successivo incenerimento illegale degli stessi nel territorio Domizio Flegreo ed Agro Aversano, con conseguente contaminazione da diossina del terreno, si fa presente che con l'articolo 2, comma 4, del decretro-legge n. 192 del 14 luglio 2003, convertito nella legge n. 268 del 2003, venivano stanziati 10 milioni di euro a favore dell'APAT per interventi e attività specialistiche di supporto,
da effettuarsi previa Convenzione tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e l'APAT stessa; veniva stabilito, altresì, che una quota pari a 4 milioni di euro, da utilizzarsi sulla base di determinazioni stabilite a seguito di apposita Conferenza di servizi, venisse trasferita alla regione Campania.
In data 5 agosto 2003 presso la sede dell'Assessorato alle politiche territoriali e ambiente si teneva una conferenza di servizi, ai sensi della legge n. 241 del 1990, durante la quale veniva decisa: la ratifica delle attività di indagini ed analisi effettuate dall'ARPAC e dall'Assessorato alla sanità; l'intensificazione e l'estensione delle attività investigative e di controlli analitici sulle matrici ambientali, sui concimi, sugli animali, sul latte e sui prodotti derivati, ivi compreso il progetto informativo regionale sul rischio diossina, proposto dall'ARPAC; l'approvazione dell'ipotesi di lavoro, predisposta dalla protezione civile regionale d'intesa con l'Assessore all'Agricoltura, in materia di incremento delle attività di presidio del territorio e di prevenzione degli scarichi abusivi di rifiuti e degli incendi di discariche; l'individuazione di siti inquinati da mettere in sicurezza e da bonificare, sulla base di documenti predisposti dall'ARPAC, in collaborazione con gli Assessorati alla sanità e all'agricoltura, con l'università e con altri soggetti interessati.
A seguito della Convenzione stipulata tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e l'APAT in data 25 settembre 2004, in attuazione della legge n. 268 del 2003, l'APAT provvedeva ad avviare, una campagna di indagine avente come obiettivo il monitoraggio dei livelli di PCDD/PCDF e PCBdl (dioxin like) nel territorio della regione Campania.
Successivamente, nel corso del workshop tenutosi a Napoli lo scorso novembre, l'APAT rendeva noto le attività espletate e comunicava alla struttura commissariale che, allo scopo di definire le dimensioni reali dell'emergenza diossina e di individuare le zone a rischio di contaminazioni future, era stata avviata, mediante l'espletamento di una gara europea pubblicata sulla G.U.C.E. il 4 marzo 2004, una campagna d'indagine ambientale, sulle matrici suolo, acqua, sedimenti ed aria.
Il piano prevedeva l'analisi di: 200 campioni di suolo, 340 campioni di sedimenti, 188 campioni di acque superficiali, 25 campioni di particolato (aria) e 25 campioni di fase gassosa (aria).
La strategia d'indagine veniva elaborata prendendo in considerazione campioni compositi corrispondenti a celle di 1 chilometro quadrato, identificate sulla base di criteri statistici a partire dalla classificazione prevista dal Corine Landcover per l'uso del suolo, in modo da assicurare una copertura omogenea di tutto il territorio della regione Campania.
Ad oggi sono stati prelevati tutti i 200 campioni di suolo previsti dal piano operativo e ne sono stati analizzati 195. I risultati disponibili possono essere sintetizzati come segue: 12 campioni presentano il superamento del valore limite stabilito dal decreto ministeriale n. 471 del 1999 per i suoli ad uso residenziale, per la sommatoria dei congeneri PCCDs+PCDFs+PCBdl (dioxin like) riferita al TEF (Toxicity Equivalent Factor), assumendo come limite di legge per il parametro PCBdl il medesimo assunto per PCDDs+PCDFs, ovvero quello riportato nel decreto ministeriale n. 471 del 1999 per i suoli ad uso pubblico/privato e residenziale (allegato 1, tabella 1, colonna A) pari a 10 ng/kg s.s. Per ognuno dei suddetti 12 punti di superamento dei valori limite stabiliti è stata avviata una campagna di verifica nel corso della quale al posto del singolo campione composito se ne effettueranno 5 distinti, per un totale di 60 nuovi campioni.
L'attuale situazione meteorologica ha sinora impedito il campionamento in 3 delle 12 aree soggette a verifica.
La struttura commissariale, al fine di eliminare una fonte di possibile inquinamento, quale appunto la pratica diffusa dell'incendio dei rifiuti, ha attivato una serie di interventi sia con specifiche ordinanze commissariali che prevedono la messa in sicurezza e la bonifica in numerosi Comuni interessati dal fenomeno in parola, sia attraverso una Convenzione con la Jacorossi imprese Spa per la realizzazione del "Piano di bonifica dei siti potenzialmente
inquinati e ripristino ambientale del litorale Domizio Flegreo".
In particolare, da notizie assunte dal Comando provinciale dei carabinieri di Napoli, risulta che nell'Agro Giuglianese non sono stati finora riscontrati casi di incenerimento abusivo di rifiuti tossici. L'Arma locale, insieme al Nucleo operativo ecologico CC di Napoli, ha intensificato la già avviata specifica attività di monitoraggio, soprattutto attraverso mirati controlli in prossimità degli assi viari in cui è più intenso il transito di autocarri che trasportano rifiuti.
Risulta, inoltre, che presso il campo rom ubicato nell'Area di sviluppo industriale di Giugliano in Campania, i nomadi sono soliti incendiare materiali di scarto al fine di ricavarne rame - attraverso fusione - da vendere successivamente a peso. Nonostante i numerosi controlli non è stato possibile identificare gli autori.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

 

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