ORIGINE E SVILUPPO DELL'UMANITÀ
 
L'alimentazione dell'uomo primitivo più che da carne e da altri cibi animali, come si credeva un tempo, era costituita da cereali integrali e altri cibi di natura vegetale. I risultati di recenti studi sulle abitudini alimentari dei popoli preistorici e dei primati (loro progenitori), fanno pensare che il forte consumo di carne da parte delle società moderne sia eccessivo, non sia adeguato alle capacità biologiche del nostro organismo e sia quindi responsabile di numerose malattie dovute ad errori dietetici: diabete, obesità, ipertensione arteriosa, coronaropatie e cancro. Da questi studi è stato possibile dedurre che l'idea che l'uomo primitivo fosse aggressivo, dedito alla caccia e forte consumatore di carne, è completamente falsa. Dalle scoperte fatte da archeologi, antropologi, primatologi e specialisti di anatomia comparata si deduce infatti che gli uomini primitivi e i primati più che carnivori erano erbivori. Secondo questi studiosi il pasto delle mense preistoriche era costituito, quanto meno nell'ultimo milione e mezzo di anni, per tre quarti di cibi vegetali e per un quarto di cibi animali, un rapporto inverso a quello del pasto abituale dell'Americano medio. Fonte: Jane E. Brody, "Sorprese circa la dieta dell'uomo primitivo", New York Times, 15 maggio 1979. (Cibi vegetali e animali).

Nelle poche culture dell'età delta pietra ancora esistenti vengono consumati principalmente cibi di natura vegetale. Gli scienziati che hanno studiato 58 comunità dedite alla caccia hanno constatato che il loro pasto è costituito per il 50-70% da carboidrati complessi di origine vegetale. Gli alimenti animali costituiscono il 25-30% del suo volume totale e nessuna di queste tribù consuma latte, zucchero, alcool o sale. Fonte: H.C. Troxell e D.P. Burkitt, Malattie occidentali: loro emergenza e prevenzione (Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1981). pag. 15. (Cibi vegetali e cibi animali).

Nel 1985 alcuni antropologi resero noto che la dieta tradizionale delle ere paleolitiche, costituita da cereali, radici, legumi, noci, tuberi, frutta e cacciagione, molto probabilmente impediva l'insorgenza del cancro, delle malattie di cuore e di altre malattie degenerative. Si direbbe responsabile delle malattie nutrizionali la dieta oggi prevalente nei paesi industrializzati, ben diversa da quella dei nostri lontani progenitori. E sebbene alcune società antiche consumassero più carne di quanta ne consumiamo noi oggi, la quantità e la qualità dei grassi assunti erano molto diverse. La carne dei moderni animali da allevamento contiene una quantità di grassi 8-10 volte superiore a quella degli animali selvatici, e quella della cacciagione presenta un tasso di grassi polinsaturi (per grammo) 5 volte maggiore di quella degli animali da allevamento. Inoltre i grassi della carne di questi ultimi sono grassi fortemente saturi. L'alimentazione dei nostri lontani progenitori dovrebbe servire da modello all'uomo moderno: gli consentirebbe di ostacolare l'insorgenza delle cosiddette "malattie della civiltà", concludeva la relazione. Fonte: S.B. Eaton e M. Konner, "Nutrizione paleolitica", .New England Journal of Medicine 313: 283-89. (Cibi animali, grassi).

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