Il mistero che circonda quel dannato virus è il frutto inevitabile di quei due miliardi di dollari che ci spendono sopra ogni anno. Se prendessimo un qualsiasi altro virus e spendessimo due miliardi di dollari ogni anno per studiarlo, state certi che anche quel virus produrrebbe misteri a bizzeffe.

Kary B. Mullis (Premio Nobel per la Chimica)

INDICE

 

INTRODUZIONE

1) Aids la strategia del terrore

2) L’HIV non causa l’Aids

3) La quintessenza della truffa: i test sull’Aids

4) Le "cure" ufficiali

a. Un po’ di storia "WELLCOME TO DEATH"

b. La "cura" dell’AZT

c. Le altre "cure" ufficiali

5) Alcune domande

a. Ma l’aids esiste si o no?

b. Cos’è il sistema immunitario e come funziona?

c. E’ l’Aids (o meglio il virus hiv che "causerebbe" l’Aids) contagioso?

d. Ma allora chi si prende l’Aids come se lo becca?

e. Ma se l’Aids non si trasmette attraverso il sangue, sono pericolose si o no le trasfusioni?

f. E’ vero che le categorie più "a rischio" sono tossicomani e omosessuali?

h. E’ l’Aids una malattia mortale?

i. Sono stati colpiti dall’Aids in egual misura entrambi i sessi?

j. La prevenzione è servita a qualcosa sinora?

k. Cosa bisogna fare per non prendersi l’Aids?

l. Esistono cure alternative?

m.Terapie non convenzionali utilizzate nei casi di Aids

n. E il famoso vaccino?

o. Chi sono questi scienziati (medici, ecc.) scettici o "dissidenti" che avversano la teoria ufficiale? Sono essi credibili?

CONCLUSIONE

 

NTRODUZIONE

Vi sono molti medici, scienziati, ricercatori illustri, alcuni persino premi nobel, che affermano che la teoria ufficiale dell’AIDS, per cui sarebbe “il retrovirus HIV che causa l’AIDS”, è falsa e inconsistente, non verificata né provata in laboratorio, ma funzionale ai profitti multimiliardari delle case farmaceutiche e a politiche di controllo e discriminazione di intere categorie sociali, in particolar modo tossicomani e omosessuali.

Molti di essi fanno parte del gruppo di cooperazione internazionale denominato REGIMED “REsearch Group for Investigative MEDicine and journalism”, che si occupa dei problemi etici connessi alla ricerca medica ed alla pericolosità di certe sue applicazioni pratiche, fondato nel 1996 dai dottori Heinrich Kremer e Stefan Lanka.

Heinrich Kremer - dottore in medicina, psichiatria e neurologia, studioso di sociologia, psicologia e politica, ricercatore, esperto in riabilitazione psicosomatica, investigazione clinica su AIDS ed epatiti, trattamento della tossicodipendenza e profilassi delle infezioni - è stato per anni promotore ed organizzatore di progetti di medicina sociale in Germania, fino a quando, nel 1988, si dimise dagli incarichi ufficiali per disaccordi con le politiche del governo federale in materia di droga ed AIDS, e per l’ostracismo manifestatogli dall’establishment medico-farmaceutico nei confronti delle sue prese di posizione in contrasto con le tesi ufficiali sul meccanismo per cui “l’HIV causa l’AIDS”. Negli anni seguenti furono sospesi i finanziamenti per le sue ricerche e i risultati dei suoi studi da tempo vengono ignorati dai media, che stendono una cortina di silenzio sul suo lavoro e sulle sue conclusioni teoriche e pratiche. Dalla fine degli anni ’80 diventa ricercatore indipendente e si dedica alla diffusione di controinformazione su teorie e prassi mediche ufficiali. Dal 1996 diventa anche membro del Study Group on Nutrition and Immunityguidato dall’immunologo Alfred Hassing di Berna.

Stefan Lanka - biologo, virologo e genetista, laureatosi in scienze naturali presso l'Università di Costanza - si sta facendo conoscere in tutto il mondo per le sue ricerche scientifiche, in particolar modo nel campo dell'AIDS.

Lanka porta avanti anche un'attività scientifico-legale con Karl Krafeld ed altri collaboratori a Dortmund, per l'abrogazione dei cosiddetti test dell'AIDS, in quanto inaffidabili.

Stefan Lanka si è presentato spontaneamente in un processo per sangue "contaminato da HIV" a Goettingen (Germania), dichiarando sotto giuramento che l'HIV non esiste. Il Tribunale NON HA TROVATO UN SOLO SCIENZIATO UFFICIALE in grado di dimostrare scientificamente l'esistenza del virus in questione.

Il 24/2/97 il tribunale emise la sentenza (censurata dai mass-media): assoluzione totale del medico che era accusato di 14 omicidi e 5800 tentati omicidi. [....]

Va comunque sottolineato che il fronte dei “dissidenti” sulla teoria ufficiale dell’AIDS è molto vasto - ancorché sottoposto a censura e repressione sistematica - e di esso fanno parte anche figure slegate dal gruppo REGIMED che vanno da premi Nobel a medici, psicologi, ricercatori, biomedici, scienziati, politici, scrittori, intellettuali, e gente comune politicizzata, non “televisata” e con gli occhi aperti. Fra questi: Peter Duesberg, virologo esperto in retrovirus, biologo molecolare di fama mondiale; Kary Mullis, premio Nobel nel 1993 per la chimica per aver inventato uno strumento fondamentale di analisi del DNA, la PCR (Polymerase Chain Reaction).

Il sito internet di Duesberg - http://www.duesberg.com – in inglese ovviamente – ed il sito Info AIDS – “Tutto quello che non vi hanno mai detto circa l'AIDS” http://infoaids.freeweb.supereva.it/index.htm?p – veramente ottimo ed in italiano – contengono moltissime informazioni (e collegamenti) su quanto affermato, scritto e prodotto da chi avversa la teoria ufficiale dell’AIDS.

Altra controinformazione AIDS in italiano: http://www.laleva.cc/cura/truffa_aids.html

Ma il sito fondamentale è “Rethinking AIDS” (Ripensare l’AIDS) http://www.virusmyth.com/aids/, che contiene collegamenti ad una quantità enorme di documenti.

Il dissenso in Italia è guidato principalmente da Luigi De Marchi (psicologo clinico e sociale) e Fabio Franchi (infettivologo, studioso di teoria e tecnica della metodologia), autori del libro "AIDS la grande truffa" (Edizioni SEAM) in cui vengono demolite le mistificazioni pseudo-scientifiche dell'ipotesi HIV/AIDS.

Va segnalato anche il dottor Elio Rossi - medico chirurgo - patologo clinico e dottore in psicologia – autore del libro "HIV e AIDS: Fine degli opposti estremismi" Edizioni Lombardo editore in Roma, un’altra denuncia contro l’inganno e l’assurdità della teoria ufficiale sull’AIDS.

Altri libri particolarmente interessanti tradotti in italiano (in inglese ce ne sono un casino) sono:

"Inventando il virus dell'AIDS" di P. Duesberg - Edizioni Baldini e Castoldi.

"L'AIDS è causato dall'uso di farmaci e da altri fattori di rischio non contagiosi", P. Duesberg, Ed. Andromeda Inediti, n. 78.

"Dossier AZT, la verità sul farmaco più tossico mai utilizzato per una terapia a lungo termine", basato sulle pubblicazioni di John Lauritsen, Ed. Andromeda Inediti, n. 90.

"Atti del convegno internazionale "Ripensare l'AIDS" ", Ed. Andromeda Inediti, n. 91.

“AIDS: e se fosse tutto sbagliato?” di Christine Maggiore – Ed. Macro Edizioni – settembre 2000. Questo libro è particolarmente interessante perché contiene molte testimonianze di sieropositivi rispetto alle cure alternative e a quelle ufficiali, ed al rifiuto di queste ultime, con relativi enormi benefici in termini di salute. In appendice si trova un ricchissimo indirizzario di associazioni e gruppi che si occupano di AIDS/HIV da punti di vista alternativi, di terapeuti che praticano terapie non convenzionali rispetto a problemi di deficienze del sistema immunitario, e una lista di siti internet su cui è reperibile una gran quantità di informazioni.

 Infine nel 1992 uscì un libro visionario e profetico, anticipatore dei tempi, e con una lacerante profondità di analisi sociale e politica: “La Mal’aria – AIDS e società capitalista neomoderna” a cura del gruppo T4/T8 di Milano (edito da Calusca City Lights – Via Conchetta 18 – 20123 Milano). Una vera coltellata al cuore del delirio omicida capitalista in cui, tra l’altro, nel capitolo “L’AIDS come equivalente generale delle pesti neomoderne ed accumulazione forzata di medicina” Riccardo d’Este sosteneva la teoria sovversiva radicale del “Realizzare la salute attraverso l’abolizione della medicina”, e dopo una lunga analisi concludeva così:

“L’AIDS cammina con la società, con il capitale, con i sacerdoti medici. Siamo noi a doverci rifiutare di camminare con loro. Anche a costo della vita, che peraltro già ci fanno scontare nella sopravvivenza. Come si è detto un tempo, e va costantemente ripetuto, “meglio una fine nell’abisso che un abisso senza fine”. E forse, chissà, riusciremo a non farci male. Giocandocela tutta subito, oggi, in rivolta”.

Un altro libro assolutamente imperdibile è “Il tempo dell’AIDS” di Michel Bounan pubblicato in Italia da QUATTROCENTOQUINDICI - Torino 1993 (Ed. originale “Le temps du Sida”, Ed. Allia, Parigi, 1991).

 

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1) AIDS: LA STRATEGIA DEL TERRORE

“E’ piaciuto a Dio, ai nostri giorni, di inviarci malattie che (come è da osservare) ai nostri avi erano sconosciute. Hanno detto, coloro che sono incaricati di interpretare le sacre scritture, che la lue è segno dell’ira divina e che così Dio punisce e flagella le nostre cattive azioni.”

(Ulrich von Hutten, Cavaliere tedesco, “Von den Franzosen oder blatteren”, 1519).

Nel 1981 il Dr. Michael Gottlieb (immunologo) individuò cinque persone malate, fra cui non era intercorsa relazione alcuna, caratterizzate da un sistema immunitario fortemente indebolito. Questa malattia venne battezzata con il nome generico di AIDS, Sindrome da Immunodeficienza Acquisita.

Nello stesso anno Ronald Reagan viene eletto presidente degli Stati Uniti.

Nel 1984, l'allora Ministro della Sanità statunitense Margaret Heckler ed il virologo Robert Gallo dell'Istituto Superiore di Sanità annunciarono in una conferenza stampa che l’AIDS era una nuova malattia virale, trasmessa attraverso il sangue o i rapporti sessuali. Fu detto che il virus che causava la malattia era l'HIV (Human Immunodeficiency Virus), e che sarebbero occorsi circa due anni per individuare un vaccino e sconfiggerlo. A distanza di ben sedici anni e miliardi di dollari spesi in ricerca, nessun vaccino è stato scoperto né ci sono indizi che siamo in procinto di averlo; e neppure è stata individuata una cura efficace.

Il principale accusato da parte dei "dissidenti" è proprio lui, Robert Gallo, il quale nel frattempo è diventato multimiliardario grazie al test dell'HIV da lui brevettato ai tempi dell'annuncio dell''84, ed anche potentissimo, dato che gestisce ingenti fondi stanziati per la ricerca sull'AIDS. Anche se Gallo sosteneva di aver isolato lui il virus HIV, l'Istituto Pasteur di Parigi lo denunciò sostenendo che il virus era lo stesso già scoperto da un ricercatore francese, Luc Montagner, che aveva inviato alcuni campioni a Gallo. Fu in seguito deciso (da Reagan e Chirac) che i due fossero considerati co-scopritori, dividendosi i proventi della scoperta. Un'indagine successiva sempre connessa alla vicenda ha addebitato a Gallo altri comportamenti poco encomiabili, ma non ha danneggiato più di tanto il "padre" di una teoria così importante.

Ma cosa avevano scoperto questi due signori?

Un gruppo di scienziati australiani, guidato dalla Dott.ssa Eleni Papadopulos-Eleopulos dopo aver condotto per anni esperimenti e studi di laboratorio è arrivato alla conclusione che non si può provare che l’HIV esista, lo si può solo supporre; ma quello che è realmente impossibile affermare è che questo sia un virus (o un retrovirus).

I dottori Stefan Lanka e Heinrich Kremer sostengono anch’essi che l’esistenza dell’HIV è una pura supposizione di laboratorio. Mai dimostrata e non dimostrabile la sua esistenza, mai prodotta una fotografia di una particella HIV, ma soprattutto mai pubblicati gli esperimenti di laboratorio che ne avrebbero provato l’esistenza.

La tesi di Lanka sulla supposta indiscutibile esistenza dell’HIV è molto acuta ed intelligente. Egli sostiene che il gran polverone “mediatico” suscitato dalla diatriba tra Gallo e Montagner, protrattosi per anni con scambi di accuse, scorrettezze e colpi bassi da telenovela (troppi soldi in gioco), su chi fosse il reale scopritore dell’HIV, è servito ad oscurare l’attenzione sul fondamento della cosa più importante: l’oggetto della contesa, cioè la scoperta stessa. Viene mica in mente a nessuno di mettere in discussione cosa abbiano scoperto due scienziati che litigano così furiosamente per la paternità di una scoperta tanto importante.

 

Quindi non v’è nessuna prova che esista il virus HIV, presunto portatore della sindrome da immunodeficienza acquisita.

Il prof. Duesberg, dal canto suo, sostiene che pur essendo indiscutibilmente vere le affermazioni di Lanka & Co., è verosimilmente presumibile che questo virus esista. Qui non ci dilunghiamo, perché la questione è supertecnica e superscientifica, e per i non addetti ai lavori difficilmente comprensibile. Chi ha voglia di farsi venire mal di testa su questa faccenda si può andare a leggere la tesi di Duesberg su http://www.duesberg.com

Dunque Duesberg sostiene sia ragionevole supporre che questo virus esista, ma, e questa è la cosa più importante, esso non potrebbe in nessun caso attaccare il sistema immunitario umano, poiché da esso ne sarebbe distrutto in breve tempo, perciò anche nel caso esso esista è praticamente inoffensivo (anche qui stesso discorso di prima; leggersi le info su http://www.duesberg.com)

In ogni caso quello che salta definitivamente è l’equazione HIV = AIDS = morte.

 

“L’HIV è solo un latente, e perfettamente inoffensivo retrovirus di cui molti, ma non tutti, i malati di AIDS, possono essere portatori. Dire che l’HIV è la causa dell’AIDS significa mettere da parte tutto ciò che sappiamo sui retrovirus... La teoria dell’HIV è inconsistente, assurda e paradossale.”

Peter Duesberg  

 

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2) L’HIV NON CAUSA L’AIDS

 

Kary Mullis - premio Nobel nel 1993 per la chimica per aver inventato uno strumento fondamentale di analisi del DNA, la PRC - racconta che nel 1988 stava preparando una relazione in cui doveva giustificare l'affermazione "l'HIV causa l'AIDS". Essendo un'affermazione importante, decise di citare il lavoro che lo dimostrava, e domandò ai suoi colleghi quale fosse il riferimento bibliografico più opportuno. Gli risposero che era una cosa nota, e che non era necessario citare riferimenti. Ma lui non desistette, e lo cercò nella biblioteca. Nulla. Allora cominciò a chiederlo a tutti i congressi a cui andava, ma nessuno seppe rispondergli; finché non gli capitò di domandarlo a Luc Montagner, il co-scopritore (assieme a Robert Gallo) dell'HIV. Montagner, sorpreso, gli disse di citare un certo studio.

Mullis rispose che quello studio non si occupava di quella dimostrazione. "No, in effetti", disse Montagner. Guardandosi attorno per trovare una via d'uscita, disse "perché non cita quel lavoro sul retrovirus della scimmia?" – "Ma quello che succede alle scimmie non prova quello che cerco io. E poi si tratta di un lavoro uscito pochi mesi fa. Io cercavo il lavoro originale che dimostrò per la prima volta il legame tra AIDS e HIV nell'uomo". A quel punto Montagner corse a salutare un collega che aveva visto da un'altra parte della sala. Nemmeno lo “scopritore” dell'HIV sapeva indicare chi avesse dimostrato che esso causava l'AIDS; non lo hanno mai fatto né lui né Gallo.

Le confutazioni alla teoria HIV = AIDS vengono comunque suggerite anche solo dal buon senso (e da un minimo di informazione) perché sono troppe le stranezze che rimangono insolute, e che la teoria virale non riesce a spiegare.

Tanto per cominciare, la presunta infezione da HIV non somiglia affatto a quello di un contagio generalizzato. Le prime stime parlavano di 200.000 sieropositivi in Italia, con un tempo di raddoppio dell'ordine dei 10 mesi: oggi tutti gli italiani dovrebbero essere sieropositivi. Invece, non solo i sieropositivi non sono aumentati, ma sono persino diminuiti, fino a dimezzarsi: 200.000 sieropositivi nel 1988, 150.000 nel 1991, 100.000 nel 1996.

E poi se questo virus così infettivo si trasmette attraverso il sangue e lo sperma e i liquidi vaginali, perché allora non dovrebbe trasmettersi attraverso la saliva, le lacrime, il sudore? La medicina ufficiale non ha mai dato una risposta concreta, salvo trovare l’escamotage (mai provato scientificamente) di sostenere che in questi liquidi la concentrazione di virus è così bassa da non poter essere infettiva (?).

Inoltre vi è il famoso discorso sulla presunta incubazione per l'AIDS (periodo intercorrente tra infezione e malattia), che ha subito sostanziali modifiche nel tempo: da 10,4 mesi nel 1984, è aumentata di un anno all'anno fino agli attuali 16 anni. Ogni anno che passa e i sieropositivi storici cioè quelli trovati infetti da HIV quando si approntò il primo test nel 1984, non si ammalano di AIDS, viene aggiunto un anno al periodo di incubazione dalla medicina ufficiale. Assurdo. L’incubazione del morbillo continua ad essere di 9 giorni da secoli. I sieropositivi di lunga data che non si ammalano di AIDS dovrebbero suggerire una riflessione sulla teoria HIV = AIDS, invece vengono semplicemente denominati “lunghi sopravviventi”, e la medicina ufficiale sta ferma lì a guardare ed aspettare che si ammalino.

In ogni caso le statistiche parlano chiaro: circa il 50% dei sieropositivi all’HIV non si ammala di AIDS; nondimeno ci sono casi di AIDS con tutti i test per l'AIDS negativi e ci sono sempre stati, fin dall'inizio dell'uso dei test. Per esempio nel novembre 1984, Montagner trovava il test negativo nel 32% dei pazienti con AIDS esaminati.

In Africa la metà / un terzo dei casi diagnosticati come AIDS avevano un test negativo. Duesberg ne aveva contati moltissimi, a livello mondiale, descritti nella letteratura scientifica fino al 1993.

Da notare che, dal punto di vista logico, affermare che l'unica causa dell'AIDS è l'HIV ed ammettere che vi sono casi in cui quello non è presente è una contraddizione madornale. Per tale motivo gli esperti si sono sempre premurati di negare l'evidenza, fino al punto di coniare un nuovo nome per i casi di AIDS senza virus (Idiophatic CD4 Lymphocitopenia), in modo da liberarsi con questo trucco dello scomodo argomento.

In generale, comunque, il numero delle persone infettate da HIV si è stabilizzato ed è in costante diminuzione da anni in tutto il mondo, invece di aumentare rapidamente come era stato predetto, e questo suggerisce che l’HIV sia un virus vecchio, che è stato con noi secoli senza causare nessuna epidemia.

 

"...L’AIDS non è né nuovo né unico, ma è stato inventato come parola-ombrello per coprire un complesso di malattie, alcune delle quali erano già state descritte dalla medicina nel 1539."

John Lauritsen, autore di “The Great AIDS Hoax” (la grande beffa dell’AIDS).

 

L'"establishment" obbietta che la mancata diffusione epidemica della malattia è dovuto ai risultati positivi della campagna di prevenzione. Rispondono i dissidenti che i risultati delle campagne di prevenzione non ci sono stati affatto.

Prova ne è il fatto che le prostitute, che dovrebbero essere particolarmente colpite da una malattia a trasmissione sessuale, sono invece praticamente immuni dall'AIDS (in Italia, nel 1993 soli 6 (!) casi di malate di AIDS, 22 nel '95), mentre altre malattie veneree risultano invece in aumento, smentendo che sia cresciuta l'attenzione alla profilassi.

E poi, ad esempio in Africa, le campagne di prevenzione attuate dai governi sono state veramente irrisorie, praticamente nulle. E allora come mai non c’è stata la tanto temuta e paventata epidemia, spesso descritta come un autentico flagello che stava per abbattersi sul continente nero?

Durante il 1989, Philippe ed Evelyne Kryen, responsabili di un'organizzazione medica di cooperazione con 230 impiegati a Kagera, Tanzania, diffusero le prime informazioni relative alla presenza dell'AIDS in Africa. Pubblicarono un dossier, illustrato, in cui veniva ipotizzato un futuro assai buio per il continente africano, flagellato dalla piaga dell'AIDS.

La stampa degli USA riprese ed amplificò questo dossier.

Ad esempio, nel marzo del 1992, il Washington Post scrisse che il continente africano stava soffrendo “una immensa catastrofe nel campo della salute pubblica” e che Kagera era “una delle aree più duramente colpite del mondo”.

Questo giornale attribuì a Philippe Kryen frasi del tipo: “sarebbe stato preferibile un terremoto” alla piaga dell'AIDS, dato che essa colpiva il gruppo più produttivo, quello delle persone più sessualmente attive.

Il 3 ottobre del 1993, il Sunday Times pubblicò un lungo articolo del suo reporter scientifico Neville Hodgkinson. In questo articolo, e dopo quattro anni di esperienza con pazienti africani, Philippe Kryen dichiarava: “L'AIDS non esiste. È una cosa che è stata inventata. Non ci sono basi epidemiologiche. Per noi non esiste.”

Ma il Washington Post non si fece eco di questa mutata opinione. E nessun altro giornale.

 

"Hanno considerato il gran numero di persone sieropositive (in Africa) prima di accorgersi che gli anticorpi della malaria - che in Africa hanno tutti - si mostrano nei test come ‘positivi all’HIV’."

Kary Mullis

 

La situazione dell’AIDS è assolutamente anomala rispetto a qualsiasi malattia che pretende di essere di origine virale, come sostiene Michael Martinez, sul documento "Why HIV Does Not Cause AIDS" (Perché l'HIV non causa l'AIDS).

Spiega Martinez: perché si possa parlare di infezione da germi, debbono essere verificati i cosiddetti "postulati di Koch": ovvero i microbi devono essere presenti in tutti i casi di malattia, e devono essere biologicamente attivi; devono poter essere isolati e accresciuti in coltura; i microbi in coltura devono riprodurre la stessa malattia se introdotti in un altro ospite; e devono essere di nuovo trovati nell'organismo ospite. Come si vede, anche se si tratta di microbi e non di virus, siamo di fronte a regole più che altro dettate dal buon senso.

Gallo invece sovverte totalmente queste regole, perché è possibile ritrovarsi malati anche senza virus!

 

E ancora: l’infezione da HIV, come ci è stato insegnato, debilita le difese immunitarie, spianando la strada ad altre malattie; sono queste, e non l'HIV, a portare alla morte il paziente. Queste malattie "complicanti" sono attualmente enumerate in una trentina. Ma, cosa strana, tra esse c'è il carcinoma uterino, che è a tutti gli effetti un tumore, e che di conseguenza non si capisce cosa abbia a che fare con il sistema immunitario... Un'altra, il sarcoma di Kaposi, è per ammissione degli stessi CDC (centri epidemiologici) statunitensi, "non causata dall'HIV ed indipendente da esso"!

 

Negli ultimi anni lo stesso Luc Montagner, co-scopritore del virus, ha iniziato nel corso di svariate conferenze in giro per il mondo una lenta e progressiva marcia indietro rispetto alla teoria HIV = AIDS, sostenendo che i suoi studi rivelano sempre più l’HIV come un semplice co-fattore scatenante la malattia, e non come l’unica causa determinante. Una vera e propria presa di distanza dal “fondamentalismo” di Gallo e seguaci.

 

Va detto che, comunque, il sapere ufficiale è ancora saldamente arroccato sulla posizione della teoria virale e sui miliardi “a pioggia” che questa garantisce, ed usa tutti gli strumenti di pressione e persuasione a sua disposizione.

Sul numero di settembre 1998 del mensile “Le Scienze” (edizione italiana di Scientific American), è stata pubblicata una lunga “indagine” dal titolo molto significativo: “Speciale AIDS: quali sono le prospettive nella battaglia contro l’HIV”.

Una trentina di pagine in cui non viene mai messo minimamente in dubbio che l’HIV sia l’unica ed esclusiva causa dell’AIDS, né che i test siano del tutto inaffidabili, ed in cui vengono elogiati trionfalmente i successi della medicina in questo campo. La tesi è tuttora quella che l’AIDS rappresenta una epidemia a livello mondiale (pandemia), la cui espansione esponenziale viene contenuta dagli strabilianti successi della scienza medica, soprattutto attraverso l’uso dei nuovi farmaci (gli inibitori della proteasi), combinati con i vecchi farmaci (AZT) e con l’aggiunta di altri farmaci ancora.

Vedremo più avanti l’assurdità di queste affermazioni.

E’ in ogni caso stupefacente l’autorevolezza con cui questi pennivendoli prezzolati (che si spacciano per “scienziati”) sostengono una simile quantità di menzogne e nefandezze. Questa è realmente quella che Kary Mullis definisce “la manipolazione informativa in azione”.

 

“Non vi è potente fregnaccia, che la tecnica moderna non sia lì pronta ad avallare, e rivestire di plastiche verginali, quando ciò risponde alla pressione irresistibile del capitale e ai suoi sinistri appetiti.”

Amadeo Bordiga (Politica e Costruzione, da “Prometeo” n. 4, luglio-settembre 1952)  

 

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3) LA QUINTESSENZA DELLA TRUFFA: I TEST SULL’AIDS

 

Bene, assodato che non è nemmeno certo che l’HIV esista, prendiamo ora in considerazione il perno su cui tutto ruota: i test.

La diagnosi d'infezione da HIV viene fatta sulla base dei risultati d'un test di screening (Elisa) e d'un test di conferma (Western Blot, WB) che rivelerebbero la presenza di anticorpi specifici. Vi sono anche altri test, meno diffusi e quasi tutti considerati “meno affidabili”(!).

Nei due test, il siero del paziente viene messo a contatto con le proteine virali (antigeni); se vi sono anticorpi contro le stesse proteine, questi si legheranno e saranno poi evidenziati con una seconda reazione; nel WB le proteine sono separate in bande con elettroforesi, in modo da riconoscerle separatamente.

Il test Elisa è molto più economico, ancorché più inaffidabile, se mai è possibile. In Italia è l’unico “passato” dalla sanità “pubblica” ed è considerato sufficiente per essere dichiarati “appestati” o meno.

Ma non è così in tutti i paesi, anzi, metodi e criteri sono parecchio diversificati.

L'affidabilità di questi test avrebbe dovuto essere valutata molto scrupolosamente, date le pesanti ripercussioni psicologiche, affettive, sociali e professionali che un responso positivo comporta per la persona (e spesso anche per chi la circonda). Purtroppo, sebbene tutti i test usati (come vedremo) non siano per niente affidabili, le "autorità" e gli "esperti" hanno operato ed operano "come se" lo fossero.

Va ricordato che, secondo gli stessi dati ufficiali, essi segnalano spesso molti "falsi positivi": in altre parole, molte persone sono erroneamente identificate come sieropositive, con effetti disastrosi per loro e per chi gli sta vicino, dato il clima di terrore mediaticamente creato.

Lo conferma Robin Weiss, noto virologo che detiene un brevetto proprio in questo campo: “In popolazioni in cui la diffusione della malattia (AIDS) è scarsa (quelle europee), questi falsi positivi costituiscono una percentuale consistente di tutti i sieropositivi. E le conseguenze d'un falso allarme in questa materia sono note: grave angoscia, depressione, spesso perdita del lavoro, rifiuto di assicurazioni sulla vita e contro le malattie (ahi ahi … - N.d.R. -) e, talvolta, tentati suicidi. La gravità del danno prodotto è enorme: quando i due test combinati (Elisa e WB) vengono applicati alla popolazione generale, producono un tasso di falsi positivi 5 volte maggiore dei presunti "veri positivi"”.

E' stato anche dimostrato che alcune malattie e fattori banali quale una semplice vaccinazione anti-influenzale possono rendere positivo il risultato.

Va alla già citata scienziata australiana, Eleni Eleopulos ed ai suoi colleghi il merito d'aver dimostrato in modo rigoroso l'attuale vergognosa situazione prendendo in esame le assurde molteplicità dei criteri diagnostici (che avrebbero dovuto essere uguali dovunque) e valutando i singoli aspetti dei test utilizzati.

In consonanza con quanto affermato anche da molti altri scienziati ed équipes di ricerca, la Eleopulos ricorda come i criteri di diagnosi siano profondamente diversi da Paese a Paese e come, quindi, i dati raccolti in base ad essi non siano né comparabili né cumulabili (sebbene vengano regolarmente comparati e cumulati) ai fini di una seria valutazione statistica internazionale.

In Africa, per esempio, la diagnosi di AIDS viene fatta nella maggior parte dei casi in termini puramente clinici, cioè sulla base dei sintomi (ma si tratta di sintomi comuni a malattie diffusissime ed antiche in quel continente, per esempio la malaria). In America meridionale, invece, tale diagnosi viene fatta quando il paziente, oltre a presentare certi sintomi, risulta positivo a uno di due test: il test Elisa o il "test dell'antigene" (i più economici e imprecisi).

In Europa e negli Stati Uniti, viceversa, questi due test non sono considerati sufficientemente affidabili: essi devono essere suffragati da un test detto di conferma, il Western Blot (WB).

Le cose non stanno così in Italia, dove come già visto basta l’Elisa, e vanno ancora diversamente in Gran Bretagna, ove frequentemente ci si affida al solo test Elisa, ma ripetuto più volte.

Approfondendo la ricerca sulla concordanza o meno tra test Elisa, WB e diagnosi clinica, Eleni Eleopulos ha constatato che la confusione cresceva ancora.

In Africa, la corrispondenza tra test Elisa positivo e diagnosi clinica è risultata del 50% circa, secondo la letteratura scientifica. Inoltre, come ammesso dagli epidemiologi Robert Biggar nel 1985 e Myron Essex nel 1994, in Africa "la reattività sia nell'analisi ELISA sia nella Western Blot possono essere non-specifiche " a causa di malattie diffuse ed endemiche (malaria, lebbra).

In Russia, la concordanza tra test Elisa e test di conferma (WB) è risultata minima. Stando ad informazioni pubblicate sull'autorevole rivista medica inglese The Lancet, nel 1990, in Russia vennero fatti 20,2 milioni di test ELISA, di cui 20.000 risultarono positivi, ma solo 112 vennero confermati con il WB; nel 1991, su 30 milioni di test ELISA, ben 30.000 risultarono positivi, ma di questi solo 66 risultarono confermati dal Western Blot cioè soltanto 1 ogni 455.

Negli Stati Uniti, su un totale di 1.200.000 militari di leva sottoposti al test Elisa 12.000 risultarono positivi, ma alla fine dei 3 controlli previsti, ne vennero confermati meno di 1/6 (1.920). Quale risultato ci sarebbe stato, si domanda la Eleopulos, se i controlli, invece di 3, fossero stati 2 o 5 e il loro ordine di esecuzione (Elisa e WB) diverso?

Quali sono i criteri per un test "di conferma" (WB) positivo? Quanto è standardizzato?

Nei soli Stati Uniti vi sono ben 4 criteri ufficiali, e solo uno (indicato nel kit diagnostico della Du Pont) è stato approvato dalla FDA (Food and Drug Administration) nel 1987. Questo è il più restrittivo ed è usato da pochi laboratori. Se solo questo test fosse usato, negli Stati Uniti sarebbero confermati solo il 50% dei sieropositivi!

Ma in questo come in altri Paesi, continuano ad essere utilizzati kit differenti praticamente in ogni laboratorio (in Italia nel 1992 i kit in commercio erano almeno 18 e su nessuno di questi era stata fatta alcuna verifica di affidabilità da parte delle autorità sanitarie!).

Sono aspetti sconcertanti che vengono tenuti nascosti alla popolazione ma ben noti a molti ricercatori. Ecco il commento del Dr. Zolla-Pazner: "Confusione sulla identificazione di queste bande (i risultati del test Western Blot) è risultata in conclusioni scorrette negli studi sperimentali. [...] potrebbe essere necessaria la reinterpretazione dei risultati già pubblicati". Un altro gruppo così si è espresso nel 1989: "La sua tecnica (del Western Blot) non è stata standardizzata, l'importanza e le conseguenze delle variazioni verificatesi nei laboratori non sono ancora state misurate. I suoi risultati richiedono d'essere interpretati; i criteri per queste interpretazioni variano non solo da laboratorio a laboratorio, ma anche di mese in mese."

 

 

Alcune domande sui test:

 

E' un test riproducibile?

No, la risposta è negativa. In controlli di qualità effettuati in Laboratori di riferimento, al massimo livello, frazioni dello stesso siero davano risultati differenti in diversi laboratori e persino risultati differenti nello stesso laboratorio in tempi diversi!

Le stesse Autorità Sanitarie talvolta se ne sono accorte, ma la loro tendenza è sempre stata quella di occultare e minimizzare. Per esempio, a Parigi, nel 1993, sono stati ritirati dal commercio 9 kit diagnostici su un totale di 31 esaminati. E si trattava di kit per il WB prodotti da alcune delle più stimate aziende farmaceutiche tedesche, svizzere, francesi e americane.

E' un test specifico?

La Eleopulos e colleghi analizzano singolarmente ogni proteina ritenuta specifica del virus ed utilizzata nei test: nessuna supera l'esame, poiché proteine delle stesse dimensioni e caratteristiche sono presenti in cellule normali. Anticorpi diretti contro di esse sono rilevabili frequentemente in varie malattie: lebbra, tubercolosi, malattie autoimmuni, malaria, la stessa comunissima influenza, condizioni che provocano la formazione di grandi quantità di anticorpi.

Da quanto sopra emerge che anche il "test di conferma" (WB) sul quale, per definizione, non dovrebbero esserci dubbi, non rivela affatto la presenza di anticorpi specifici diretti contro l'HIV.

E gli altri test?

Neanche gli altri test dell'AIDS si salvano dalla critica impietosa della Eleopulos: né quello per l'isolamento del virus, né quello per l'individuazione di "particelle virali", o per la "ricerca dell'antigene" o per la "transcriptasi inversa" né la famosa PCR (Reazione Polimerasica a Catena).

Quest'ultimo test viene considerato insuperabile per sensibilità e specificità in quanto sarebbe in grado, si dice, di individuare un singolo virus in mezzo a milioni di cellule non infette (però costa!). Tuttavia Eleni Eleopulos ha constatato che molti ricercatori contestano l'affidabilità della PCR a causa dell'alto numero di falsi positivi che questo test produrrebbe e per l'impossibilità, lamentata da vari altri ricercatori, di ottenere risultati ripetibili.

 

“L’età capitalista è più carica di superstizioni di tutte quelle che l’hanno preceduta. La storia rivoluzionaria non la definirà età del razionale, ma età della magagna. Di tutti gli idoli che ha conosciuto l’uomo, sarà quello del progresso moderno della tecnica che cadrà dagli altari col più tremendo fragore”

Amadeo Bordiga (scritti, 1952)  

 

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4) LE “CURE” UFFICIALI.

 

“L’AIDS non è una malattia, non è un’epidemia, non è un’infezione: è morte da farmaci”.

Peter Duesberg

 

L’azienda leader nel mondo nella produzione di farmaci e “cure” per l’AIDS è la Glaxo Wellcome.

 

UN PO’ DI STORIA: “WELLCOME TO DEATH”

L'antica Burroughs-Wellcome venne creata nel 1880 da due farmacisti: Henry Wellcome e Silas Burroughs.

Nel 1936 venne fondata la Wellcome Trust. La Wellcome e la Rockefeller iniziarono ad associarsi.

L’orientamento politico è quello della destra bianca intollerante e reazionaria. L’élite finanziaria è l’alta borghesia ebraica.

Durante gli anni '30 rappresentante legale della Wellcome Trust fu la firma Sullivan & Cromwell, una delle più influenti di New York ed uno dei pilastri della Rockefeller. I suoi due avvocati, John Foster ed Allen Dulles sarebbero divenuti, rispettivamente, Segretario di Stato americano e direttore della CIA durante la guerra fredda.

Sin dagli anni 50 si preparano i suoi quadri tecnici, e in seguito il trust Wellcome partecipa al complesso universitario londinese fondato da Rockefeller. La sua influenza si estende nel campo dell'educazione sanitaria inglese e americana.

Negli anni 70, David Rockefeller crea la famosa Commissione Trilaterale, formata da industriali, accademici e uomini politici esperti in politica internazionale. Il nocciolo duro della Trilaterale è composto da dirigenti di un gruppo di aziende multinazionali il cui scopo è il mantenimento del potere economico (plutocrazia) in tutto il mondo. Fra queste multinazionali un posto preminente spetta alla Wellcome Trust Corporation. L’ombra lunga della Trilaterale condizionerà per anni governi e servizi segreti di mezzo mondo.

Nel 1981 Ronald Wilson Reagan vince le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Nella “lobby” che finanziò la sua campagna elettorale troviamo in posizione predominante la Wellcome Trust Corporation.

Nello stesso anno, viene “scoperta” una nuova malattia, con patologia caratterizzata dall’indebolimento del sistema immunitario. Questa malattia sarà ben presto battezzata con il nome molto generico di AIDS, Sindrome da Immunodeficienza Acquisita.

Il 23 aprile 1984, con la presentazione dell'allora segretaria di Stato della Sanità e Assistenza Sociale degli USA, Margaret Heckler, il Dr. Robert Gallo annunciò nel corso di una conferenza stampa che aveva scoperto il retrovirus produttore dell'AIDS, che denominò HTLV-III (meglio conosciuto come HIV).

Nello stesso giorno veniva registrato un brevetto americano del test dell'HTLV-III sviluppato dallo stesso Gallo.

Fino al 1986, Wellcome Trust controllava il 100% della Wellcome Inc., produttrice di farmaci. Vendette il 25% delle proprie azioni e assunse la denominazione di Wellcome Foundation.

Da questo momento in poi assistiamo ad un cambiamento di rotta da parte delle istituzioni della Wellcome che rinunciano ad atteggiamenti etici populistici ed accademici per un mercantilismo d’assalto duro e puro.

Dopo il clamoroso insuccesso come trattamento anticancro, la Wellcome ottenne l'autorizzazione per ripresentare sul mercato l'AZT, ribattezzato Retrovir, per trattare i malati di AIDS.

Il 24 giugno del 1988, Duncan Campbell, in un articolo intitolato “The amazing AIDS scam”, sulla rivista “New Stateman and Society”, affermò che molti risultati clinici vengono nascosti dietro risultati commerciali. Affermò inoltre che il costo dell'AZT si era quintuplicato o decuplicato. Il costo mensile di un malato di AIDS è attualmente di circa due milioni di lire (all’inizio del 1997 era valutato statisticamente in circa 1650 dollari mensili).

Nel luglio del 1992, la Wellcome Trust ridusse la propria quota di partecipazione nella Wellcome Foundation ad un 40%, portando la sua quota annua di profitto a circa 2,3 miliardi di dollari.

Nel 1995 la Wellcome Inc. si unisce con la Glaxo Inc., colosso farmaceutico americano: nasce la Glaxo Wellcome Inc., potentissima supermultinazionale presente in ogni parte del mondo.

La Glaxo Wellcome chiude l’esercizio finanziario del 1997 con un fatturato di 13,8 miliardi di dollari.

Tutte le informazioni su questa spett.le azienda le trovate su http://www.glaxowellcome.com su cui potrete ammirare il logo animato: “disease has no greater enemy than Glaxo Wellcome” (la malattia non ha nemico più grande della Glaxo Wellcome). Amen.  

 

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LA "CURA" DELL'AZT

 

"L’AZT non aveva prospettive per due ragioni: i miei studi hanno mostrato che era cancerogeno in ogni dosaggio e che era troppo tossico anche per usi di breve periodo."

Dr. Richard Beltz - inventore dell’AZT (azidotimina)

 

L’AZT, sostanza contenuta nello sperma delle aringhe, fu sintetizzato come composto chimico di laboratorio dal chimico della Burroughs Wellcome Richard Beltz nel 1964 nel tentativo di trovare una cura contro il cancro.

Data la sua elevatissima tossicità è impiegato come base per il veleno per topi.

Quindi, per anni, la medicina ha sperimentato sugli esseri umani un potentissimo topicida, e continua a farlo tuttora.

Non staremo qui a scendere nel “tecnico” su come agisce (per chi volesse saperne di più: “AIDS Gate” http://aliveandwell-eugene.dreamhost.com/aidsgate/ ), comunque l’AZT era stato utilizzato in medicina per distruggere le cellule malate, cancerose, ed impedirne la riproduzione. Fu un fiasco clamoroso. Innanzi tutto si scoprì subito che causava altri cancri, e successivamente che tutti i pazienti trattati con AZT morivano molto prima rispetto a quelli che non avevano ricevuto il trattamento (infatti, ripetiamo, si tratta di VELENO PER TOPI). Anzi, impediva anche di studiare l’evoluzione dei tumori, perché i pazienti morivano precocemente di avvelenamento da AZT. E la ragione è proprio abbastanza semplice: l’AZT non è come i moderni missili “intelligenti” americani, che lanciati contro obiettivi militari, vanno a colpire infallibilmente gli asili e gli ospedali iracheni. Esso non sa quali sono le cellule buone e quelle cattive, le attacca tutte quante e basta. Ovviamente la spiegazione scientifica è ben più complessa e articolata, ma più o meno questo è quello che succede con l’AZT.

Si disse allora che era una questione di dosaggi. Alte dosi uccidevano in breve tempo, ma dosaggi più bassi erano presumibilmente “benefici”. Così vennero fatte altre sperimentazioni su svariate patologie, fra cui soprattutto psoriasi e malattie della pelle. Roba da matti. Inutile dire che fu ben presto accantonato.

 

Va detto che le case farmaceutiche, siccome ricevono parecchi finanziamenti anche in denaro pubblico per le ricerche, spendono ogni anno montagne di soldi nella ricerca e creazione di nuovi farmaci. Ma molti di questi sono puramente speculativi. Il composto chimico magari funziona, produce alterazioni a vari livelli, e viene anche sperimentato su uomini (carcerati, malati di mente …) e animali, ma non ha malattie specifiche da curare, non si sa a cosa possa servire, così viene messo nel cassetto, in attesa che salti fuori la malattia o la scusa buona per tirarlo fuori.

Così è stato per l’AZT.

 

Vent’anni dopo, con l’avvento di una malattia così “mortifera e terrificante” come l’AIDS, la Wellcome rimise prontamente mano alla sua mirabile invenzione, affermando teorie folli, per cui l’AZT, prima di ammazzare le cellule, ammazzava i virus, ed essendo la recentissima scoperta di Gallo causata da un virus (l’HIV), terapie brevi e mirate sarebbero state efficacissime. La FDA (Food and Drug Administration, l'ente statunitense che verifica l'efficacia dei farmaci) lo approvò ufficialmente solo nel 1987, ma ne consentì l’uso in via sperimentale fin dalla “scoperta” dell’HIV (1984), anche in associazione con altri farmaci, come del resto, aveva già fatto in precedenza autorizzandone l’uso per altre patologie (cancri, ecc.), sin dal 1964.

Ricomincia la storia. La gente trattata con AZT sebbene in alcuni casi sembri avere un temporaneo, brevissimo miglioramento, si ammala definitivamente e muore.

Ma invece di sospenderne l’uso, arriva la teoria più demenziale: non bisogna usarlo da solo, ma associato ad altri farmaci che ne limitino i danni e ne integrino l’azione.

Chissà quanti malcapitati si sono ritrovati a dover prendere dosi incredibili di farmaci di ogni genere, fra cui l’AZT, nella speranza di curare una malattia che neanche esiste nei termini in cui viene presentata, morendo di intossicazione da farmaci.

L’AZT è stato usato indiscriminatamente su soggetti già debilitati, donne in gravidanza, neonati.

Moltissimi sono i casi di persone che accortesi del rapido peggioramento con l’AZT, hanno smesso di prendere ogni farmaco, salvandosi dalla morte, e creando quella casistica che la medicina ufficiale non sa spiegare, di soggetti che pur essendo sieropositivi non si ammalano e non muoiono.

Come cresce la voce del dissenso e l’informazione (controinformazione), sempre di più sono le persone che si salvano da una morte imminente annunciata come inevitabile.

A Londra, i superstiti pubblicano la rivista “Continuum”. In Olanda collaborano con la Fondazione per la Ricerca Alternativa sull'AIDS (SAAO), in Svizzera da anni sono attivi gruppi di auto aiuto e controinformazione sull’AIDS che hanno preso piede un po’ in tutta Europa.

La maggioranza delle persone colpite dall'AIDS che sono sopravvissute alla malattia lo hanno fatto grazie a grandi dosi di volontà e di senso critico, assumendo costumi di vita coscienti e responsabili, e perché no, anche antagonisti.

Il famoso campione Earvin "Magic" Johnson, risultato sieropositivo nel 1991, pare abbia assunto AZT per pochi giorni, risultandone debilitato, e che abbia subito smesso.

La sua salute migliorò subito, tanto che vinse alle Olimpiadi del 1992. In una recente conferenza stampa Magic ha dichiarato di non essere più malato di AIDS.

Un altro dei tanti misteri dell’AIDS.

 

“Il mistero di questo virus è stato generato dai duemila miliardi all'anno che vi sono stati spesi. Se prendi un altro virus e ci spendi duemila miliardi di dollari potrai ricamarci sopra tutti i misteri che vuoi”.

Kary Mullis - (“la manipolazione informativa in azione”).  

 

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Le altre “Cure” ufficiali

 

Terapie convenzionali (farmaci antiretrovirali).

 

I primi ad essere impiegati sono stati i cosiddetti “inibitori della trascrittasi inversa”.

Gli ultimi, più recenti, gli “inibitori della proteasi”.

 

Trascrittasi inversa:

Processo di replicazione virale in cellule non precedentemente infettate, nel quale RNA virale ad un solo filamento viene trascritto in DNA virale a doppio filamento, consentendo la conversione del genoma virale in forma che si integra nel DNA della cellula ospite, infettandola.

L’inibizione della trascrittasi inversa non ha tuttavia effetto sulla produzione di virus da parte di cellule nelle quali l’integrazione ha già avuto luogo, quelle con infezione cronica.

 

Proteasi:

Le proteasi sono enzimi essenziali nel processo di trasformazione dei precursori virali in assemblaggio e formazione dei virus maturi. Questo processo avviene durante o subito dopo la gemmazione dei virioni dalla membrana della cellula ospite.

 

Inibitori della Trascrittasi inversa:

Zidovudina (AZT, Retrovir) – il primo antiretrovirale utilizzato, dapprima in monoterapia, attualmente in associazione con altri antiretrovirali. Presenta effetti tossici con effetti collaterali più frequenti all’inizio del trattamento.

Didanosina (DDI, Videx) – il secondo antiretrovirale utilizzato. Comporta la frequente insorgenza di neuropatie periferiche.

Zalcitabina (DDC, HIVid) – Stavudina (D4T, Zerit) – Lamivudina (3TC, Epivir)

Presentano effetti tossici con effetti collaterali in genere reversibili con sospensione del trattamento.

Nevirapina (Viramune) – Delavirdina (Rescriptor)

Hanno azione sinergica con AZT e DDI.

 

Inibitori della Proteasi:

Ritonavir (Norvir) – Gli effetti collaterali osservati più di frequente sono: nausea, diarrea, vomito, astenia, vasodilatazione, alterazione del gusto. Produce interazione con altri farmaci (antibiotici, antidepressivi, antistaminici).

Indinavir (Crixivan) – le principali complicazioni descritte sono state secchezza della cute e alterazione del gusto.

Saquinavir (Invirase) – appare come l’inibitore della proteasi meglio tollerato. Viene spesso somministrato in combinazione con il Ritonavir. Può provocare aumento delle transaminasi.

Nelfinavir (Viracept) – uno dei più recenti. Non presenta interazioni farmacologiche di particolare rilevanza. L’evento avverso più frequente è la diarrea.

 

 

Le terapie antiretrovirali comunemente utilizzate sono estremamente complesse, ed il regime terapeutico attualmente più utilizzato è quello che prevede l’associazione di più farmaci antiretrovirali, in genere due inibitori della trascrittasi inversa e un inibitore della proteasi, i cosiddetti “cocktail” antiretrovirali. Essi richiedono una rigorosa adesione del paziente al trattamento, al fine di prevenire l’insorgenza di resistenze.

Uno dei problemi più comuni nella pratica clinica di questi trattamenti è quello di decidere tempi e modi di somministrazione, ovvero quando iniziare, cambiare, sospendere o interrompere una terapia e come definire i costanti insuccessi.

 

Si noti bene che alla base di tutte queste “terapie” vi è l’accettazione passiva e acritica che L’HIV esista.

Ma siccome la sua esistenza non è mai stata dimostrata si somministrano veleni tossici per debellare un qualcosa di inventato.

A questo punto sorge obbligatoria la domanda “cui prodest?” (a chi giova?).

 

Quelle elencate fin qui sono le “cure” standard, quelle più diffuse, usate e abusate finora. Esistono comunque numerose altre terapie, misture e cocktail di farmaci usate e suggerite qua e là da medici, stregoni e sciamani ospedalieri. Chi da anni sta vivendo la vicenda AIDS sulla sua pelle ne sa qualcosa!

 

E’ da osservare ancora che la medicina ufficiale tende sempre a negare la palese tossicità dei farmaci impiegati, e ad attribuire la responsabilità della mortalità “per AIDS” al fatto che il virus HIV sarebbe un virus mutante, che in breve tempo diviene resistente ai farmaci, per cui bisogna introdurre sempre nuove terapie, associandole magari con quelle vecchie. Gli scienziati “dissidenti” sostengono che queste affermazioni sono totalmente a-scientifiche, in contrasto con tutti i postulati su cui si regge la medicina occidentale, quindi prive di qualsiasi fondamento sia scientifico che culturale, e soprattutto prive di verifiche, studi e sperimentazioni di laboratorio. Ma non c’è bisogno di essere scienziati per capire che simili teorie non possono che ignorare la salute della popolazione, tese come sono a garantire business miliardari per l’industria farmaceutica, e finanziamenti da capogiro per la ricerca.

 

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“Checché ne dicano i professionisti della salute, la malattia non è un fenomeno negativo per l’individuo. Tutt’altro. E’ la risposta dell’organismo all’aggressione di agenti patogeni esterni e, talvolta, interni, scatenati però da condizioni esterne. Poiché si tratta di una risposta, la malattia significa resistenza, autodifesa. Scaricata la fase acutamente morbosa, l’organismo vivente tende (anzi tenderebbe, date le sollecitazioni farmacologiche cui tutti siamo sottoposti che appiattiscono le reazioni e le loro forme) a ritrovare il suo equilibrio biologico. Un po’ come la febbre: guai se non ci fosse, perché in questo caso significherebbe che l’organismo non ha più alcuna forza autodifensiva. (Un esempio per tutti: nel caso di epatopatie, di malattie del fegato, sinché la parte, il fegato, è dolorante significa che sta opponendo una resistenza agli agenti patogeni; quando ormai tace, vuol dire che l’organismo si è arreso, come nel caso di epatiti o cirrosi.) Ma la medicina, invece di assecondare la malattia e di condurla a un esito positivo, cioè ad un superamento della malattia stessa, vuole intervenire immediatamente con il bombardamento farmacologico (in specie con antibiotici e “bios”, ben si sa, vuol dire vita). Perché il tempo dell’uomo (essere organico) deve essere scandito dal tempo del capitale (essere inorganico). Il tempo della merce, del suo supporto fattivo, il lavoro, e della sua protesi gestionaria, la circolazione e l’amministrazione, deve essere totale. Il corpo umano, dunque, depauperato delle sue esigenze organiche vitali, non può funzionare che come una macchina. La medicina contemporanea si occupa per l’appunto di questo ed il suo apogeo sta proprio nella tecnica dei trapianti: sostituire i pezzi della macchina, cambiare le parti difettose del burattino, di Pinocchio.”

Riccardo d’Este (da “L’AIDS come equivalente generale delle pesti neomoderne ed accumulazione forzata di medicina” – La Mal’aria …, 1992)  

 

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5) ALCUNE DOMANDE

 

     Ma l’AIDS esiste si o no?

     Si, esiste.

Esiste sicuramente una patologia che porta ad una grossa deficienza del sistema immunitario e talvolta anche alla morte. Anzi ce ne sono molte, non si sa nemmeno quante, ed alcune esistono probabilmente da secoli. E possiamo anche tranquillamente chiamarle tutte AIDS. Il primo caso di “sindrome da immunodeficienza” viene comunque descritto nella letteratura medica nel 1912.

L’unica cosa certa è che l’AIDS non è nulla di ciò che ci è stato raccontato finora.  

 

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Cos’è il sistema immunitario e come funziona?

Vediamo di spiegarlo in poche parole. Per chi vuole saperne di più esiste una bibliografia vastissima.

Il sistema immunitario è la seconda linea di difesa dalle malattie del nostro organismo (la prima è la pelle). Essa è costituita dai globuli bianchi, chiamati linfociti, prodotti dal midollo osseo.

A seconda della loro funzione alcune di queste cellule sono dette cellule “B”, altre cellule “T”. Esistono più tipi di cellule ”T”. Per esempio le cellule T4 sono meglio conosciute come T4 Helper (aiutanti, che danno aiuto). Esse sono i cani da guardia del nostro organismo, e al sopravvenire di ogni minaccia esterna danno l’allarme e attivano il sistema immunitario. Dopodiché le cellule “B” si mettono immediatamente al lavoro e producono anticorpi per combattere ogni possibile tentativo futuro di attacco da parte della stessa causa.

Questo è il principio che sta dietro a tutti i vaccini: introdurre piccolissime quantità di agenti scatenanti una determinata malattia per fare in modo che le cellule B creino gli anticorpi, cosicché l’organismo conosca già quella affezione e sia pronto a difendersi e sconfiggerla in futuro.

Mentre le cellule B producono gli anticorpi per i futuri attacchi, sempre per effetto dell’allarme dato dai T4 Helper, il sistema immunitario scatena le cellule T Killer che hanno il compito di annientare e distruggere le cellule infettate dall’agente esterno.

Scusate la terminologia guerresca, ma la medicina occidentale è nata, cresciuta e sviluppatasi con le guerre, ed ogni descrizione ufficiale sembra sempre un campo di battaglia. (La medicina cinese o quelle orientali non si esprimono mai in questi termini).

Il guaio è che dopo la battaglia le cellule T Killer vanno richiamate e fermate, perché queste sono idiote come i Rambo americani, e se non le si ferma esse cominciano ad attaccare le cellule sane.

Qui entrano in gioco le cellule T8 Suppressor (soppressori), una sorta di polizia militare che si occupa di eliminare gli yankees   impazziti e far così cessare l’allarme immunitario.

In un organismo sano sono presenti circa da 800 a 1000 cellule T4 per microlitro di sangue, e circa la metà di cellule T8.

Le malattie del sistema immunitario (AIDS compreso, ovviamente) minano o “inceppano” questo meccanismo in molte maniere differenti.

E soprattutto sono sempre esistite, solo che non se ne era a conoscenza.

Prima della “scoperta” dell’AIDS, una persona con sistema immunitario debilitato poteva morire ad esempio di polmonite. E la diagnosi era di morte per polmonite. Oggigiorno se una persona è sieropositiva all’HIV una morte per polmonite è diagnosticata come morte per AIDS. Ma se una persona con sistema immunitario debilitato muore di polmonite e non è positiva all’HIV, la diagnosi rimane di morte per polmonite. Questo viene fatto per avvalorare la teoria HIV = AIDS, ma è un assurdo: o una persona muore di polmonite e basta, o se aveva il sistema immunitario debilitato la polmonite è stata l’esito di una patologia da immunodeficienza, HIV o non HIV.  

 

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E’ l’AIDS (o meglio il virus HIV che “causerebbe” l’AIDS) contagioso?

No, l’HIV non è contagioso. In primo luogo non si sa nemmeno se esista: la sua esistenza non è mai stata provata. In secondo luogo se anche esiste è veramente impossibile provare che sia un virus, come dichiarato dalla Dr. Eleopulos. In terzo luogo, nel caso che esista, e che malauguratamente sia proprio un virus, esso non sarebbe in grado di intaccare il sistema immunitario umano, come dimostrato da Duesberg seguendo una serie di postulati su cui si basa l’intero edificio della medicina occidentale, ed anche solo adoperando il buon senso.

Ormai un numero molto vasto di scienziati e ricercatori comincia ad ammettere che le teorie di Gallo e Montagner sono demenziali, anche se menzogna e mistificazione sono davvero dure a morire.

Riassumendo l’AIDS non è una malattia infettiva.

L’AIDS non si trasmette né attraverso i rapporti sessuali né attraverso il sangue.

Questo non significa che non sia saggio avere rapporti “protetti”: sifilide e malattie veneree sono statisticamente in aumento (alla faccia della cosiddetta “prevenzione”). Così come bisogna evitare lo scambio di siringhe: le epatiti sono anch’esse in forte aumento, e pare, sempre più aggressive, assieme a svariate altre malattie trasmissibili attraverso il sangue.  

 

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Ma allora chi si prende l’AIDS come se lo becca?

     Non esiste un singolo fattore scatenante (ad esempio un virus) come affermano i sostenitori dell’HIV e della teoria virale. E’ molto più verosimile pensare ad una serie di concause che interagiscono, indebolendo, a volte in maniera irreversibile, il sistema immunitario.

     L’uso e l’abuso massiccio di farmaci è sicuramente la causa principale. L’enorme diffusione degli antibiotici, usati a dismisura anche quando non ce n’è proprio bisogno (ed è la maggioranza dei casi), ha indebolito enormemente il sistema immunitario umano.

     Stesso discorso per i cortisonici (dannosissimi per tutto l’organismo, in particolar modo per il sistema immunitario), per gli psicofarmaci, ed in generale per tutti i farmaci.

     Se al primo sintomo di un raffreddore o di un’influenza uno comincia immediatamente ad imbottirsi di farmaci (soprattutto antibiotici), egli mette subito fuori gioco il suo sistema immunitario, facendo combattere la malattia da un agente esterno. In tal modo il sistema immunitario si indebolisce fortemente, non impara più a “riconoscere” le malattie, e soprattutto perde la capacità di combatterle da solo. Un luogo comune inglese dice “use it or lose it”, cioè “usalo o perdilo”; se ad esempio faccio una vita sedentaria e non faccio mai esercizio fisico, cioè non uso mai il mio sistema muscolare, esso tenderà ad atrofizzarsi.

     Lo stesso vale per il sistema immunitario. Se non lo uso mai, se non lo tengo in esercizio e lascio che siano esclusivamente i farmaci a combattere le malattie, esso tenderà inevitabilmente ad atrofizzarsi..

     Sono dannosissimi anche i vaccini, che obbligano il sistema immunitario ad uno sforzo enorme e logorante.

     Un vaccino contro l’influenza o contro l’epatite significa né più né meno che beccarsi queste malattie e per così dire “guarire” senza accorgersene.

     Bisogna assolutamente evitare di fare vaccini di qualsiasi tipo, a meno che questo non sia veramente indispensabile, cioè si corra un rischio concreto e davvero probabile di contrarre una malattia grave.

     Le vaccinazioni di massa sono sicuramente responsabili di un grosso indebolimento del sistema immunitario umano.

     Le trasfusioni sono un altro enorme fattore di rischio. Abbiamo già visto che l’AIDS non è un virus, e non si trasmette attraverso il sangue. Ma attraverso le trasfusioni si possono contrarre una quantità di malattie debilitanti, ed inoltre le trasfusioni sono di solito accompagnate da terapie di farmaci immunodepressivi per evitare fenomeni di “rigetto”, poiché una trasfusione di sangue è a tutti gli effetti un trapianto (vedi più avanti). Peggio ancora, ovviamente, per i trapianti di organi.

     Anche l’uso di droghe, soprattutto quelle pesanti (eroina, anfetamina, cocaina, alcool, ma anche tabacco, caffè, ecc…) contribuisce indiscutibilmente all’indebolimento del sistema immunitario, piaccia o non piaccia.

     La cattiva alimentazione è un’altra concausa di debilitazione dell’organismo in generale. Tutti sanno che oggigiorno ci alimentiamo con cibi sofisticati ed adulterati, e spesso anche in maniera scorretta, troppi grassi, troppe calorie. Bisognerebbe cercare di tendere ad una alimentazione “sana” e corretta (per quanto possibile). Senza dilungarsi troppo, perché è evidente, altre cause di indebolimento fisico e psichico (e quindi anche del sistema immunitario) sono: la vita sedentaria, l’inquinamento, il degrado ambientale, lo stress, l’ansia, l’angoscia, la perdita del senso della realtà tipica del mondo mediatico e “mediato”, gli esperimenti medici, chimici e militari fatti segretamente sulla popolazione … ecc. ecc.

     Altre concause riguardano la sfera “sociale” dell’esistenza. La povertà, ad esempio vivere nella strada senza una casa, la sottoalimentazione, il carcere e le istituzioni totali, l’uso di droghe “povere” (tagliate, velenose), una vita intera passata meccanicamente alla catena di montaggio di una fabbrica, l’esposizione a sostanze chimiche e tossiche, alle radiazioni …

     L’interazione fra alcune o molte di queste concause sono oggigiorno l’unica spiegazione razionale che si può dare al fenomeno AIDS.  

 

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Ma se l’AIDS non si trasmette attraverso il sangue, sono pericolose si o no le trasfusioni?

Si, sono pericolose. Se possibile, assolutamente da evitare.

Quando viene trapiantato un cuore, un fegato o un altro organo, il sistema immunitario del ricevente avverte la presenza del tessuto estraneo, e ciò può dar luogo ad un fenomeno di rigetto. Anche la trasfusione è a tutti gli effetti un trapianto (che talvolta può originare fenomeni di rigetto), da qui l’uso frequente di immunodepressori, che si vanno ad assommare alla naturale depressione del sistema immunitario dovuta all’immissione massiccia di corpi estranei nell’organismo. Anche il sangue che ha superato le prove crociate di compatibilità (la compatibilità dei gruppi sanguigni) può deprimere seriamente il sistema immunitario. Alla domanda sul perché avesse rifiutato una trasfusione di sangue, lo scienziato danese Niels Jerne, premio Nobel per la medicina nel 1984, ha risposto:

"Il sangue di un individuo è come le sue impronte digitali: non esistono due tipi di sangue esattamente uguali".

Inoltre, come risaputo attraverso il sangue si possono trasmettere molte malattie conosciute (soprattutto epatiti, toxoplasmosi, tifo, morbillo, salmonellosi, sifilide, infezione da citomegalovirus, malaria ecc.), ed è presumibile anche molte altre tuttora sconosciute. Ogni trasfusione è a rischio, nessuna esclusa. Ad esempio, il Papa dopo l’attentato subito, dimesso dall’ospedale dovette rientrarvi poco dopo e rimanervi per un paio di mesi, a causa di un'infezione potenzialmente letale da citomegalovirus causata dalle trasfusioni di sangue.

E non è che il Papa non abbia ricevuto trattamenti di massimo riguardo.

Il fatto è che le banche del sangue in occidente fanno parecchi test sul sangue prelevato, ma non possono farli tutti per tutte le malattie potenzialmente trasmissibili: è ancora una volta una faccenda di costi.

Lasciamo perdere poi i “controlli” che fanno nel terzo mondo: praticamente nessuno.

Riferendosi al problema dei costi, un funzionario della Croce Rossa americana ha fatto questa dichiarazione:

"Non possiamo continuare ad aggiungere un test dopo l'altro per ogni agente infettivo che potrebbe diffondersi, i costi sono troppo alti".

Quindi mi sembra ovvio che le trasfusioni sono da farsi solo nel caso sia assolutamente necessario, e non con la “giocosa” facilità con cui vengono effettuate oggigiorno in tutte le cliniche e gli ospedali, sempre solo per alimentare il business medico-farmaceutico.

Un punto a sfavore della globalizzazione: l’altissima mobilità delle genti nella società odierna, accompagnata ai sempre più persistenti fenomeni migratori, mette in contatto individui con caratteristiche sanguinee molto diverse pur appartenendo magari allo stesso gruppo sanguigno, data la distanza e le peculiarità specifiche dei luoghi di provenienza (es. anticorpi specifici), e questo nel caso di trasfusioni può originare grossi problemi.  

 

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E’ vero che le categorie più “a rischio” sono i tossicomani e gli omosessuali?

     Viene subito in mente il giudizio e la punizione divina per i peccatori. In realtà a rischio lo siamo tutti, specialmente i consumatori di farmaci di ogni genere, come già detto sopra.

     Sicuramente tossicomani ed omosessuali sono categorie di grandi assuntori di farmaci, e sono anche categorie socialmente discriminate, cioè spesso vivono ai margini dell’opulenta e ipermoralistica società dei consumi.

La marginalità, la precarietà, la discriminazione, l’esclusione, la sofferenza, questi sono i “fattori di rischio” reali, non certo i comportamenti privati, sociali e affettivi di una persona.

 

     “Medicina, religione e legislazione, nel loro sistema di principi, dogmi e norme hanno dunque una volta per tutte creato le condizioni per l’eliminazione delle soggettività non solvibili monetariamente, socialmente stigmatizzate e, perciò, più deboli”.

Gruppo T4/T8 (da “La Mal’aria…” - La menzogna: il controllo si esplicita)

 

Esistono comunque delle ricerche fatte con fini statistici che parlano chiaro (vedi http://www.virusmyth. com/aids e vedi anche alcune ricerche fatte da Duesberg – http://www.duesberg.com).

Vediamo cosa emerge.

Fra gli omosessuali che vivono in comunità omogenee con costumi sessuali affini, che lottano in prima persona per i loro diritti, che rivendicano la loro “diversità” e la loro omosessualità, la percentuale dei colpiti da AIDS è bassissima, e dovuta comunque quasi esclusivamente all’uso di farmaci e/o droghe. Questa percentuale si alza invece drammaticamente fra coloro che vivono in luoghi particolarmente discriminanti, che tengono nascosta la loro omosessualità, che soffrono e non rivendicano la loro condizione.

Stesso discorso per i consumatori di droghe. Che, vi risulta per caso che un qualsiasi Keith Richards sia mai stato sfiorato nemmeno lontanamente dalla cosiddetta “peste del 2000”? I tossicomani ricchi, che possono usare sostanze pure e non tagliate, che vivono in gabbie agiate e dorate, che hanno potere e denaro, l’AIDS non sanno nemmeno cosa sia. Discorso esattamente inverso per i tossici di strada.

Vale qui la pena citare alcune statistiche (http://www.virusmyth.com/AIDS/index.htm), ovviamente non pubblicate, che confermano che a livello mondiale, l’incidenza dell’AIDS resta confinata quasi esclusivamente nelle vastissime aree delle periferie metropolitane.

Va aggiunto che, come sostengono Duesberg e molti altri, queste due categorie sono state le più colpite dall’AIDS, inteso come morte da farmaci, sia perché effettivamente comprendono molti soggetti con sistema immunitario indebolito dall’uso di droghe, sia (soprattutto) perché si è deciso a priori, senza nessuna base scientifica, ma in virtù piuttosto di un calcolo politico che queste dovevano essere le due categorie più colpite. Le cose (sempre secondo Duesberg e svariati dissidenti) sono andate così: si è deciso a tavolino che l’HIV è un virus e che esso causa l’AIDS, che a sua volta causa la morte.

A questa teoria è stato dato un enorme credito, spacciandola come verità assoluta e inconfutabile, senza verificarne i fondamenti scientifici. E si è creato uno sproporzionato clima di allarme sociale. Contemporaneamente sono stati messi a punto dei test (Elisa, WB) dubbi e imprecisi che dovevano servire a rilevare la sieropositività (infezione) all’HIV. Poi si è deciso che l’HIV si trasmette attraverso il sangue e i rapporti sessuali.

In questo contesto quali erano le categorie a rischio? Ovvio, tossicomani, omosessuali e individui sessualmente promiscui.

Le persone appartenenti a queste categorie sono state sottoposte in massa ai test, che come già detto rilevano un numero enorme di falsi positivi, ed inoltre va ricordato che la sieropositività non significa proprio niente in quanto l’HIV non causa l’AIDS. Trovato appunto il gran numero di sieropositivi fra queste categorie li si è convinti di essere infettati da una malattia mortale, e persuasi a curarsi in massa con l’AZT. Qui il cerchio si chiude: l’AZT è un farmaco killer che dà la morte in tempi brevi, morte però sempre diagnosticata come morte per AIDS. Et voilà come ti costruisco artificialmente le categorie più colpite dalla malattia.

L’uso strumentale dell’AIDS a fini politici, economici e di controllo è più che evidente.

Anche molte comunità nere americane denunciano da anni l’uso razzista, segregativo e ghettizzante del fenomeno AIDS perpetrato da parte delle istituzioni nei loro confronti.  

 

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E’ l’AIDS una malattia mortale?

     Si, lo è. In ogni caso anche in AIDS conclamato atteggiamenti e stili di vita coscienti e responsabili possono consentire di vivere ancora a lungo. Va in ogni caso sottolineato che la percentuale di morti per AIDS a livello mondiale è assolutamente irrisoria se confrontata alle maggiori cause di mortalità nella società odierna: cancro, incidenti automobilistici, pallottole (omicidi), fame e malaria nel terzo mondo … Fa inoltre molto pensare il fatto che oggigiorno in molti paesi occidentali è più alto il numero dei suicidi che quello dei morti per AIDS, ed enormemente più alto il numero dei morti sul lavoro.  

 

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Sono stati colpiti dall'AIDS in egual misura entrambi i sessi? (le malattie infettive sessualmente trasmesse sono caratteristicamente bidirezionali, nessuna esclusa).

No. Vi è stata sempre una grossa sproporzione tra i sessi, nei Paesi occidentali, in favore di quello maschile. In Africa, invece, per questo aspetto, sembra che siano colpiti nella stessa misura i maschi e le femmine.

La macroscopica differente distribuzione nei diversi continenti è un altro elemento a sfavore dell'ipotesi ufficiale.  

 

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La prevenzione è servita a qualcosa sinora?

Decisamente si: in primo luogo a creare e diffondere emergenza, disinformazione ed allarme sociale.

E ad alimentare la paura verso un mostro che non c’è. E a discriminare sempre più i comportamenti “anormali” e i “diversi”, demonizzandoli a scopo segregativo/discriminatorio per la salvaguardia della popolazione “normale”. E a diffondere insicurezza, paura e timore dell’“untore” invisibile (cito da “AIDS, se lo conosci lo eviti”, uno dei primi opuscoli del Ministero della Sanità: “Non c’è modo di capire, guardando il suo aspetto, se qualcuno è stato infettato dal virus dell’HIV” – oppure ancora, ricordate quello spot pubblicitario “pubblicità progresso” [sic] in cui uno dei due partner, giovane, bello ed aitante, si circondava improvvisamente di un alone viola?).

Quindi la cosiddetta “prevenzione” è servita essenzialmente a restaurare la morale cattolica e il falso perbenismo borghese messi in pericolo da decenni di lotta di classe.

In secondo luogo è certamente servita ad ingrassare le casse dei produttori di preservativi e siringhe, che hanno visto il loro prezzo aumentare in maniera esponenziale (non l’uso, ma i prezzi sono aumentati vertiginosamente).

 

“… vi è anche tutta una serie di dinamiche interne alle organizzazioni sanitarie che sempre più vengono concepite e gestite funzionalmente al potere, assieme alle figure che in esse predominano (operatore sociale, educatore, operatore sanitario, ecc.)

[…]

Riteniamo in proposito (dell’AIDS) che il livello di informazione, volutamente mantenuto entro i limiti compatibili con l’interesse economico, sia quello della manipolazione, della mistificazione e della più totale malafede.”

Gruppo T4/T8 (da La Mal’aria … - “la menzogna: il controllo si esplicita”)  

 

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Cosa bisogna fare per non prendersi l’AIDS? 

L’AIDS era ed è tutt’oggi un falso allarme: diminuisce ovunque ed in generale sta sparendo da solo a livello mondiale. Piuttosto nuove malattie avanzano, e vanno tutte molto comodamente a finire sotto il supergenerico nome di AIDS, con buona pace di medici e case farmaceutiche.

Non esistono categorie a rischio, ma comportamenti e stili di vita a rischio.

Coscienza, responsabilità, conoscenza, senso critico, predisposizione alla lotta, antagonismo, questi sono gli antidoti migliori. Rimandiamo qui alla citata frase di Riccardo d’Este all’inizio del documento.

Se un lugubre medico, servo del potere, un giorno vi annuncerà con aria grave la catastrofe della vostra sieropositività, una cosciente e tranquilla risata ed una tonificante scrollata di spalle vi faranno il servizio che nessun farmaco e nessun AZT potranno mai e poi mai farvi …  

 

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“Con la comparsa delle epidemie è sorta subito l’esigenza da parte del sistema sociale che le ha prodotte di giustificare la catastrofe e di dimostrare nell’immediato l’efficacia dei suoi metodi, tanto interpretativi quanto terapeutici.

All’interno del collasso ambientale e organico che l’epidemia sintomatizza, la medicina si è storicamente rivelata essere un ottimo strumento giustificativo, fornendo sempre prontamente sistemi interpretativi nel massimo rispetto dei principi universalmente riconosciuti e posti a fondamento del sapere dominante in una data epoca.

Così accadde per la peste, che nell’Europa clericale del XIV secolo veniva considerata dagli esperti delle cause come un male intenzionalmente diffuso dagli ebrei. Così accade oggi per l’AIDS.

Come l’opinione scientifica di allora non aveva motivo di mettere in discussione le basi del sapere teologico e del potere ecclesiastico, ovvero le basi di quel sistema che l’aveva nutrita e a cui doveva la propria esistenza, così l’eziologia (scienza che studia le malattie e il modo in cui agiscono) contemporanea, identificando tempestivamente nel virus HIV la causa unica dell’AIDS, si è mantenuta nel totale rispetto degli interessi dell’economia farmaceutica mondiale e, più in generale, del sistema socio-politico che l’ha prodotta. Inoltre, essa non ha tardato ad indicare, ancora una volta, lo straniero e il diverso quali malefici e intenzionali propagatori dell’epidemia. […]

Anche rispetto all’AIDS, la medicina ha quindi prodotto le sue verità nel pieno rispetto degli interessi capitalisti a cui è legata.

Gruppo T4/T8 (da La Mal’aria … - “L’organismo come campo di battaglia e la scienza medica come una delle cause storiche e biologiche dell’AIDS”)  

 

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Esistono cure alternative?

     Si, ovvio. E possono essere usate anche da coloro che dopo aver contratto la malattia, sono andati avanti magari per anni con le cure farmacologiche ufficiali, spesso aggravando la situazione.

     Anzi, questi ultimi sono i soggetti che dovrebbero passare senza esitazioni a cure non letali. 

     Il sito http://www.mcphu.edu/~AIDSinfo/alternative.html ed il sito (in italiano) http://www.exodus.it/POIESIS/INRETE/associa1.htm sono ricchi di informazioni sulle cure alternative e su associazioni e gruppi di auto aiuto che si occupano di cure non convenzionali.

     Esiste in ogni modo una vasta letteratura in merito.

 

Le principali terapie alternative si basano sulle cure a base di erbe ed estratti vegetali, sull’omeopatia e sulla medicina tradizionale cinese.

La Medicina Tradizionale Cinese ha dato degli ottimi risultati in tema di:

Questi risultati sono stati ottenuti attraverso l’uso di:

Pare che la maggioranza dei soggetti trattati in questo modo abbiano riferito, in misura diversa, diminuzione di stress e angoscia, miglioramento della qualità della vita, sensazione di ritrovata salute e benessere fisico.

 

Per riassumere un po’ in generale quali sono i consigli e le terapie non convenzionali in caso di AIDS riporto qui di seguito parte di un documento molto interessante presentato dal Dr. Elio Rossi al Seminario di studio sulle terapie complementari per HIV e AIDS "PER UNA DOTTRINA DELLA SICUREZZA RAGIONEVOLE" tenutosi a Bocca di Magra (La Spezia) il 12-13-14 maggio 1995.

Documento reperibile su http://www.exodus.it/poiesis/MEDICI/MEDTECO/CNO/rossi11.htm

 

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  TERAPIE NON CONVENZIONALI UTILIZZATE NEI CASI DI AIDS

 

  MEO-TERAPIE

     omeopatia

     omeopatia classica

     omeopatia pluralista

     omeopatia complessista

     antroposofia

     back terapia

  AGOPUNTURA

     agopuntura

     reflessologia

     elettroagopuntura

     agopressione

     shiatsu

   NATUROPATIA

     fitoterapia

     ayurvedica (medicina tradizionale indiana)

     medicina tradizionale cinese

     aroma terapia

   NUTRIZIONISMO

     macrobiotica

     vegetarianismo

     crudismo

 

Non abbiamo messo l'omeopatia come categoria a sé ma abbiamo scritto omeoterapie, perché non è una singola disciplina ma esistono molti modi di utilizzare i prodotti omeopatici:

c'è l'omeopatia classica, l’omeopatia pluralista, la complessista, c'è l'antroposofia, che utilizza farmaci in diluizione, c'è la Back terapia.

Non è corretto in questi ultimi due casi (antroposofia e Backterapia) parlare di omeopatia, ma si può parlare di utilizzo di farmaci in diluizione.

 

E poi c'è tutto il resto: la naturopatia, cioè l'uso di prodotti ed estratti vegetali utilizzati nella medicina tradizionale cinese (negli Stati Uniti in particolar modo è molto utilizzata) e poi una serie di elementi che non sono esattamente terapie ma concetti, suggerimenti di tipo alimentare o di igiene di vita o di tecniche di rilassamento, massaggio, autoterapia, che in qualche misura vengono genericamente usati un po' da tutti quelli che si occupano di medicina naturale.

In sostanza: il campo prevede l'applicazione farmacologica di alcune di queste terapie e più in generale una serie di criteri generali di comportamento che sono il tentativo di creare uno stimolo positivo o cercare di eliminare alcuni stimoli negativi che rappresentano fattori che influenzano positivamente o negativamente la terapia stessa.

Per qualcuno si tratta di fare una scelta a-farmacologica, cioè di non utilizzare farmaci, ma di utilizzare semplicemente una condotta di vita più sana per migliorare le difese rispetto alla aggressione virale e rallentare/arrestare la progressione della malattia.

 

FATTORI NEGATIVI DA ELIMINARE:

1-dieta malsana

2-stress

3-tossine e droghe

4-attitudini psicologiche negative

5-perdita della speranza

 

FATTORI POSITIVI DA INCREMENTARE:

1-dieta con cibi naturali

2-integratori alimentari

3-riduzione dello stress

4-terapia energetica (contatto fisico, sesso, massaggio)

5-psicoimmunità, pensiero positivo, speranza

6-espressione dei propri sentimenti

7-piacere, gioia

8-riposo

9-esercizio fisico

10-supporto logistico e materiale

11-spiritualità

12-terapie farmacologiche (alternative)

 

à Fattori negativi da eliminare:

* una dieta malsana, che vuol dire abolizione di tutti quei prodotti che hanno nel loro interno derivati chimici, prodotti non naturali, prodotti di origine animale in particolar modo;

* fattori legati allo stress e quindi al conflitti in ambito lavorativo, familiare ecc.;

* tossine in senso lato ma in particolar modo droghe farmacologiche, alcool, tabacco, caffè ecc.;

* atteggiamenti psicologici che possono essere negativi ai fini dello sviluppo della malattia: attitudini negative, perdita della speranza.

 

à Fattori positivi invece da incrementare sono ovviamente gli opposti:

* diete con cibi naturali;

* integratori alimentari, da qualcuno fortemente propugnati. C'è chi dice "non esiste oggi un alimento veramente naturale" perché un alimento per essere veramente naturale presuppone il non impiego di pesticidi e diserbanti ma anche la coltivazione su un terreno che non sia stato espropriato dalle proprie capacità nutritive; cioè in sostanza il cibo che noi mangiamo, per quanto possa essere naturale, è privato di quelle componenti di vitalità e nutrizionali che dovrebbero caratterizzare un alimento veramente naturale.

Dato che nel cibo non ritroviamo più vitamine, minerali, sostanze utili perché il corpo non vada in carenza di tali prodotti è necessario l’uso di integratori;

* terapia energetica, quindi contatto fisico, sesso, massaggio;

* psicoimmunità: pensiero positivo, autocoscienza… ecc., insomma tutto ciò che aiuta la persona a dialogare di più con se stesso, ad avere una maggiore consapevolezza di sé e del proprio corpo; tutti quei fattori considerati positivi, che di per sé possono magari non influire direttamente sulla evoluzione della malattia ma che rappresentano una condizione necessaria perché qualsiasi terapia poi utilizzata abbia un esito positivo.  

 

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          E il famoso vaccino?

     A parte il fatto che per esistere un vaccino deve esistere un virus o una malattia specifica verso cui mirarlo (e l’AIDS su questo versante presenta troppe lacune), il vaccino doveva essere pronto nel 1986, ma, nonostante le ricorrenti assicurazioni, non c'è ancora.

     Del resto, a cosa dovrebbero servire poi gli anticorpi da vaccino, se quelli naturali - così sostengono gli esperti di regime - non sono in grado di fermare l'AIDS?

Molti vaccini (non efficaci) sono in effetti già a disposizione, ma poiché la loro inutilità è troppo evidente, sono stati e verranno "usati" sulle popolazioni africane ed asiatiche con finanziamenti di organizzazioni internazionali (ovvero a danno di chi li subisce ed a spese dei contribuenti occidentali).  

 

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Chi sono questi scienziati (medici, ecc.) scettici o “dissidenti” che avversano la teoria ufficiale? Sono essi credibili?

Ci sembra che quanto sostenuto da costoro possa suggerirlo il buon senso di chiunque, oltre alle palesi contraddizioni della medicina ufficiale ed il giro di miliardi vorticoso che ruota attorno al business AIDS, senza il bisogno di chissà quali prove scientifiche. Ma le loro confutazioni e le loro critiche alla teoria ufficiale sono credibili anche in considerazione delle prove e dei test di laboratorio che essi forniscono.

Questa gente ha avuto il coraggio di denunciare pubblicamente quella che ha tutto l’aspetto di essere una gigantesca truffa, e per questo hanno “pagato” sia in termini economici (sospensione dei finanziamenti per le ricerche) sia in termini “professionali” (perdita di privilegi e trattamenti preferenziali), ma non sono certamente né dei rivoluzionari né dei sovversivi. La loro è una critica che viene dall’interno dello stesso sistema di concezioni e di valori. Essi difendono (a volte davvero ingenuamente) la purezza della scienza “onesta” e non contaminata dalla rapacità capitalista, come autentica portatrice di sviluppo e benessere.

E’ da notare, infatti, che nessuno di costoro osa mettere in discussione il paradigma assiomatico della “Scienza” occidentale e i suoi fondamenti, tutt’al più si limitano a denunciare il degrado sociale ed ambientale in cui viviamo.

Anzi l’accusa principale che viene mossa ai santoni ufficiali è proprio quella di a-scientificità della loro teoria a favore di uno spiccato senso degli affari. Il loro comportamento è quindi agonista (una lotta, una competizione in campo scientifico), non antagonista (una netta contrapposizione sul piano ideale, ideologico).

Ci siamo anche sforzati di intuire, leggendo relazioni, articoli e documenti, quale fosse il loro orientamento politico individuale. L’idea abbastanza verosimile che se ne ricava è che si va da tendenze marcatamente di sinistra (es. Heinrich Kremer, Stefan Lanka, John Lauritsen) a posizioni di destra (es. Luigi De Marchi), ad atteggiamenti “socialdemocratici” (es. la Eleopulos) a punti di vista sostanzialmente scientisti ed apolitici (Duesberg, Mullis). Un insieme di soggetti politicamente eterogeneo, quindi.

Comunque sia, la veemente polemicità delle loro affermazioni rispetto al canonico “verbo” del sapere medico ufficiale, suggerisce senz’altro onestà e correttezza morale e culturale, piuttosto che malafede.  

 

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CONCLUSIONE

 

L’AIDS “nasce” nel 1981, all’alba dell’era reaganiana (Ronald Wilson Reagan è stato presidente degli Stati Uniti dal 1981 al 1989) e thatcheriana (Margaret Hilda Thatcher primo ministro inglese dal 1979 al 1990): l’era della reazione e della restaurazione. Il suo avvento va di pari passo con lo sviluppo dell’idea del Nuovo Ordine Mondiale.

L’est sta agonizzando, sotto i colpi poderosi del papa polacco (Wojtyla, proclamato papa nel 1978 fu il primo papa non italiano dal 1500, e non fu un caso che fosse polacco, cioè proveniente da un paese dell’est, e con abili attitudini politiche) e dell’imperialismo occidentale. L’Afghanistan a distanza di due anni dall’inizio della guerra si sta già rivelando la Waterloo dell’impero sovietico. Breznev è vecchio e sta per morire. Il numero tre del Cremlino è Mikhail Gorbaciov, dopo Andropov e Chernenko anch’essi vecchi e con vita breve. Gorbaciov sarà eletto segretario del PCUS nel 1985, ma fin dal suo ingresso nel Politburo (1979) inizia a preparare le riforme che saranno conosciute come Perestroika e Glasnost, e che saranno il perno della transizione dell’ex URSS verso il capitalismo di mercato. L’occidente è a conoscenza di tutto ciò, e preme per accelerare i tempi.

Dopo anni di protezionismo e guerra fredda il vento dell’ovest riprende a soffiare incontrastato ed impetuoso sul mondo. Si torna a parlare di liberismo e libero mercato. Inizia il trionfo del cosiddetto “Pensiero Unico”.

L’epoca delle lotte politiche deve essere sepolta per sempre.

Il capitale investe deciso in direzione della terza rivoluzione del genere umano, quella tecnologica.

Si va, appunto, verso il concetto del Nuovo Ordine Mondiale: “one world, one truth, one reality” (un solo mondo, una sola verità, una sola realtà).

In questo fosco clima postmoderno e neomedievale, riprendono ad aggirarsi minacciosi fantasmi rimossi da decenni di lotte, gli atavici umani timori delle epidemie pestilenziali vengono risvegliati dallo spettro dell’AIDS.

Le tendenze sessuofobiche e moralistiche si ridestano.

Il “diverso” è un appestato, anzi peggio, un untore.

Assistiamo all’uso dell’epidemia come campo di battaglia politica ed alla definitiva consacrazione della scienza medica a strumento di controllo sociale.

 " Il fatto è, adesso ne sono convinto, che l’AIDS non è affatto una malattia: è un programma di governo."

Tom Bethell, ricercatore alla Hoover Institution (dichiarazione dopo la rielezione di Reagan).

 L’AIDS ha per così dire “accompagnato” il nuovo modello di sviluppo sociale ed i nuovi orientamenti del capitale. Nessuno scienziato ci salverà mai dall’AIDS né dalle altre malattie. Si fa presto a capire che oggi la medicina non ha più nessuna intenzione di difendere la salute della popolazione, perché ciò significherebbe opporsi allo Stato e alle leggi economiche, oltre che al diretto interesse dell’industria farmaceutica.

Tutto ciò che questa medicina prova a “curare” si aggrava, e questa accelerazione esige una moltiplicazione di medici, ospedali, industrie farmaceutiche, polizie, compagnie di assicurazione, bilanci nazionali. La scienza medica è figlia e fedele serva del capitale che la alimenta. Essa si occupa più di creare che di curare le malattie, per consentire il controllo sociale capillare e garantire profitto al capitalismo e a sé stessa.

 L’AIDS è solo l’ennesima forma di oppressione scaraventata sulle nostre spalle.

Solo la guerra di classe radicale, sovversiva e rivoluzionaria ci può liberare da tutti i pesi insopportabili che il capitalismo ci scarica addosso da secoli, AIDS compreso.

 “Nessuna delle cause reali dell’AIDS è oggi combattuta e tanto meno denunciata ufficialmente.

Pauperizzazione, carestie, intossicazioni, che sono i co-fattori che hanno concorso alla diffusione dell’AIDS, sono elementi intrinseci a questa società.

Lo stesso sistema che produce fame, pessima alimentazione sociale, manipolazione dei bisogni e dei desideri, diffusione di sostanze tossiche, finanzia altresì le ricerche e assolda gli scienziati, nominandoli propri difensori…

Questo sistema non può fare a meno di distruggere sistematicamente le difese immunitarie delle genti, drogarle, eliminare i loro microgermi, vaccinarli o amputarli, non può fare a meno di disboscare, sfruttare, impoverire, inaridire, colonizzare.

Anche se il virus non mutasse, anche se il modo di propagazione cambiasse, anche se si scoprisse un farmaco efficace, le cause storiche, economiche e politiche dell’AIDS e del sistema delle epidemie in generale permarrebbero.

L’epidemia della peste in Europa, è cessata con la rottura del monopolio epistemologico – e più generalmente culturale – della religione cristiana e il superamento delle condizioni materiali ad esso connesse.

Ebbene, anche l’AIDS si spegnerà solo insieme alle condizioni che l’hanno provocato e innanzitutto con l’addivenire a se stesso da parte dell’essere vivente, nella sua totalità di essere reattivo.

Se l’AIDS è l’epidemia del tempo delle schiavitù modernizzate, è necessario distruggere non tanto il virus ma il sistema sociale che, di fatto, l’ha creato.”

(da “La Mal’aria – AIDS e società capitalista neomoderna, 1992).

 

AnOK4U

Collettivo il Mondo Capovolto

Chieri (To), marzo 2001

 

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