"Perché un’associazione culturale ?" – Dott. Luisa Barbieri
 

"………….. è da tanto tempo che sento il bisogno di aprire un nuovo canale di comunicazione tra i miei Pazienti e tra me e i miei Pazienti, è da tanto tempo che alcuni di loro mi propongono il bisogno di comunicare, di lavorare, di passare del tempo, di scambiarsi con altre persone che abbiano fatto o stiano facendo un percorso simile al loro …………."

Io credo fermamente nell’associazionismo quale formula per lavorare INSIEME, soprattutto nell’ambito sanitario ove le carenze si fanno sentire pesantemente e questa non vuole assumere la connotazione della sterile critica distruttiva, tutto il mio rispetto per chi è impegnato nelle attività strutturate e/o private, però non possiamo non vedere come tanti Pazienti affetti da patologie difficilmente affrontabili in ambito pubblico (vedi i DCA – Disturbi del Comportamento Alimentare o i Disturbi di Relazione in genere) a causa di oggettive problematiche sia di ordine burocratico che di ordine formale, possano intraprendere solo la via della struttura privata. Niente da dire a riguardo, l’unico problema che da questo emerge sono i costi considerevoli che i Pazienti e le loro famiglie devono sostenere. Costi elevatissimi in quanto tali strutture sono sottoposte a "sanzioni" pesantissime e obbligatoriamente devono mirare al profitto quale motore.

L’associazionismo, proprio perché non può porsi come obiettivo il profitto, può rappresentare un mezzo, a mio avviso, piuttosto efficace per sopperire al disagio che inevitabilmente nasce da quanto detto, inoltre tende a responsabilizzare sia gli operatori che i Pazienti in perfetta sintonia con lo svolgimento della terapia.

Non nascondo quanto tra i nostri obiettivi vi sia quello di potere collaborare con tante altre associazioni sorrette da figure mediche in quanto le forze unite danno un risultato sinergico e quindi enorme dal punto di vista dei risultati.