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IL GIORNO DELLA TALPA SULMONESE

 

Dal settembre del '54 fino al maggio del '55 la querelle del Distretto rimane in sospeso. Ma a metà maggio il Colonnello comandante il Distretto viene trasferito a Pesaro. Nell'immediato questo fatto non preoccupa nessuno, ma il personale civile dell'organo militare nota che l'ufficio di comandante rimane vacante per un periodo più lungo di quello che deve ritenersi normalmente fisiologico nell'avvicendamento della carica.

Viene informato il Sindaco. Questi, dopo alcuni giorni di attesa ed in presenza di un ennesimo scontro interno al suo partito, con il timore di un imminente ed improvviso trasferimento del Distretto, salta a pie' pari tutti i gradi intermedi della gerarchia clientelare statale e bussa direttamente alla porta del Ministro Taviani. Gli invia una lettera allarmata ed allarmante: "in tutti gli ambienti responsabili della città si nota un diffuso e preoccupante malcontento". Nella minuta dattiloscritta si legge un'annotazione, aggiunta a mano successivamente alla prima stesura (e forse per questo non sin tatticamente collegata in maniera corretta con il testo) che, riferendosi alle voci di trasferimento del Distretto, recita testualmente: "se non tempestivamente contenute o allontanate potrebbero nuovamente sfociare in … (parola illeggibile, n.d.r.) agitazioni"!

Nella lettera, inoltre, l'avvocato Tirone continua ricordando elegantemente al Ministro le promesse di sospensione sine die del provvedimento sottolineando, tra l'altro, che "questa Civica Amministrazione (… ) anche sotto il profilo politico, ha interesse che le cose restino immutate ...". Ma il Ministro non risponde e sembra non darsene per inteso. Nell'agosto successivo una parte dello scaglione di leva classe 1934, i ritardatari per essere più precisi, viene inviato a L'Aquila per la rituale visita di selezione che avrebbe dovuto svolgersi a Sulmona. È un altro segnale che non viene colto, però, nella sua reale portata. Non ci si rende conto che la sorte del Distretto è ormai segnata già dal declassamento dell'anno precedente. Se gli uffici rimangono ancora in Sulmona lo si deve unicamente al fatto che il Ministro ha adottato una tattica dilatoria tesa ad attuare il trasferimento del Distretto nel momento più opportuno, dopo aver fatto gradualmente sbollire la rabbia dei politici democristiani sulmonesi.

Ritenendo che qualcosa possa essere ancora salvato, nella data del 21 agosto il Sindaco Tirone scrive di nuovo a Taviani. E questa volta il tono della lettera è più allarmato della precedente, sebbene gli elementi sui quali è costruita non siano molto cambiati dall'altra. Tirone torna a ricordare le promesse fatte, la crisi comunale e offre al Ministro la possibilità di tornare indietro sul provvedimento di declassamento, attribuendone la paternità ad un errore tecnico compiuto dall'Autorità Militare. Il Sindaco tocca, inoltre, il tasto della mobilitazione popolare alludendo ad un comizio del "Partito Socialista Nenniano" nel quale si era parlato dell'allontanamento del Distretto e delle responsabilità democristiane al riguardo e chiude facendo balenare il pericolo per il quale i provvedimenti se attuati "troverebbero un clima favorevole per nuove agitazioni e nuove accuse alla Giunta Comunale e alla Democrazia Cristiana".

Il Ministro non risponde nemmeno a questa lettera. Al contrario, alcuni giorni dopo, Tirone, attraverso un suo confidente, viene a conoscenza dell'imminente precipitare della situazione. In una mattina dei primissimi giorni di settembre, nel suo studio a Palazzo San Francesco, il Sindaco riceve una velina: la soffiata di una talpa del Ministero della Difesa, che si trascrive qui di seguito integralmente: "Questa comunicazione deve rimanere segreta per non nuocere al mio informatore. Il Distretto Militare di Sulmona, declassato, il giorno 12 corrente, con automezzi del 46° Fanteria, dovrà avviare al DM. di L'Aquila tutto il carteggio e materiale. La nostra città non dovrà subire supinamente, dopo le promesse, questa ingiustizia, approfittando della crisi comunale. Mobilitate i Comuni et Comitato d'Azione. - De Chirico Donato".

È doveroso avvertire che le ricerche effettuate per accertare la veridicità del contenuto di questa soffiata non non hanno dato alcun esito, cionondimeno va sottolineato che la velina è stata rinvenuta nell'Archivio del Comune di Sulmona, conservata insieme ad una lettera che il Sindaco scrisse precipitosamente a Fanfani, allora Segretario Nazionale della Democrazia Cristiana e di cui si parlerà tra poco; inoltre è stato trovato un riscontro indiretto sulla stampa locale in una corrispondenza del "Messaggero" di alcuni giorni più tardi. È evidente che il Sindaco Tirone ha mostrato il documento al corrispondente del quotidiano, o quanto meno gliene ha parlato, considerandolo perciò degno della massima fede. Senza nessuno sforzo si può fare affidamento sulla veridicità del documento e se non bastassero le considerazioni appena esposte, ne soccorre un'altra che, si ritiene, è decisiva. Appena ricevuta la soffiata, Tirone scrive altre due lettere; una di nuovo a Taviani, ed è la terza nel giro di un mese e mezzo, l'altra al segretario nazionale del Partito, Amintore Fanfani. Tirone non si sarebbe risolto a scrivere queste due lettere se non in base a serie e motivate ragioni.

A Taviani il Sindaco, questa volta, si rivolge in maniera fredda e distaccata; sembra quasi piegarsi malvolentieri al compimento di un atto dovuto, ma nel quale non confida affatto. Pure, inghiottendo amaro, scrive, non rinunciando a sua volta a piazzare una botta mancina. Chiede, infatti, il rinvio sine die della soppressione del Distretto perché un tale provvedimento avrebbe nuociuto alla campagna elettorale, ormai imminente, per il rinnovo dell'amministrazione locale. Il Sindaco, immaginiamo con malizia piena di risentimento, chiede per sé stesso e per la Democrazia Cristiana quella "tranquillità necessaria per riordinare le proprie forze in vista delle prossime elezioni amministrative ed alla Giunta la possibilità di continuare la sua improba fatica".

La seconda lettera, quella indirizzata a Fanfani, è una conseguenza diretta dei fallimenti precedenti "collezionati" nel chiedere l'intervento favorevole di Taviani. Se il Ministro è insensibile alle richieste di un poco titolato Sindaco di una città della provincia, ben altro peso debbono avere i desiderata di un segretario politico nazionale della taglia di Fanfani, sensibile, in virtù della sua carica, alle sorti elettorali della DC in qualsiasi parte del paese. Ed a lui Tirone si rivolge nei termini seguenti: "Eccellenza, con mio sommo rammarico ho dovuto constatare attraverso vari sintomi, come la questione attinente al declassamento di questo Distretto si sia ripresentata di nuovo, proprio in questo momento in cui questa Amministrazione, uscita da una crisi di risonanza nazionale, sta riprendendo lena per affrontare, col solito ardore, la soluzione di tutti i gravi problemi cittadini posti sul tappeto. I provvedimenti di che trattasi hanno già provocato gravi risentimenti nella opinione pubblica di questa città e dei numerosi paesi che a questo distretto fanno capo. Se adottati in questo periodo, comprometterebbero in pieno la campagna elettorale amministrativa di prossimo inizio, con le conseguenze poco simpatiche che ne deriverebbero. £ quindi anche nell'interesse del Partito, oltre che della Città di Sulmona, che i provvedimenti del genere vengano rinviati sine die e pertanto confido in un suo intervento che valga a scongiurare tanta jattura. Con distinti ossequi, il sindaco di Sulmona, avvocato Ercole Tirone".

Lettere dello stesso tenore vengono inviate ad altri autorevoli esponenti della Democrazia Cristiana; ma la data indicata nella soffiata non tranquillizza certo il Sindaco.

Il tempo a disposizione è minimo, le risposte alle sue pressioni non sono certo sollecite e quindi, trascorsi tre giorni dall'invio delle lettere, inopinatamente il silenzio stampa viene rotto e sul "Messaggero", in pagina locale, appare un "pezzo" non firmato che riporta gli ultimi avvenimenti relativi alla vicenda del Distretto, dal trasferimento del Colonnello comandante al dirottamento verso L'Aquila dei ritardatari dello scaglione del '34 per la visita di leva; non si fa cenno della "talpa" né dell'attività del Sindaco rivolta a premere nei confronti dei massimi notabili del suo partito. E’, però, evidente che ispiratore dell'articolo se non è lo stesso Sindaco, è senz'altro qualche esponente del suo entourage. In ogni caso nella stessa giornata si ricostituisce il Comitato di Difesa Cittadina e a sera questa organizzazione, lo stesso Sindaco ed un "amico" di Natali inviano telegrammi a Taviani, al Prefetto di L'Aquila e al potente esponente democristiano, all'epoca sottosegretario al Ministero dell'Informazione.

Nelle minute dei telegrammi sono annotate la data e l'ora dell'invio: 10 settembre ore 21,30. Quello del Sindaco al Prefetto di L'Aquila dice: "Compio dovere informarla che nuova minaccia esecuzione declassamento Distretto est causa perturbamento et agitazioni stop Ricostituito Comitato Difesa Cittadina Stop". Quello del Comitato di Difesa Cittadina, sempre al Prefetto, è più minaccioso: "Cittadinanza sulmonese indignata iniziata attuazione declassamento Distretto Militare stop Minaccia immediata ripresa gravi agitazioni stop Invocasi pronto intervento Vostra Eccellenza presso Ministro Difesa". A Taviani invece il C. di D.C. manda a dire, dopo un cappello identico a quello mandato al Prefetto: "invocasi mantenimento assicurazioni precedentemente date". Infine Di Filippo (4) telegrafa a Natali: "Nuova minaccia declassamento Distretto Militare ridesta emozioni et agitazioni stop invocasi tuo pronto fraterno intervento".

Il contenuto dell'articolo del "Messaggero" non è cosi allarmante da determinare una reazione tanto accesa, eppure il tono dei telegrammi fa supporre una situazione molto più calda di quanto effettivamente non fosse. Molto probabilmente, sia l'articolo che i telegrammi fanno parte del momento tattico di una strategia messa a punto dal Sindaco e dai suoi amici di partito, che nell'occasione prende a pretesto gli interessi della campagna elettorale amministrativa, da non compromettere con il trasferimento del Distretto, ma che rientra nel più generale braccio di ferro tra il gruppo democristiano sulmonese e quello aquilano per l'acquisizione di strumenti di potere, come si è accennato nell'introduzione. Ed in questo senso il telegramma del "nataliano" al capo-corrente, più che tendente ad ottenere il suo interessamento alla vicenda sulmonese svolge la funzione di un preciso segnale. Diversamente sarebbe difficile immaginare un uomo del Palazzo Romano che, contro gli interessi del suo collegio elettorale, favorisce clientelarmente un'altra realtà che, anche se appartenente allo stesso partito, mostra una vocazione a costituire un centro di potere autonomo ed in concorrenza con quello aquilano.

L 'articolo del "Messaggero" innesca, però, il meccanismo della mobilitazione popolare. La città non è uno strumento passivo e le altre forze politiche non stanno certo a guardare. Il molto tempestivamente risorto Comitato di Difesa Cittadina dà una scossa all'opinione pubblica mediante l'affissione di manifesti. Nel frattempo la stampa annuncia che il provvedimento di soppressione del Distretto Militare di Udine, che come Sulmona avrebbe dovuto scomparire, è stato revocato. E. la prova provata che per Sulmona manca la volontà politica di fare altrettanto. Il clima comincia ad arroventarsi di nuovo e viene sollecitata la mobilitazione anche dei paesi del circondario.

Ma proprio quando il crescendo della mobilitazione popolare sta per trovare uno sbocco, al Sindaco giunge una lettera del Segretario particolare di Natali, il dottor Stanislao Pietrostefani, nella quale si avverte che il Sottosegretario ha provveduto a interessarsi della vicenda e, tenendosi in stretto contatto con il Ministero della Difesa, ha ottenuto assicurazioni che per l'immediato verranno evitati provvedimenti definitivi: e ciò, dice la lettera, "perché Lei possa contribuire a quella distensione dell'opinione pubblica oltremodo necessaria in Sulmona in questo particolare momento". La battaglia per il momento è vinta. La battaglia, non la guerra.

Ma di questa lettera praticamente risolutrice della crisi aperta con la soffiata della "talpa", negli ambienti politici cittadini esterni alla Democrazia Cristiana non trapela nulla. Il Sindaco torna ad occuparsi dei non pochi problemi amministrativi mentre nella città i muri continuano ad essere tappezzati da manifesti d'allarme e di protesta mentre sui giornali prosegue la campagna stampa.

Ad un certo punto, come nella crisi precedente dell'agosto del '54, riaffiora la sensazione che il provvedimento del Distretto non è stato revocato ma solo sospeso perché le competenti autorità si sono trovate nel reale imbarazzo della scelta del momento più propizio per attuarlo. In più cominciano a verificarsi fughe di notizie ed alle orecchie dell'opinione pubblica cittadina giunge sussurrata, ma giunge, la notizia che il Distretto stava per essere trasferito. Leggiamo dal "Messaggero": "... il provvedimento di sospensione non solo non stava per essere revocato, bensì stava per essere attuato. Tutto questo stava per accadere malgrado le non equivoche assicurazioni che esponenti locali avevano, sotto la propria responsabilità, fornite, dichiarandosi non autorizzate a rivelarne la fonte e senza l'appoggio di alcun documento". Ed il riferimento al "documento della talpa" è trasparente, ma solo per chi ne ha avuto conoscenza.

In ogni caso, nonostante l'agitazione cittadina, al 20 settembre tutti i giochi sono stati di nuovo chiusi. Più che la protesta popolare, un ruolo fondamentale in questa crisi l'hanno giocato le elezioni amministrative e la paura da parte della Democrazia Cristiana di compromettere ulteriormente la sua stabilità interna con un rovescio elettorale.

Questo fatto, però, a Sulmona è conosciuto da pochi. E per questo, dopo le ultime schermaglie, la faccenda del Distretto si stempera in altre che riguardano diverse, ma non per questo meno accese, battaglie politiche interamente cittadine.

Del Distretto si tornerà a parlare nel gennaio del '56, ma solo nei ristretti circoli dirigenziali democristiani. Infatti dalla Direzione di Piazza del Gesù in Roma, e precisamente dall'Ufficio Centrale Enti Locali, l'onorevole Salizzoni, responsabile del settore, invia al Sindaco la copia di una lettera nella quale il sottosegretario del Ministro della difesa, l'onorevole Bovetti, gli comunica che, sebbene il Distretto di Sulmona sia stato declassato sin dal 14 agosto del '54, non si è giunti all'attuazione del provvedimento in relazione a considerazioni di politica locale…

Questa lettera chiude la crisi del '55 e per tutto il '56, o meglio fino al dicembre del '56, a Sulmona di trasferire il Distretto non si parlerà. Nel maggio ci saranno le amministrative.

Note:

(4) Si tratta probabilmente del Prof. Ottavio Di Filippo, esponente della DC sulmonese a livello provinciale (nota dei curatori).