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Le mura Messapiche  " III - IV sec a.C."

Muro mostra il suo volto più autentico nella cerchia delle sue mura : uniche e meravigliose. Il fatto della cinta muraria di Muro “ la muraja” è davvero un fenomeno unico in Puglia: non tanto per la tecnica e l’elaborazione della costruzione ( rilevabile in minima parte anche  a Vaste, per restare nel Salento), eseguita con materiale estratto da cave locali, quanto per la ricchezza degli avanzi che hanno miracolosamente resistito al tempo e che ci permettono, ancora oggi, di ricostruire l’intero antico perimetro, evidente con più chiarezza da nord-est, nelle località «Monicella», «Sitrie» o «Setrie» (zona delle antiche seterie), «la Carcàra», «la Sartina», fin verso sud-ovest, anche se meno visibile ma pur chiaro nelle tracce dei grossi conci, di cui alcuni fanno da fondamenta per le case.  Le mura, dalla località “Monicella”, citata, si ricollegano, superando l’attuale via di Maglie, fino alla cinta del giardino della scuola materna «Metto Negro», cui fanno da fondamenta, in località «Pastorella»; continuano nella zona “li Corni” tagliano ancora, in curva, la via per Scorrano (dove esisteva la «Porta Piccola»), superano la circonvallazione (oggi via Corsica). lasciando fuori il menhir e la chiesa bizantina di Santa Marina, s’inoltrano quasi all’imbocco della via Salentina, fuori del feudo di Sanàrica, e vanno a ricongiungersi al complesso murario delle «Sitrie», attraverso la località «Canca» (o Chianca) e le tenute «la Palacca», “li Ràuli”, «la Carcàra», «lu Palumbàru» fino ad unirsi nella estrema zona ad est-nord-est («la Sartina»).

La spinta edilizia, iniziata lentamente  a Muro sottovoce alla fine degli anni Sessanta, e poi esplosa nell’arco di un quindicennio, fino ad oggi, in tutta l’area del suburbio, fece scomparire, sulla ormai cancellata circonvallazione — in direzione nord-sud, verso Sanàrica — la documentata «Porta Piccola», che si trovava ad ovest, verso Scorrano. La necessità «fisiologica» di maggiori spazi residenziali ha avuto la meglio sulla memoria storica. Le tracce di quella Porta sono scomparse sotto le fondamenta delle nuove costruzioni di via Corsica. E tuttavia, quasi per una compensazione reclamata dalla Storia, le iniziative degli scavi archeologici, ad opera dell’Università di Lecce, hanno scoperto a nord-est del centro urbano le probabili tracce della «Porta Grande», di età ellenistico-romana. Era questa la porta da cui si passava per gli scambi tra Otranto e Muro, come dimostrano anche alcuni residui di tracciati stradali. Questi scambi furono sempre intensi. Anche per questo, forse, molta parte della storia di Muro si riflette su quella di Otranto: almeno fino al 1480, quando quest'ultima  fu rasa al suolo dall’esercito ottomano.

Un’analisi più approfondita dell’ambiente ci ha rivelato la presenza della doppia cinta muraria. All’altezza della località «li Ràuli», ci si trova di fronte alle due cinte, che distano un centinaio di metri e si guardano, per un buon tratto. parallelamente. E un fenomeno unico. L’esame dei conci ha dimostrato fratture diverse, anche se la pietra è locale. I cavamonti del luogo (gli «zoccatori») chiamano questa pietra “màrmara”, «màzara» o «mazarina». Si tratta, in realtà, di calcare detritico, organogeno, compatto, fossilifero, così come è descritto, per questa zona di Muro, dal foglio 214 della carta geologica d’ Italia. Quésto fatto delle doppie mura, che iniziano dalla zona «li Ràuli» («ràulo» e, nella parlata locale, l’alloro: e, infatti, su una stradetta ricavata dalla cinta, larga in questo punto circa quattro metri, cresce maestoso un alloro con le sue bacche d’un rosso vivido e luminoso) e vanno a piegarsi nella zona «li Cuti» fino ai fianchi della località «San Pietro» («Santu Pietru», come la chiama il popolo), è problematico e apre la ricerca a diverse ipotesi. Secondo alcuni, non è da escludersi che la cerchia interna sia anteriore, addirittura, a quella esterna, di età magna-greca. Saremmo cioè alla cinta messapica. D’altra parte, scavi recenti (1987-1992) hanno condotto ad una probabile ipotesi opposta: e cioè, a quella di una cerchia interna, quale rielaborazione di costruzioni crollate, nonché di strade cancellate, di epoca messapica, il cui materiale (i conci) sarebbe stato utilizzato poi per la realizzazione di una nuova cinta difensiva d’emergenza. durante il periodo dell’invasione romana (fine del sec. IV a.C.).

Ci troviamo di fronte ad una testimonianza singolare, introvabile nel Salento. Si ha l’impressione di trovarsi a Micene o ad Argo, tanto è enorme la superba corposità dei massi, che si susseguono. a incastro e senza alcuna malta, con una regolarità architettonica stupenda. in senso trasversale nel basso e orizzontale nelle linee più alte, per tutta la cinta, fino a formare una grande ellisse. Basterebbe da solo a fare di Muro un centro archeologico di primissimo ordine in tutto l’arco mediterraneo latino. Ma, oltre tutto, le mura muresi sono un esemplare classico di arte, se per arte non sì intende soltanto una tela o una statua o un edificio, bensì quell’accordo armonico tra spazio storico e ambiente, cui fa da sfondo il cielo, la lieve collina e la selva di lecci e di uliveti. Sicché, invece di fantasticare, per Muro, come fece qualche studioso, anfiteatri mai esistiti, basterebbero le mura per fare di questa città un immenso anfiteatro, nel cui interno si vissero drammi millenari.

La «polis» greca è sepolta sotto quelle mura, che i romani ammirarono.

 

      TRATTI VISIBILI

  • Nord-est 840 metri circa

  • Sud-est 500metri circa

  • Sud-ovest 4 metri circa ( via Gramsci) 6 metri circa

  • Nord-ovest 40 metri circa

 

 

 

 

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Aggiornato il 10/02/2003