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Christian Wolff (1679-1754)
di Renzo Grassano

Christian Wolff nacque a Breslavia il 24 gennaio 1679. Nel 1706 fu nominato professore ad Halle. Fu certamente l'esponente più significativo dell'illuminismo tedesco, che deve gran parte della sua originalità, rispetto a quello inglese, francese ed italiano, alla forma logica in cui sono fatti valere i problemi e le relative soluzioni.
Nel 1723, Wolff fu destituito dall'incarico per decreto del re di Prussia Federico Guglielmo I a seguito di un reclamo avanzato dai suoi colleghi di orientamento pietista. Senz'altro motivo, secondo l'Abbagnano, che la pubblicazione di un libro: Discorso sulla filosofia pratica dei Cinesi. In quest'opera Wolff aveva osato collocare Confucio tra i profeti, come grande saggio dell'umanità. Dopo l'insediamento sul trono di Federico II, Wolff venne però reintegrato nel 1740 e potè insegnare fino alla morte, sopraggiunta nel 1754.

"L' opera di Woff - scrive l'Abbagnano - ebbe su tutta la cultura tedesca un'influenza straordinaria. In un primo periodo scrisse in tedesco; in secondo periodo in latino, volendo parlare come 'precettore di tutto il genere umano'."
Bisogna infatti comprendere che il latino non veniva considerato come una lingua morta, ma come una lingua internazionale conosciuta dai dotti, mentre il tedesco sembrava a Wolff un ostacolo alla diffusione del suo pensiero. In realtà, grazie a questa sua produzione bilingue, Wolff divenne il sistematore della terminologia filosofica tedesca.

Secondo Kant, Wolff rappresentò il culmine di quel realismo dogmatico e metafisico iniziato fin dai tempi di Aristotele e proseguito anche in epoca moderna, in particolare da Leibniz.
In realtà, Wolff fu soprattutto un illuminista. Scopo della filosofia e del sapere stesso è quello di illuminare l'uomo in modo tale da renderlo capace di usare appieno le sue facoltà intellettuali. La filosofia ha uno scopo pratico: la felicità umana, la quale, secondo la vecchia dottrina aristotelica è anche un'etica basata su un'attività contemplativa e di ricerca, contrapposta ad una vita attiva e dedita unicamente ad accumulare tesori e beni materiali. Wolff dice chiaramente che la felicità umana si ottiene raggiungendo una conoscenza chiara e distinta del mondo e delle cose. Per questo occorre la libertà filosofica, che si esprime anche attraverso la libertà di manifestare pubblicamente il proprio pensiero. Decisamente contrario ad ogni ipocrisia, Wolff disse che la mancanza di libertà d'espressione e di insegnamento ci costringerebbe a difendere come vere opinioni comunemente tramandate, mentre la pensiamo diversamente.

Secondo Wolff, la "filosofia è la scienza dei possibili in quanto tali" e delle "ragioni per cui i possibili si realizzano". Ovviamente, Wolff intende per possibile ciò che non implica contraddizione. Alla base della logica di Wolff stanno come per Leibniz il principio di non contradizione ed il principio di ragion sufficiente.
Tuttav ia, questo secondo principio è dimostrabile a partire dal primo, non ha quindi carattere assiomatico, non è un postulato visibile solo per la sua evidenza.
Per Wolff, il principio di non contraddizione è criterio di verità e diventano vere le proposizioni la cui negazione risulti contraddittoria.
Si può osservare, a questo proposito, che la distinzione, introdotta da Leibniz, tra verità di ragione e verità di fatto viene praticamente annullata: tutte le verità filosofiche sono verità di ragione, cioè verità necessarie.
Esitono, tuttavia, occorre precisarlo, delle proposizioni contingenti che, secondo Wolff, possono essere negate senza contraddizione.
Questo dipende dalla concezione più radicale di Wolff secondo la quale la stessa filosofia dovrebbe strutturarsi secondo il metodo matematico. La filosofia deve pertanto darsi le definizioni esprimenti l'essenza delle cose stesse, deve trovare gli assiomi esprimenti i nessi fondamentali tra le cose, e indica re i teoremi deducibili dagli assiomi e dalle definizioni in grado di rappresentare le verità dimostrabili more geometrico, secondo una concatenazione necessaria.
Solo in tal modo, secondo Woff, la filosofia non sarà solo l'eterna domanda sull'essere e sul perchè, ma anche una risposta alle domande. Wolff, su questo terreno, denuncia il carattere cartesiano ( e spinoziano) delle proprie influenze.
"Nel metodo filosofico non bisogna far uso di termini che non siano stati chiariti da un'accurata definizione, né bisogna ammettere come vero alcunchè di non sufficientemente dimostrato; nelle proposizioni bisogna determinare con pari cura il soggetto e il prdicato e il tutto deve venire oridanto in modo che siano premesse quelle cose in virtù delle quali le seguenti sono comprese e giustificate." (Logica, §139)

Anche per Wolff, la filosofia prima, cioè l'ontologia (scienza dell'ente in quanto ente), ha per oggetto lo studio delle daterminazioni ch e appartengono a tutti gli enti, sia sotto determinate condizioni, sia in assoluto.
Wolff definisce trascendentali i predicati più universali in quanto, per esprimere determinate proprietà delle cose, trascendono le singole categorie. Un esempio sono termini quali identico e diverso, simile e dissimile.
Anche per esprimere i modi delle cose occorre far ricorso a predicati trascendentali quali possibile ed impossibile, determinato ed indeterminato.
L'ontologia viene posta da Wolff tra le scienze teoriche, è da quindi da distinguersi rigorosamente da un'altra filosofia, che viene definita filosofia pratica.
Altre forme di scienze teoriche sono la cosmologia razionale, la psicologia razionale e la teologia razionale.
La cosmologia razionale si occupa delle proprietà del mondo in generale, cioè della totalità degli enti contingenti, collocati nello spazio e nel tempo. Wolff, a differenza di Leibniz, concepisce il mondo come una grande macchina creata da Dio per l'uomo. Tutto ciò che accade ha dunque per fine l'uomo.
Compito della psicologia razionale è di studiare l'anima, una sostanza semplice ed immortale, distinta dal corpo, depositaria delle capacità percettive sia al livello sensitivo (piano delle percezioni confuse) sia al livello intellettivo (piano delle percezioni distinte).
Wolff rifiuta quindi la dottrina leibniziana delle monadi mirante a superare la distinzione tra anima e corpo.
La teologia razionale, o naturale, studia l'esistenza di Dio e dei suoi attributi. L'esistenza di Dio è provata da Wolff da tre argomenti: l'ontologico, derivato da Cartesio; il cosmologico, che partendo dalla contingenza del mondo sostiene la necessità di un ente non contingente ma eterno; la prova teleologica, che ricava dall'ordine finalistico (il mondo esiste per noi) la necessità di un ordinatore.
Wolff distinse nettamente teologia razionale e rivelazione biblico-cristiana, asserendo che i contenuti di questa vanno oltre le possibilità della ragione, risultano in parte contraddittori, e sono decisamente contrari alle leggi di natura, come i miracoli. Di questi dice che non derivano dalla saggezza di Dio, ma dalla sua potenza.

La filosofia pratica, per Wolff, comprende etica, politica, diritto, economia. Se lo scopo della filosofia è rendere migliore l'uomo, la filosofia pratica è certamente la parte più importante della filosofia.
Le basi dell'etica wolffiana sono molto diverse da quelle poste da Leibniz. Essa viene dedotta, ma avrebbe valore anche se Dio non esistesse, pertanto viene dedotta da un assioma: il bene è tale di per sé, non perchè Dio ce lo ha insegnato. Le norme etiche sono quindi fondate sull'uomo, ed hanno l'uomo per fine. Sono riassumibili in un unico precetto:"Fa quello che contribuisce alla perfezione tua, della tua condizione, e del tuo prossimo, e non fare il contrario."
Secondo Wolff, tutto ciò che concorre alla perfezione umana è già posto nella su a natura. Il concetto di perfezione è desunto da quello di progresso del singolo e della società. Wolff concepisce questa evoluzione come necessaria, asserendo che sarà tanto più possibile quanto più la società sarà in grado di riformarsi in modo razionale, consentendo a ciascuno la libertà, ed il modo di rendersi utile al progresso degli altri.
Anche nel campo del diritto, Wolff afferma il primato del diritto naturale, asserendo che sarebbe meglio ricavare dalla natura umana le norme che regolamentano l'agire. Il diritto all'uguaglianza di fronte alla legge è uno dei principi fondamentali. la società civile è concepita da Wolff come conseguenza di un contratto tra gli uomini, basato sulla mutua cooperazione ed avente per fine il comune benessere.
Tuttavia, Wolff, rimase monarchico. Il miglior governo non poteva che essere quello di una monarchia illuminata, alla maniera di Federico II.


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RG - 6 aprile 2004