Scrive von Hayek: «E' un errore comune considerare il nazionalsocialismo come una mera rivolta contro la ragione, un movimento irrazionale senza retrovia intellettuale. Se così fosse, questo movimento sarebbe meno pericoloso di quanto in effetti sia. Non c'è niente di più sbagliato e di più lontano dalla verità. Le dottrine del nazionalsocialismo costituiscono il compimento di una lunga evoluzione di pensiero, un processo al quale hanno preso parte pensatori che hanno avuto grande influenza fuori dei confini della Germania. Qualunque cosa si possa pensare a proposito delle premesse da cui essi partono, non si può negare che gli uomini che produssero le nuove dottrine furono autori di rilievo che lasciarono traccia delle loro idee sull'intero pensiero europeo. Il loro sistema di idee si sviluppa con ferrea coerenza. Una volta accettate le premesse dalle quali parte, non si sfugge alla sua logica. Si tratta semplicemente di una forma di collettivismo depurato da ogni traccia di tradizione individualistica che possa essergli di ostacolo.
Benchè questo processo evolutivo sia stato guidato da pensatori tedeschi, essi non furono affatto i soli. Thomas Carlyle e Houston Stewart Chamberlain, Auguste Comte e George Sorel hanno avuto una parte tanto importante quanto quella dei tedeschi. Lo sviluppo di questa corrente di pensiero all'interno della Germania è stato tracciato da R.D.Butler nel suo studio su Le radici del nazionalsocialismo. Colpisce alquanto il fatto che queste idee - come emerge dallo stesso studio di Butler - siano rimaste stabili per centocinquantanni in forma quasi immutata e sempre ricorrente; e tuttavia non si deve esagerare nell'attribuirvi troppa importanza nella Germania prima del 1914.» (La via della schiavitù, capitolo XII - Le radici del nazionalsocialismo)

Più avanti: « Le dottrine che hanno guidato la classe dominante dell'ultima generazione in Germania si opponevano non al socialismo in quanto marxismo, ma agli elementi di liberalismo che vi erano contenuti, al suo internazionalsimo, e alla sua democrazia. E quando divenne ancora più chiaro che erano proprio questi elementi che si frapponevano alla realizzazione del socialismo, i socialisti di sinistra si accostarono sempre più alla destra. Fu l'unione delle forze anticapitalistiche di destra e di sinistra, la fusione di socialismo radicale e conservatore che spazzò via dalla Germania qualunque cosa fosse liberale. » (idem)

Questo è davvero notevole: « Quando il socialismo teorico nella sua versione marxista si trovava a dirigere il movimento operaio tedesco, gli elementi autoritari e nazionalisti rimasero per qualche tempo defilati.» Da uno dei massimi avversari del marxismo viene il riconoscimento che in origine il marxismo non era totalitario. Ovviamente, per inciso. Infatti, prosegue von Hayek: « Ma non a lungo. ( e nella nota appare un fatto inquietante: " Nel 1892 August Babel poteva dire a Bismarck che - Il Cancelliere imperiale può star sicuro che la socialdemocrazia tedesca è una sorta di scuola che prepara al militarismo. - ")
Dal 1914 in poi sorsero dai ranghi del socialismo marxista un maestro dietro l'altro che condussero all'ovile nazionalsocialista non già i conservatori ed i reazionari, bensì manovali e giovani idealisti. Fu solo in seguito che il nazionalsocialismo acquistò importanza come corrente di opinione pubblica e si sviluppò rapidamente nella dottrina hitleriana.» (idem)

Il primo socialista a fare da apripista al nazismo fu Werner Sombart, la cui opera Mercanti ed eroi fu pubblicata nel 1915.
Scrive von Hayek: «Sombart aveva cominciato come socialista marxista e nel 1909 poteva asserire con orgoglio di aver dedicato gran parte della sua vita a battersi per le idee di Karl Marx. Egli aveva fatto il massimo per diffondere le idee socialiste e il risentimento anticapitalista in diverse sfumature per tutta la Germania; e se la cultura tedesca si permeò di elementi marxisti, in una misura che non ha riscontri in nessun altro Paese fino alla rivoluzione russa, lo si deve in larga parte a Sombart. In un certo momento egli venne considerato come il rappresentante più eminente dell'intelligenthia socialista perseguitata, e proprio a causa delle sue opinioni radicali gli fu impossibile ottenere una cattedra universitaria. » (idem)

Ecco come cambiò il pensiero di Sombart: « Nel suo libro, scritto durante la guerra, questo vecchio socialista saluta la "guerra tedesca" come l'inevitabile conflitto tra la civilizzazione commerciale dell'Inghilterra e la cultura eroica della Germania. E' senza limiti il suo disprezzo nei confrnti delle "vedute commerciali" degli inglesi che avevano perduto ogni istinto guerriero. Ai suoi occhi niente è più esecrabile che il darsi da fare per la felicità individuale; e "la massima più infame che sia mai stata concepita da uno spirito mercantile" è quella che egli stesso descrive come il principio guida della morale inglese: sii giusto "perchè tu possa star bene con te stesso e prolungare i tuoi giorni sulla terra". » (idem)

Potremmo continuare, ma è giusto che il lettore interessato vada a leggersi eventualmente tutto il libro di von Hayek, provocatoriamente dedicato a tutti i socialisti.
Von Hayek è uno di quei rari spiriti di parte che seppe portare, davvero, oggettivamente, e senza alcun sforzo interpretativo da parte nostra, un contributo all'arricchimento della verità dei processi storici, politici ed economici.
Sebbene io nutra opinioni del tutto diverse in fatto di organizzazione sociale e sviluppo economico, nel senso che, sul piano politico, si può ridurre lo stato solo se cresce il cittadino, e compito dello stato non è rimpicciolire il cittadino, ridurlo ad ingranaggio, come ben vide Stuart Mill, ma semmai incentivarlo, riconosco a von Hayek il merito di avermi fatto finalmente comprendere una cosa che non condividerò mai: il liberismo in economia indipendentemente dal grado di coscienza sociale e, ormai, ecologica, dei cittadini. Se vuoi essere davvero libero, deve mostrare che sei maturo per la libertà, con i comportamenti e non a parole.

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