La sconfitta delle idee - di Marcello Veneziani - Laterza
La sconfitta degli ideali e la resistenza dello spirito
di Guido Marenco
A destra intellettuali cercasi...
Se il Fisichella è troppo antiquato per essere mediaticamente presentabile, Marcello Veneziani avrebbe quasi tutte le carte in regola. E' un uomo che ragiona e riesce a vedere e pensare anche le contraddizioni dell'essere di destra in un paese come il nostro, dove è tutto confuso dall'esserci di un partito azienda fondato sul denaro, mercificato e piatto quanto l'encefalogramma del suo leader.
Solo il Baget Bozzo poteva parlare della discesa in campo del bellone di Arcore come di un evento spirituale.
Ueh! Evento spirituale!???!
Tranquilli, non son tutti così. Il Bozzo è un caso unico.
I nuovi destri sono davvero un evento spirituale. Ci guardano da lassù, e sospirano commossi e dolenti per il nostro infame destino di "schizzati", consumatori passivi, nichilisti, edonisti, privi di centro e sull'orlo del disastro esistenziale. Grazie ragazzi, è proprio quello di cui abbiamo bisogno!

Troppo orgogliosa questa destra very spiritual per piegarsi ai sondaggi ed agli umori del popolino, per dire cose che compiacciono la massa onde strappare fragorosi consensi elettorali.
Troppo intelligente per piegarsi alla tentazione delle banane, ad una res pubblica Chiquita.
Cercano altro, volano più in alto, e va là che le loro provocazioni lasciano il segno. Mica siamo insensibili. Quando leggo che bisogna rovesciare l'XI tesi su Feuerbach scritta da Marx, vengo colto da sensibilissima vertigine. Finora abbiamo cambiato il mondo, si tratta ora di capirlo. Ma guarda, nessuno ci aveva pensato finora!
Davvero credete che ci sia ancora qualcosa da capire? Non basta la letteratura, non bastano Shakespeare e Dostoevskji? Non bastano Fenoglio e Steinbeck, Hemingway e Primo Levi? Non bastano Freud e Jung, Piaget e la Montessori? Quel tanto che ancora c'è da capire è solo una variazione sul tema. Non parlo di scienze fisiche e biologiche, intendiamoci, perchè qui siamo solo all'inizio, parlo di relazioni sociali, di convivenza civile, di rapporti tra individui concreti. E nemmeno parlo di metafisica, perchè anche qui siamo molto lontani dall'aver capito qualcosa. No no, parlo di donne, uomini, storie che si intrecciano e si ripetono, uguali nella differenza e diversissime nella costante uguaglianza.
Uomini che non riescono mai a fare quello che vogliono, donne che subiscono, o che impongono, ma alla fine sempre sconfitte. La vita che ci scivola via dalle dita, l'illusione di essere padroni del nostro destino e il crollo di tutti i sogni sotto i colpi dell'avversa fortuna. Persone giuste e morali condannate all'impotenza politica. La politica in mano a ingordi sofisti pronti a qualsiasi retorica. Lo spettro di Gorgia che s'aggira per l'Italia ed ora si chiama Pecorella, ora Schifani, ora Castelli. Che altro c'è da capire quando la sinistra compiaciuta di aver parato il colpo delle false accuse per Telekom Serbia, finge di non comprendere che ci deve ancora spiegare perché si è fatta quell'operazione in perdita totale. Infame destino della sinistra: o corrotti come i socialisti o incapaci come i comunisti?
Possiamo ribellarci a questo fato? Sì, ma guai a cadere nell'ottimismo.

Veneziani già ci diede da discutere ai tempi di Sinistra e Destra, libretto scritto in polemica con il Bobbio di Destra e Sinistra.
Non è vero, diceva allora Veneziani, che la sinistra sia per l'uguaglianza e la destra per la diseguaglianza. Esiste una destra sociale, esiste una Tradizione, eccola, e va scritta con la T maiuscola.
E allora attenti, perchè la destra sociale non è il fascismo sociale o "di sinistra", o non lo è del tutto. Prima del fascismo era. Ed era ben di più, pensiero nostalgico ed aristocratico, antiindustriale ed antimateriale, romantico come una donna inglese prima che spuntasse Harriet Taylor a rovinare la piazza e la reputazione.
Il populismo fascista, semmai, ha imbrattato e volgarizzato tale pensiero.
Esso è anche cattolico, ed è interprete d'eccellenza della dottrina sociale della Chiesa. Pesca idee in Gabriel Marcel e nell'unico vero intellettuale di destra di statura europea e mondiale, Alain de Benoist. Potremmo aggiungere alla lista degli ingredienti il nome di un russo che riscuote molte consensi come il Nikolaij Berdijaev e chissà quanti altri, compreso Solgenitsin, che di Berdjaev fu il braccio letterario. Ma non giurerei sull'assenso di Veneziani, il quale poi cita Ortega y Gasset, Umberto Galimberti, Hillman, persino Marcuse (ma in negativo, visto che ne possiamo fare a meno).
Capitto mi hai?

Orbene, il libro di Veneziani è un ininterotto lamento sulla modernità e sull'insostenibile leggerezza dell'essere moderni e post-moderni, stretti tra il nichilismo e l'edonismo, la voglia di piazza (concerti) e quella di pizza (mozzarella + pomodoro).
Ci trovi un momento di grande intensità intellettivo-emotiva quando vedi scritto che il comunismo ha colpe ben più grandi del nazismo.
Il secondo era una semplice bestialità, la volgarizzazione blasfema di grandi ideali. La colpa del fascismo fu quella di aver ridicolizzato l'amor di patria ed il nazionalismo. Poca roba, insomma, perchè siamo rimasti in tre ad essere patrioti: io, Ciampi ed Emilio Fede, più Trapattoni perché prende lo stipendio ed il cardinale Ruini perché punto sul vivo dal leghismo celtico ed animista che ritualizza sacrifici di tonnellate di maiali impuri al dio Po.
Ma è il comunismo ad aver ucciso i grandi ideali. Per questo è doppiamente colpevole. Arrivi al cuore del libro e ti tocca rileggerlo almeno una volta, tanta è l'emozione per la scoperta.
« Nessun regime totalitario, anche efferato come il nazismo, può essere paragonato al comunismo, non solo per le sue dimensioni spazio temporali, ma anche per il suo contenuto specifico: il comunismo è stato l'espressione più densa dell'idea del potere, il movimento e poi il regime ideocratico per eccellenza.
La tirannia delle idee nasce nel Novecento in seno al comunismo.
L'ideocrazia ed il suo naufragio hanno ucciso la speranza di calare le idee nella storia; nel suo gorgo finale il comunismo ha trascinato la possibilità di coltivare idee nel campo della vita pubblica, politica e civile, e non solo obiettivi ed interessi; con le sue rovine ha reso proibitive le passioni ideali e peccaminose le attese di inveramento delle idee, lasciando il campo alla nuda arroganza del potere, fondato sulle armi, sulle merci, sul denaro. Con il socialismo reale ha reso irreale la speranza di giustizia sociale, con l'economia pianificata ha reso indecente ogni proposta di intervento pubblico e di programmazione; con gli effetti disastrosi del suo collettivismo ha compromesso la visione comunitaria, facendo terra bruciata del legame sociale e lasciando così il deserto nelle mani del liberismo selvatico e dell'individualismo più egoista. Difficile a questo punto far comprendere che tra comunità e comunismo corre la stessa differenza che c'è tra polmoni e polmonite, ovvero tra un organo vitale e la sua patologia infettiva. Il comunismo è l'infiammazione ideologica della comunità.»

Dopo una simile arringa, non sai più che dire. Cominciamo daccapo. Non son qui a difendere il comunismo. Non lo voglio, non mi piace. La mia più grande aspirazione è avere tanti eurini da spendere, faticare di meno e godermi la vita molto più che in passato. Nonnonnò, comunista non son più.
Nonnonnò, comunista sarai tu... e se vi piace tanto fatevelo tra voi, mettete su una cooperativa, devolvete il 50% dei vostri guadagni a pagare le tasse e mantenere burocrati, ma non rompetemi i coglioni.
Ok?
Però, diciamolo, pensieri di questo tipo non son degni di me e di te, o Marcello, non li meriti più. Senonchè io li dico per ridere di me stesso...tu no.
Ancora un po' e ci mettevi che il cristianesimo ha ammazzato l'amore fraterno, che Hollywood ha ucciso il cinema e Berlusconi ha distrutto la pubblicità. E magari che il buddhismo ha frantumato l'idea del grande nulla, cioè del sunya, l'associazione degli inquilini che prospera sul vuoto interno dei mattoni moderni.
Nein, l'analisi è imprecisa e grossolana, in parte smentita dall'autore stesso quando s'avventura in una fenomenologia della pochezza. Gente allo sbando, valori negati, pensiero debole, mancanza di guide spirituali, il disvalore dell'incultura, il ripetersi di esperienze senza alcuna tendenza a riflettere su di esse, la trasformazione del denaro da mezzo a fine. La sua divinizzazione. Nessuna preoccupazione per i fini ultimi dell'esistenza. Nessuna idea su cosa ci aspetta dopo la morte. Totale assenza di domande sul senso.
Non so di che mondo stia parlando. Non di questo, fatto di tranvieri ridotti alla fame, di gente che non arriva alla fine del mese se non per digiuni forzati ed assalti agli hard discount nei giorni di sabato.
Per questa gente, per il popolo dei co.co.co., il senso è tirare a campà e il denaro continua ad essere qualcosa da guadagnare a fatica e da spendere con assoluto e drammatico raziocinio. Parafrasando un celebre detto della I repubblica, direi che il denaro logora chi non ce l'ha. E regolarmente frega chi ne ha un po' di più e s'illude di farne altro con la speculazione finanziaria.
Ecco perchè la rivendicazione di una più equa spartizione del denaro continua ad essere un'idea, una grande idea che ha senso per milioni di italiani, non per amore del denaro, ma per amore della vita e perchè sono stufi di vivere in affanno.
Ergo, se la destra sociale e tradizionale ha qualche idea, la tiri fuori. Per adesso vedo solo un'abbagliante vaghezza sotto la quale si nasconde il meno di niente, anche se il capitolo finale del libro mostra che l'autocritica è cominciata. Berlusconi è stata una delusione. Non ha progetto e sostanza culturale, diceva il Veneziani, ma ci voleva poco a capirlo fin dall'inizio.
Ma la sinistra non sta molto meglio... direte voi... certo; anzi, sta malissimo ma non è colpa del fascismo, del comunismo e di chissà quale altra aberrazione della storia, è solo colpa del fatto che non riesce a darsi un programma realistico ed allo stesso tempo utopistico. Abbiamo davanti una nuova frontiera, ma nessuno sa dire qual'è.
Poteremmo accontentarci di un paese normale? Forse sì; se crediamo che esso si trovi nei manuali di scienza politica, ma non nella realtà, potrebbe anche bastarci anche un paese normale. Ma, per favore, non veniteci più a raccontare che Usa ed Inghilterra sono paesi normali...


gm - 28 gennaio 2004



Marcello Veneziani è autore di numerosi saggi di filosofia politica e di storia delle idee, tra cui :
La rivoluzione conservatrice in Italia - SugarCo,1987,
Il secolo sterminato - Rizzoli, 1998
Di padre in figlio, Elogio alla tradizione Laterza, 2001
Vita Natural Durante - Marsilio, 2001 (opera narrativa)
La sconfitta delle idee - Laterza, 2003


Il segreto del viandante
(dalla presentazione dell'editore)
Un libro intenso e coinvolgente, dove gli affetti, i fatti piccoli e grandi dell'esistenza sono osservati con humour malizioso e benevolo ma anche con indignazione o con pietas profonda, firmato da Marcello Veneziani, uno dei pensatori più originali dell'Italia contemporanea.