torna a
Indice di filosofia antica


TALETE


Talete visse tra il VII e il VI secolo a.C. a Mileto, città posta sulla costa ionica dell'Asia Minore e colonizzata da Greci di stirpe ionica.  Come riportano molte testimonianze Talete, probabilmente,  non era nemmeno Greco, bensì di origine fenicia.
Ciò nonostante sembra aver goduto di grande considerazione tra i suoi concittadini ed i suoi consigli politici furono molto apprezzati, specie quando espresse la convinzione che un eventuale alleanza con il potente Creso, re della Lidia, avrebbe provocato una dura punizione per Mileto da parte di Ciro, re dei Persiani.
Ciò che sappiamo della vita e dell'opera di Talete è in realtà molto poco. Le date della sua nascita e della sua morte vengono calcolate in base al fatto che l'eclissi del 585 a.C. ebbe luogo probabilmente quando egli era ancora sulla soglia della mezza età  (intorno ai quaranta) e in base alla tradizione secondo la quale aveva settantotto anni quando morì.
Gli antichi sono quasi unanimi nel giudicare Talete un uomo di intelligenza fuori dal comune e nel considerarlo come il primo filosofo, anzi come il primo dei Sette Saggi.  Singolare eccezione quella di Seneca (il maestro spagnolo di Nerone) che giudicò "irragionevole la teoria che la Terra sia sostenuta e trasportata dall'acqua come una barca". Di fronte ad un giudizio così "falso" e grossolano ci sarebbe solo da chiedersi: dove diavolo prese queste notizie da Grand Hotel il buon Seneca? Nessuna delle fonti precedenti a noi pervenute accenna a simili teorie (comunque esposte in questa maniera indegna). E' vero che Aristotele scrisse testualmente che secondo Talete "la terra galleggia sull'acqua", ma il senso dell'espressione non era certamente quello compreso da Seneca, a meno che non si voglia credere che i Greci non avevano nemmeno provato a buttare una manciata di terra in acqua per vedere se galleggiava!

A questo proposito va solo annotato che alla mentalità filosofica greca era completamente estranea la possibilità di fare esperimenti e verificare le affermazioni teoriche derivanti dalle osservazioni. Ma nei pensatori "ionici" il carattere saliente era proprio la praticità e la fisicità dell'osservazione, cioè l'elemento fondante e determinante di qualsiasi approccio scientifico alla realtà. Fu questo il grande merito di Talete ed è per questo motivo che il giudizio di Seneca appare grossolano e del tutto fuori luogo.

Di Talete non abbiamo  a disposizione alcun testo, anche se dobbiamo supporre abbia scritto egli stesso qualcosa, per lo meno per quanto riguarda le dimostrazioni in campo geometrico che gli vengono attribuite, tra le quali il noto teorema di Talete.
Per ricostruire il suo pensiero, pertanto, gli storici della filosofia dovettero scoprire delle fonti ed interpretarle.
Tra queste è indubbiamente significativa quella di Aristotele che, nel libro A della Metafisica, eseguì un esame abbastanza dettagliato delle dottrine filosofiche precedenti.
Alcuni studiosi ritengono le esposizioni aristoteliche non sufficientemente "obiettive". 
Tuttavia c'è da dire che, se non altro, senza questi studi  non avremmo che idee molto vaghe sulla filosofia precedente a Platone ed Aristotele essendo tutte le altre fonti ancora più parziali ed insufficienti.

Aristotele, dunque, nella prima vera storia scritta della filosofia , così riassunse il pensiero di Talete:
<< Dei primi filosofi, i più hanno pensato che vi siano solo principi materiali delle cose. Ciò di cui le cose hanno il loro essere e da cui si originano e in cui, corrompendosi, si risolvono - poichè la sostanza permane pur mutando negli accidenti - dicono sia l'elemento primordiale e, essa sostanza, il principio delle cose; per questo pensano che niente si generi o perisca in assoluto, dato che tale sostanza rimane in eterno. E come non diciamo che Socrate si genera in senso assoluto quando diviene bello o musicista, nè diciamo che perisce quando cessa di esserlo, per il fatto che il sostrato, cioè Socrate stesso, continua ad esistere, così dobbiamo dire che non si corrompe, in senso assoluto, nessuna delle altre cose: infatti, deve esserci qualche realtà naturale (o una sola o più d'una) dalla quale derivano tutte le altre cose, mentre essa continua ad esistere immutata.
Tuttavia questi filosofi non sono tutti d'accordo circa il numero e la specie di un tale principio. Talete iniziatore di questo tipo di filosofia, dice che il principio è l'acqua (per questo afferma che la terra galleggia sull'acqua), desumendo indubbiamente questa sua convinzione dalla costatazione che il nutrimento di tutte le cose è umido, e che perfino il caldo si genera dall'umido e vive dell'umido. Ora, ciò che da cui tutte le cose si generano è, appunto, il principio di tutto. Egli desunse dunque questa convinzione da ciò e inoltre dal fatto che i semi di tutte le cose hanno una natura umida, e l'acqua è il principio della natura delle cose umide.
Ci sono poi alcuni i quali credono che anche gli antichissimi che per primi hanno trattato degli dèi, molto prima della presente generazione, abbiano avuto questa stessa stessa concezione della realtà naturale. Infatti, posero Oceano e Teti come autori della generazione delle cose, e dissero che ciò su cui gli dèi giurano è l'acqua, la quale da essi viene chiamata Stige.
Infatti ciò che è più antico è anche ciò che è  più degno di rispetto, e ciò su cui si giura è appunto ciò che è più degno di rispetto.
Ma che questa concezione della realtà naturale sia stata così originaria e così antica, non risulta affatto in modo chiaro; al contrario, si afferma che Talete per primo abbia professato questa dottrina intorno alla causa prima (infatti nessuno potrebbe pensare di mettere Ippone con costoro a causa dell'inconsistenza del suo pensiero).>>

Talete espresse dunque un'unica dottrina filosofica (nel senso platonico-aristotelico del termine, ovvero come sicura enunciazione del principio di tutte le cose). In essa egli annunciava che l'acqua era la matrice, la madre, il principio sicuro della generazione.
Ci pare corretto far notare che sia in Aristotele che in altri non è specificato chiaramente il senso dell'affermazione di Talete e dunque se questo principio fosse riferito a "tutte le cose" ( e quindi alla materia in generale, in senso anche ontologico) o solo al "vivente", cioè alla materia organica. Non è del tutto improbabile che la mancata specificazione significasse implicitamente che per Talete il principio "acqua"  fosse da intendersi  in senso solo "fisico-chimico-biologico" e non propriamente come  un principio filosofico.
Basta scorrere attentamente il testo aristotelico riportato sopra per intendere che, se si parla di " generazione e corruzione, nonchè di semi di tutte le cose che hanno una natura umida", il riferimento alla sola sfera del vivente è giustificato. Come potrebbe il sole (che gli antichi ritenevano eterno e dunque non soggetto a corruzione), ad esempio, avere una natura umida?
La scienza moderna si limita a porre l'acqua come condizione anzichè come causa del perchè il vivente sia.
In ciò, comunque,  non va poi così lontano da quello che potremmo supporre come pensiero di Talete, il quale ricavò questa sua osservazione per l'appunto da un'osservazione della natura, quella che i Greci chiamavano "fisica".

In campo geometrico secondo diverse testimonianze, Talete, portò contributi importanti, anche se non ci sembra corretta l'affermazione che egli fu l'iniziatore della geometria. Infatti secondo diverse testimonianze egli apprese la scienza matematica dagli Egizi e dai Caldei, ed essendo di origine fenicia, fu molto probabilmente a conoscenza dei principi  geometrici conosciuti dai molto abili e qualificati architetti fenici del suo tempo.
(La Bibbia dice, ad esempio, che per costruire il Tempio di Gerusalemme, Salomone chiamò a corte l'architetto fenicio Hiram di Tiro, questo già molti secoli prima di Talete).

Talete fu probabilmente l'autore del famoso enunciato che va sotto il nome di "teorema di Talete":

Se un fascio di rette parallele è intersecato da due trasversali, a segmenti uguali sull'una corrispondono segmenti uguali sull'altra.

Di particolare importanza risulta poi l'enunciato che (vedi figura sotto) :

un angolo inscritto in un semicerchio è un angolo retto


Tuttavia la tradizione si spinge più in là e gli attribuisce una sorta di dimostrazione di questo teorema. Per tale ragione Talete è stato acclamato come il primo vero matematico, ossia come il fondatore dell'impostazione deduttiva della geometria. (fonte: Charles Boyer, "Storia della matematica")
Inoltre si dice che Talete abbia dimostrato altri quattro teoremi:

Un cerchio viene bisecato dal suo diametro.
     Gli angoli alla base di un triangolo isoscele sono uguali.
Le coppie di angoli al vertice formati da due rette che si intersecano sono uguali.
Se due triangoli sono tali che due angoli e un lato di uno di essi siano uguali rispettivamente a due angoli e a un lato dell'altro, i triangoli sono simili ( oggi si preferisce dire: congruenti)

Non vi è nessun documento antico che possa essere portato a prova del fatto che Talete fosse giunto a tali risultati; tuttavia la tradizione è  sufficientemente concorde su questo punto. Proclo nel suo Commento al primo libro degli Elementi di Euclide, riferisce che Talete

... andò dapprima in Egitto e da qui introdusse le studio della geometria in Grecia. Non solo fece egli stesso parecchie scoperte, ma insegnò ai suoi successori i principi che stavano alla base di molte altre, seguendo in alcuni casi un metodo più generale, in altri uno più empirico.

Note:
a proposito della mancanza di obiettività della prima storia della filosofia scritta da Aristotele è di indubbio interesse quanto scrisse Angelo Pasquinelli nell'introduzione ai "Presocratici" : <<Lo stagirita costruisce nel primo libro della Metafisica una vera e propria storia della filosofia antica, dai primordi poetici fino al suo tempo, storia da integrare con le esposizioni e le interpretazioni, più frammentarie, delle altre sue opere, e principalmente della Fisica.
Ed è noto che, come Teofrasto, aveva dedicato una serie di monografie all'interpretazione e alla confutazione dei principali presocratici.
Stabiliti alcuni principi interpretativi, egli passa in esame le opinioni dei fisici, proiettandole sullo sfondo dei sistemi ontologici e logici centrali della sua filosofia. Il suo interesse è determinato soprattutto dal riconoscimento della distanza o della vicinanza di un filosofo alle sue impostazioni dei problemi della sostanza, della causa, dell'infinito, della potenza e dell'atto ecc...Ci troviamo quindi di fronte ad una storia "ragionata", in cui ogni filosofo è presentato in relazione ad uno o più problemi, dei quali è nello stesso tempo un esempio concreto di soluzione, riuscita o no. >> "I Presocratici -  Frammenti e testimonianze" Prima edizione ne "I classici della filosofia" Einaudi , Torino 1958


torna a indice di filosofia antica


autore: Guido Marenco settembre 1999