Secondo Jean Piaget, lo strutturalismo è
sostanzialmente un metodo più che una dottrina.
Va colto , tuttavia, che, pur presentandosi
subito come metodo, e come pratica scientifica,
in breve divenne anche una teoria i cui caratteri
si potrebbero riassumere come: a) metodo
di indagine; b) analisi epistemologica; c)
presa di posizione filosofica.
E su questo punto c) bisognerebbe subito
notare che il discorso si divarica e si complica.
Mentre alcuni autori misero radicalmente
in discussione la stessa filosofia, si chiesero
a che serve il filosofo, pretendendo una
sorta di assorbimento della filosofia stessa
nelle scienze, Louis Althusser, partì lancia
in resta per trovare (e provare) la dimensione
della filosofia marxista, accusando tutto
il marxismo francese di non essere affatto
filosofico.
Certamente, ritenere Althusser 'strutturalista'
potrebbe essere una forzatura, ma è indubbio
che le sue vere tesi risentirono del clima
e dell'influenza di pensatori e 'maestri'
strutturalisti. 'Maestri' che egli denunciò
di non aver trovato nei marxisti francesi.
Analogamente, una delle figure-chiave dello
strutturalismo, se non la più importante,
l'antropologo Claude Lévi-Strauss, si fece,
tra i primi, portatore di una visione della
storia che metteva in radicale discussione
la superiorità dell'occidente. Tesi che aveva
ben poco a che fare con il metodo d'indagine
o l'analisi epistemologica, ma era espressione
evidente di una particolare filosofia della
storia.
Non solo: in uno dei testi di storia della
psicologia più studiati nelle università
italiane, Nicoletta Caramelli scrive:"
Jean Piaget (1896-1980), a nostro avviso,
passerà alla storia di questa disciplina
per aver riconferito a questo studio uno
spessore filosofico." (Storia della psicologia - a cura di Paolo Legrenzi - Il Mulino,
1980)
Da intendersi, però in una prospettiva eminentemente
epistemologica, poichè Piaget rifiutò ben
presto di occuparsi di questioni metafisiche
e religiose, optando per una ricerca di tipo
scientifico nel campo della psicologia dell'infanzia.
In numerosi autori, da Lacan (sfera psicoanalitica)
a Lévi Strauss, da Foucault allo stesso Piaget,
lo strutturalismo fu soprattutto pratica
scientifica e riflessione epistemologica.
Tuttavia, è altresì evidente che, solo confrontando
i due nomi che aprono e chiudono la lista,
Lacan e Piaget, si potrà avere idea della
distanza, se non della vera e propria opposizione,
che caratterizza i diversi protagonisti,
anche quando impegnati sul terreno comune,
in questo caso lo studio psicologico.
Circa il metodo, molti hanno osservato, al
contrario di Piaget, come non sia mai esistito
un metodo strutturalista d'indagine, bensì
"una famiglia di metodi".
E le differenze tra i singoli autori si fanno
visibili persino per quanto attiene il concetto
di struttura, sul quale dovrebbe esistere,
al contrario, una basilare concordanza.
Infatti, per gli strutturalisti, in antitesi
alle scuole filosofiche tradizionali, dipinte
come atomistiche o sostanzialistiche, la
categoria fondamentale del pensiero dovrebbe
essere non più l'essere, ma la relazione,
quindi la struttura intesa nel significato
di architrave che regge le diverse istanze,
e dove viene data importanza alla struttura
stessa: una sorta di albero, nel quale, anzichè
al tronco, ai rami, alle foglie ed ai frutti,
si guarda alla relazione di questi con l'albero-struttura
e ogni altro singolo costituente.
Il marxista Louis Althusser, in Leggere il Capitale, scrisse che "la struttura globale
della società determina tutte le sue manifestazioni
al modo in cui la Sostanza di Spinoza determina
tutti i suoi modi."
La realtà, per lo strutturalista, non è data
dall'aggregarsi di atomi irriducibilmente
diversi l'uno dall'altro, sostanze di per
se, ma dal fatto che questi atomi si aggreghino
secondo un principio strutturale, seguendo
una costante invariabile.
In questa luce è anche comprensibile perchè
gli strutturalisti si opposero allo storicismo,
come scrisse Nicola Abbagnano nel Dizionario di Filosofia: contro lo storicismo "che è sostanzialmente
una considerazione longitudinale della realtà
cioè una interpretazione di essa in termini
di divenire, sviluppo o progresso",
gli strutturalisti affermarono una concezione
trasversale, "cioè una concezione che
considera la realtà stessa come un sistema
relativamente costante od uniforme di relazioni."
Il che non implica una sorta di immobilità
parmenidea: gli strutturalisti ammettono
un movimento diacronico oltre che sincronico,
ma subordinano il momento diacronico a quello
sincronico, e considerano i mutamenti temporali
"come trasformazioni nelle relazioni
costituenti un sistema o oscillazioni di
queste trasformazioni intorno al limite costituito
dal sistema stesso." Come vedremo più
avanti, questo principio fu introdotto da
De Saussurre nei suoi studi di linguistica,
ma fu contestato da Jakobson, altro linguista,
che tese a rivalutare il momento diacronico.
In ultima analisi, anche contro ogni forma
di umanesimo, gli strutturalisti hanno affermato
la priorità del sistema sull'uomo singolo,
e della prevalenza delle strutture sociali
sulle volontà individuali; hanno trovato
che la lingua condiziona il parlante.
Sapir, uno dei precursori dello strutturalismo,
ha scritto: " Le lingue sono per noi
qualcosa di più che sistemi di comunicazione
intellettuale. Esse sono abiti invisibili
che si drappeggiano intorno al nostro spirito
e predeterminano la forma di tutte le sue
espressioni simboliche." (Language - un testo del 1922)
Questo antiumanesimo si manifestò persino
in ambito psicoanalitico, con Lacan, per
il quale anche l'inconscio è una struttura,
"una macchina originaria che mette in
scena il soggetto", un punto di incrocio
di strutture che lo attraversano.
In questo senso, quindi lo strutturalismo
diviene una negazione dell'autonomia del
soggetto davvero radicale: non siamo noi
che pensiamo, ma sono i pensieri che ci fanno
pensare; non siamo noi a parlare, ma sono
le parole che parlano in noi; non siamo noi
ad agire, ma sono le azioni apprese dal sistema
di strutture che ci circonda a farci agire.
Per Michel Foucault, l'umanesimo è addirittura
una sorta di "prostitutello di tutto
il pensiero, di tutta la cultura, di tutta
la morale, di tutta la politica."
Secondo molti strutturalisti, parole come
"libertà" "azione", "coscienza",
anzichè spiegare l'uomo, ne mistificano la
natura, sia dal punto di vista ontologico
(cos'è l'uomo), sia dal punto di vista gnoseologico
(come si conosce l'uomo?)
E' inoltre da osservare che gli strutturalisti
si contrapposero decisamente all'idealismo,
affermando che ogni sistema strutturato è
oggettivo, anche quando è concepito come
modello concettuale, perchè non è riducibile
ad una finzione soggettiva, avendo come funzione
fondamentale quella di spiegare il maggior
numero di fatti accertati.
Analogamente, gli strutturalisti hanno combattuto
l'empirismo, asserendo che i dati dell'esperienza
sono sempre una sorta di agguato che ci impedisce
di pervenire alle genuine strutture del reale.
Lévi Strauss ha scritto, nell'Uomo nudo: "Seguendo l'esempio delle scienze
fisiche, le scienze umane devono convincersi
che la realtà del loro oggetto di studio
non si trova tutta quanta trincerata al livello
in cui il soggetto la percepisce."
Per lo strutturalista, la realtà non si trova
induttivamente, ma deve essere razionalmente
e matematicamente dedotta da un principio,
il sistema strutturale di relazioni.
Claude Lèvi Strauss fu molto chiaro nel definire
la struttura. Per lui, la struttura, pur
implicando l'idea di sistema e quindi una
coesione di parti, non è sistema manifesto,
immediatamente visibile come guardando ad
una macchina che funziona, ma è l'ordine
interno del sistema e il gruppo di trasformazioni
possibili che lo caratterizzano.
Piaget, dal canto suo, propose la seguente
definizione: "In prima approssimazione,
una struttura è un sistema di trasformazioni,
che comporta delle leggi in quanto sistema
(in opposizione alle proprietà degli elementi)
e che si conserva o si arricchisce grazie
al gioco stesso delle sue trasformazioni,
senza che queste conducano fuori dalle sue
frontiere o facciano appello a elementi esterni.
In breve, una struttura corrisponde così
a questi caratteri: totalità, trasformazioni,
e autoregolazione. In seconda approssimazione
(...) questa struttura deve poter dar luogo
ad una formalizzazione." (da Lo strutturalismo)
Il che chiarisce che lo strutturalismo non
dovrebbe venir confuso con una qualsiasi
visione sistemica od olistica., con una qualsiasi
mistica della scienza, come ultimamente,
per intenderci, il fisico-ecologista Fritjof
Capra.
Nessuno strutturalista è mai andato alla
ricerca della struttura del tutto, della
logica dell'universo e così via.
Esso andrebbe quindi interpretato come nuovo
paradigma teorico capace di attrarre numerosi
e disparati studiosi e stimolarli ad intraprendere
ricerche alla luce di metodologie affini.
Un primo esempio di metodologia si può rintracciare
in Ferdinad De Sausurre (1857-1913), sebbene
lo stesso sia ricorso scarsamente, ed in
modo non emblematico, al termine struttura.
In realtà, però, egli ricorse alla parola
sistema. Il che, prima delle precisazioni
che interverranno successivamente, suggerisce
una equivalenza tra il significato di sistema
e quello di struttura.
De Sausurre fu, praticamente, l'inventore
della linguistica. Passando in esame la storia
del pensiero attorno ai 'fatti di lingua',
annotò che la prima disciplina fu la grammatica.
Furono i greci ad iniziarla. Ma, la grammatica,
per De Sausurre, era basata sulla logica
ed appariva priva di ogni visione scientifica
e disinteressata circa la lingua stessa.
Essa mirava solo a fornire delle regole circa
l'uso della lingua, stabilendo cosa è corretto
e cosa no.
Successivamente comparve la filologia che,
per De Sausurre, preparò il terreno alla
lingustica storica. Ma essa aveva il difetto
di dedicarsi "servilmente" alla
lingua scritta, ignorando la lingua viva,
tutta assorbita dalla passione per le lingue
morte dell'antichità greca e latina.
Per De Sausurre, in sostanza, nel passato
non si era mai prestata particolare attenzione
alla circoscrizione di un oggetto particolare
di studio, cioè la lingua stessa.
Nel riconoscere, tuttavia, il suo debito
verso gli studiosi tedeschi delle lingue
romanze e germaniche, e qui si tratta di
vedere le lontane influenze romantiche e
preromantiche di Herder e von Humboldt, De
Sausurre evidenziò come, grazie a neogrammatici
come K. Bruggmann, H.Osthoff, W. Braune,
H. Paul ed altri, si cominciò a vedere nella
lingua un prodotto dello spirito collettivo
dei gruppi linguistici e si comprese quanto
fossero insufficienti le idee della filologia
e della grammatica comparata.
E fu questa riflessione che maturò la svolta.
Infatti, secondo De Sausurre, l'oggetto della
linguistica non è la totalità del linguaggio,
definita massa "multiforme ed eteroclita",
ma la sua parte essenziale e costitutiva.
Essa è la lingua. Tra lingua e linguaggio
vi è una differenza, la lingua è una determinata
parte del linguaggio, anche se è pur sempre,
la parte essenziale di esso.
Isolando la lingua, la struttura che regge
il linguaggio, De Sausurre veniva così a
dare il primo clamoroso esempio di metodo
strutturalista, in un periodo nel quale questo
non esisteva ancora.
La lingua è, per De Sausurre il momento sociale
e sistemico del linguaggio ed è costruita
dalle regole e dalle convenzioni adottate.
L'individuo non le può alterare, nemmeno
volesse essere sgrammaticato od innovativo.
Tutti i neologismi ed i nuovi mod i di dire,
per intenderci, non mutano il sistema, ma
devono entrare a farne parte.
La lingua, la sua struttura, sono assimilate
dall'individuo. Non è lui che fa la lingua,
ma la lingua che entra in lui.
Non c'è individuo che non abbia bisogno di
un addestramento per imparare la lingua.
Con questo esempio, spero di aver chiarito
in modo pratico su cosa comincerà a ruotare
l'universo strutturalista.
Il saggio di Claude Lévi-Strauss, del 1949,
Le strutture elementari della parentela, offriva un primo magistrale esempio di
strutturalismo applicato all'etnologia. Lévi-Strauss
riconobbe esplicitamente di essere stato
influenzato da tre metodi di ricerca: la
geologia, la psicoanalisi ed il marxismo.
Da essi ricavò un concetto di scienza che
gli permise di venire a capo di una nuova
antropologia strutturale. Da queste tre distinte
scuole, egli imparò a cercare oltre la superficie,
oltre lo stato caotico dei fatti per indirizzarsi
verso la loro organi zzazione profonda.
In particolare, secondo Lévi-Strauss, Marx
avrebbe insegnato che la scienza sociale
non si edifica sul piano degli avvenimenti,
così come la fisica non si fonda sulla sensibilità.
E' necessario un modello, studiare le sue
proprietà e le sue diverse reazioni in laboratorio,
per applicare poi quanto si è osservato all'interpretazione
di ciò che avviene empiricamente.
Certamente, Lévi-Strauss fu influenzato dalla
linguistica del circolo di Praga, dagli studi
sulla fonetica di N.Trubetzkoj e da quelli
sulla linguistica strutturale di R. Jakobson.
Ma, ultimamente aveva chiarito di sentirsi
già strutturalista prima ancora di conoscere
Jakobson, asserendo di " aver fatto
dello strutturalismo senza saperlo."
E qui bisogna chiarire anche un altro aspetto:
Lévi-Strauss, pur dichiarandosi convinto
della possibilità di rinvenire concettualmente
diversi modelli, sostenne anche che "la
struttura non è un semplice strumento concettuale,
un modello teorico". Perchè "lo
strutturalismo sia legittimo bisogna che
le strutture esistano non solo nella mente
dello scienziato, ma in natura." In
sostanza vi deve essere omologia tra realtà
e conoscenza.
L'antropologia, in quanto scienza e non reportage
di usi e costumi di popoli, deve cercare
le strutture stesse al di là del vissuto
soggettivo.
Le domande a cui occorre rispondere, pertanto,
sono grosso modo le seguenti: a) come si
individuano le strutture? b) che cosa sono?
c) a quale specifico livello di realtà sono
collocate?
Muovendo dal fatto che una struttura non
è una fotografia, ma più propriamente qualcosa
di simile ad una radiografia, se non una
vera e propria anatomia, la struttura comporta
comunque la sua spiegazione attraverso un
modello che deve essere formalizzato e quantificato
con procedure di tipo logico-matematico.
I due momenti sono inseparabili ed è inutile
chiedersi se venga prima l'osservazione o
prima il tentativo di applicare il modello.
Evidentemente, non è questo il punto. Lévi-Strauss
insistette, semmai, sulla corrispondenza
reale, potremmo dire l'identità, di modello
e struttura. Un modello, per funzionare,
deve aderire ad una struttura reale. Chiarito
questo fatto basilare, per Lévi-Strauss,
le condizioni per cui un modello possa ritenersi
valido e realmente strutturale sono: a) uno
struttura deve presentare il carattere di
un sistema. Quindi deve essere composto di
elementi tali che una qualsiasi modificazione
di uno di essi comporti una trasformazione
di tutti gli altri. b) Ogni modello appartiene
ad un gruppo di trasformazioni ognuna delle
quali corrisponde ad un modello della stessa
famiglia. L'insieme delle trasformazioni
costituisce un gruppo di modelli. c) Ciò
consente di prevedere come reagirà un modello
in caso di modificazioni di uno dei suoi
elementi. d) Il modello deve essere formalizzato
in modo tale che il suo funzionamento possa
spiegare tutti i fatti osservati. (Antropologia
strutturale)
Da queste osservazioni, pare evidente che
in generale, sia De Saussurre che Lévi-Strauss,
pur non affermandolo espicitamente, trassero
ispirazione da modelli scientifici già esistenti,
in particolare dagli studi di fisica.
La lingua, per De Saussurre non si studia
a partire da una nomenclatura, cioè da un
dizionario contenente i significati e le
corrispondenze tra parola (il significante,
termine introdotto proprio dal nostro) ed
il significato stesso, ma dal sistema in
cui è organizzata. Analogamente, per Lévi-Strauss,
lo studio di una società di uomini non può
muovere dall'analisi dei singoli, ma dall'insieme
di relazioni nel quale sono inseriti: la
struttura, appunto.
E l'analogia coi modelli fisico-matematici
è forte proprio a partire dalla definizione
della struttura che diede Bertrand Russell.
Essa è la mappa di una relazione. Si dice
che due relazioni hanno la stessa struttura
quando lo stesso piano vale per entrambe,
ovvero quando sono analoghe l'una all'altra
come una carta geografica è analoga al territorio
che rappresenta.
In termini di scienza fisica tutto ciò è
visibile quando si pensa al rapporto tra
un sistema ed un ambiente. L'individuazione
di un sistema all'interno di un ambiente
diviene fondamentale per uno studio della
termodinamica. Il problema delle traformazioni
di un sistema termodinamico si comincia a
risolvere attraverso la descrizione di un
numero ridotto di grandezze fisiche direttamente
misurabili come il volume, la pressione,
la temperatura, la massa, la concentrazione,
l'intensità ed altre.
Il problema della trasformazione di un sistema
linguistico o di una struttura sociale, si
comincia risolvere trovando le categorie
corrispondenti alle grandezze in fisica.
Operazione quanto mai problematica.
In sostanza, sia De Sausurre che Lévi-Strauss
introdussero categorie simili, anche se non
le stesse di quelle usate dalla fisica, per
la ricategorizzazione della scienza che avevano
in animo di definire.
Il modello matematico che più si avvicina
ai modelli elaborati nei rispettivi campi
da De Sausurre e Lévi-Strauss è quello di
insieme.
Le figure più significative dello strutturalismo
sono già, in parte state citate. Ai fini
di una storia della filosofia articolata
su concrete modificazione di ordine metodologico
ed epistemologico, mi è parso importante
sviluppare la conoscenza, in particolare,
di De Sausurre, Lévi-Strauss, Piaget e Foucault.
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RG - 5 aprile 2004