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La rivoluzione industriale

capitolo 4: Anche la produzione della lana si meccanizza e si concentra
di Guido Marenco

La produzione della lana continuava nel frattempo a svolgersi secondo i sistemi tradizionali. La flying shuttle, che come abbiamo visto, era stata inventata nel 1733, fece la sua comparsa nelle campagne del Wiltshire e del Somersetshire solo settanta anni dopo.
Scrive Mantoux: « Una delle cause che avevano ritardato maggiormente il progresso di questa industria era la sua dispersione. Il più piccolo perfezionamento tecnico, prima di arrivare alle piccole officine rurali, doveva per anni e anni, diffondersi di città in città, di villaggio in villaggio. La storia dell'industria laniera, fino alla fine del XVIII secolo, rimase essenzialmente regionale e locale, e anche la rivoluzione industriale assunse, in questa industria, l'aspetto di un episodio locale, quasi completamente circoscritto ad un determinato distretto e a suo esclusivo vantaggio. »
La zona di cui parla lo storico francese era quello compreso tra Leeds, Bradford, Halifax e Huddersfield. Qui, in un primo tempo, i mercanti di lana avevano promosso il lavoro a domicilio perchè si poteva contare su un costo della manodopera più basso che altrove. Ma contrariamente al settore del cotone, dove la necessità di capitale iniziale necessario a pagare il prodotto importato, aveva favorito il concentramento in poche mani, la manifattura laniera risultava varia e dispersa anche in termini di concentrazione capitalistica. La materia prima, ovvero la lana, poteva essere acquistata anche in piccole partite dagli allevatori, i quali potevano fidarsi a concedere qualche dilazione di pagamento perchè l'ambiente della transazione era familiare: il mercante Harry Smith abitava all'altro della strada, ed era una persona su cui si poteva fare conto, devoto parrocchiano ed indefesso lavoratore. Un secondo elemento non trascurabile era quello che, contrariamente al cotone, il settore della lana era antico quanto l'Inghilterra, legato a tradizioni corporative quali l'apprendistato e quindi anche non poco orgoglioso di questo passato. Restio a rinnovarsi, anche perchè sempre protetto dai governi di Londra con leggi speciali, oppose una incredibile resistenza compatta, un fronte unito di padroni-mercanti ed operai all'introduzione delle macchine, in particolare il water-frame, nella filatura.
Alle prime avvisaglie dell'industrializzazione venne persino presentata al Parlamento, nel 1794, una petizione con larghissimo seguito popolare per ottenere la proibizione all'apertura di filande di lana. Tra le argomentazioni si poteva leggere una fortissima ed accalorata difesa del lavoro a domicilio: «Questo sistema che ha prevalso per tanto tempo nello Yorkshire con risultati ampiamente positivi per l'industria, per tutti coloro che vi lavorano e per il pubblico in generale, è adesso minacciato dall'introduzione di metodi in uso in altre parti del regno che hanno già sperimentato a proprie spese gli inconvenienti ed i danni che ne derivano. Questi metodi, che t endono a costituire un monopolio a profitto di qualche grande capitalista, sono praticati nello Yorkshire da persone appartenenti alla classe dei mercanti di panno, che si trasformano ora in fabbricanti. La maggior parte di questi mercanti, specialmente nelle città di Leeds e di Halifax, si sono da poco dedicati alla fabbricazione del panno e molti altri sembrano disposti a segurine l'esempio, costruendo grandi fabbriche per la filatura e la tessitura della lana. Secondo il parere dei firmatori della petizione, ciò non può non provocare le conseguenze più disastrose per chi, con un piccolissimo capitale, grazie al proprio lavoro instancabile, a quello delle mogli e dei figli che vivono sotto il medesimo tetto, ha saputo fino ad ora mantenere con decoro la propria famiglia, senza chiedere niente a nessuno...Oggi quest'uomo rischia di perdere la sua vantaggiosa posizione di indipendenza e, se si affermerà il nuovo sistema, dovrà separarsi dalla famiglia e lasciarsi ridurre in servitù per guadagnare il pane per sé e per i suo cari.» (fonte di Mantoux: Journal of The House of Commons, XLIX; pp 275-276)

Quando la diffusione del water-frame nel cotone rese disponibili un gran numero di spinning jenny di seconda mano, è probabile che molti imprenditori colsero l'occasione per realizzare qualche incremento di produzione anche nella lana. Ormai, i vantaggi del basso costo del lavoro erano svaniti in quanto la manodopera infantile, femminile e dequalificata veniva assorbita facilmente dalle filande di cotone. La lavorazione della lana richiedeva un minimo di specializzazione che doveva essere pagato con salari più alti.
Ma l'introduzione della jenny, di per sè, non comportava la concentrazione e nemmeno richiedeva una grandissima spesa iniziale. Il costo, secondo Landes, era di circa 10 sterline, ma era facile procurarsi una macchina usata con molto meno. Non occupando grande spazio, poteva essere introdotta nelle ca se e nei cottages ed anche in piccoli laboratori di villaggio. Questa fase di transizione rese ancora più lente le innovazioni tecnologiche e perpetuò ancora per lungo tempo il lamento del piccolo mercante e della sua cerchia di lavoranti a domicilio che ad intermittenza risuonava nelle aule della Camera dei Comuni ed in quella dei Lords.
Ma il modello della grande filanda Arkwright, trionfante nel mondo del cotone, non poteva, infine, non incoraggiare seri tentativi d'imitazione anche tra i lanieri. Tra le file stesse degli imprenditori mercanti si fece strada una new age che ebbe il suo portabandiera in Benjamin Gott di Leeds.
« La sua carriera - scrive Mantoux - iniziata nel momento in cui finiva quella di Arkwright, fu ostacolata da un minor numero di difficoltà, ed egli non ebbe bisogno di farsi passare per un inventore. Il suo ruolo fu semplicemente quello di un capitalista intelligente, illuminato dall'esempio di un'industria vicina. Sembra che la sua impresa a bbia subito uno sviluppo considerevole. Grazie agli ingenti capitali di cui disponeva, egli installò nei sobborghi di Leeds due grandi fabbriche, nelle quali potè compiere tutti gli esperimenti troppo difficili e troppo costosi per le piccole fabbriche, e mettere alla prova i più recenti procedimenti di tintura chimica. Il successo fu immediato e di grandi proporzioni.» (Mantoux - cit.)
Con l'introduzione delle macchine a vapore, per fare fronte ad un'impennata della domanda, Gott risolse di ricorrere persino al lavoro notturno. Il suo esempio fu ovviamente imitato da uno stuolo di concorrenti, in particolare da William Hirst di Leeds, che fu il primo ad impiegare la mule di Crompton per filare la lana.
Ma la corporazione dei piccoli imprenditori non venne spazzata via tanto facilmente. Mentre tutto il settore continuava tenacemente a resistere, pur dovendo ridimensionare i salari più alti, ed introdurre comunque la jenny in quasi tutte le case, ancora nel 1804 un tale Robert Cookson, esponente della corporazione, sollecitò una sorta di legge antitrust che reclamava la limitazione del numero di telai del tipo flying shuttle che un solo padrone poteva possedere.

La forza di pressione di cui disponeva questo primitivo schieramento antitrust era tale che più volte il Parlamento dovette discutere, decidere, ritrattare le decisioni e ritrattare le ritrattazioni. Più di una commissione d'inchiesta si occupò di disegnare un quadro più preciso della reale situazione e noi oggi possiamo disporre di un testo, quello della relazione concordata dalla Commisione parlamentare del 1806, che dice più di qualsiasi libro di storia.
In essa si afferma, tra l'altro, "che l'industria laniera non è oggetto d'inchiesta...a causa del suo decadimento, ma che al contrario...questa si è a poco a poco accresciuta in quasi tutte le parti d'Inghilterra nella quale è praticata; ...fino al punto che, mentre il consumo interno è a umentato col crescere della popolazione e della ricchezza del nostro paese, le esportazioni di prodotti lanieri hanno raggiunto...l'immensa cifra di 6.000.000 milioni di sterline."
Dopo un po' di retorica autocelebrativa sulle risorse del lavoro e dell'ingegno inglese, l'impiego produttivo dei capitali e la libera impresa, il documento prosegue affermando che il successo si è ottenuto: "spingendo al massimo il principio della divisione del lavoro; mettendo a contributo tutte le risorse della ricerca scientifica e dell'ingegnosità meccanica; e, infine, avvalendosi di tutti i benefici da trarre da visite a a paesi stranieri, non solo per stringere nuove relazioni commerciali e rinsaldare le vecchie, ma per ottenere conoscenza personale dei bisogni, del gusto, delle abitudini, delle scoperte e dei miglioramenti tecnici, della produzione e dei tessuti di altre nazioni civili, e, mediante fatti e suggerimenti portati dall'estero, perfezionando le industrie esistenti e aggiunge ndone di nuove alla nostra attrezzatura nazionale; aprendo nel contempo nuovi mercati alla produzione della nostra attività industriale e commerciale, e facendoci nome di fornitori specializzati."
A questo punto il documento prende atto, e siamo nel 1806, che esistono ancora in tutte le contee occidentali maestri fabbricanti che acquistano la lana grezza e la distribuisce tra i suoi lavoranti, i quali, operano o a domicilio o in casa del produttore. "Gli operai di ciascuna di quelle categorie acquistano, questo è certo, grande abilità nel compiere il loro particolare lavoro, e di qui può esser venuto il riconoscimento generale dell'eccellenza e, fino a qualche tempo fa, della superiorità dei pannilani delle contee occidentali d'Inghilterra. E, ad ogni modo, un fatto notevole - di cui questa commissione è stata assicurata da uno dei suoi membri - che prima della introduzione delle macchine, ricorreva spesso il caso, e si dice che ricorre ancora oggi, che un pannaiolo del n ord venisse nell'ovest dell'Inghilterra vi acquistasse la lana e se la portasse al suo paese, e dopo averla tessuta in panno, la riportasse e la vendesse nel luogo d'origine. Si ritiene che questo derivi dal fatto che il pannaiolo del nord possa liberamente lavorare lui stesso, impiegare la famiglia ed altri, come meglio gli suggerisca il suo interesse o il suo comodo."
Ma questo modo di produzione è in via di superamento progressivo.
Il documento prende atto che: «Dove si lavora in opifici, i padroni industriali che alle volte posseggono grandissimo capitale, impiegano in uno o più edifici o fabbriche, sotto la loro diretta sorveglianza o quella di un loro sovraintendente, molti operai, più o meno secondo l'ampiezza della loro azienda. E' ovvio che quest'ordinamento va soggetto in pratica a variazioni locali. Ma sia nel caso del pannaiolo dell'occidente d'Inghilterra, sia in quello della fabbrica, il lavoro in generale è fatto da persone che non sono proprietari della merce che producono, ed in ciò infatti, sta la distinzione essenziale tra questi due suddetti modi di produzione, e quello del lavoro a domicilio.
In quest'ultimo, della produzione a domicilio, che è quello dello Yorkshire, l'industria è portata avanti da una moltitudine di padroni produttori che di solito dispongono di un capitale molto modesto, solo raramente di una certa entità. Comprano la lana dal mercante, e in casa loro, aiutati da moglie e figli, e da due o tre fino a sei o sette operai, la tingono (quando la tintura è necessaria) e la lavorano nei vari stadi fino alla produzione di panno grezzo.
Vari processi di lavorazione, però, dei quali i più importanti erano un tempo fatti a mano, in casa del produttore, sono ora compiuti per mezzo di macchine, in pubblici opifici, come li si chiama (public mills), che lavorano per compenso pattuito (for hire). Vi somo parecchi di questi opifici nei pressi di tutte le cittadine industriali, così che il pr oduttore, con poco incomodo o perdita di tempo, trasporta lì la sua merce, e se la riprende e riporta quando il processo sia completato. Una volta trasformata la lana in panno grezzo (undressed cloth), egli la trasporta in giorno di mercato a un emporio (public hall), dove i mercanti convergono per gli acquisti.
Parecchie migliaia di questi padroni produttori frequentano il mercato di Leeds dove sono posti tre saloni per l'esposizione e la vendita dei loro pannilani: e vi sono altre simili halls, dove vige lo stesso sistema di vendere in pubblico mercato, a Bradford, Halifax e Huddersfield."

Il documento, dopo aver evidenziato "che le maggiori apprensioni derivano dal timore che l'ordinamento di fabbrica elimini via via quello del lavoro a domicilio, e che il piccolo padrone-produttore scada al rango ed alla funzione di lavoratore salariato", dichiara solennemente che "i timori che si nutrono di un radicale sradicamento del sistema del lavoro a domicilio sono radi calmente infondati." «Questa Commissione è lieta di poter addurre un fatto incontestabile, a suffragare le idee che ha già espresso sulla questione. Si tratta di questo: la quantità di panno prodotto dalla lavorazione a domicilio in questi anni è immensamente aumentata, non solo in se stessa, ma anche a paragone con la quantità lavorata nelle fabbriche.»
In conclusione, i parlamentari inglesi concordavano sul fatto che la grande industria svolgeva un ruolo indispensabile in quanto il capitalista, grazie alla superiore disponibilità di denaro, poteva sperimentare nuove tecniche produttive che sarebbero state impossibili al piccolo artigiano. Inoltre, era dimostrato che i maggiori acquirenti dei prodotti esposti nei mercati erano gli stessi proprietari della grande industria, per il semplice fatto che essi potevano più facilmente provvedere alla commercializzazione di articoli di produzione abituale e diffusa (established). Secondo la commissione la grande industria produce va articoli superiori, o di novità, panni a disegno fantastico, più costosi e delicati.
"Così, i due sistemi, invece di rivaleggiare, sono di scambievole diritto l'uno all'altro, ciascuno supplendo alle manchevolezze e promuovendo la prosperità dell'altro..."

L'inchiesta, indubbiamente, ebbe il merito di ristabilire la verità delle cose stesse, ma ad un osservatore attento e scaltrito non può sfuggire un dato altrettanto incontestabile: se la quasi totalità del prodotto a domicilio veniva acquisita in partite all'ingrosso dai padroni delle grandi industrie, il prezzo del prodotto non era più regolato dalla concorrenza, dal chi offriva di più, ma da una domanda del tutto standardizzata ed al ribasso. Il lavoro a domicilio veniva così trasformandosi da comparto autonomo, con un proprio mercato, a semplice indotto della grande impresa, costretto alle sue regole ed ai suoi prezzi. Le conclusioni ottimistiche dei membri della Commissione non erano, pertanto, del tutto realistiche: gli artigiani del lavoro a domicilio non erano dei salariati solo formalmente. Di fatto le loro condizioni erano forse peggiori di quelle degli operai di fabbrica, in primo luogo perchè comunque costretti ad anticipare sempre forti somme per l'acquisto della materia prima, in secondo luogo perchè il loro margine di profitto era sempre più determinato dall'andamento e dagli umori del grande mercato della lana.
Questo semplice fatto veniva anche a dimostrare che il cosiddetto costo del lavoro non è mai un semplice derivato del valore lavoro inglobato nella merce, ovvero del tempo richiesto per la produzione, ma un valore fissato dal più forte in quel determinato momento. Se, per capirci, sul mercato di Leeds arrivavano mercanti indipendenti in grado ed in necessità di acquistare partite di piccola e media entità, il prezzo della lana prodotta a domicilio poteva salire. Se, sullo stesso mercato, si presentavano solo i grandi industriali, il prezzo non poteva ch e scendere.

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Bibliografia essenziale:
Pierre Mantoux - La rivoluzione industriale - Editori Riuniti
David Landes - Prometeo liberato - Einaudi -Torino, 1973 (or. The unbound Prometeus, 1969)
T.S. Ashton - La rivoluzione industriale 1760-1830 - Laterza - Bari, 1953
Valerio Castronovo - La rivoluzione industriale - Sansoni - Firenze, 1988
Karl Polanyi - La grande trasformazione - Einaudi - Torino, 1974 (ed or. New York, 1944)
Eric R. Wolf - L'Europa e i popoli senza storia - Il Mulino -Bologna, 1990
Alexander Koirè - Dal mondo del pressapoco all'universo della precisione - Einaudi, Torino 1967
Adriano Prosperi e Paolo Viola - Storia moderna e contemporanea - vol. II - Dalla Rivoluzione inglese alla Rivoluzione francese - Einaudi - Torino, 2000
Anonimo - Considerations upon East-India Trade, 1701- ristampato nel 1856 nell'antologia A select Collection of Early English Tracts on Comm erce, pubblicata a cura di J.R. Mac Culloch)
Guido Marenco - 21 aprile 2004 - su questo file esiste il copyright - può essere riprodotto solo su permesso dell'autore