La psichiatria

La psicologia fin qui descritta è la disciplina che si occupa di studiare il funzionamento di una mente sana in un corpo sano.
La psichiatria si occupa invece delle malattie mentali e del disordine psichico. A volte questo disordine è facilmente identificabile e descrivibile come alienazione della ragione e perdita del senso della realtà: la psicosi è sempre caratterizzata da gravi disturbi provocati da una trasformazione psichica nella quale il soggetto perde il contatto con la realtà.
Ma vi sono anche disturbi di minore entità nei quali si parte da sentimenti di insoddisfazione e di arresto della motivazione cosciente per giungere a forme di grave depressione; la malattia del secolo è stata la nevrosi, la quale si struttura su ansia (timori provenienti da cause note), e angoscia (timore per qualcosa di indefinito, secondo Freud).
In genere si parla di nevrosi senza distinguere tra nevrosi del carattere (un carattere ansioso non è di per sè nevrotico ma può presentare diversi sintomi nevrotici) e psiconevrosi, cioè un quadro psichico disturbato da ansie ed angoscie, vere e proprie fobie, dovute ad eventi traumatici, spesso precipitati nell'inconscio.

Le recenti ricerche hanno dimostrato che depressione e disturbi dovuti all'ansia sono ancora all'ordine del giorno e molto più diffusi di quanto si creda. Ma poichè sia il depresso non maniacale che l'affetto da nevrosi d'angoscia sono individui in grado di ragionare, ricordare, pensare, autogovernarsi, in un certo senso dovremmo convenire con Beard: i disturbi sono dovuti ad un certo stile di vita e, forse, si tratta anche di imparare a convivere con essi.

Convivere, dunque, con la nostra angoscia, e imparare a convivere con l'angoscia altrui fa dunque parte di quel piccolo armamentario "psicologico" necessario ormai per affrontare la lotta quotidiana per la sopravvivenza.
Forse l'angoscia non è propriamente curabile, ma solo differibile, o ancora: superabile in termini di evoluzione cosciente e conquista di una maturità davvero superiore.
Ma grazie al cielo, possiamo invece liberarci di alcune forme di ansia e di molte fobie, come vedremo nel capitolo sulle psicoterapie.

Per tradizione la psichiatria si occupa soprattutto di malattie mentali, che sono qualcosa di assai diverso e più grave delle psiconevrosi. Queste malattie sono per lo più raggruppate nel gruppo delle psicosi.

Un tema particolarmente interessante è quello del rapporto tra psicosi e criminalità.

Il problema della distinzione tra un folle criminale ed un individuo che compia atti criminali, ma sano di mente, è piuttosto spinoso.
Durante tutto il corso del novecento si è dato ampio rilievo alla figura dello psicopatico.
Gli psicopatici si possono definire come persone che non hanno gli stessi scrupoli, o soffrono le stesse inibizioni, degli individui normali. Essi si rendono responsabili di azioni delittuose tra le più varie, dal furto allo stupro, dal sequestro di persona allo stesso omicidio. Se si mantiene fermo il criterio definitorio della psicosi come perdita del senso della realtà, pare piuttosto insensato inquadrare il disturbo psicopatico nelle psicosi.
I capi di grandi imprese criminali quali la mafia e cosa nostra hanno certamente dei tratti psicopatici estremamente pronunciati, ma pare piuttosto problematico definirli come folli, sempre che si concordi sul fatto che un folle non può essere considerato responsabile delle sue azioni.

Fu Alfred Adler, allievo di Freud e poi dissidente del movimento psicoanalitico, a fondare la Psicologia Individuale e dare il giusto rilievo allo studio della psicologia dei criminali. Egli vide nel delinquente una personalità deviata, fondamentalmente debole e malata.
Questo è certamente vero, ma occorre distinguere ulteriormente tra criminale e psicopatico semplice perchè solo quest'ultimo, in fondo, potrebbe trovare una parziale giustificazione nel fatto che egli non è in completo possesso delle sue facoltà mentali e di autocontrollo. Lo psicopatico semplice non pianifica i propri delitti, vive alla giornata in un eterno presente ed in balia dei propri desideri. Comunque sia, la legge, in generale, negli stati più evoluti, non considera lo psicopatico come malato mentale. E salvo casi particolarissimi, questo sembra giusto. Tuttavia non sembra giusta la semplice punizione senza l'avvio di una procedura terapeutica. Rinviare in libertà individui psicopatici in stato grave, dopo brevi periodi di detenzione, pare una delle tante assurdità legali e giuridiche di questo paese, ed anche di altri. Recenti fatti di cronaca (marzo 2001) ci danno ragione.
Eppure non dovrebbe essere difficile distinguere tra un individuo caduto in disgrazia per diverse motivazioni ed uno psicopatico.

Ci è parso utile dare un riassunto della interpretazione della psicopatia offerta dallo psichiatra italo-ebreo-americano Silvano Arieti. Gli studi di Arieti, per quanto rilasenti ad oltre un ventennio orsono, paiono ancora validi: chi volesse approfondire il tema, la troverà a questo indirizzo .

In genere si crede che un'azione premeditata sia frutto di lucidità, mentre una non premeditata, dovuta ad uno scoppio d'ira incontrollato, sia frutto di uno squilibrio. Ma questa prima distinzione, come vedremo, non è soddisfacente, soprattutto perchè anche le persone normali possono arrivare ad un limite nel quale "non si sopporta più". Ciò è spesso imputabile allo stress. E non può diventare motivo di giustificazione, ovviamente. Tuttavia, potrebbe darci da pensare che l'insofferenza e la mancanza di senso della sopportazione non possano essere assolutamente considerati come indice di anormalità e squilibrio se non in casi abnormi, cioè in casi di individui insofferenti a qualsiasi rilievo critico o a qualsiasi contrarietà.

Probabilmente non si dirà qui nulla di nuovo, tuttavia piacerebbe dirlo il più chiaramente possibile: genio e follia sono state considerate spesso come due facce della medesima medaglia. Ma ciò è vero in piccolissima parte.
Il comportamento anormale e stravagante dell'individuo dotato di un genio autentico molto spesso si fonda su una normalità di vita persino banale. Leggendo la biografia di Einstein scritta da Abraham Pais, non solo non si trovano tracce di "estrosa" follia, ma si possono scoprire segni di un "buon senso" fuori del normale.
Altrettanto si potrebbe dire di un genio musicale come Bach. L'elenco potrebbe allungarsi a dismisura, ma sarebbe altrettanto possibile formulare un elenco di geni in qualche modo interessati da forme di paranoia.
In fondo qualsiasi individuo che crede di essere chissà chi, e che si ritiene impegnato in qualche speciale missione per la salvezza o la redenzione dell'umanità, potrebbe in qualche modo venire assimilato ad un modello di paranoia.
Ma possiamo affibiare l'etichetta di paranoico ad un testimone di Geova, od ad un membro della lega antialcoolica, o ancora ad un affiliato della protezione animali, senza scadere in forme di giudizio davvero ingiuste e superficiali?
In genere si spaccia per follia la semplice stravaganza unita all'anticonformismo ed al rigetto di schemi di interpretazione della realtà considerati obsoleti. E questo crea confusione. E' giusto ribadire che spesso occorre un comportamento di tipo paranoide per diagnosticare una follia, ma è anche giusto considerare che ci sono fissazioni di tipo pseudoparanoide che non implicano affatto follia.
Ognuno di noi ha dei chiodi fissi subconsci, come ben vide Pierre Janet.

Questo anche per dire che il normale buon senso (inteso come prudenza, saggezza, capacità di decidere per il meglio senza danneggiare il prossimo) non è poi così normale come si crede.
Tutti abbiamo buon senso, ma spesso, dobbiamo lottare per mantenerlo e restare lucidi di fronte a situazioni o persone che l'hanno perduto.
Eventi demoralizzanti o frustranti possono concorrere ad originare stati depressivi, e la soglia di sopportazione di individui depressi è molto più bassa che in quelli normali.
In sostanza è vero che la gente si incazza per niente, e che ambienti competitivi e carichi di tensione incoraggiano in questo senso.
Lo stress non fa bene, quantomeno immediatamente, (alla lunga potremmo considerarlo come esperienza fondamentale che concorre a o far maturare, o a far esplodere) ed è interessante rilevare come persone stressate non solo non sappiano reagire a situazioni straordinarie (terremoti, incendi, alluvioni ed altre calamità naturali) con la lucidità necessaria, ma spesso finiscano con l'intralciare le azioni di soccorso, perdendo letteralmente la "testa".
Non sono molte le statistiche a questo riguardo, ma in esse si afferma che in genere solo il 20% degli individui mantiene la calma necessaria in situazioni d'emergenza.
Pur trascurando queste situazioni estreme, e semplicemente rientrando nelle emergenze quotidiane (ingorghi nel traffico, ritardi dei treni, aeroporti bloccati, incidenti stradali, malori di individui che richiedono pronto soccorso, bambini che si sono smarriti sulla spiaggia, ascensori che si bloccano, code interminabili negli uffici pubblici o postali ecc...) si riscontra un'altissima percentuale di persone incapaci di prendere iniziative efficaci e mantenere la calma.

Comportamento patologico e comportamento normale
Poichè non è corretto definire normalità e devianza o anormalità in termini assoluti ed ideali, rispetto cioè al nostro modello euroamericano di standard di vita, oppure in termini statistici, si tratta di ragionare su cosa è veramente anormale ed anche rispetto a quali criteri.
Persone che soffrono di allucinazioni, che coltivano illusioni prive di fondamento, oppure caratterizzate da aggressività incontrollata, manifestano disturbi psichici di diversa gravità.
La molestia è definita come un comportamento inusuale che interferisce con lo stato di benessere altrui. Guidare in stato di ubriachezza o sotto l'influsso di droghe, molestare i bambini, attaccare discorsi privi di coerenza con chiunque per strada o sull'autobus, può essere indice di anormalità.
Manifestare in modo esagerato la propria emotività, in termini di espressioni d'angoscia, panico, sovraeccitazione maniacale, quando le circostanze non sembrano giustificarla, è altrettanto anormale.
Vi sarà capitato di incontrare gente che canta a squarciagola qualsiasi roba. In alcuni casi è normale, in altri anormale.
Non è mai facile valutare comportamenti al di fuori dei loro contesti. Un tizio vestito all'ultimo grido in un campo di nudisti non potrebbe considerarsi normale. Ma poichè i nudisti dovrebbero essere più aperti ad ogni manifestazione umana, non è difficile credere che per loro sarebbe normale anche il tizio in questione. Al contrario un individuo nudo tra noi che ci vergognamo di come siamo fatti proprio come Adamo, sarebbe da considerare o un pazzo o un provocatore:-)))
Indubbiamente possiamo definire anormale anche l'incapacità di di far fronte ai livelli standard dell'attività quotidiana di una società e di organizzare in modo razionale la propria esistenza e le proprie relazioni.

Ma tutto questo può accadere anche a persone in buona salute fisica ed i buona salute mentale. Ad eccezione dell'aggressività incontrollata, nessun individuo sano potrebbe onestamente affermare di non aver mai coltivato illusioni, o sofferto almeno in un caso di allucinazioni. Anche la molestia è sotto molti aspetti discutibile in quanto un qualsivoglia propagandista è comunque molesto e, allora, si dovrebbero chiudere in manicomio tutti i pubblicitari:-)))
Infine si comprende che un temperamento passionale è portato ad esagerare i propri sentimenti ed in certe zone del nostro paese si è anormali se si è freddi e riservati.
Anche il non saper far fronte ai livelli standard dell'attività quotidiana potrebbe essere spiegato in termini di psicoastenia, cioè come carenza energetica e necessità di diluire nel tempo le attività.
Più che di un disturbo psichico, dovremmo allora parlare di diritto del singolo ad avere ritmi propri.
Pare chiaro, pertanto, che questo primo approccio all'anormalità, deve essere improntato alla massima cautela. Nessuno di noi è perfettamente normale. E se lo è, dobbiamo sospettare che non lo sia affatto:-)))
(battute a parte un caso del genere è descritto ed affrontato in Silvano Arieti, Il Sè intrapsichico - Bollati Boringhieri - Torino 1979)

Il modello dominante

La classificazione dei disturbi mentali fu sistematizzata dallo psichiatra tedesco Emil Kraepelin nel 1883 ed ancor oggi ci si basa sostanzialmente sul suo lavoro per avere un quadro completo delle patologie.
Kraepelin tentò di distinguere i vari disturbi mentali sulla base del sintomo, dell'origine, del decorso, e delle conseguenze dei disturbi stessi.
Da allora molti studiosi hanno provato a correggere, aggiornare e migliorare la classificazione di Kraepelin e dal 1952 l'American Psychiatric Association propose un sistema classificatorio denominato Manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali, conosciuto come DSM.
Quello in vigore attualmente è il DSM-IV R, nella versione del 1994. Lo scritto presente tuttavia fa ancora riferimento alla versione III del 1987. Per sentito dire, infatti, le differenze più rilevanti tra III e IV riguardano i progressi nello studio dell'autismo.
Va naturalmente ricordato che esiste anche un documento dell'OMS, l'organizzazione mondiale della sanità, al quale fare riferimento. Ma in genere gli psichiatri e gli psicoterapeuti preferiscono riferirsi al DSM.

Questo relativo proliferare di versioni DSM si spiega col fatto che nessun sistema diagnostico precedente aveva raggiunto una coerenza accettabile. In molti casi venivano inoltre considerate inguaribili sindromi poi verificate come guaribili.

Va da sè che a questo stato di relativa confusione ed incertezza contribuì in misura rilevante la diffusione di una cultura antipsichiatrica, in parte originata dagli scritti critici dello studioso francese Michel Foucault, in parte dovuto alle spinte libertarie del '68-69, in parte per una maggiore considerazione dell'individuo e per una relativa e difficile distinzione che veniva delineandosi tra il malato e la malattia.
Gli antipsichiatri, provocatoriamente, tendono a considerare "folle" la società e sano il folle. Molti di costoro sono intellettuali da tavolino; cioè non hanno mai avuto realmente a che fare con un sociopatico od un paranoico.
Tuttavia non è che gli antipsichiatri abbiano tutti i torti. Nel passato si è esagerato nell'ampliare a dismisura il concetto di follia e tante mostruosità della scienza, si pensi alla lobotomia, sono proprio il risultato di un approccio materialistico volgare spacciato per scientifico.
Ma il problema vero dell'antipsichiatria è che non solo, come spesso si sente dire, anche cinicamente, chiudendo le cliniche psichiatriche, non si protegge la società dalle violenze dei folli, ma non si proteggono più i folli dalla società, cioè dalla crudeltà di quelli che vorrebbero nascondere a tutti i costi le anomalie, oppure dal fatto che ci sono in circolazione dei bruti che non aspettano altro che occasione per deridere ed umiliare i dementi ed i deboli in genere, visto che non hanno altro mezzo per affermarsi. E questo mi pare in fondo un argomento decisivo a favore del fatto che dobbiamo difendere i folli dai paranoici non schizofrenici e non riconosciuti, sia dentro che fuori le cliniche.

Ma il DSM-III si caratterizza soprattutto per un fatto che potrebbe apparire sconvolgente.
Gli autori del DSM-III decisero cioè di eliminare l'etiologia delle malattie mentali.
Questo perchè essi ritennero che per gran parte dei disturbi da essi definiti, l'etiologia rimaneva sconosciuta.
Nel già citato Psicologia - vol II gli autori scrivono:« Se tale omissione può sorprendere, un aiuto per la comprensione di tale decisione può venire dalla lettura delle cinque classi in cui si possono far rientrare le teorie sulla personalità esaminate nel capitolo sulla personalità. Per esempio, i teorici freudiani sostenevano che i disturbi fobici sono generati da "uno spostamento dell'ansia derivante dalle rottura delle operazioni di difesa per mantenere i conflitti interiori, al di fuori della coscienza." I teorici dell'apprendimento, d'altra parte, considerano le fobie come risposte di evitamento apprese all'ansia condizionata. Per definire categorie diagnostiche sulle quali i clinici potessero concordare, fu necessario eliminare riferimenti eziologici dal procedimento diagnostico.
Per ottenere diagnosi più attendibili, il DSM - III tentò di essere più descrittivo dei precedenti sistemi. Questa attendibilità dovrebbe essere utile per una più accurata previsione del decorso del disturbo diagnostico e per una migliore prescrizione del trattamento curativo. Questi furono i principali obiettivi che gli studiosi si posero nella revisione del sistema DSM. Il manuale diagnostico elenca sia le caratteristiche essenziali delle malattie sia le caratteristiche frequentemente associate con esse; esso indica quali caratteristiche devono essere presenti affinchè una categoria diagnostica possa essere utilizzata e illustra come distinguere un particolare disturbo da altri. »

La decisione si presta a diverse critiche, ed in un certo senso rappresenta un passo indietro, un vero e proprio arresto della scienza psichiatrica. Ma si deve notare come rispetto alla nostra ignoranza sia preferibile rispondere "non so", che buttare ipotesi campate per aria.
In realtà non c'è terapeuta serio che in qualche modo non cerchi la cause od il concorso di cause originati il disturbo psichico, e questo indipendentemente dalle teorie in cui crede particolarmente.
Alla base stessa della serietà professionale vi è anzi l'apertura mentale alle diverse teorie. Tuttavia, onde evitare di ricadere nell'ennesimo errore di supponenza scientifica, riconoscere i propri limiti è sempre il primo passo verso ulteriori scoperte.

Il sistema di categorizzazione DSM-III
Scrivono ancora gli autori di Psicologia - vol II: « Una delle modificazioni principali effettuate da DSM-III è l'uso di cinque assi nella valutazione di un problema individuale. I sistemi precedenti richiedavano ai clinici l'adozione di una semplice etichetta: il sistema attuale fornisce a colui che deve diagnosticare cinque diverse dimensioni sulle quali valutare l'azione del paziente.
Il primo asse è detto sindrome psichiatrica clinica. In questo asse si cerca di mettere in luce il problema centrale del paziente, generalmente il problema che lo ha indotto a cercare un aiuto. Più specificamente il primo asse è la descrizione della sindrome psichiatrica specifica che l'individuo manifesta; ad esempio una depressione od un disturbo fobico. Il secondo asse riguarda i disturbi della personalità o evolutivi negli adulti o nei bambini. Esso richiede una valutazione dell'estensione temporale del disturbo, che sarà di lunga durata se ad esempio si tratta di un disturbo della personalità compulsivo. Gli assi I e II includono tutti i disturbi mentali e quindi forniscono ciò che molte persone considerano una diagnosi completa della condizione psichica del paziente che deve essere diagnosticato.»

L'asse III interessa i disturbi fisici e somatici. In particolare viene richiesto al medico di considerare la possibilità di che una data sindrome fisica sia all'origine della condizione psichica disturbata.
L'asse IV propone al clinico di valutare la gravità dello stress psicosociale di cui è oggetto l'individuo.
Ciò impone di considerare lo stress come responsabile dell'esasperazione dei conflitti intrapsichici e nel favorire comportamenti anormali.
L'asse V riguarda il più alto livello adattivo di una persona nell'anno precedente. Anche per questo asse è utile rifarsi alla tabella proposta dall'American Psychiatric Association, la quale suddivide la qualità della vita del paziente in sei classi di funzionamento: superiore, molto buono, buono, discreto, povero, molto povero, e decisamente deteriorato.
Vengono poi presentati alcuni esempi di qualità di vita. Al livello superiore corrisponde "un genitore, pur rimasto solo e abitando in una squallida periferia, ha una cura eccellente dei figli e della casa, ha amicizie fraterne e trova il tempo di per dedicarsi a qualche hobby."
Al livello discreto corrisponde " un avvocato trova qualche difficoltà nel portare a termine i suoi compiti, ha molte conoscenze ma difficilmente una vera amicizia."
Al livello molto povero abbiamo "una donna non è in grado di fare alcuno dei lavori di casa e ha scontri violenti con i familiari e i vicini."
Al livello decisamente deteriorato abbiamo " un uomo anziano ha bisogno di assistenza per mantenere un minimo di igiene personale ed è abitualmente incoerente."

Ovviamente questi esempi non pretendono di raccogliere tutte le possibilità, ma pare eccellente l'idea che il potersi prendere cura di sè, dei figli e della casa, pur vivendo in una squallida periferia, avendo amici fraterni e il tempo per qualche hobby, costituisca comunque un esempio di superiore qualità di vita.
Qualche dubbio potrebbe sorgere sull'avvocato privo di amicizie, classificato come discreto.
In genere l'oggettività della situazione non ha in fondo una grande importanza per l'individuo affetto da disturbi in quanto egli li vive in modo soggettivo ed anche fosse circondato d'oro, potrebbe considerarsi in un livello povero o molto povero se privo di amici genuini o all'altezza dei suoi problemi.

Modelli di comportamento anormale
Psicologia -vol. II presenta cinque distinte teorie interpretative delle patologie ed avverte che: « Non è un fatto raro che per una data teoria un comportamento sia anormale e per un'altra sia invece anormale.» In realtà il problema non è teorico, ma pratico ed investe il contesto sociale, economico e culturale dell'individuo che soffre la patologia.
I cinque modelli teorici adottati sono quello psicoanalitico, quello dell'apprendimento, quello biologico, quello umanistico esistenziale e quello cognitivo.

Il modello psicoanalitico si fonda in particolare sulla considerazione che ognuno porta con sé dei conflitti irrisolti, di natura inconscia, tra le istanze psichiche individuate da Freud nella seconda topica, ovvero l'es, l'io ed il super-io.
Secondo questo modello si hanno scompensi quando le pulsioni istintuali dell'es non si armonizzano con la funzione razionale dell'io (un sovrano che compie atti di governo) e le istanze morali e restrittive del super-io.
Questi conflitti irrisolti possono provocare ansia ed angoscia. Pertanto il nostro inconscio elabora meccanismi di difesa per ridurre la portata dei conflitti.
Il comportamento anormale può dunque dipendere dalla rimozione attuata con le difese, la quale respinge nell'inconscio la coscienza dei conflitti stessi.

Il modello dell'apprendimento teorizza invece che i comportamenti anormali siano appresi pressapoco nello stesso modo nel quale vengono appresi quelli normali. Ciò suppone una riduzione della psicologia alla fisiologia, come in Pavlov, ed una soppressione della coscienza come in Watson. Secondo costoro i comportamenti vengono acquisiti tramite il condizionamento classico, il condizionamento operante o il modellaggio. Pertanto le disfunzioni sarebbero dovute a condizionamenti devianti dalla norma e la cura consisterebbe nel ricondizionamento. (che nella variante post-staliniana della psichiatria sovietica di regime potrebbe chiamarsi campo di rieducazione)

Secondo il modello biologico l'anormalità rispecchia disturbi fisici. « La relazione tra la mente ed il corpo può agire in due direzioni - scrivono gli autori di Psicologia - : "1) le anormalità biologiche possono influenzare mente e comportamento; oppure 2) gli stress emotivi possono produrre un effetto fisico su di noi preparando le condizioni favorevoli per un ulteriore impatto sul nostro comportamento. In base al modello biologico non esiste alcuna ragione per separare la mente dal corpo per quanto si per quanto si voglia spiegare il comportamento anormale, pena l'oscuramento del ruolo cruciale giocato dai fattori fisici.»
Qualunque orientamento si decida di adottare, pare importante riferirisi continuamente a questo assunto fondamentale.
Chi scrive, pur non avendo una formazione medica, si è particolarmente interessato di ictus e di altre patologie nervose, giungendo inevitabilmente alla conclusione che lo stato di salute generale ha una fortissima influenza sulle condizioni morali del soggetto.
Se lo stato fisico mina il morale, si apre una sorta di breccia nella capacità di gestire sé stessi, si tende ad abusare delle proprie forze, si vive con ritmi che non sono congeniali alla nostra struttura e si corre il rischio di veri e propri traumi.
Ma la stessa depressione non può spiegarsi diversamente che come una risposta difensiva a questo rischio di super-impegno.

Nel modello umanistico esistenziale l'elemento basilare viene individuato nella frustrazione e nel fallimento. Vi è scompenso psichico quando l'individuo non riesce a realizzare le proprie aspirazioni.
Vi sono diversi livelli di fallimento. Uno è quello ovvio: non riuscire a farsi un posto nel mondo e conquistare dignità ed autonomia, farsi una famiglia, diventare genitore.
Un altro è quello dovuto alla mancata consapevolezza di che significa riuscire nella vita secondo non un modello competitivo, ma un modello di sviluppo razionale. Un altro ancora è quello dello scompenso che viene a determinarsi quando gli individui perdono di vista o distorcono le loro emozioni, i loro sentimenti ed i loro stessi pensieri a vantaggio di artefatti originati da comportamenti condizionanti. E' facile in questi casi precipitare in una situazione nella quale l'esistenza non ha significato.

Il modello cognitivo individua le cause del comportamento anormale nel modo in cui percepiamo la realtà e pensiamo su di essa.
Viene attribuita una grande importanza alla distorsione ed alla cattiva interpretazione delle proprie esperienze. Si potrebbe dire che un eccesso di pessimismo, di caduta dell'autostima, di criticismo nei confronti delle esperienze altrui, siano fonte di pensieri anormali che sfociano in comportamenti anormali.
Tuttavia proprio questo punto di forza del modello cognitivo denuncia anche la sua debolezza fondamentale. Qual'è, infatti, il modo corretto di percepire la realtà? Si comprende facilmente che finchè si rimane sulla percezione delle cose (un computer, un video, una mela, un porcospino, una donna in stato di gravidanza) non si dovrebbero presentare particolari problemi. Ma di fronte al mondo ordinato in una gerarchia di valori di "sistema", di fronte alle relazioni umane, di fronte ai propri sentimenti, ognuno non può percepire che quello che vede e che sente e diventa molto difficile definire uno standard di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.
Ciò ha ovviamente a che fare con le aspettative di ognuno. Ma si danno aspettative solo quando un individuo comincia a possedere un embrione di coscienza e quindi a formulare valutazioni e considerazioni rispetto all'insieme dei propri contenuti di coscienza.
Pertanto non si sfugge all'impressione che tutti i comportamenti psichici anormali abbiano la loro radice in una cattiva o falsa coscienza, in una coscienza ristretta, limitata, e persino oscurata dalla rimozione.

Su alcuni disturbi psichici
Il discorso sui disturbi è molto ampio e deve quindi essere affrontato in altra sede.
Qui faremo solo cenno ad una serie di patologie tra le più frequenti, dedicando un minimo approfondimento alla schizofrenia, psicosi grave che costituisce oggetto privilegiato degli studi psichiatrici da un lato, ed anche oggetto di contestazione dall'altro.

La nevrosi caratterizza in genere una situazione nella quale l'individuo conserva intatta la capacità di affrontare la vita reale pur essendo affetto da sofferenza psichica. La nevrosi d'angoscia è certamente la più diffusa, ma anche le fobie, da intendersi come paure di qualcosa che non dovrebbe incutere timore, sono abbastanza frequenti. Per certi aspetti siamo tutti un po' nevrotici e questo dipende anche dal fatto che la nostra vita è "nelle mani degli altri" più di quanto si voglia ammettere. Quando si sale su un aereo siamo completamente nelle mani del pilota, di una tecnologia, di un controllore di volo in procinto di scioperare e di condizioni atmosferiche che non si sa mai. Il fenomeno del terrorismo ha complicato ulteriormente il quadro.
Parlare di fobia dell'aereo sarebbe dunque per certi aspetti improprio, se consideriamo l'elevato grado di perdita di controllo di noi stessi che implica un viaggio in aereo. Se ne può parlare solo quando un individuo rifiuta persino di viaggiare gratis:-)))

Diversamente una fobia per la guida dell'automobile implica per certi aspetti una sfiducia in sè stessi piuttosto grave, anche se può essere corretto considerare che, guidando un automobile, possiamo incontrare pirati della strada votati all'incindente e che quindi non si può affermare che abbiamo il controllo di noi stessi al 100%.

I disturbi prodotti dall'ansia comportano attacchi di panico del tutto imprevidibili e ricorrenti.
Forse basterebbe riflettere un po' meglio su questo aspetto nascosto delle nostre azioni per prevenire questo tipo di attacchi. Non abbiamo davvero mai troppa fiducia negli altri. E questo comportamento non si può nè condannare, nè approvare. Fa parte della conquista di una piena maturità la pretesa di avere sicurezza e insieme il fidarsi il meno possibile della fortuna e dell'essere nati con la camicia.
Sulle nevrosi proprie, oltre al lavoro su Freud, peraltro solo abbozzato, si rinvia a questa breve scheda.

Accanto alle fobie possiamo segnalare i disturbi ossessivo compulsivi.
« I disturbi ossessivo compulsivi - scrivono gli autori di Psicologia vol II - si manifestano quando gli individui hanno la sensazione di ripetere in modo coatto più e più volte gli stessi pensieri o ragionamenti, oppure certe azioni o rituali in maniera continuata.
Esempi di ciò sono la necessità di contare i passi mentre si passeggia oppure di lavarsi le mani ogni volta che si tocca la maniglia di una porta. Un altro esempio è costituito da un'esperienza comune, quella cioè di ripetere silenziosamente un motivetto od un ritornello pubblicitario senza alcun motivo ovvio e nonostante i nostri tentativi per liberarcene. Una tale esperienza, generalmente, non è niente di più di una leggera seccatura; per le persone afflitte da una nevrosi ossessivo compulsiva, questa intrusione può essere talmente grave e costante da renderle quasi incapaci di svolgere la propria attività normalmente. »

I disturbi associativi sono caratterizzati da improvvisi e temporanei cambi nella coscienza, nell'attività o nell'identità.
Si manifestano amnesia, fuga, sonnambulismo, ed anche personalità multiple. In genere si tratta di disturbi piuttosto rari anche se spesso drammatizzati da scrittori, registi e sceneggiatori.
Un contributo fondamentale alla diagnosi dei disturbi associativi venne da Pierre Janet che nel corso della sua esperienza ebbe a che fare con casi persino clamorosi.
Di particolare interesse è il caso della personalità multipla, che comporta la presenza di due o più individualità e identità nella stesso individuo. Secondo gli autori di Psicologia - vol II « Queste diverse personalità entrano in competizione quando devono accedere al livello della coscienza. Spesso si alternano: una personalità può essere sotto controllo per alcune ore o giorni ed essere poi sostituita da un'altra. I più famosi contributi sulla personalità multipla sono dovuti ai libri Tree Faces of Eve [Thigpen e Cleckley, 1954] e Sybil [Schreiber, 1974]...
Il modello psicoanalitico considera questi quadri come il risultato di una massiccia repressione che ritaglia in modo netto parti della coscienza. Da questo punto di vista una persona è talmente sconvolta e minacciata dai suoi pensieri e dai propri atti che il solo modo per risolvere i conflitti che ne derivano è quello di separare completamente quella parte della coscienza e di diventare completamente inconsapevole della sua esistenza. »

I disturbi somatici sono sintomi fisici che non hanno alcuna apparente causa organica. Sono generalmente chiamati disturbi di conversione quei sintomi che definiscono una risposta a situazioni insostenibili ed eventi stressanti.
Secondo gli autori di Psicologia - vol II: « Il sintomo ha un duplice scopo: il primo è quello di garantire all'individuo la comprensione altrui e il secondo è di permettergli di evitare una situazione stressante. Le infermità fisiche che si manifestano nei disturbi di conversione possono assumere varie forme. » Tra queste la perdita totale o parziale della vista, dell'udito, sensazioni tattili insolite come prurito, insensibilità al dolore, paralisi, tremori, rigidità nelle articolazioni, incapacità di parlare con un tono normale, tosse cronica, emicranie, nausea ed asma.
Non tutte questi sintomi fisici sono riportabili a pulsioni sessuali frustrate. Infatti in uno studio citato da Darley, Kinchla e soci, Abse descrive un caso nel quale un uomo reprime l'istinto di uccidere la moglie ed il suo amante convertendo tale repressione in una paralisi alle braccia.

I disturbi dell'affettività sono legati in particolare all'espressione o alla mancata espressione delle emozioni e dei sentimenti.
Tra questi la depressione costituisce la patologia più diffusa, secondo gradi che vanno da un minimo di sconforto quotidiano ad un massimo di lunghissimi periodi di esaurimento.
Dato il particolare interesse del tema, che coinvolge una larghissima quantità di individui, abbiamo preferito rinviare ad uno studio specifico gli approfondimenti. Vai a depressione.

La schizofrenia è una psicosi grave. Kraepelin l'aveva denominata dementia praecox.
Bisogna premettere che la schizofrenia è stata usata come etichetta per una tale quantità di patologie e di sintomi che molti studiosi ne rifiutano la validità.
In realtà, se si presta attenzione al primo elemento che si presenta, emerge un dato di fondo difficilmente contestabile: lo schizofrenico non è più pienamente responsabile di sè stesso. In secondo luogo presenta una manifesta incapacità di organizzare coerentemente, o dialetticamente, le idee. Le conclusioni delle argomentazioni sono connesse alle premesse solo lontanamente, o non lo sono affatto.
Talvolta le associazioni di termini avvengono solo per assonanza, non per significato o inerenza, ed allora si hanno catene verbali del tipo: abbondanza, eleganza, mattanza, ignoranza, stanza, panza, riluttanza, oltranza.
L'incidenza della schizofrenia a livello mondiale pare sia dell'1% sull'insieme della popolazione. Stranamente vi sono aree geografiche nella quale l'incidenza è più alta come l'Irlanda occidentale. Più facile comprendere come i grandi agglomerati urbani presentino percentuali più alte.
Di solito si manifesta tra i 15 ed i 25 anni di età, ed in media, cinque anni più tardi tra le donne rispetto agli uomini.
Tra le cause è spesso stato dimostrato che l'ereditarietà svolge un certo ruolo.
I parenti di primo grado di individui affetti da schizofrenia hanno una probabilità del 10% di venire a loro volta interessati da questa psicosi.
Secondo alcuni studi ad indirizzo biologico alla base vi potrebbero essere dei danni cerebrali. Le tecniche di visualizzazione cerebrale, soprattutto la TC (tomografia computerizzata) e la scintografia a emissione positronica hanno evidenziato la presenza di anomalie strutturali e funzionali nel cervello degli individui affetti da schizofrenia.
Inoltre è stato dimostrato che l'assunzione di farmaci a contenuto anfetaminico possano provocare un malessere di tipo schizofrenico.
Secondo alcuni studiosi la schizofrenia può manifestarsi insidiosamente, a poco a poco. L'individuo diviene sempre più solitario ed introverso, perde vitalità e motivazioni, cessa di avere interessi culturali, arriva a dichiarare, come il filosofo Comte, che non ha più alcun bisogno di tenersi informato e di leggere perchè ha "capito tutto".
Questo lento deterioramento può passare inosservato per mesi o persino per anni. Solo ad un certo punto diviene chiaro che l'individuo soffre di fissazioni (le "idee fisse" trovate da Pierre Janet) e/o allucinazioni.
Ma non è raro che la malattia si manifesti improvvisamente, in seguito a forti eventi traumatici. Vi è una letteratura sterminata riguardante le psicosi di guerra e solo sui reduci dalla guerra nel Vietnam i libri e gli studi non si contano.
Le fissazioni possono assumere contenuti ideali svariati: come il credere di essere Napoleone o Gesù Cristo, o qualche altro rilevante personaggio storico, oppure nelli'dentificarsi in una "funzione" come quella dell'unto del Signore, salvatore della patria, difensore della fede e così via.
Nella schizofrenia paranoide la malattia comporta manie di grandezza che sono direttamente proporzionali alla pochezza culturale e morale dell'individuo.
Tuttavia è stato osservato che il paranoico si differenzia notevolmente dagli altri sofferenti per un maggiore stato di vigilanza e per la superiore coerenza nel pensiero e nell'argomentazione.
Gli schizofrenici catatonici stanno generalmente immobili per periodi lunghissimi e sono refrattari a svolgere qualsiasi tipo di compito o ad anche a qualsiasi tentativo di farli muovere. Solo occasionalmente hanno esplosioni di tipo motorio che li costringe a vagare senza alcuna meta.
Scrivono Darley & C. : « Un'altra utile distinzione è quella tra schizofrenici cronici, i cui sintomi emergono gradualmente e durano per lungo tempo, e schizofrenici acuti, i cui sintomi emergono rapidamente e scompaiono altrettanto rapidamente. E' stato pure provato che il primitivo adattamento sociale (adattamento premorboso) degli schizofrenici è un importante criterio distintivo. Una persona schizofrenica con un "buon adattamento premorboso" tende a migliorare più rapidamente. »

Ulteriori chiarimenti sulla schizofrenia si trovano in capitoli della Brevissima storia della psichiatria. Per ora sono disponibili solo alcuni estratti.

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