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La filosofia politica di Karl Popper 3
Eppure nello storicismo c'è qualcosa di buono, vedi Tolstoj
di Renzo Grassano
Lo storicismo ha ucciso la storia. Sono parole mie, non di Popper. Abbattendo la distinzione tra la sociologia e l'economia da un lato, e la storia sociale ed economica dall'altro.
«E' la distinzione fra l'interesse delle leggi universali e l'interesse per i fatti particolari. Noi - scrive Popper - facciamo nostra l'opinione, così spesso derisa come antiquata dagli storicisti, che la storia è caratterizzata dal suo interesse per gli avvenimenti reali, singolari o specifici, piuttosto che per le leggi o le generalizzazioni.» (1)
Ciò distingue la storia da una qualsiasi scienza teoretica.
«Mentre le scienze teoretiche s'interessano soprattutto di trovare e provare sperimentalmente leggi universali, le scienze storiche accettano senza discussione leggi universali di ogni genere e si interessano esclusivamente di trovare e provare sperimentalmente proposizioni singolari.» (1)
Nella ricerca di spiegazioni ad eventi singoli lo storico non può partire da leggi storiche universali, ma deve trovare le condizioni iniziali singolari, ciò che fa unico un momento.
«Se queste considerazioni sono giuste, l'ardore per per le questioni di origine di certi evoluzionisti e storici che disprezzano i metodi tradizionalisti della storia è alquanto fuori posto. Questioni di origine sono questioni, o domande, "del come e del perché". Dal punto di vista teoretico essehanno un'importanza relativamente scarsa, e generalmente hanno soltanto uno specifico interesse storico.» (1)
Con senso dell'ironia piuttosto macabro, Popper afferma che le leggi universali, quando si fa storia, possono essere tranquillamente ignorate: la causa della morte di Giordano Bruno fu il rogo. "... non abbiamo bisogno di ricordare la legge universale che tutti gli esseri viventi muoiono se sono esposti a calore intenso. Ma questa legge è sottintesa nella nostra spiegazione causale."
Qui Popper, non so se volutamente o meno, omette di interrogarsi sul fatto se questo tipo di spiegazione sia sufficiente per uno storico.
Uno storicista di razza vedrebbe nella morte di Bruno la conferma di una tendenza reazionaria ed intollerante della Chiesa.
Ma tra le file degli stessi popperiani più accaniti, che spesso fanno storia all'ingrosso esattamente come gli storicisti, non c'è forse stato chi avrebbe voluto formulare una legge generale del totalitarismo quale oppressione, intolleranza, persecuzione e violenza contro tutte le forme di dissenso?
E noi potremmo giudicare sbagliata questa legge, o tendenza? Il problema è in realtà di metodo. Gli storici seri (lasciamo stare se storicisti o meno) non partono da un preconcetto tipo "il nazismo è stato un regime totalitario", ma muovono dai fatti storici, e solo dopo averli analizzati, concludono che si è trattato di un orribile regime totalitario.
Così, tornando alla morte di Bruno ed alle sue cause, è evidente che noi potremmo avere un vero interesse anche ad una legge universale, ovvero scientifica, se e solo se, nell'indagine ci fossimo imbattuti in qualcosa di enigmatico e misterioso, ad esempio una simulazione di suicidio e non un'esecuzione. Allora l'autpsia, come pure tutte le altre ricerche possibili sulla causa della morte, avrebbero ben altro senso.
Analogamente, avrebbe molto senso cercare di capire il movente. Il totalitarismo come mentalità degli inquisitori? O non un particolare inquisitore con un movente altrettanto particolare?
Imputare al totalitarismo la maggioranza dei crimini contro l'umanità significa sostanzialmente giustificare il singolo totalitarista, il responsabile di una certa azione alla stessa maniera in cui tanta pessima "sinistra" sociologica ha detto per anni che la colpa di comportamenti criminali non è del singolo, ma della società.
E questo non è accettabile, né teoreticamente, né praticamente.
Pertanto, Popper ha ragione a dire che la scienza storica andrebbe depurata dai vizi dello storicismo. Ma credo abbia torto quando si ostina a riaffermare che non si muove dai dati, ma da un'ipotesi di partenza.
Può darsi che nella logica della scoperta scientifica, che vedremo in futuro, questo sia vero in parte o del tutto, rispetto ad alcune scienze, o rispetto a tutte. Certamente non lo è per la storia.
Tanto che lo stesso Popper perviene ad alcuni significativi riconoscimenti.
Qui occorre evidenziare come egli insista sul carattere dell'unicità di ogni evento storico. Laddove lo storicista scopre comportamenti uniformi e necessari, una inesorabile legge storica che si ripete, Popper sottolinea che ogni evento è storia a sé. Punta sempre il dito contro la pretesa di ricavare leggi generali e denuncia come indebita ogni grossolana generalizzazione.
Ma ciò non esclude la possibilità di "accostamenti". Riconosce l'esistenza di avvenimenti "tipici".
«In quanto ci occupiamo della spiegazione storica di avvenimenti tipici, questi devono per forza essere considerati tipici, cioè appartenenti a categorie o classi di avvenimenti, perché solamente in questo caso possiamo applicare il metodo deduttivo della spiegazione causale. »(1)

Purtroppo, mi sembra che una volta introdotta la liceità della categoria "avvenimento tipico", Popper lasci a desiderare quanto a spiegazione. Non emerge alcun criterio per dire cosa sia tipico e quindi assimilabile ad una classe di fatti.
Qui Popper, occorre dirlo, vacilla.
Ma proprio quando il testo sembrerebbe ridursi a poco più di un pamphlet contro lo storicismo, ecco un rarissmo colpo d'ala. Venendo a parlare di Tolstoj e della sua concezione della storia in Guerra e pace, coglie nel segno. Le speculazioni "indubbiamente storiciste ma candide" del romanziere russo sul movimento storico "degli uomini occidentali verso oriente" e del "contromovimento dei russi verso occidente" può soddisfare qualche vera curiosità, anche si tratta di una generalizzazione.
«Se speriamo sul serio di sbarazzarci dello storicismo, dobbiamo prima soddisfare questa necessità sostituendovi qualcosa di meglio.» (1)
Dopo aver analizzato le ben note considerazioni di Tolstoj, Popper prende atto che lo storicismo dello scrittore russo ha un merito indubbio, quello di aver polemizzato contro "l'egemonismo" nella storia, ovvero di aver smascherato un grossolano limite degli storici tradizionali. Questi hanno sempre dato esclusiva importanza alla storia dei condottieri e dei grandi uomini, i soli a contare, i soli a fare la storia reale.
Secondo Tolstoj, la "vera" storia è determinata dalle decisioni e dalle azioni degli innumerevoli individui sconosciuti che, ad esempio, "bruciarono Mosca e inventarono la guerra partigiana." Individui ed azioni che non entrarono mai nei progetti studiati a tavolino dagli strateghi, e nemmeno nella considerazione degli storici tradizionali.
Su questa base, Popper riconosce che c'è del buono nello storicismo tolstojano, perchè combatte e denuncia un grave difetto della storiografia tradizionale.

Nel prossimo capitolo, vedremo se Popper riuscì ad individuare il metodo storico in grado di soddisfare quel particolare bisogno che finora è stato in qualche modo gratificato dallo storicismo.

continua)
note.
(1) Karl Raimund Popper - Miseria dello storicismo - Feltrinelli 1975
RG - 21 febbraio 2004