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Liezitronen supercalifragilisticespiralidoxa
di Guido Marenco

 


Ritorneroò... in ginocchio da teee! Bum Bum... Bum Bum
Sforzo e Destino si diedero appuntamento in casa di Beethoven. Bussarono alla porta e lo sciagurato rispose. Gli insegnarono che il Destino del musicista è Sforzarsi ed egli comprese che era ora di tornare al lavoro. Così nacque la Quinta sinfonia. Tra i dolori del parto ed un bicchierino di porto.

Che Sforzo e Destino abbiano un volto, un carattere ed una personalità è roba da matti. Prendiamole come due "filosofie" che cadono dal cielo nella zucca di due illustri pensatori. A volte tre, perché ci si mette di mezzo Sintesi. Tra i due litiganti il terzo non gode quasi mai, di solito le prende di santa ragione se non si leva di mezzo il più rapidamente possibile. Stare tra Sforzo e Destino quando contendono tra loro è impresa sovraumana. E' destino che tu riesca senza sforzo! Sei baciato dalla fortuna. Due giorni dopo Ping, che conduceva un programma sulla "Sette" mediando tra il Ministro La Rissa avvolto nel tricolore risorgimentale e il governatore del Nord-Ovest con gli occhi foderati di verde ed un odio profondo per l'Unità, scomparve misteriosamente e nemmeno l'ispettore Barnaby riuscì a trovarne le tracce.

Pong, sei sfigato come pochi! Iooo? Io ho la salute! Dei tuoi soldi non so che farmene!

Il Sovrano Giallo pensava di essere fortunato. Nutriva la propria energia, deliziava i sensi, viziava ogni parte del corpo e della psiche, mentre godeva del favore di un popolo che lo onorava. Dopo quindici anni la sua pelle si scurì e i suoi cinque sensi persero acutezza. «Nei quindici anni successivi fu angustiato dal malgoverno che regnava nell'impero. Profuse dunque tutto il suo ingegno e mise in campo tutte le sue energie per governare il popolo; ciononostante la sua pelle continuava ad avere un colore scuro e le sue cinque facoltà, ormai offuscate, continuavano a perdere acutezza. L'Imperatore emise un gemito e disse: "Davvero profondo è il mio errore! Il danno che mi sono procurato coltivando la mia sola persona è lo stesso che mi sono procurato governando le Diecimila Cose!"»
Mente limitata o profondissima intelligenza? Ma, cribbio! Trent'anni non passano invano! Bisogna essere cinesi per mandare a dire al Sovrano Giallo che non ha il senso del tempo? Fatto sta che Huangdi - così si chiamava l'invecchiante che non si accorgeva dell'invecchiare - decise di licenziare la sua "orchestra di tamburi e campane", lasciò i suoi appartamenti, congedò i servitori e non arrivò mai a leggere la Fenomenologia delle spirito di Hegel, laddove si parla del signore che diventa servo-dipendente dei servi e dei servizi. Si ritirò in una cella del palazzo, praticò il riposo della mente, si nutrì di soffio e bevve solo sorsate di rugiada. Tenne unficata la forma e per tre mesi non si occupò degli affari di stato. Durante il giorno si addormentò ed ebbe un sogno. Visitò un luogo "non si sa a quante migliaia o decine di migliaia di li dal Paese del Centro". Huaxu era il suo nome ma, Liezi si premurò di precisare che non era raggiungibile con mezzi di traporto via mare, via terra, via cielo. Ci si arrivava con lo spirito. Tu chiamala, se vuoi, utopiaaa!

Utopia, diceva Karl Mannheim, è diverso da Ideologia. La prima è lecita, la seconda porta sfiga. Non sono del tutto d'accordo ma, ha poca importanza. La visione di Huangdi fu celestiale e post-apocalittica. Vide un paese senza maestri e capi, dove "tutto va come deve andare". Dove la gente è senza avidità, ignora cosa sia il piecere di vivere e la paura di morire, "ed è per questo che nessuno vi muore prematuramente". Ma, in che senso si dice "prematuramente"? Se si afferra il "senso" di questa frase senza che qualche "illuminato" venga a pontificare, si è già avanti nel lavoro. Qui, tuttavia, è anche importante notare che Liezi entrò nel sogno di Huangdi, arrivato nel mezzo del cammin di sua vita. Lucidamente ed in stato di veglia. Non era stato lui a sognare. Se due sognatori abituali si incontrassero, sarebbe davvero un miracolo che uno riuscisse a spiegare i sogni dell'altro per filo e per segno.
«Sono rimasto in ritiro per tre mesi, ho praticato il digiuno della mente... - disse Huangdi - ho meditato sul Dao che permette di coltivare se stessi e governare gli altri, ma non ho trovato alcun metodo. Esausto, sono caduto addormentato e ho fatto il sogno di cui vi ho detto. Ora so che il Dao supremo non può essere realizzato attraverso le emozioni.. Ora sì che lo conosco! Ora si che l'ho realizzato! Tuttavia non mi è possibile descrivervi a parole lo stato in cui mi trovo.» Huangdi si prodigò per altri ventotto anni per governare senza reazioni emotive e poi ascese al Cielo. Il popolo lo onorò per duecento anni ancora... come maestro (sic) e come capo (sic). Afferrato il punto?

Nello stato di Song viveva un allevatore di scimmie. Era talmente appassionato che ne incrementò l'allevamento a dismisura. Capiva i loro pensieri e le scimmie capivano il suo cuore. L'uomo non ebbe remore a sacrificare le proprie risorse per soddisfare le scimmie. Finì col trovarsi in ristrettezze, sicché decise di toglier loro un po' di cibo. Per timore che esse non si sottomettessero docilmente, cercò di ingannarle: "Vi darò tre castagne al mattino e quattro alla sera. Vi sembra ok?" Le scimmie si infuriarono. Al che l'allevatore subito si corresse: "Vi darò quattro castagne la mattina e tre castagne la sera. Soddisfatte?". La protesta delle scimmie si placò. Questo è quello che succede quando il più furbo inganna il più sciocco. Quanto al Maestro, mette tutti gli sciocchi nel sacco con la sua saggezza, proprio come l'allevatore mise nel sacco il branco di scimmie. Lasciando immutati nome, numero e sostanza delle cose, il saggio è capace di provocare indifferentemente gioia oppure ira! Il matematico venuto da occidente chiamò questa faccenda "proprietà commutativa". Da quel giorno vissero tutti felici e contenti.

Esaurite le energie in un combattimento durissimo e feroce, Sforzo e Destino caddero al suolo, pieni di lividi, rintronati dai colpi e con qualche costola ammaccata. Sintesi, tenutasi in disparte come la Nottola di Minerva, chiamò il 118 al tramonto di un giorno epico.
Sforzo e Destino percorrono la stessa via. Uno viene incontro all'altro ma, sarebbe meglio si incontrassero il più tardi possibile per chi intende conservare la vita, ed il più presto possibile per chi vuole tutto e subito. Il che non è, perché spesso accade il contrario. Chi vuole conservare la vita, la perde; e chi vuole perderla se la ritrova noiosamente ed ossessivamente davanti, un giorno dopo l'altro.
Su Sforzo e Destino non c'è più nulla da dire. Ma Liezitronen, spremendosi come un limone, aggiunse tante altre storie.

(continua)

gm - gennaio 2012